Europa/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

[L’]Unione europea, un tempo considerata l’emblema della «democrazia post-nazionale», si e’ affrettata a eseguire gli ordini dei banchieri e degli investitori, perdendo la sua pretesa di legittimita’ democratica agli occhi di molti.
In generale, il capitalismo finanziarizzato e’ l’era della «governance senza governo», cioe’ di un dominio senza la foglia di fico del consenso.
In questo regime, a fare la parte del leone nelle regole coercitive che oggi governano vasti settori dell’interazione sociale in tutto il mondo non sono gli Stati ma strutture di governance transnazionali come l’Unione europea, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il Nafta e il Trips.
Non dovendo rendere conto a nessuno e agendo prevalentemente nell’interesse del capitale, questi organismi stanno «costituzionalizzando» le nozioni neoliberiste di «libero commercio» e «proprieta’ intellettuale», inserendole a forza nel regime globale e impedendo a priori una legislazione democratica in materia di lavoro e di ambiente

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
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Populismo/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano. Manifesto per un ottimismo radicale – il Saggiatore (2019)

C’erano 2,4 miliardi di persone sul pianeta quando venne firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nel 1949: un quarto di loro viveva in paesi sviluppati e democratici, con elite sociali plasmate dalle tradizioni dell’Illuminismo.
Oggi ci sono 7,5 miliardi di persone nel mondo e la maggioranza di loro vive al di fuori di sistemi democratici stabili, in societa’ dove i diritti umani sono negati.
Peggio ancora, le ideologie ufficiali di questi Stati sono totalmente antiumanistiche, per esempio la miscela di confucianesimo e scienza contabile che viene spacciata per «marxismo» in Cina, lo sciovinismo indu’ del regime di Modi in India e il nazionalismo da Grande Russia che anima Putin […]
Non meno importante, c’e’ l’attacco all’umanesimo portato avanti negli ultimi quattro decenni in nome delle teorie economiche del libero mercato. Imponendoci nuove routine, costringendoci ad adottare nuovi comportamenti e valori unicamente per sopravvivere, riducendoci a entita’ economiche bidimensionali, il modello economico noto come neoliberismo ha spazzato via le nostre difese comportamentali e intellettuali contro le varie forme di antiumanesimo da cui siamo bersagliati in questo inizio di xxi secolo.
Il punto di svolta, che ha materializzato tutti questi pericoli e li ha accelerati, e’ stata la vittoria di Trump, e l’ondata mondiale di populismo di destra che ha contribuito a scatenare […]
Trump ha vinto, in altre parole, perche’ un gran numero di americani possedeva riserve non sfruttate e non avversate di razzismo, crudelta’ e misoginia. E identificare nel razzismo e nella misoginia i fattori chiave che hanno spinto gli elettori bianchi a votare Trump ci permette di capire cosa lega il loro progetto a quello di miliardari come Bannon, Mercer e i Koch […]
Ed e’ qui che iniziamo a comprendere la natura storica della vittoria di Trump.
Ognuna di queste ideologie – il neoliberismo nazionalista di Trump, il suprematismo bianco e la misoginia dei suoi sostenitori – si fonda su una tesi biologica riguardo alla natura umana: che i neri siano inferiori ai bianchi, che le donne siano nate per servire gli uomini e provvedere alla riproduzione, che tutti gli abitanti della terra siano geneticamente inclini a competere, a massimizzare la propria ricchezza e a pugnalarsi l’un l’altro alle spalle per riuscirci […]
Insomma, Trump rappresenta qualcosa di piu’ di una scalata al governo federale da parte di una fazione del capitale statunitense consacrata al protezionismo e all’antistatalismo. Rappresenta il trionfo di una teoria reazionaria della natura umana in cui la disuguaglianza – di razza, sesso e condizione economica – e’ determinata dai nostri geni.

Info:
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_05_30-manifesto-Mason-1.pdf
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_10_01-Avvenire-Mason.pdf
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_07_01-Fatto_Quotidiano-Mason-1.pdf

Economia di mercato/Chomsky

Noam Chomsky – Così va il mondo – Piemme (2017)

Le principali conseguenze della globalizzazione sono due.
La prima e’ l’estensione ai paesi industriali del modello del Terzo Mondo, con societa’ fortemente squilibrate: una parte della popolazione gode di enormi ricchezze e privilegi, un’altra sprofonda nella miseria e nella disperazione, con un numero crescente di individui considerati inutili e superflui.
La divisione e’ accentuata dalle politiche dettate dall’Occidente. Viene imposto un sistema di “libero mercato” neoliberale che indirizza le risorse verso i ricchi e gli investitori stranieri, facendo passare l’idea che per una sorta di magia qualche goccia si diffondera’ verso il basso.
Dopo l’arrivo del Messia, presumibilmente […]
La seconda conseguenza, altrettanto importante, riguarda le strutture di governo.
Nel corso della storia hanno sempre avuto la tendenza a raccogliersi intorno ad altre forme di potere, che in epoca moderna sono state principalmente di tipo economico.
Quando si creano economie nazionali ben presto si hanno anche stati nazionali. Oggi abbiamo un’economia internazionale e ci stiamo muovendo verso uno stato, ovvero un esecutivo, internazionale.
Per usare le parole della stampa finanziaria, stiamo creando “una nuova era imperiale” con un “governo di fatto mondiale” dotato di istituzioni proprie, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale, di strutture commerciali come il NAFTA (North American Free Trade Agreement, Accordo nordamericano per il libero scambio) e il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, Accordo generale sulle tariffe e il commercio), di riunioni esecutive come i G7 durante le quali i sette paesi industrializzati piu’ ricchi – USA, Canada, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia – si incontrano per discutere le politiche economiche, e dell’apparato burocratico dell’Unione Europea.
Come e’ facile immaginare, questa complessa struttura impegnata nell’attivita’ decisionale risponde fondamentalmente alle grandi societa’ multinazionali, alle banche internazionali e cosi’ via, sferrando un colpo decisivo alla democrazia. Le decisioni vengono prese a livello esecutivo, creando un cosiddetto “vuoto democratico”, rendendo cioe’ i parlamenti e la popolazione meno influenti.

Info:
https://www.lapoesiaelospirito.it/2017/09/15/noam-chomsky-cosi-va-il-mondo/
https://www.ibs.it/cosi-va-mondo-libro-vari/e/9788856626674

Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

“Gli Stati Uniti aprirono alla Cina negli anni Settanta (e’ del 1972 la visita ufficiale di Nixon e Kissinger a Mao) e lo fecero in funzione antisovietica, per rompere sul nascere un possibile fronte sino-sovietico durante la guerra fredda. E ottennero quel risultato strategico.
Ma all’inizio degli anni Ottanta l’economia cinese era ancora pari al 10% di quella americana dell’era di Reagan; raggiunse il 60% nel 2007, il 100% nel 2017, superando in quell’anno gli Stati Uniti (con un PIL di 19,6 trilioni di dollari a parità di potere d’acquisto) fino a raggiungere il 104% nel 2018.
La Cina e’ diventata la prima potenza economica mondiale in soli trent’anni di crescita straordinaria […]
Non e’ solo l’economia a contrapporre le due potenze.
La visione di Cina e Stati Uniti poggia su radici culturali opposte. In estrema sintesi, la maggior parte dei contrasti deriva da due fondamenti: il rapporto tra individuo e societa’, il primo, e quello tra umanita’ e natura, il secondo […]
Mentre il pensiero dominante dell’Occidente, degli Stati Uniti in particolare, si concentra sull’individuo (dopo l’Ottocento sull’utilita’ individuale), sulla liberta’ della persona rappresentata dai valori della democrazia, per la Cina le sorti individuali sono di scarso rilievo; e’ centrale invece la responsabilita’ dell’individuo nei confronti della comunita’, della societa’, dello Stato, dell’universo. Inoltre, secondo elemento di contrapposizione, il rapporto dell’umanita’ nella natura e nel cosmo. I fondamenti e le radici millenarie del pensiero di Confucio, rimasto dominante nelle sue diverse forme dal VI secolo a.C. al 1912 quando l’impero cinese si sgretolo’, si fondano sulla divisione del mondo tra “regno dell’uomo” e “regno della natura”; questa divisione attribuisce al cosmo l’equilibrio spontaneo del “regno della natura”, che si autoregola al suo interno e che l’umanita’ non deve scalfire, ma solo rispettare attraverso i suoi comportamenti individuali e collettivi.
Il “regno dell’umanita’”, al contrario, richiede regole di comportamento necessarie a costruire e tramandare nel pensiero comune il riconoscimento delle gerarchie, il rispetto e la sottomissione ad esse, allo scopo di ottenere un equilibrio sociale, nel quale la liberta’ dell’individuo ha scarso peso.
Questo insieme di regole garantisce infatti che sia rispettata l’armonia del cosmo, il cui equilibrio risponde alle leggi spontanee della natura, che non devono essere turbate. Questa visione e’ stata ripresa con forza oggi nella rivoluzione del pensiero cinese operata da Xi Jinping.
Ben diversa e’ la cultura economica maturata in Occidente. L’individuo e’ al centro dell’universo, i diritti e la liberta’ della persona sono al cuore della tutela delle istituzioni democratiche. Attraverso la tecnica, l’innovazione, la curiosita’ dell’individuo e la creativita’ innovativa, l’umanita’ si impadronisce delle risorse della natura e le sfrutta fino a modificarne gli equilibri in modo irreversibile, nell’era dell’Antropocene.
E’ una concezione del mondo che prende il sopravvento dopo la rivoluzione industriale, plasmando il pensiero che diventa egemone dopo la rivoluzione francese e le grandi scoperte dell’Ottocento […]
In estrema sintesi, la curiosita’ e il profitto individuale sono il motore della dinamica occidentale; l’armonia nel cosmo muove invece la dinamica della storia cinese.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Guardando piu’ da vicino la creazione della nuova governance europea, non si puo’ fare a meno di notare qualcosa di inusuale, e cioe’ che alcuni dei principali strumenti di gestione della crisi sono stati posti in essere al di fuori dell’ordinamento dell’UE.
Piuttosto che ricorrere alle norme contenute nei trattati fondamentali, si e’ deciso di realizzare una serie di accordi utilizzando il metodo intergovernativo piuttosto che un atto normativo europeo, vale a dire istituendo accordi internazionali al di fuori del diritto dell’Unione; il riferimento e’ in primo luogo al MES, impropriamente definito «fondo salva-stati», e al Fiscal Compact.
Siamo cosi’ di fronte a una sorta di doppia governance europea: quella prevista dai trattati fondamentali dell’Unione – Trattato sull’Unione Europea (TUE) e Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) –, che incarnano il paradigma della crescita, e quella dei nuovi accordi intergovernativi, che introducono regole di gestione della crisi non incluse nel tradizionale quadro normativo […]
La nuova governance, in corso di evoluzione, si articola in sette assi principali di intervento: – il semestre europeo, il quale si concretizza in una serie di raccomandazioni elaborate dalla Commissione Europea, approvate dal Consiglio UE e avallate dal Consiglio Europeo, di cui gli stati devono tenere conto quando dispongono le politiche di bilancio relative all’anno successivo; – il patto Euro Plus, che consiste in un accordo firmato da ventitre paesi aderenti che si impegnano a realizzare determinate riforme in alcuni settori (competitivita’, occupazione, sostenibilita’ delle finanze pubbliche e maggiore stabilita’ finanziaria); – il Fiscal Compact; – le modifiche al patto di stabilita’, in parte gia’ introdotte nel cosiddetto six pack, un pacchetto di sei atti legislativi (cinque regolamenti e una direttiva) che mira a una piu’ rigorosa applicazione del Patto di Stabilita’ e di Crescita (PSC); e nel cosiddetto two pack, composto da due regolamenti e orientato a completare il ciclo di sorveglianza di bilancio; – la sorveglianza sugli squilibri macroeconomici (gia’ applicata in base a due regolamenti del six pack); – i meccanismi per la stabilita’ finanziaria della zona euro, fra cui il MES; – il patto per la crescita (growth pact).
Il panorama degli interventi appare complesso e disarticolato, soprattutto se si pensa al fatto che tre diversi accordi coinvolgono un numero differente di paesi (ventitre il patto Euro Plus, diciassette il MES e venticinque il Fiscal Compact); il che fa pensare che sia stata realizzata una sorta di «integrazione differenziata». Come dire: a ciascuno la sua Europa […]
Se siete un po’ confusi per via dei nomi e delle sigle sappiate che e’ soltanto perche’ siete stati attenti. Hanno utilizzato quasi la stessa denominazione per tre strumenti che si differenziano tra loro per variabili non certo trascurabili: Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria (EFSM), affidato alla Commissione e al Consiglio; Dispositivo Europeo per la Stabilita’ Finanziaria (EFSF), gestito con la creazione di una societa’ lussemburghese; Meccanismo Europeo di Stabilita’ affidato a una organizzazione internazionale.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Societa’/Mattei

Ugo Mattei – Il diritto di essere contro. Dissenso e resistenza nella societa’ del controllo – Piemme (2022)

In Italia, il “governo dei migliori” fu invocato soprattutto da destra negli anni Settanta, come formula gradita da Confindustria per superare politiche di spesa pubblica considerate clientelari.
Il ragionamento e’ semplice: in democrazia il politico risponde al popolo destinatario dei benefici della spesa pubblica.
Il governo tecnico serve per isolare la risposta istituzionale dalla domanda sociale, perche’ quest’ultima e’ da considerarsi capricciosa e contingente. La risposta istituzionale non puo’ dunque rispondere a tali capricci.
Non serve osservare che il compito della politica dovrebbe essere proprio quello di operare mediazioni alte e valutazioni strutturali, assumendosi le responsabilita’ nella scelta di quali domande sociali ascoltare e quali respingere.
Per i teorici dei governi tecnici, imbevuti di retorica “meritocratica”, esiste una verita’ tecnica generale e immutabile, che i governi tecnici seguiranno nell’interesse di tutti […]
Chi invoca i governi tecnici considera la democrazia e l’espressione della volonta’ popolare un fastidioso intoppo per il buon governo […] Sia come sia, nel corso della cosiddetta Prima Repubblica non si era mai realizzato un governo tecnico, strutturazione del potere che invece e’ diventata la cifra, realizzata, sperata o minacciata, della Seconda […]
Insomma, per i governi tecnici la politica democratica e’ il problema, e la techne economica, quella neoliberale […] e’ la soluzione.
Il governo tecnico condivide tratti evidenti con le dittature in quanto, come queste, non tollera dissensi e procede spedito senza chiedere il permesso a nessuno.
In parlamento ci si presenta solo per imporre la fiducia, perche’ il vero “dante causa” non e’ il popolo, ma il capitale. Non solo il dissenso individuale non e’ tollerato, ma anche quello collettivo che si manifesta in qualsiasi proposta politica che sia “contro”

Info:
https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__diritto-essere-contro-ugo-mattei-libro.php
https://officinebrand.it/offpost/il-diritto-di-essere-contro-ugo-mattei-a-bussoleno-presenta-il-nuovo-libro/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/24874-davide-miccione-il-diritto-di-non-essere-a-favore.html?highlight=WyJ1Z28iLCJtYXR0ZWkiLCJtYXR0ZWknIiwidWdvIG1hdHRlaSJd

Societa’/Reich

Robert B. Reich – Supercapitalismo. Come cambia l’economia globale e i rischi per la democrazia – Fazi (2008)

Negli ultimi anni, la corporate social responsibility, o “responsabilita’ sociale d’impresa” e’ diventata per molti la risposta al paradosso del capitalismo democratico.
E’ oggi uno degli argomenti piu’ trattati nelle scuole di business; nel 2006, piu’ della meta’ di tutti i master in amministrazione aziendale prevedeva almeno un corso sul tema […]
Decine di migliaia di dirigenti aziendali si sentono ripetere di continuo dai loro consulenti la sua rilevanza.
I piu’ importanti amministratori delegati e politici del mondo, riuniti ogni anno al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, ne discutono solennemente e dichiarano il loro impegno […]
Il successo registrato dalla corporate social responsibility e’ da attribuire al calo di fiducia nella democrazia.
Oggi, i riformisti dicono che e’ piu’ facile fare lobbying sui dirigenti delle corporation che sui politici; sostengono che sia piu’ efficace cercare di migliorare il comportamento di una corporation piuttosto che di influenzare le scelte di un Governo

Info:
https://www.lastampa.it/economia/2008/07/05/news/il-supercapitalismo-1.37093927/
https://www.astrid-online.it/static/upload/protected/Reic/Reich_Gaggi_Corriere_22_6_08.pdf
https://espresso.repubblica.it/affari/2008/05/28/news/fra-supercapitalisti-e-nuovi-poveri-1.8591/
https://www.ilsecoloxix.it/mondo/2008/08/21/news/cosi-il-supercapitalismo-sta-uccidendo-la-democrazia-1.33385408

Stato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

La distruzione dei diritti dei lavoratori non e’ solo una «questione di classe».
In una prospettiva piu’ ampia non bisogna trascurare che tale processo mette a rischio la tenuta dei sistemi democratici. Non e’ un caso che la difesa del lavoro abbia ricevuto specifica garanzia costituzionale […]
In modo piu’ o meno esplicito, in ambito costituzionale europeo i diritti sociali hanno assunto un ruolo di primo piano nella promozione di una societa’ piu’ egualitaria e democratica. Cio’ nella consapevolezza che il dislivello tra le due classi dominanti puo’ essere ripianato solo attraverso l’intervento dello Stato, che si impegna a limitare gli abusi di potere e a garantire la giustizia sociale.
In questo percorso, il diritto del lavoro assume una vera e propria funzione redistributiva, rappresentando nella realta’ di tutti i giorni il principale strumento a disposizione delle masse per ottenere una piu’ equa spartizione della ricchezza […]
Con la costituzionalizzazione della difesa del lavoro – accanto alla liberta’ di impresa – le democrazie europee occidentali hanno fatto si’ che lo Stato assumesse il compito di garantire la convivenza tra liberismo classico e socialismo, ovvero tra capitalismo e democrazia.
L’essenza di questo compromesso e’ il riconoscimento della conflittualita’ e del ruolo fondamentale della mano forte dello Stato nel ripianare lo squilibrio di potere contrattuale sbilanciato in favore di chi detiene i mezzi di produzione

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Lavoro/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Un motivo c’e’ se i padri costituenti hanno posto una copertura costituzionale alla conflittualita’: il suo disconoscimento e’ tipico dei regimi totalitari, in cui il dissenso rispetto agli interessi prevalenti del sistema deve essere represso in ogni modo.
Le costituzioni nate nel secondo dopoguerra sono state bene attente a evitare che i governi di turno potessero privare le masse di specifici strumenti di difesa, come il conflitto, per lo piu’ incarnato nel diritto di sciopero.
Garantire la conflittualita’ significa infatti assicurare anche la sopravvivenza dei sistemi democratici: l’alternativa e’ il pensiero unico, che e’ l’antitesi del pluralismo.
L’antagonismo pertanto svolge un ruolo estremamente importante nelle relazioni di lavoro, poiche’ consente di calibrare interessi contrapposti, e quindi di mantenere un equilibrio costituzionalmente sostenibile.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Economia di mercato/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Le nostre «democrazie» in realta’ non sono molto democratiche. Con la sperequazione crescente nella distribuzione del reddito, il maggiore potere economico dei piu’ ricchi si e’ tradotto direttamente in maggiore potere politico.
Le elite sono riuscite ad appropriarsi dei nostri sistemi democratici.
Questa tendenza la vediamo con particolare chiarezza negli Stati Uniti, dove le grandi aziende hanno il diritto di spendere somme di denaro illimitate per la propaganda politica, e dove esistono poche restrizioni alle donazioni ai partiti politici.
Queste misure, giustificate invocando il principio della «liberta’ di parola», rendono complicato per i politici vincere elezioni senza il supporto diretto di grandi aziende e miliardari, e questo li spinge ad allinearsi con le preferenze delle classi dominanti in materia di politica economica.
Come se non bastasse, le grandi aziende e i ricchi spendono somme di denaro strabilianti per esercitare pressioni sui governi.
Nel 2010 sono stati spesi per azioni di lobbying 3,55 miliardi di dollari, contro 1,45 miliardi nel 1998.
E i risultati si vedono: uno studio ha riscontrato che il denaro speso per esercitare pressioni sui parlamentari statunitensi ha fruttato un ritorno economico fino a 22000 volte tanto, sotto forma di agevolazioni fiscali e profitti derivanti da trattamenti preferenziali.
Il risultato di tutto questo e’ che gli interessi delle elite economiche negli Stati Uniti prevalgono quasi sempre nelle decisioni di politica economica del governo, anche quando la stragrande maggioranza dei cittadini non le condivide.
Da questo punto di vista, gli Stati Uniti assomigliano a una plutocrazia, piu’ che a una democrazia.
Il Regno Unito mostra tendenze analoghe, anche se per ragioni diverse (e piu’ antiche). Il centro finanziario e potenza economica del paese, la City di Londra, gode storicamente di immunita’ da molte delle leggi democratiche della nazione e rimane libera dalla supervisione del Parlamento. Il potere di voto nel consiglio della City e’ concesso non solo ai residenti, ma anche alle imprese: e piu’ l’impresa e’ grande, piu’ voti detiene, fino a 79 per le piu’ importanti. Nel Parlamento, la Camera dei lord non e’ eletta ma nominata, con 92 seggi ereditati da famiglie aristocratiche, 26 riservati alla Chiesa d’Inghilterra e molti altri «venduti» a personaggi facoltosi in cambio di generose donazioni elettorali.
Tendenze plutocratiche analoghe le possiamo osservare nel caso della finanza. Una fetta rilevante delle azioni con diritti di voto e’ controllata da enormi fondi di investimento come BlackRock e Vanguard, organismi che non hanno nessuna legittimazione democratica.
Un numero ristretto di individui decide come usare il denaro di tutti gli altri ed esercita un’influenza smisurata sulle pratiche delle aziende, spingendole a dare la priorita’ ai profitti ignorando i problemi sociali ed ecologici. Poi ci sono i media: nel Regno Unito, tre societa’ controllano oltre il 70% del mercato dei quotidiani, e la meta’ e’ nelle mani di Rupert Murdoch; negli Stati Uniti, sei societa’ controllano il 90% di tutti i mezzi di informazione.
È praticamente impossibile avere un dibattito realmente democratico sull’economia in queste condizioni.

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/