Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

L’Europa unita e’ stata creata ritenendo che l’espansione del mercato comune – l’area dei paesi membri entro cui si realizza la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali – favorisca naturalmente la crescita economica e l’occupazione garantendo, quindi, un maggiore benessere sociale.
Oggi, pero’, siamo di fronte a una situazione opposta: la crescita e’ bassa, i livelli di disoccupazione sono alle stelle e il malessere sociale e’ diffuso piu’ che mai.
La governance europea ha dunque fallito la sua missione, e la crisi economica si e’ rivelata essere la crisi del suo paradigma tradizionale […]
Ad alcuni giuristi non e’ sfuggita l’importanza del passaggio, all’interno dell’Unione Economica e Monetaria (UEM), da una prospettiva incentrata sull’attesa di una crescita economica e finanziaria a una prospettiva in cui la gestione della crisi assume un ruolo cruciale nei rapporti tra gli stati aderenti.
Tale transizione sta radicalmente modificando il progetto originario dell’Unione Europea, e la trasformazione sta avvenendo con la predisposizione di un sistema di regole che ha lo scopo di porre le basi per la creazione di una nuova governance, quella della crisi.
Essendo la redistribuzione dei costi della crisi uno dei principali obiettivi di questa nuova struttura sovranazionale, non ci si poteva aspettare nulla di diverso dai salvataggi delle grandi banche a spese dello Stato, cioe’ dei cittadini.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

 

Lavoro/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro – Produzioni Nero (2018)

Con la possibilita’ di un’automazione del lavoro su larga scala […] e’ molto probabile che il futuro ci presentera’ le seguenti tendenze:
• La precarieta’ delle classi operaie nelle economie dei paesi sviluppati si andra’ intensificando, per via della crescita del surplus di forza lavoro globale (prodotto da globalizzazione e automazione).
• Le «riprese senza lavoro» si protrarranno e si presenteranno con forme sempre piu’ marcate, andando a toccare principalmente i lavoratori che possono essere rimpiazzati da macchinari.
• Le popolazioni di ghetti, baraccopoli e slum continueranno a crescere per via dell’automazione dei posti di lavoro non specializzati, un processo reso ancora piu’ rapido dalla deindustrializzazione prematura.
• La marginalita’ urbana nelle economie sviluppate crescera’ sempre di piu’, in seguito all’automazione dei posti di lavoro non specializzati e pagati poco.
• La trasformazione dell’educazione universitaria in una semplice formazione al lavoro sara’ accelerata, nel disperato tentativo di produrre grandi quantita’ di lavoratori specializzati.
• La crescita continuera’ a essere lenta, rendendo improbabile la creazione di nuovi posti di lavoro che vadano a rimpiazzare quelli perduti.
• I cambiamenti al workfare, i controlli per l’immigrazione e l’incarcerazione di massa si intensificheranno, e i disoccupati saranno sempre piu’ soggetti a misure coercitive.
Naturalmente, nessuno di questi esiti e’ inevitabile.
Ma la nostra analisi si basa sulle tendenze attuali del capitalismo e sui problemi che, con molta probabilita’, emergeranno in seguito all’ulteriore crescita del surplus di popolazione.
Queste tendenze prefigurano una crisi del lavoro, e di conseguenza una crisi che colpira’ qualsiasi societa’ fondata sull’istituzione del lavoro salariato.

Info:
https://www.terrelibere.org/inventare-il-futuro/
https://lacaduta.it/riappropriarsi-del-futuro-secondo-srnicek-e-williams-bb0f904b2d0e
https://www.quadernidaltritempi.eu/liberi-dal-lavoro-il-domani-quasi-possibile/
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

“Gli Stati Uniti aprirono alla Cina negli anni Settanta (e’ del 1972 la visita ufficiale di Nixon e Kissinger a Mao) e lo fecero in funzione antisovietica, per rompere sul nascere un possibile fronte sino-sovietico durante la guerra fredda. E ottennero quel risultato strategico.
Ma all’inizio degli anni Ottanta l’economia cinese era ancora pari al 10% di quella americana dell’era di Reagan; raggiunse il 60% nel 2007, il 100% nel 2017, superando in quell’anno gli Stati Uniti (con un PIL di 19,6 trilioni di dollari a parità di potere d’acquisto) fino a raggiungere il 104% nel 2018.
La Cina e’ diventata la prima potenza economica mondiale in soli trent’anni di crescita straordinaria […]
Non e’ solo l’economia a contrapporre le due potenze.
La visione di Cina e Stati Uniti poggia su radici culturali opposte. In estrema sintesi, la maggior parte dei contrasti deriva da due fondamenti: il rapporto tra individuo e societa’, il primo, e quello tra umanita’ e natura, il secondo […]
Mentre il pensiero dominante dell’Occidente, degli Stati Uniti in particolare, si concentra sull’individuo (dopo l’Ottocento sull’utilita’ individuale), sulla liberta’ della persona rappresentata dai valori della democrazia, per la Cina le sorti individuali sono di scarso rilievo; e’ centrale invece la responsabilita’ dell’individuo nei confronti della comunita’, della societa’, dello Stato, dell’universo. Inoltre, secondo elemento di contrapposizione, il rapporto dell’umanita’ nella natura e nel cosmo. I fondamenti e le radici millenarie del pensiero di Confucio, rimasto dominante nelle sue diverse forme dal VI secolo a.C. al 1912 quando l’impero cinese si sgretolo’, si fondano sulla divisione del mondo tra “regno dell’uomo” e “regno della natura”; questa divisione attribuisce al cosmo l’equilibrio spontaneo del “regno della natura”, che si autoregola al suo interno e che l’umanita’ non deve scalfire, ma solo rispettare attraverso i suoi comportamenti individuali e collettivi.
Il “regno dell’umanita’”, al contrario, richiede regole di comportamento necessarie a costruire e tramandare nel pensiero comune il riconoscimento delle gerarchie, il rispetto e la sottomissione ad esse, allo scopo di ottenere un equilibrio sociale, nel quale la liberta’ dell’individuo ha scarso peso.
Questo insieme di regole garantisce infatti che sia rispettata l’armonia del cosmo, il cui equilibrio risponde alle leggi spontanee della natura, che non devono essere turbate. Questa visione e’ stata ripresa con forza oggi nella rivoluzione del pensiero cinese operata da Xi Jinping.
Ben diversa e’ la cultura economica maturata in Occidente. L’individuo e’ al centro dell’universo, i diritti e la liberta’ della persona sono al cuore della tutela delle istituzioni democratiche. Attraverso la tecnica, l’innovazione, la curiosita’ dell’individuo e la creativita’ innovativa, l’umanita’ si impadronisce delle risorse della natura e le sfrutta fino a modificarne gli equilibri in modo irreversibile, nell’era dell’Antropocene.
E’ una concezione del mondo che prende il sopravvento dopo la rivoluzione industriale, plasmando il pensiero che diventa egemone dopo la rivoluzione francese e le grandi scoperte dell’Ottocento […]
In estrema sintesi, la curiosita’ e il profitto individuale sono il motore della dinamica occidentale; l’armonia nel cosmo muove invece la dinamica della storia cinese.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Green new deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Immaginiamo di riuscire a realizzare una rapida transizione alle energie pulite continuando a far crescere l’economia mondiale, e che sia possibile continuare a far crescere la domanda di energia all’infinito senza preoccuparci dell’estrazione di materiali che questa crescita comporta, o della pressione che esercita su aree del mondo gia’ sfruttate […]
Uno scenario del genere soddisfa i requisiti della crescita verde, giusto?
Il problema di questa visione e’ che non coglie un punto fondamentale, ineludibile: le emissioni sono solo una parte della crisi […]
Il problema non e’ solo il tipo di energia che usiamo, e’ anche quello che ci facciamo con quest’energia. Anche se avessimo un sistema di energia pulita al 100%, che cosa ci faremmo? La stessa identica cosa che facciamo con i combustibili fossili: radere al suolo ancora piu’ foreste, pescare ancora piu’ pesci, scavare ancora piu’ montagne, costruire ancora piu’ strade, espandere le coltivazioni industriali e riversare ancora piu’ rifiuti nelle discariche: tutte cose che hanno conseguenze ecologiche che il nostro pianeta non e’ piu in grado di sostenere.
Faremo queste cose perche’ il nostro sistema economico esige una crescita esponenziale della produzione e dei consumi […]
Passare all’energia pulita non fara’ nulla per rallentare queste altre forme di dissesto ambientale. Scampare alla padella del disastro climatico non ci sara’ di molto aiuto se finiremo per saltare nella brace del collasso ecologico […]
Il problema che abbiamo di fronte non e’ legato alla tecnologia. E’ legato alla crescita.
Ogni volta, immancabilmente, vediamo che l’imperativo della crescita spazza via tutti i guadagni offerti dalle nostre tecnologie migliori.
Tendiamo a immaginare il capitalismo come un sistema che incentiva l’innovazione. Ed e’ vero. Ma, paradossalmente, i potenziali benefici ambientali dell’innovazione sono limitati dalla logica stessa del capitale. Non dev’essere necessariamente cosi’.
Se vivessimo in un altro tipo di economia, un’economia non organizzata intorno alla crescita, le nostre innovazioni tecnologiche avrebbero l’opportunita’ di funzionare come ci aspettiamo che funzionino. In un’economia post-crescita, i miglioramenti di efficienza ridurrebbero effettivamente il nostro impatto sul pianeta. E una volta liberati dall’imperativo della crescita, saremmo liberi di focalizzarci su tipi di innovazioni differenti, innovazioni pensate per migliorare il benessere umano ed ecologico invece che per accelerare il ritmo dell’estrazione e della produzione

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Societa’/Montanari

Tomaso Montanari – Dalla parte del torto. Per la sinistra che non c’e’ – Chiarelettere (2020)

L’aggettivo «sostenibile» impedisce di denunciare la truffa della parola «sviluppo» utilizzata per giustificare lo sfruttamento di popoli e risorse situati su territori lontani, in nome di una cultura superiore, piu’ «sviluppata».
Sviluppo non significava aumento della nostra capacita’ di ascoltare e comprendere gli altri, qualunque lingua essi adoperassero, utilizzando insieme cervello e cuore: significava solo aumento della produzione e consumo di merci, aumento della ricchezza di chi produceva e induceva a consumare merci sempre piu’ inutili, sacrificando (per una merce inutile ma fonte di maggior ricchezza) il produttore a un bene che veniva distrutto (un bosco antico per qualche tonnellata di legname, una citta’ storica per una marea di turisti, un paesaggio di struggente bellezza per una selva di palazzoni o una marea di villette).
Questo sviluppo, da un obiettivo e’ diventato una religione, una credenza cui tutti si inchinano obbedienti […]
Il concetto di sviluppo sostenibile e’ servito, certo, a introdurre le fonti di energia rinnovabile, a recuperare con la raccolta differenziata parte dei materiali che prima erano avviati agli inceneritori, a ridurre il consumo di plastica: tutte cose necessarie.
Ma e’ servito anche a far credere che cio’ fosse sufficiente: e questa e’ una menzogna che puo’ esserci fatale, perche’, se non mettiamo radicalmente in discussione l’idea stessa dello sviluppo – cioe’ di una produzione lanciata in una crescita infinita –, quelle misure saranno forse capaci di rallentare il collasso finale, non certo di evitarlo

Info:
https://www.carmillaonline.com/2020/02/25/dalla-parte-del-torto/
https://www.forchecaudine.com/dalla-parte-del-torto-a-proposito-dellultimo-libro-di-tomaso-montanari/
https://www.pressenza.com/it/2020/08/la-sinistra-che-non-ce-dalla-parte-del-torto-di-tomaso-montanari/
https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2020/01/23/dalla-parte-del-torto-per-la-sinistra-che-non-ce/

Green New Deal/Morin

Edgar Morin – Svegliamoci! – Mimesis (2022)

Ora, come sappiamo, la crescita tecno-economica, perseguita oltre una soglia accettabile ormai superata da tempo, ha provocato la gigantesca crisi ecologica della biosfera e dell’antroposfera, carattere essenziale della crisi dell’umanita’.
Viceversa, ogni interruzione della crescita, ovvero della regolazione delle societa’ in via di sviluppo, provoca una crisi capace di raggiungere una gravita’ estrema, come accadde con quella del 1929, che ha portato prima il nazismo e poi la guerra. Cosi’ oggi, paradossalmente, dovremmo fermare la crescita per salvare il pianeta e sostenere la crescita per salvare la regolazione delle societa’ moderne.
La maggior parte dei nostri responsabili, incapace di affrontare questa contraddizione, dimentica l’interesse generale a lungo termine, che e’ planetario, per concentrarsi sui propri interessi privati immediati, legati alla crescita economica […]
Il superamento di questa contraddizione non puo’ che venire da una politica che assicuri la decrescita di tutto cio’ che inquina e distrugge e la crescita di tutto cio’ che salvaguarda e rigenera […]
Una politica dell’energia che sostituisca il piu’ rapidamente possibile le energie pulite (solare, eolica, mareomotrice, geotermica) a quelle inquinanti, petrolio e carbone. Una politica dell’acqua che disinquini fiumi, laghi e oceani. Una politica della citta’ che purifichi l’aria dei grandi agglomerati favorendo zone pedonali, trasporti pubblici elettrici, biciclette e che sviluppi quartieri ecologici conviviali. Una politica delle campagne che faccia regredire l’agricoltura industriale, che rende sterili i terreni e standardizza prodotti poveri di vitamine, insipidi e pieni di pesticidi, cosi’ come l’allevamento intensivo, che concentra nelle condizioni più ignobili milioni di polli, maiali e bovini […]
Una politica economica che assicuri una regressione costante dell’onnipotenza del profitto con la redistribuzione delle risorse grazie al progresso dell’economia sociale e solidale, dell’agricoltura sana, dell’alimentazione locale e salubre, del consumo liberato dall’influenza della pubblicita’. Una politica della produzione che favorisca la crescita di prodotti utili e necessari, alle persone come all’autonomia vitale della nazione, e la decrescita di prodotti superflui o dal valore illusorio. Una politica di solidarieta’ che controlli lo sviluppo tecno-economico e sostenga i raggruppamenti solidali; che istituisca un servizio civico di aiuto alle vittime e ai diseredati e case locali della solidarieta’ in tutte le regioni. Una politica dell’istruzione che dia nuovo impulso alla laicita’ e restituisca agli insegnanti la loro grande missione umanista. Una politica mirata alla formazione di menti interrogative, in grado di problematizzare e di dubitare, capaci di autocritica e di critica. Una politica che riformi i programmi di insegnamento integrandovi temi che permettano di comprendere e affrontare i nostri problemi vitali. Una politica di riforma dello Stato mediante la sburocratizzazione e lo sradicamento delle lobby private parassitarie. Una politica civile che rimedi agli aspetti negativi in costante aumento nella nostra civilta’. Perche’ lo sviluppo urbano non ha portato soltanto sviluppo individuale, liberta’ e svaghi. Ha generato anche un’atomizzazione conseguente alla perdita delle antiche solidarieta’ e una schiavitu’ verso le costrizioni organizzative tipicamente moderne

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857591087
https://www.doppiozero.com/edgar-morin-svegliamoci
https://it.gariwo.net/educazione/libri/svegliamoci-la-sfida-della-complessita-25332.html
https://leggeretutti.eu/svegliamoci/

Geoeconomia/Brancaccio

Emiliano Brancaccio – Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico – Piemme (2022)

Gli Stati Uniti si stanno adattando con estrema difficolta’ a una rilevante perdita di peso nell’economia mondiale.
Il PIL americano e’ passato da quasi il 40 per cento alla fine degli anni ’50 a circa il 25 per cento del totale mondiale di oggi, e continua a calare.
Questo declino relativo, oltretutto, avviene in concomitanza con un sistematico deficit verso l’estero, con gli americani che continuano ad acquistare piu’ beni e servizi dall’estero di quanti ne riescano a vendere, nonostante la discesa tendenziale del dollaro.
Queste tendenze sconvolgono gli equilibri, non solo internazionali ma anche interni. Il declino infatti limita la crescita economica, distrugge pezzi di piccola borghesia, accentua la disuguaglianza sociale interna e pregiudica il movimento da una classe all’altra, ormai bloccato da anni.

Info:
https://www.emilianobrancaccio.it/2022/01/03/democrazia-sotto-assedio/
https://www.ilponterivista.com/blog/2021/06/24/democrazia-sotto-assedio/
https://www.micromega.net/brancaccio-capitalismo/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22123-sandor-kopacsi-su-democrazia-sotto-assedio-di-brancaccio.html
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/democrazia-sotto-assedio-29606
https://www.sinistrainrete.info/teoria/23943-monica-quirico-democrazia-sotto-assedio.html

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Per cinquecento anni il capitalismo ha fondato le sue fortune sull’estrazione di risorse dalla natura.
Ha sempre avuto bisogno di un «fuori», esterno a esso, da cui depredare valore senza pagare, senza offrire in cambio nulla di equivalente.
E’ questo che alimenta la crescita. Imporre un limite all’estrazione e allo spreco di materiali sostanzialmente equivale ad ammazzare la gallina dalle uova d’oro […]
Ogni volta che sembra esserci un conflitto fra ecologia e crescita, economisti e politici optano per quest’ultima e sperimentano modi sempre piu’ creativi per indurre la realta’ a conformarsi alla crescita […] Nessuna di queste persone si preoccupa mai di giustificare la propria premessa di fondo, cioe’ l’assunto che continuare a espandere l’economia anno dopo anno, per sempre, sia necessario.
E’ una cosa che viene semplicemente recepita come un articolo di fede […]
Ma se questo assunto fosse sbagliato? Se i paesi ad alto reddito non avessero bisogno della crescita? Se fosse possibile migliorare il benessere umano senza dovere per forza espandere l’economia? Se fosse possibile generare tutte le innovazioni di cui abbiamo bisogno per una rapida transizione alle energie rinnovabili senza un solo dollaro di Pil in più? Se invece di cercare disperatamente di disaccoppiare il Pil dall’uso di risorse ed energia fosse possibile disaccoppiare il progresso umano dal Pil? Se riuscissimo a trovare una strada per liberare la nostra civilta’, e il nostro pianeta, dai vincoli dell’imperativo della crescita? Se siamo pronti a immaginare favole fantascientifiche frutto di mere ipotesi per continuare a spingere avanti la macchina dell’economia esistente, allora perche’ non provare a immaginare semplicemente un tipo di economia completamente diverso?

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo. Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Per cinquecento anni il capitalismo ha fondato le sue fortune sull’estrazione di risorse dalla natura.
Ha sempre avuto bisogno di un «fuori», esterno a esso, da cui depredare valore senza pagare, senza offrire in cambio nulla di equivalente.
E’ questo che alimenta la crescita. Imporre un limite all’estrazione e allo spreco di materiali sostanzialmente equivale ad ammazzare la gallina dalle uova d’oro […] Ogni volta che sembra esserci un conflitto fra ecologia e crescita, economisti e politici optano per quest’ultima e sperimentano modi sempre piu’ creativi per indurre la realta’ a conformarsi alla crescita […]
Nessuna di queste persone si preoccupa mai di giustificare la propria premessa di fondo, cioe’ l’assunto che continuare a espandere l’economia anno dopo anno, per sempre, sia necessario. E’ una cosa che viene semplicemente recepita come un articolo di fede […]
Ma se questo assunto fosse sbagliato? Se i paesi ad alto reddito non avessero bisogno della crescita? Se fosse possibile migliorare il benessere umano senza dovere per forza espandere l’economia? Se fosse possibile generare tutte le innovazioni di cui abbiamo bisogno per una rapida transizione alle energie rinnovabili senza un solo dollaro di Pil in piu’? Se invece di cercare disperatamente di disaccoppiare il Pil dall’uso di risorse ed energia fosse possibile disaccoppiare il progresso umano dal Pil? Se riuscissimo a trovare una strada per liberare la nostra civilta’, e il nostro pianeta, dai vincoli dell’imperativo della crescita?
Se siamo pronti a immaginare favole fantascientifiche frutto di mere ipotesi per continuare a spingere avanti la macchina dell’economia esistente, allora perche’ non provare a immaginare semplicemente un tipo di economia completamente diverso?

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Economia di mercato/Barba

Aldo Barba, Massimo Pivetti – La scomparsa della sinistra in Europa – Meltemi (2016)

Scegliendo il 1979 come punto di svolta, nel corso dei trent’anni precedenti, i cosiddetti Trenta gloriosi, il prodotto si era infatti piu’ che triplicato negli Stati Uniti, quasi quadruplicato in Francia, piu’ che quadruplicato in Germania e Italia, decuplicato in Giappone […]
Nel corso dei trent’anni successivi, gli Stati Uniti avevano poco piu’ che raddoppiata la produzione, mentre Francia, Germania, Italia e Giappone non erano riusciti a raggiungere nemmeno questo piu’ modesto risultato. Eccezion fatta per la Gran Bretagna […]
In tutti i principali Paesi del capitalismo avanzato il tasso di crescita si era ridotto significativamente, raggiungendo in Francia, Germania e Italia livelli inferiori ad un terzo di quelli dei Trenta gloriosi.
Tra il 1951 e il 1978 la crescita annua in questi tre Paesi fu, in media, superiore al 5 per cento; tra il 1979 e il 2008 fu del 2 per cento; tra il 2008 e il 2015 la Germania crebbe dell’1 per cento, la Francia dello 0,4 per cento, l’Italia del -1 per cento.
In ognuno di questi Paesi, nel corso degli anni Settanta, una crescita annua inferiore al 4 per cento era normalmente considerata un risultato deludente.-

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/11279-aldo-barba-e-massimo-pivetti-la-scomparsa-della-sinistra-in-europa.html
https://tempofertile.blogspot.com/2016/11/aldo-barba-massimo-pivetti-la-scomparsa.html