Economia di mercato/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

La globalizzazione non e’ stata altro che una ricolonizzazione del mondo da parte dell’Occidente, questa volta sotto la guida americana anziche’ britannica.
Lo sfruttamento dei popoli meno avanzati (l’estrazione del plusvalore, direbbero i marxisti) e’ stato piu’ discreto ma molto piu’ efficace rispetto al periodo che va dal 1880 al 1914 […]
Gli occidentali non hanno compreso che delocalizzando le loro industrie si proponevano di vivere come una sorta di borghesia planetaria, sfruttando il lavoro sottopagato del Resto del mondo.
Questo rapporto di sfruttamento ha trasformato le popolazioni del “Resto” [del Mondo] in un proletariato generalizzato, permettendo al contempo, seppur in modo inconsapevole, alle classi dirigenti locali di sussistere […]
Abbiamo anche intravisto la possibilita’ di un’ampia alleanza di Stati occidentali, una federazione europea di grandi potenze che, lungi dal promuovere la causa della civilta’ mondiale, potrebbe presentare il gigantesco pericolo di un parassitismo occidentale, prodotto dall’esistenza di un gruppo di nazioni industriali avanzate, le cui classi superiori riceverebbero grandi tributi in Asia e in Africa, con i quali manterrebbero grandi masse di dipendenti docili, non piu’ occupati nelle principali industrie dell’agricoltura e della manifattura, ma nei servizi personali o in attivita’ industriali minori sotto il controllo di una nuova aristocrazia finanziaria […]
Questo mondo e’ sorto grazie alla globalizzazione, che ha portato la societa’ del consumo al suo ultimo stadio. Fino all’incirca al 1980, gli operai americani, francesi o di altre parti consumavano fondamentalmente cio’ che producevano: si trattava della prima societa’ del consumo, frutto dei Trenta Gloriosi.
Ma la delocalizzazione delle fabbriche occidentali ha poi trasformato le persone. Gli oggetti che si consumano sono ormai prodotti altrove. Il proletariato laborioso degli anni Cinquanta si e’ tramutato nella plebe negli anni Duemila, sotto la spinta di teorici ed esperti dell’economia globalizzata […]
La teoria del libero scambio si preoccupa solo del consumatore, il quale deve poter comprare i beni di cui ha bisogno ai prezzi piu’ bassi, e i suoi apostoli minacciano continuamente gli occidentali con la storia che finiranno per pagare di piu’ il loro cibo, i loro vestiti, i loro cellulari, le loro automobili, le loro medicine, i giocattoli per i loro bambini e i loro nani da giardino se si ostineranno a volerli fabbricare da soli.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/

Economia di mercato/Kurz

Il capitale mondo. Globalizzazione e limiti interni del moderno sistema produttore di merce – Robert Kurz. – Meltemi (2022)

A partire dai primi anni Novanta la maggior parte degli attori aziendali, cosi’ come dei loro consulenti e leader di opinione, cerca sempre piu’ apertamente di trasformare il mantello giuridico-formale dell’impresa in un “mantello di fedelta’” e in un riferimento globale, non piu’ incastrato nel contesto nazionale, con un proprio simbolismo e una propria “cultura” (o persino una propria “filosofia”).
Solo per fare un esempio, gia’ all’inizio degli anni Novanta il tradizionale “Made in Germany” dovette cedere il passo a “Made by Mercedes”; da quel momento la “coscienza del marchio” e la “cultura del marchio” (che sono l’oggetto della critica culturale di Naomi Klein) hanno conosciuto uno sviluppo impetuoso non solo nella direzione del feticismo del consumo, caratteristico delle masse addomesticate dal capitalismo, ma anche in quella di una “cultura imprenditoriale”, curata fin nei minimi particolari, in cui si esprime la visione del mondo e il narcisismo del management […]
Suscitando i malumori della Bundesbank, Deutsche Bank ha trasferito la sua divisione specializzata nell’investment da Francoforte a Londra, Mercedes-Benz non rende piu’ pubblici i suoi bilanci a Stoccarda bensi’ a New York, mentre il direttivo di Siemens si e’ riunito gia’ una volta, a titolo dimostrativo, a Singapore.
“Siamo costretti a risolvere i nostri problemi aziendali a spese dell’economia nazionale” – dovette ammettere l’allora capo di BMW Eberhard von Kuenheim.
E in quegli stessi anni anche il presidente di Sony, Nobuyuki Idei, dichiarava con franchezza: Noi non siamo un’impresa giapponese. Siamo un’impresa globale la cui sede e’ in Giappone, ma solo per ragioni storiche. Solo il 30% del nostro volume di affari viene realizzato in Giappone.

Info:
https://sinistrainrete.info/marxismo/22910-massimo-maggini-introduzione-a-il-capitale-mondo.html
https://anatradivaucanson.it/introduzioni/introduzione-a-il-capitale-mondo
https://www.ambienteweb.org/2022/05/21/sinistrainrete-joe-galaxy-il-capitale-mondo-sguardo-su-globalizzazione-complottismi-e-dintorni/
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe

Economia di mercato/Rodrik

Dirla tutta sul mercato globale. Idee per una economia mondiale assennata – Dany Rodrik – Einaudi (2019)

La storia dell’economia e’ in larga misura la lotta tra due scuole di pensiero opposte, il liberismo e il mercantilismo.
Il liberismo economico, che pone l’accento su impresa privata e liberi mercati, rimane tuttora la dottrina dominante.
La sua vittoria sul fronte intellettuale, pero’, ci ha reso ciechi al grande fascino – e ai frequenti successi – delle pratiche mercantiliste. In realta’ il mercantilismo e’ assolutamente vivo e vegeto e ci sono buone probabilita’ che il suo costante conflitto con il liberismo si trasformi in una forza determinante per plasmare il futuro dell’economia globale […]
Il modello liberista concepisce lo Stato come un’entita’ dall’indole inevitabilmente predatoria e il settore privato come qualcosa votato per natura alla ricerca di rendite (rent-seeking). Dunque invoca una netta separazione fra Stato e impresa privata.
Il mercantilismo, invece, propone una visione corporativa in cui Stato e impresa privata sono alleati e collaborano per raggiungere obiettivi comuni, come la crescita economica interna o il potere nazionale […]
Una seconda differenza tra i due modelli dipende dal fatto che venga data la priorita’ agli interessi del consumatore o del produttore.
Per i liberisti i consumatori sono sacri. L’obiettivo finale della politica economica e’ quello di accrescere i consumi potenziali dei nuclei familiari, e questo richiede di offrir loro un accesso privo di vincoli ai beni e ai servizi meno costosi possibili.
I mercantilisti, invece, si concentrano sulla parte produttiva dell’economia. Per loro un’economia solida richiede una solida struttura produttiva, percio’ il consumo deve essere sostenuto da un alto livello di occupazione e salari adeguati.
Questi due modelli hanno implicazioni prevedibili per le politiche economiche internazionali.
La logica dell’approccio liberista e’ che i benefici economici del commercio nascano dalle importazioni: piu’ a buon mercato saranno meglio e’, anche se il risultato fosse un deficit commerciale.
I mercantilisti, invece, vedono nel commercio un mezzo per sostenere la produzione e l’occupazione nazionale, e preferiscono incentivare le esportazioni piu’ che le importazioni.

Info:
https://ilmanifesto.it/la-vocazione-globale-del-capitalismo/
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-02-04/temperare-l-iperglobalizzazione-162827.shtml?uuid=AFhMOTC&refresh_ce=1
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51755

Capitalismo/Magatti

Chiara Giaccardi; Mauro Magatti -Supersocieta’ – il Mulino (2022)

Gia’ negli anni ’90, quando il modello sembrava destinato a un successo senza incrinature, nei Paesi avanzati la quota di valore aggiunto distribuito al lavoro si e’ costantemente ridotta, a vantaggio dei profitti e delle rendite. Il che, concretamente, si e’ tradotto nell’aumento delle disuguaglianze e nell’indebolimento del ceto medio.
La «sovranità del consumatore» e’ stata il cavallo di Troia per legittimare la progressiva erosione del riconoscimento economico e sociale del lavoro (come dimostrano l’andamento dei salari reali e la diffusione dell’instabilità occupazionale).
Al tempo stesso, celebrata nella nuova narrazione cosmopolitica, l’accresciuta mobilita’ si e’ per molti tradotta nella condanna a rimanere vincolati in localita’ sempre piu’ cariche di tensioni, con istituzioni latitanti e un intenso senso di solitudine […]
Fintanto che il modello economico e’ riuscito a garantire la crescita – anche grazie alle risorse morali, sociali e istituzionali ereditate dal periodo precedente – il principio di piacere e’ riuscito a sovrastare la pulsione di morte. Ma le cose sono cambiate sotto i colpi dei due grandi shock globali del primo decennio del nuovo secolo.

Info:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi
https://www.bioeticanews.it/il-libro-supersocieta-di-c-giaccardi-e-m-magatti/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/liberta-nella-supersocieta/
https://www.c3dem.it/supersocieta-un-libro-di-magatti-e-giaccardi/
https://www.recensionedilibri.it/2022/06/16/giaccardi-magatti-supersocieta-ha-ancora-senso-scommettere-sulla-liberta/
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/

Economia di mercato/ Gorz

Andre’ Gorz – Ecologia e libertà – Orthotes (2015)

E’ questo il consumo ‘opulento’: un consumo che assicura la crescita capitalistica senza per questo comportare ne’ l’incremento del benessere ne’ la moltiplicazione degli oggetti realmente utili (‘valori d’uso’) a disposizione delle persone in un determinato momento. Al contrario, diviene necessaria una crescente quantita’ di prodotti per assicurare un medesimo livello di soddisfazione dei bisogni.
Quantita’ crescenti di materia ed energia, lavoro e capitale sono cosi’ ‘consumate’ senza che per questo le persone vivano significativamente meglio.
La produzione, quindi, si muta sempre piu’ in distruzione e spreco: la progettazione dei prodotti ne include l’obsolescenza, la loro usura e’ programmata.
E’ cosi’ che abbiamo assistito alla sostituzione della latta con l’alluminio, la cui produzione richiede un quantitativo di energia quindici volte superiore; alla sostituzione dei trasporti ferroviari con quelli stradali, che consumano sei o sette volte di piu’ pur usurandosi ben piu’ rapidamente; alla scomparsa di oggetti con viti o bulloni in favore di oggetti saldati o incastonati e dunque non riparabili; alla riduzione della durata di vita delle cucine e dei frigoriferi attorno ad un limite di sei o sette anni; alla sostituzione delle fibre naturali e del cuoio con materiali sintetici poco resistenti; alla diffusione del vuoto a perdere, tanto costoso in termini energetici quanto i recipienti in vetro; all’introduzione di tessuti e vasellame usa-e-getta; alla costruzione di edifici in alluminio e vetro, la cui refrigerazione estiva richiede tanta energia quanto il riscaldamento invernale, ecc.
Questo tipo di crescita e’ stato una fuga in avanti, non una soluzione sostenibile: esso cercava di aggirare il blocco della caduta del saggio di profitto e la saturazione del mercato per mezzo di un’accelerazione sia della circolazione del capitale che dell’usura dei prodotti.

Info:
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-avallone-manitesto-29-09-2015.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-fadini-iride17-11-2016.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-musolino-commonware-12-10-2015.pdf
https://ilmanifesto.it/dentro-i-limiti-naturali-del-profitto
https://materialismostorico.blogspot.com/2015/09/ripubblicato-ecologia-e-liberta-di.html

Stato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Mentre le rivolte populiste, sia a destra che a sinistra, hanno mandato in frantumi la fiducia nelle proprieta’ magiche del «libero mercato», alcuni stanno tornando a credere che il potere statale nazionale possa diventare il principale veicolo di una riforma eco-sociale: ne sono testimonianza la «Nuova ecologia» di Marine Le Pen da un lato e il Green New Deal dall’altro.
Anche i sindacati, da tempo impegnati a difendere la salute e la sicurezza sul lavoro dei loro iscritti ma circospetti nei confronti degli impedimenti allo «sviluppo», guardano ora con interesse a progetti di infrastrutture verdi per la creazione di posti di lavoro.
Da ultimo, all’estremo opposto dello spettro, le correnti della decrescita fanno proseliti tra i giovani, attratti dalla loro audace critica a una civilta’ basata sulla vertiginosa crescita della produzione e su stili di vita consumistici e dalla promessa del «buen vivir» attraverso il veganesimo, il commoning e/o un’economia sociale e solidale.
Ma cosa significa tutto questo e dove puo’ portare?

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Economia di mercato/Chomsky

Noam Chomsky – Le dieci leggi del potere. Requiem per il sogno americano – Ponte alle Grazie (2017)

Guardando la televisione ci si rende conto che si spendono centinaia di milioni di dollari per plasmare consumatori disinformati che fanno scelte irrazionali: questa e’ la pubblicita’ […]
E’ ridicolo, se non tragico, pensare che le attivita’ sregolate di chi ci ha portato alla crisi attuale possano farci superare quella crisi, visto che costoro sono esonerati dal rischio di un’azione politica.
La formula magica di mangiare un pelo del cane che ti morde per guarire dall’idrofobia non e’ nulla al confronto di quella per cui ci si convince che i detentori di potere e privilegi porranno rimedio al degrado da essi stessi generato.
Fino a quando la politica rimarra’ un’ombra proiettata sulla societa’ dai grandi interessi economici, l’attenuarsi di quell’ombra non cambiera’ la materia da cui proviene.
L’unico rimedio e’ un’azione politica nuova fondata sugli interessi e le realta’ sociali.

Info:
http://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/8738-le-dieci-leggi-del-potere
https://www.parliamodisocialismo.it/2021/12/08/le-dieci-leggi-del-potere-requiem-per-il-sogno-americano/
https://www.anobii.com/books/le-dieci-leggi-del-potere.-requiem-per-il-sogno-americano/9788833311272/0221bd0ebc7778df6c/reviews

Green New Deal/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Penso che dobbiamo affrontare il problema del consumismo in una prospettiva totalmente diversa.
La sindrome della crescita illimitata e composta del consumismo contemporaneo, parallela all’accumulazione illimitata del capitale, richiede una valutazione e una risposta critiche.
Dobbiamo, per esempio, pensare in modo piu’ creativo a diminuire e controllare la massa delle risorse che stiamo estraendo dalle viscere della Terra per alimentare il consumismo compensatorio contemporaneo, che e’ cosi’ determinante per l’accumulazione illimitata del capitale.
Questo e’ uno dei grandi compiti sociali e politici che abbiamo davanti.
Come molti sottolineano oggi nel caso del clima, e’ facile rendersi conto che le cose, quando raggiungono una certa massa, diventano difficili, se non impossibili da controllare.
Il vero punto importante pero’ poi e’ che pensare in termini di controllo del tasso di emissioni di carbonio diventa sempre meno rilevante, perche’ la massa e’ gia’ abbastanza grande da produrre danni straordinari.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo – Rizzoli (2020)

Gli Stati, proprio come le aziende – attraverso il marketing e la pubblicita’ –, spingono la societa’ a comprare, gettare e sostituire i beni di consumo a un ritmo sempre piu’ veloce.
L’obiettivo e’ infondere nei consumatori il desiderio di possedere gli ultimi prodotti, appena migliori dei precedenti, affinche’ li acquistino molto prima di averne davvero bisogno.
E’ un fenomeno che in psicologia e’ noto come «obsolescenza percepita».
Stranamente, la propaganda dell’attuale societa’ consumista e’ arrivata a convincere i cittadini a gettare oggetti che sono ancora perfettamente utilizzabili.
Riesce a far si’ che le persone prendano decisioni in base ai propri capricci e desideri – in genere dettati dalla moda imperante –, mettendo in secondo piano il buonsenso, che invece vorrebbe che usassimo il nostro denaro per soddisfare reali necessita’.
Il paradosso e’ che il desiderio ci porta verso una finzione costruita su cio’ che non abbiamo, impedendoci di dare valore a cio’ che invece e’ alla nostra portata e godercelo.

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Lavoro/Ricolfi

Luca Ricolfi – La societa’ signorile di massa – La Nave di Teseo (2019)

Quello dell’istruzione e’ l’unico settore della societa’ italiana in cui la produttivita’ e’ in costante diminuzione da oltre mezzo secolo.
Che cos’e’ la produttività dell’istruzione?
Una definizione informale ma intuitivamente chiara e’ la seguente: la produttivita’ e’ l’inverso del numero di anni necessari per raggiungere un determinato grado di organizzazione mentale.
Supponiamo di assumere, come metro, il livello di organizzazione mentale – conoscenze, padronanza del linguaggio, capacita’ logiche – di un diplomato di terza media del 1962, l’ultimo anno prima dell’introduzione della scuola media unica. A lui erano occorsi otto anni di studio per raggiungere quel livello. Quanti ne occorrono oggi per raggiungere un livello comparabile? […]
Ognuno avra’ la sua risposta, la mia ad esempio
e’ che per ottenere quel livello di organizzazione mentale oggi siano necessari da un minimo di cinque anni in piu’ (se si e’ frequentato un buon liceo classico) a un massimo di tredici anni in piu’ (se occorre addirittura un dottorato di ricerca per recuperare pessimi studi precedenti). E se proprio devo buttare li’ un numero, giusto per fissare le idee, direi che otto anni in piu’, rispetto agli otto anni necessari a conseguire la licenza media, e’ gia’ una stima piuttosto benevola dell’abbassamento della produttivita’ dell’istruzione intervenuto negli ultimi cinquant’anni, dalla fine degli anni sessanta a oggi […]
Insomma: in mezzo secolo la produttivita’ dell’istruzione e’, come minimo, dimezzata […]
L’ingente massa di tempo libero regalata dall’aumento della produttivita’ del lavoro non e’ stata usata per innalzare il livello culturale delle persone, la loro sensibilita’ artistica, la loro capacita’ di vivere in modo saggio, piacevole e salutare.
Specie in Italia, dove anche i livelli di istruzione formale sono rimasti bassissimi, il maggiore tempo a disposizione e’ stato impiegato essenzialmente per ampliare lo spettro dei consumi.
Anziche’ usare la cultura per riempire il tempo libero, si e’ scelto di usare i consumi per “attrezzarlo” […]
Di qui l’impressionante sviluppo di beni, servizi e attivita’ il cui scopo primario e’ di aiutarci a “consumare tempo libero”: iPod per la musica, iPad per Internet, smartphone un po’ per tutto, dai messaggi alle foto agli acquisti online; ristoranti, bar, pub, piadinerie, focaccerie, bistrot, paninoteche, gelaterie, tavole calde piu’ o meno etniche, wine store, cocktail bar, sushi bar; spa, palestre, massaggi, centri yoga; corsi di meditazione, cucina, ballo afroamericano, break dance; acquisti online, mercatini dell’usato, mercatini dell’artigianato; maghi alle feste dei bambini, animatori nei villaggi turistici; fiere del formaggio, del risotto, del tartufo, del cioccolato; concerti in piazza, festival di ogni genere e specie, spettacoli all’aperto, megaschermi per gli eventi sportivi e musicali; senza dimenticare l’ampio mondo delle discoteche e dei locali in cui si beve, si ascolta musica, si balla (e qualche volta si sballa) […]
Il tempo libero che il progresso tecnologico ci ha regalato non solo non e’ di tutti, ma e’ inestricabilmente intrecciato al consumo.

Info:
https://luz.it/spns_article/intervista-luca-ricolfi-societa-signorile-massa/
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2020/01/05/ricolfi-signorile-massa/
https://sbilanciamoci.info/societa-signorile-di-massa-o-societa-signorile-e-basta/