Capitalismo/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Per certi aspetti gli enti no-profit entrano a gamba tesa sul mercato nei confronti della concorrenza commerciale a tutti gli effetti, che non ha armi per affrontare la competizione di operatori avvantaggiati da facilitazioni e dall’ampio ricorso al volontariato.
Il terzo settore viene in soccorso della popolazione e aiuta a soddisfare i bisogni della gente, ma al contempo riduce gli spazi del mercato e dell’azione politica.
Alcuni sociologi  definiscono questa situazione una «distorsione», ma appaiono inascoltati perché le associazioni di volontariato del no-profit suggeriscono all’opinione pubblica che si occupano del bene della gente (come se una societa’ commerciale onesta non lo facesse).
E se un industriale o un finanziere d’assalto volesse ridurre al silenzio i suoi concorrenti? Potrebbe farlo finanziando associazioni che si intromettano nel sociale con enti di facciata e organizzazioni di volontariato?

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Stato/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo – il Saggiatore (2007)

Secondo la teoria, lo stato neoliberista dovrebbe favorire in modo precipuo il diritto individuale alla proprieta’ privata, il primato della legalita’, l’istituzione di mercati in grado di funzionare liberamente e il libero scambio […]
Il rispetto dei contratti e i diritti individuali alla liberta’ d’azione, di espressione e di scelta devono essere protetti.
Lo stato deve dunque utilizzare il suo monopolio degli strumenti di coercizione violenta per tutelare queste liberta’ a tutti i costi. Per estensione, la liberta’ delle imprese commerciali e delle grandi aziende (che dal punto di vista legale sono considerate come individui) di operare all’interno della struttura istituzionale di liberi mercati e libero scambio e’ considerata un bene fondamentale.
L’impresa privata e l’iniziativa imprenditoriale sono ritenute fondamentali per l’innovazione e la creazione di ricchezza.
I diritti di proprieta’ intellettuale sono tutelati (per esempio tramite brevetti) in modo da incoraggiare i cambiamenti tecnologici.
Il continuo aumento della produttivita’ dovrebbe dunque garantire a tutti un livello di vita più alto […]
Ma non tutto va per il meglio nello stato neoliberista, ed e’ per questo che esso appare come una forma politica transitoria o instabile. Al cuore del problema c’e’ una disparita’ rapidamente crescente tra gli scopi pubblici dichiarati del neoliberismo (il benessere di tutti) e i suoi risultati effettivi (la restaurazione del potere di classe).
Ma al di la’ di questo c’e’ un’intera serie di contraddizioni piu’ specifiche che e’ opportuno evidenziare.
1. Da una parte ci si aspetta che lo stato neoliberista rimanga in disparte, limitandosi a predisporre l’ambiente piu’ idoneo per le funzioni del mercato, ma dall’altra si vuole che sia interventista per creare un clima favorevole all’attivita’ economica e che si comporti come un’entita’ competitiva nelle politiche globali.
In quest’ultimo ruolo deve funzionare come un’azienda collettiva, e cio’ pone il problema di come garantirsi la fedelta’ dei cittadini. Il nazionalismo e’ una risposta ovvia, ma e’ profondamente antagonistico rispetto al programma neoliberista
2.L’autoritarismo nell’imposizione del mercato mal s’accorda con gli ideali di liberta’ individuali. Piu’ il neoliberismo volge il timone verso il primo, piu’ gli diventa difficile mantenere la sua legittimita’ rispetto ai secondi e piu’ e’ costretto a rivelare i propri toni antidemocratici.
A questa contraddizione si accompagna una crescente mancanza di simmetria nella relazione di potere tra grandi aziende e individui comuni
3. Anche se puo’ risultare cruciale per preservare l’integrita’ del sistema finanziario, l’individualismo irresponsabile e autocelebrativo di coloro che operano al suo interno produce volatilita’ speculativa, scandali finanziari e instabilita’ cronica
4. Si mettono al primo posto le virtu’ della competizione, ma la realta’ e’ il crescente consolidamento del potere oligopolistico, monopolistico e transnazionale all’interno di poche, grandi aziende multinazionali.
A livello popolare, la spinta verso la liberta’ di mercato e la trasformazione di ogni cosa in merce puo’ facilmente impazzire e produrre incoerenza sociale. La distruzione delle forme di solidarieta’ sociale e, come ha suggerito la Thatcher, anche dell’idea stessa di societa’ in quanto tale, lascia un vuoto crescente nell’ordine sociale. Diventa allora particolarmente difficile combattere l’anomia e controllare i comportamenti antisociali che ne conseguono, come criminalita’, pornografia o virtuale riduzione in schiavitu’ di altri.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html

Capitalismo/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Privatizzazione, partenariati finanziari pubblicoprivato,  esternalizzazione dell’erogazione di servizi pubblici e altre strategie recenti quasi immancabilmente sono state propagandate come misure per introdurre i vantaggi dei mercati competitivi e della scelta del consumatore in attivita’ dove precedentemente la facevano da padrone le burocrazie statali.
Ma quasi mai il risultato e’ stato questo.
Uno degli scopi principali delle riforme neoliberiste era depoliticizzare l’economia. Queste speranze sono andate quasi sempre deluse, per due ragioni molto diverse tra loro.
La prima e’ che molti dei beni e servizi coinvolti hanno le caratteristiche tipiche dei beni collettivi e di cittadinanza. Quando un bene e’ collettivo, e’  impossibile, sia in teoria sia in pratica, che rimanga unicamente confinato a un contesto di mercato. In una societa’ democratica, questo significa che c’e’ un dibattito costante sulla sua qualita’ e la sua erogazione.
La seconda ragione, tuttavia, e’ che il neoliberismo, di fatto, non ha assunto la sua forma di mercato […]
Raramente si e’ avuta una piena concorrenza del genere immaginato dalla teoria neoclassica; la scelta del consumatore e’ stata possibile solo in certi casi; il coinvolgimento dello Stato non e’ diminuito, ha soltanto cambiato forma […]
Un numero ristretto di aziende di enormi dimensioni domina i nuovi settori privatizzati ed esternalizzati, e settori come le banche ormai vengono considerati vitali per l’economia e hanno acquisito di conseguenza uno status, in certo qual modo, di bene collettivo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445