Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


I paladini del mercato parlano delle meraviglie dei mercati nel produrre innovazione.
Come abbiamo visto, gran parte dell’innovazione che ha migliorato il tenore di vita nei decenni recenti si poggia sulle fondamenta della scienza di base, finanziata e spesso guidata dal governo.
Ma non solo accade che i mercati da soli non siano sufficientemente innovativi, accade anche che spingano l’innovazione nella direzione sbagliata. Dovremmo concentrare l’innovazione sul salvataggio del pianeta, riducendo le emissioni di CO2; invece, enormi sforzi di ricerca sono diretti a risparmiare sulla manodopera, in particolare quella non specializzata, riducendone il bisogno all’interno dei processi produttivi, quando abbiamo gia’ un’offerta globale eccessiva di questo tipo di lavoratori. Questo genere di innovazione puo’ far risparmiare costi al settore privato, ma la disoccupazione e la disuguaglianza che genera impongono costi elevati al resto della societa’.

Green New Deal/Mancuso

Fitopolis, la città vivente – Stefano Mancuso – Laterza (2023)

In una manciata di anni, se paragonati alla vita della Terra, la specie umana e’ diventata una forza tellurica in grado di mutarne la storia.
L’avanzata della nostra specie e le sue attivita’ negli ultimi 10.000 anni hanno cambiato il metabolismo energetico del pianeta con una forza paragonabile soltanto alla colonizzazione della Terra da parte delle piante.
Gli esiti di questa rivoluzione sono al momento del tutto al di fuori delle nostre possibilita’ di previsione. La verita’ e’ che, sebbene anche il solo banale buon senso suggerisca di evitare eccessivi danni ai nostri ecosistemi, non sappiamo cosa fare per limitare il nostro impatto sul pianeta senza rallentare la crescita economica; e il fatto che sembriamo incapaci di porre un freno anche al piu’ insignificante dei consumi non pare il viatico migliore per un futuro felice.
In ogni modo, nulla si potra’ ottenere senza innovazione non solo tecnologica, ma soprattutto sociale. Abbiamo bisogno di innovare immaginando forme di governo globali che siano in grado di ridurre al minimo il consumo dei beni comuni prima che ci si avvicini a soglie critiche, le quali una volta varcate non potranno piu’ essere recuperate o lo potranno soltanto a costo di grandi sacrifici.
Escogitare un modo per realizzare tutto questo sia nella sfera sociale sia in quella tecnologica e’ la sfida del nostro futuro. Quali che siano le soluzioni che immagineremo, di una cosa possiamo essere certi: perche’ esse funzionino, dovranno avere un impatto fondamentale sul modo in cui operano le nostre citta’. Sono le citta’, infatti, il luogo della nostra aggressione all’ambiente, nonostante occupino soltanto una esigua porzione della superficie terrestre […]
Se vogliamo avere un’idea strettamente quantitativa dell’impatto delle citta’, le descrizioni non bastano piu’ e dobbiamo rivolgerci ai numeri. E i dati ci dicono che oltre il 70% del consumo mondiale di energia e il 75% del consumo di risorse naturali sono a carico delle citta’. Cosi’ come lo e’ l’emissione di circa il 75% della CO2 e la produzione del 70% di rifiuti.
Uno studio del 20211 sulle emissioni di gas serra da parte di 167 citta’ distribuite su tutto il pianeta ha dimostrato che 25 megalopoli da sole sono responsabili per la produzione del 52% delle emissioni di gas serra. Le citta’ asiatiche emettono la maggior parte dei gas a effetto serra e la maggior parte delle citta’ dei paesi sviluppati produce emissioni di gas serra pro capite significativamente piu’ elevate rispetto a quelle dei paesi in via di sviluppo.
L’energia consumata dagli edifici di qualunque tipo (residenziali, istituzionali, commerciali o industriali) contribuisce con una produzione di gas serra tra il 60% e l’80% alle emissioni totali nelle citta’ nordamericane ed europee, mentre in un terzo delle citta’ oltre il 30% delle emissioni totali deriva dal trasporto su strada.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_corsera.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/Robinson_mancuso_19nov23.pdf

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_avvenire.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/fitopolis-la-citta-vivente-di-stefano-mancuso/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/fitopolis-la-citta-vivente-stefano-mancuso-libro

Green New Deal/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo – Paul Mason – il Saggiatore (2016)

Gli obiettivi primari di un progetto postcapitalista dovrebbero essere:
1. Ridurre rapidamente le emissioni di anidride carbonica per limitare l’aumento della temperatura a 2 gradi centigradi entro il 2050, prevenire una crisi energetica e mitigare il caos prodotto dagli eventi climatici.
2. Stabilizzare il sistema finanziario entro il 2050 socializzandolo, per evitare il rischio che l’invecchiamento della popolazione, i cambiamenti climatici e l’accumulo di debito si combinino fra loro fino a innescare un nuovo ciclo di espansione-contrazione e a distruggere l’economia mondiale.
3. Offrire livelli elevati di prosperita’ materiale e benessere alla maggioranza delle persone, puntando soprattutto su tecnologie ad alto contenuto informativo per risolvere gravi problemi sociali come malattie, dipendenza dal welfare, sfruttamento sessuale e scarsa istruzione.
4. Utilizzare la tecnologia per ridurre il lavoro necessario e promuovere una rapida transizione verso un’economia automatizzata. Alla fine, il lavoro diventera’ volontario, i prodotti e i servizi pubblici di base saranno gratuiti e la gestione economica diventera’ soprattutto una questione di energia e risorse, anziche’ di capitale e lavoro.
Se fosse un gioco, queste sarebbero le «condizioni di vittoria». Forse non riusciremo a soddisfarle tutte ma, come sanno tutti i giocatori, si puo’ ottenere molto anche senza riportare una vittoria totale.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/
https://www.idiavoli.com/it/article/il-capitalismo-e-morto-anzi-no
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo
https://tempofertile.blogspot.com/2016/07/paul-mason-postcapitalismo-una-guida-al.html

Green New Deal/Chomsky

Noam Chomsky – Ottimismo (malgrado tutto). Capitalismo, impero e cambiamento sociale – Ponte alle Grazie (2018)

Quanto ai cambiamenti climatici, e’ oramai opinione diffusa nella comunita’ scientifica che siamo entrati in una nuova era geologica, l’Antropocene, in cui la mano dell’uomo sta modificando radicalmente il clima terrestre e plasmando un pianeta completamente diverso; un pianeta che potrebbe non essere in grado di sostenere la vita umana organizzata secondo modalita’ per noi tollerabili.
Vi sono ottime ragioni di ritenere che siamo gia’ entrati nell’era della Sesta estinzione, un’epoca di annientamento di massa delle specie paragonabile alla Quinta estinzione verificatasi sessantacinque milioni di anni fa, quando furono distrutti tre quarti delle specie esistenti, probabilmente a causa di un enorme asteroide.
L’emissione di CO2 nell’atmosfera oggi aumenta a un ritmo mai visto in cinquantacinque milioni di anni.
Citando una dichiarazione rilasciata da centocinquanta eminenti scienziati, il timore e’ che «il riscaldamento globale, amplificato dagli effetti legati allo scioglimento del ghiaccio polare, alla fuoriuscita di metano dal permafrost e ai vasti incendi, possa diventare irreversibile», con conseguenze catastrofiche per la vita sulla Terra, esseri umani compresi.
E non in un futuro remoto. Gia’ solo l’innalzamento del livello del mare e la distruzione delle risorse idriche a causa dello scioglimento dei ghiacciai potrebbero avere ripercussioni terribili sulla specie umana.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/19738-sandro-moiso-pandemia-economia-e-crimini-della-guerra-sociale.html

Green New Deal/Bremmer

Ian Bremmer – Il potere della crisi. Come tre minacce e la nostra risposta cambieranno il mondo – Egea (2022)

Il Sole proietta il calore verso la Terra.
La nostra atmosfera rimanda una parte di quel calore nello spazio, evitando che il pianeta diventi troppo caldo per ospitare la vita. Allo stesso tempo, l’anidride carbonica nell’atmosfera cattura una quantita’ sufficiente di quel calore e impedisce che il nostro pianeta diventi una gigantesca sfera di ghiaccio.
Ne’ troppo caldo, ne’ troppo freddo.
Questo «effetto serra naturale» rende possibili tutte le forme di vita sul pianeta […]
Tutto il petrolio, il gas e il carbone che abbiamo usato per produrre energia e alimentare le nostre economie hanno pompato molta piu’ anidride carbonica nell’atmosfera. Un sesto di tutte le emissioni di carbonio della storia umana e’ stato prodotto nel decennio che va dal 2010 al 2020.
E’ un dato di fatto sconcertante. E ha fatto si’ che venisse intrappolata una quantita’ maggiore di raggi solari e quindi di calore.
La distruzione delle foreste del pianeta non fa che peggiorare le cose, perche’ gli alberi, e i terreni su cui crescono, immagazzinano carbonio. L’Amazzonia ha perso piu’ copertura forestale nel 2019 che in qualsiasi periodo del decennio precedente […], ma le foreste sono sotto assedio anche in Africa centrale, nel Sudest asiatico e altrove.
La perdita globale totale di foreste tropicali primarie avvenuta nel solo 2019 coprirebbe un’area grande quasi quanto la Svizzera.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-potere-della-crisi-dal-nuovo-libro-di-ian-bremmer/
https://www.agi.it/cultura/news/2022-07-17/libri-bremmer-potere-crisi-scelte-future-17449689/
https://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=24613
https://www.linkiesta.it/2022/07/ian-bremmer-il-potere-della-crisi-estratto/
https://fuoricollana.it/il-potere-della-crisi-la-crisi-del-potere/3/
https://www.repubblica.it/cultura/2022/09/28/news/ian_bremmer_politilogo_ucraina_russia_putin-367707969/

Green New Deal/Alemanni

Cesare Alemanni – La signora delle merci. Dalle caravelle ad Amazon. Come la logistica governa il mondo – Luiss (2023)

[Nel 1973 muove] i primi passi una nuova coscienza ambientale che mette finalmente a fuoco l’emergenza del tema climatico.
Una delle prime industrie a finire sotto sua lente sono i trasporti. E non potrebbe essere altrimenti.
Il trasporto di cose e persone e’, oggi, responsabile di un quarto del consumo di energia al mondo. Un consumo perlopiu’ imputabile ai piccoli mezzi di trasporto urbani, la cui disastrosa inefficienza energetica e’ tanto nota quanto ignorata e, a prescindere dal tipo di carburante, e’ intrinseca al principio di spostare masse da due tonnellate per organismi che pesano, secondo la media planetaria, sessantadue chili ciascuno.
All’opposto si trovano le grandi navi cargo da container, il mezzo energicamente piu’ efficiente per spostare una qualunque massa su una qualunque distanza.
Grazie agli enormi effetti di scala su cui puo’ contare, una grande nave da trasporto rilascia infatti tra i 20 e i 25 grammi di CO2 per tonkilometer, contro i 600 degli aerei e una cifra che oscilla tra i 50 e i 150 per autovetture e camion.
Globalmente “appena” 60mila navi da container riescono, ogni anno, a garantire il trasporto di quasi 11 miliardi di tonnellate di cose.
Il problema tuttavia e’ che le dimensioni raggiunte nel tempo dal settore e dalle stesse navi da container (nel 2007 la piu’ grande al mondo trasportava ottomila scatole, nel 2022 quasi venticinquemila) sono cosi’ spropositate che la loro efficienza energetica unitaria non e’ piu’ sufficiente a garantirne la sostenibilita’.
Per dare un’idea, una nave da container da 8000 Teu consuma 225 tonnellate di carburante al giorno soltanto per mantenere la velocita’ di crociera (in fase di slow-steaming la cifra scende a 150).

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-signora-delle-merci-di-cesare-alemanni/
https://www.iltascabile.com/societa/logistica-signora-delle-merci/
https://www.lastampa.it/tuttolibri/2023/06/03/recensione/la_logistica_fa_girare_il_mondo_intero_se_funziona_non_la_vedi-12835932/
https://www.rivistastudio.com/i-libri-del-mese-67/
https://www.geopolitica.info/la-signora-delle-merci/

Green New Deal/Franzen

Jonathan Franzen – E se smettessimo di fingere? Ammettiamo che non possiamo piu’ fermare la catastrofe climatica – Jonathan Franzen – Einaudi (2020)

Mi domando cosa succederebbe se, anziche’ negare la realta’, dicessimo le cose come stanno.
Prima di tutto, anche se non possiamo piu’ sperare di salvarci dai due gradi di riscaldamento, ci sono ancora ottime ragioni pratiche ed etiche per ridurre le emissioni di anidride carbonica.
A lungo termine, probabilmente non avra’ importanza se i due gradi verranno oltrepassati di poco o di molto; una volta superato il punto di non ritorno, il mondo comincera’ a trasformarsi da solo.
Nel breve periodo, tuttavia, le mezze misure sono meglio di nessuna misura. Dimezzare le nostre emissioni renderebbe gli effetti immediati del riscaldamento un po’ meno gravi, e posticiperebbe un po’ il punto di non ritorno.
La cosa piu’ terrificante del cambiamento climatico e’ la velocita’ a cui procede, polverizzando continuamente i record di temperatura.
Se l’azione collettiva portasse come risultato anche un solo devastante uragano in meno o qualche anno di relativa stabilita’ in piu’, sarebbe un obiettivo degno di essere perseguito […]
Una guerra senza quartiere contro il cambiamento climatico aveva senso solo finche’ era possibile vincerla. Nel momento in cui accettiamo di averla persa, altri tipi di azione assumono maggiore significato.
Prepararsi per gli incendi, le inondazioni e l’afflusso di profughi e’ un esempio pertinente. Ma la catastrofe che incombe rende piu’ urgente quasi ogni azione di miglioramento del mondo.
In tempi di caos crescente, la gente cerca protezione nel tribalismo e nell’uso delle armi, invece che nello stato di diritto, e la nostra migliore difesa contro questo tipo di distopia e’ mantenere democrazie funzionanti, sistemi giuridici funzionanti, comunita’ funzionanti.
Sotto questo aspetto, ogni movimento verso una societa’ piu’ giusta e civile puo’ essere considerato un’azione significativa per il clima.
Garantire elezioni eque e’ un’azione per il clima.

Info:
https://www.fondazionehume.it/politica/e-se-smettessimo-di-fingere/
https://www.umbriagreenmagazine.it/e-se-smettessimo-di-fingere-i-cambiamenti-climatici-spiegati-da-jonathan-franzen/
https://extinctionrebellion.it/xr-magazine/2020/03/11/e-se-smettessimo-di-fingere/

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

Il suolo e’ il secondo grande serbatoio di carbonio del pianeta, subito dopo gli oceani.
Contiene quattro volte piu’ carbonio di tutte le piante e gli alberi del mondo. Ma attivita’ umane come la deforestazione e l’agricoltura industriale (con le arature intensive, la monocoltura e l’uso massiccio di fertilizzanti chimici e pesticidi) lo stanno degradando a ritmi vertiginosi, distruggendo i materiali organici che contiene.
Il 40 per cento dei terreni agricoli e’ attualmente classificato come «degradato» […] E degradandosi, il suolo perde la capacita’ di trattenere carbonio, rilasciando nell’atmosfera quantita’ enormi di anidride carbonica.
Per fortuna, una soluzione sta emergendo.
Scienziati e agricoltori, in tutto il mondo, stanno sottolineando che possiamo rigenerare i terreni degradati passando da coltivazioni industriali intensive a metodi piu’ ecologici: non solo fertilizzanti organici, ma anche semina senza aratura, compostaggio e rotazione delle colture. E qui viene la parte brillante: quando il suolo si ristabilisce, non solo riacquista la capacita’ di trattenere anidride carbonica, ma comincia a eliminare attivamente anidride carbonica dall’atmosfera […]
In altre parole, l’agricoltura rigenerativa rappresenta forse la nostra chance migliore per raffreddare realmente il pianeta […]
Naturalmente l’agricoltura rigenerativa non offre una soluzione permanente alla crisi climatica, perche’ i terreni possono trattenere solo una certa quantita’ di carbonio.
Dovremmo comunque liberarci dei combustibili fossili piu’ in fretta che possiamo, e soprattutto sbarazzarci della nostra ossessione per una crescita esponenziale senza fine, ridimensionando la nostra economia materiale per riportarla in sintonia con i cicli ecologici.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

Tre indizi mostrano la trasformazione politica che si sta preparando attraverso il gas e il nuovo quadro aperto dal GNL [gas naturale liquefatto], dopo il via libera di Trump alle esportazioni.
Gli Stati Uniti, resi piu’ indipendenti dalla produzione in Medio Oriente, possono esportare il loro gas per nave nei due principali bacini lontani della domanda, in Europa e nell’Asia-Pacifico.
Sfidano il predominio russo in Europa e i loro carichi di GNL raggiungono l’Asia attraverso i mari cinesi meridionali. Da cio’ nasce un ridimensionamento della centralita’ della regione del Golfo e del Mediterraneo nella strategia statunitense, se non in chiave di contenimento della potenza russa e di un pericoloso interesse militare per i mari cinesi meridionali.
Il secondo indizio e’ nella politica del Qatar, che lascia l’OPEC dopo la barriera politica eretta da Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi nel grande conflitto per il dominio della regione del Golfo che contrappone il regno saudita all’Iran, cui il Qatar e’ legato da interessi comuni.
E’ un contrasto che non si esaurisce certo nelle differenze religiose e culturali tra sciiti e sunniti, ma vede coinvolte ancora una volta le due potenze mondiali: la Russia, con l’Iran insieme alla Turchia, e gli Stati Uniti, con l’Arabia Saudita e di recente, in parte, Israele.
Infine la Russia, posta di fronte ai nuovi scenari del GNL, si attrezza anche sul terreno delle infrastrutture per il GNL, costruendo nuovi impianti di rigassificazione e liquefazione. Cio’ mostra perche’ la Crimea e il Mediterraneo hanno assunto un ruolo centrale: sono necessarie a Putin anche per ospitare le infrastrutture per gli scambi di gas e contrastare l’arrivo degli americani che rischiano di indebolire il potere russo nella competizione sul gas, sul quale la Russia costruisce il proprio bilancio pubblico.
Nella nuova abbondanza di gas il Mediterraneo gioca un ruolo centrale anche per le scoperte di grandi riserve: il nuovo giacimento di Zohr, in Egitto, si affianca a quelli trovati nei primi anni Duemila nel Mediterraneo Orientale; essi offrono un bacino di risorse che ha superato le esigenze interne dei paesi produttori della sponda meridionale – Israele, Egitto, Giordania – ed e’ pronto per essere esportato […]
Il futuro del gas e’ centrale nella grande trasformazione energetica: il gas e’ il combustibile scelto nella transizione per garantire la continuita’ del servizio energetico, poiche’ le sue emissioni di CO2 nell’atmosfera sono le piu’ contenute tra i combustibili fossili e le fonti rinnovabili non sono ancora del tutto autonome.
Anche i costi relativi giocano a favore del gas tra le fonti fossili; i prezzi del gas sono divenuti estremamente convenienti nei nuovi scenari aperti dallo shale gas negli Stati Uniti e dal trasporto via mare del gas liquefatto, che ha aperto il mercato a una concorrenza globale.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Green New Deal/Shafik

Minouche Shafik – Quello che ci unisce. Un nuovo contratto sociale per il XXI secolo – Mondadori (2021)

Allo stato attuale, in tutto il mondo gli Stati erogano sovvenzioni che incoraggiano attivamente lo sfruttamento dell’ambiente per l’agricoltura, l’uso dell’acqua, la pesca e i combustibili fossili, sovvenzioni che ammontano a 4000-6000 miliardi di dollari l’anno […]
L’attuale spesa pubblica e privata per la conservazione dell’ambiente si aggira sui 91 miliardi di dollari, meno dello 0,02 per cento di quanto viene speso in sovvenzioni per danneggiarlo.
Se aumentassimo 50 volte la spesa per la conservazione, resterebbe comunque a disposizione il 99 per cento dei risparmi realizzabili abolendo le sovvenzioni e potremmo destinarlo ad altri usi […]
Per valutare le cose correttamente, bisogna anche tenere conto di tutti i servizi forniti dalla natura. Consideriamo il contributo delle balene. Sono animali fantastici e chiaramente svolgono un ruolo importante nell’ecosistema marino, ma catturano anche un’enorme quantità di anidride carbonica. Esaminando la questione sotto questo profilo, il Fondo monetario internazionale stima che ogni balena vivente fornisca servizi ecosistemici per un valore di 2 milioni di dollari (e l’attivita’ di un elefante nella foresta vale 1,76 milioni di dollari). Il ripristino della popolazione globale di questi cetacei permetterebbe di assorbire lo stesso quantitativo di anidride carbonica catturato da 2 miliardi di alberi.
La natura e’ la migliore tecnologia di assorbimento di CO2 al mondo e, se includeremo nei nostri calcoli i servizi che fornisce, effettueremo investimenti migliori

Info:
https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/shafik-diseguaglianze-e-parita-di-genere
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/