Societa’/Allievi

Governare le migrazioni. Si deve, si puo’ – Stefano Allievi -Laterza (2023)

Gli immigrati regolari rappresentano l’8,5% della popolazione italiana (diventano un paio di punti percentuali in piu’ se calcoliamo che negli ultimi dieci anni – prima del 2013 i ritmi di acquisizione erano molto piu’ bassi – oltre un milione e trecentomila stranieri ha ottenuto la cittadinanza italiana): per oltre la meta’ europei (anche se non sembrerebbe, a osservare il dibattito sul tema, tutto incentrato sugli sbarchi e sulle popolazioni subsahariane).
Parliamo di quasi 6 milioni di persone, in gran parte lavoratori (il tasso di occupazione e’ piu’ alto che tra gli italiani).
Tra loro, 1.300.000 minori (oltre 800.000 presenti nelle nostre scuole), quasi un milione dei quali nato in Italia, anche se in maggioranza senza cittadinanza.
A fronte di questi numeri, gli sbarcati, che hanno monopolizzato l’attenzione delle forze politiche e il dibattito mediatico, sono stati, secondo i dati forniti dallo stesso Ministero dell’Interno, 119.000 nel 2017, 23.000 nel 2018, 11.000 nel 2019, 34.000 nel 2020, oltre 67.000 nel 2021, 105.000 nel 2022, e sono quasi 76.000 nell’ultima statistica disponibile al momento in cui scrivo, aggiornata al 15 luglio 2023, quindi per meta’ anno.

Info:
https://www.ilfoglio.it/politica/2023/09/18/news/come-governare-le-migrazioni-numeri-analisi-e-idee-senza-ideologie-5685499/
https://stefanoallievi.it/articoli/governare-le-migrazioni-non-le-ong/

https://www.neodemos.info/2019/10/29/il-dovere-di-governare-le-migrazioni/

Europa/Balibar

Étienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

Oggi in Europa la crisi della legittimita’ democratica e’ dovuta al tempo stesso al fatto che gli Stati nazionali non hanno piu’ né i mezzi ne’ la volonta’ di difendere o di rinnovare il «contratto sociale» e al fatto che le istanze dell’Unione europea non hanno nessuna predisposizione a cercare le forme e i contenuti di una cittadinanza sociale superiore – salvo esservi costrette un giorno o l’altro da un’insurrezione dei popoli o da una presa di coscienza dei rischi a cui espone l’Europa la congiunzione di una dittatura dall’alto dei mercati finanziari e di un malcontento politico nutrito dal basso dalla precarizzazione delle condizioni di vita, dal disprezzo per il lavoro e dall’assenza di futuro.
Dalla descrizione di questa impasse si possono comunque trarre alcune lezioni, per quanto molto aleatorie, sui mezzi per uscirne.
Per quanto duri siano i tempi e per quanto forte sia l’amarezza per le occasioni perdute, si puo’ sperare che il pessimismo che ci viene dall’esperienza vissuta non cancelli del tutto le risorse per immaginare un futuro, risorse che possono essere rafforzate da una migliore conoscenza dei fatti.
L’introduzione di elementi democratici nelle istituzioni comunitarie costituirebbe gia’ un contrappeso alla «rivoluzione conservatrice» in corso. Ma le condizioni politiche di questa democratizzazione non possono determinarsi spontaneamente. Possono essere il frutto soltanto di una spinta simultanea dell’opinione pubblica europea verso l’inversione delle priorita’ dell’Europa, che faccia prevalere l’occupazione, l’inserimento delle giovani generazioni nella societa’, la riduzione delle diseguaglianze, la ripartizione equa del carico fiscale, sul profitto finanziario.
E questa spinta ci sara’ soltanto se i movimenti sociali e l’indignazione morale, attraverso le frontiere, si rafforzeranno al punto di ricostituire una dialettica di potere e opposizione nell’insieme della societa’ europea.
La «controdemocrazia» deve venire in soccorso della democrazia.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Societa’/Rosanvallon

PierreRosanvallon – Controdemocrazia. La politica nell’era della sfiducia – Castelvecchi (2017)

La differenza essenziale tra visione occidentale e visione cinese dell’azione.
In occidente, da Machiavelli a Schopenhauer, si e’ affermato il principio di edificare un impero del soggetto, con un uomo visto come padrone delle situazioni, che lascia sulle cose l’impronta della propria volonta’, che erige il mondo a campo di sperimentazione della propria capacita’ di realizzarsi nella creazione radicale o nel fronteggiare cio’ che gli oppone resistenza.
In questo caso l’azione e’ concepita come uno scontro tra due universi, come un’impresa di conquista e di asservimento.
Niente di simile nella visione cinese: l’essenziale risiede in un’attenzione verso il mondo che permette di sfruttarne in permanenza le tensioni, di usarne al meglio le caratteristiche.
L’esercizio del potere dunque non si basa sul dispiegamento della forza, ma sul lasciarsi guidare da una minuziosa attenzione al terreno, sull’ottimizzare il potenziale delle situazioni […]
All’arte occidentale di governare dall’alto, imponendosi con la forza, si contrappone la prospettiva di un governo dal basso, quasi invisibile, che consiste nel far convergere gli altri sulla propria posizione in modo impercettibile, modellando il quadro del loro agire […] Per esprimere le cose in un vocabolario piu’ attuale, possiamo anche dire che si contrappongono due tipi di controllo: da un lato quello della pattuglia di Polizia e dall’altro quello dell’allarme antincendio. La pattuglia di Polizia corrisponde a una concezione classica dell’azione pubblica che e’ delegata ad agenti specializzati. E’ un controllo diretto, centralizzato, deciso.
Il modello dell’allarme antincendio e’ piu’ decentralizzato; si regge su dispositivi diffusi. Ha anche la caratteristica essenziale di non mobilitare solo professionisti. Il ricorso ai pompieri presuppone, infatti, un preliminare intervento individuale; la sua efficacia dipende da un’attenzione sociale diffusa.
E’ al modello dell’allarme antincendio che bisogna paragonare l’efficacia della vigilanza. Si tratta di un’efficacia che e’ opera di un gruppo sociale definito e che si manifesta essenzialmente come un risultato. Ma essa non e’ meno tangibile, e forse e’ addirittura superiore a quella propria dei poteri costituiti […]
La Corte di giustizia dell’Unione europea ha evidenziato con forza questa dimensione, stimando che «la vigilanza degli individui interessati alla tutela dei loro diritti porta a un efficace controllo» dei governanti.
La figura del cittadino-controllore va dunque oltre quella del cittadino-elettore.

Info:
https://ilmanifesto.it/la-sfiducia-democratica
http://www.damianopalano.com/2012/10/il-deficit-simbolico-della-democrazia.html
https://tempofertile.blogspot.com/2013/11/pierre-rosanvallon-la-politica-nellera.html
https://www.univrmagazine.it/2011/05/02/qual-e-il-significato-del-voto-oggi/

Geoeconomia/Barca

Fabrizio Barca – Disuguaglianze e Conflitto, un anno dopo. Dialogo con Fulvio Lorefice – Donzelli (2023)

Federalismo sociale e centralismo nazionale […]
Il federalismo sociale mette al centro dell’unificazione europea non solo l’obiettivo «mai piu’ una guerra in Europa», ma anche il convincimento che esso richieda un processo di «identificazione» reciproca fra i molteplici popoli europei […]
A tale scopo, questo approccio valorizza la molteplicita’ etnica e di origini e il mescolamento territoriale dei molti popoli europei, che non segue i confini delle nazioni-Stato e dunque che opportunamente puo’ metterle a repentaglio. Vede nel trasferimento di ruolo e potere dai centri ai «luoghi» la strada sia per smontare autoreferenzialita’ nazionali e promuovere lo sviluppo di comunita’ di destino anziche’ di presunta origine, sia per creare spazi di deliberazione democratica in cui cittadine e cittadini europei possano far pesare la propria voce: e’ la strada democratica per assumere decisioni in condizioni di crescente complessita’ e assicurare che la transizione tecnologica accresca e non riduca la giustizia sociale e ambientale. Al tempo stesso, vede nel trasferimento di ruolo e potere dagli Stati nazionali a una Commissione europea la possibilita’ di mettere a repentaglio e mescolare, sia nel livello politico che amministrativo, punti di vista e metodi nazionali, per andare cosi’ sperimentando e costruendo un modello europeo, che non e’ l’imposizione di una «best practice», di un modello ottimale, che non esiste […] In questo contesto, scopo primario dell’Unione monetaria e’ creare il requisito di base per passare a un’unione politica […]
Il secondo approccio, il centralismo nazionale, va nella direzione opposta. Possiamo dire che muove anch’esso da un obiettivo di pace, ma si tratta di una pace da assicurare attraverso accordi fra Stati nazionali, garantiti nella loro capacita’ di competizione dal libero scambio e tutelati da cospicui armamenti – considerati anche utili per creare domanda aggregata quando c’e’ stagnazione. Il luogo centrale dell’Unione e’ il Consiglio degli Stati, mentre la Commissione e’ il luogo di costruzione preliminare del negoziato in Consiglio, e il Parlamento europeo sostanzialmente uno sfogatoio. Lasciando ad ogni paese il proprio assetto di decentramento storicamente determinato, questo approccio e’ favorevole a una forte concentrazione dei poteri statuali nazionali e ritiene che la liberta’ di cittadine e cittadini si esaurisca nel voto e nella liberta’ di spostamento in Europa, per consentire l’incontro migliore di domanda e offerta di lavoro […] In questo contesto, scopo primario dell’Unione monetaria e’ assicurare stabilita’, sia direttamente – annullando fra l’altro i margini di manovra del cambio da parte dei paesi membri – sia attraverso regole comuni da imporre, regole prima di tutto di austerità fiscale.

Info:
https://www.donzelli.it/download/6446/282f97300b3e/la-stampa.pdf
https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/in-libreria-disuguaglianze-e-conflitto-un-anno-dopo-un-dialogo-tra-fabrizio-barca-e-fulvio-lorefice/
https://www.donzelli.it/download/6436/fcf04502efaf/avvenire.pdf
https://www.donzelli.it/download/6437/ee21401587c1/domani.pdf
https://www.donzelli.it/download/6434/09ce7acc9da3/fatto.pdf

Lavoro/Vanetti

Mauro Vanetti – La sinistra di destra. Dove si dimostra che i liberisti, sovranisti e populisti ci portano dall’altra parte – Edizioni Alegre (2019)

Dare a tutti gli immigrati documenti, codice fiscale, diritto di voto e cittadinanza.
Questa proposta rivoluzionaria e’ l’unica rivendicazione davvero unificante per la classe operaia […]
L’emigrazione asporta dal luogo di partenza giovani lavoratori intraprendenti, che sono stati cresciuti e istruiti a spese della collettivita’; l’emigrazione frantuma il tessuto sociale, divide le famiglie, svuota le case.
Risultato: le regioni di forte emigrazione in Italia, come quelle del Mezzogiorno, hanno una forte disoccupazione; lo stesso vale per i paesi africani, asiatici, latinoamericani, est-europei, da cui provengono gli immigrati stranieri.
L’emigrazione ha aumentato la disoccupazione, paradossalmente diminuendola nei paesi di arrivo […]
I vantaggi economici nei paesi di arrivo sono di due tipi:- Tutta l’economia si avvantaggia dell’uso di lavoratori già cresciuti e istruiti, per cui non ha dovuto pagare nulla; chi si lamenta perche’ gli immigrati premono sul nostro sistema sanitario, per esempio, si dovrebbe rendere conto che un neonato italiano implica un costo enorme per la collettivita’ prima che possa contribuire all’economia lavorando: una grossa parte di questi costi sono sostenuti dalla famiglia, ma una parte rilevante sono a carico dello stato, per esempio molti costi sanitari, la scuola, ecc.-
Per i capitalisti e’ possibile usare gli immigrati come lavoro a basso costo. Questo e’ un vantaggio solo per qualcuno: per la classe dominante.
Per la classe operaia e’ ovviamente uno svantaggio […]
Contro questa insidiosa manovra, e’ interesse della classe operaia nel suo insieme battersi unita per l’effettiva parita’ di trattamento della forza-lavoro, sia essa nazionale o immigrata.

Info:
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/455-la-sinistra-di-destra-un-libro-di-mauro-vanetti
https://edizionialegre.it/recensioni/liberisti-e-rossobruni-i-nemici-interni-alla-sinistra-giacomo-russo-spena-da-micromega/
https://edizionialegre.it/recensioni/osservazioni-su-un-libro-stimolante-antonio-moscato-dal-blog-movimento-operaio/

https://edizionialegre.it/recensioni/la-liquefazione-della-classe-internazionale/
https://www.dinamopress.it/news/la-sinistra-destra-vecchia-nuova/

Europa/Balibar

Etienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

Schematizzando, si possono individuare quattro dimensioni della crisi, intrecciate tra loro:
– La prima e’ l’ingovernabilita’ crescente dei sistemi politici europei, che si autodefiniscono «rappresentativi»[…] l’affermazione di diversi populismi (la Lega Nord, il Movimento 5 Stelle), sono state viste come un sintomo di questa ingovernabilita’, ma l’Italia non e’ un caso isolato […]
– Il secondo aspetto e’ lo smantellamento in Europa della cittadinanza sociale cosi’ come si era andata costruendo nel corso del XX secolo nel quadro di un Stato nazionalsociale […] che si fondava sulla possibilita’ di regolare la lotta diclasse attraverso rivendicazioni e negoziati organizzati (che sostituivano a loro volta forme di partecipazione civile), e dunque su compromessi legittimi (alle volte con valore costituzionale), riducendo al tempo stesso l’insicurezza dell’esistenza della maggioranza della popolazione.
Oggi assistiamo non soltanto a una precarizzazione, ma anche a una riproletarizzazione della popolazione europea, o di alcuni dei suoi strati costitutivi – penso alla disoccupazione di massa dei giovani in alcuni Paesi –, che si accompagna a fenomeni molto violenti di disaffezione e di individualismo negativo. […]
– Terzo elemento, l’approfondimento delle diseguaglianze all’interno dell’Europa […]
-Infine, il quarto elemento e’ lo scarto tra le procedure di decisione e quelle di discussione e di controllo: ne deriva il blocco della rappresentanza in Europa.

Info:
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://left.it/2019/04/13/balibar-leuropa-va-rifondata-aprendo-i-confini/

Lavoro/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Due strumenti intesi a contrastare il crescente impoverimento della societa’ sono il reddito di cittadinanza e il reddito minimo garantito.
Il primo consiste nel garantire un reddito incondizionato, universale e illimitato nel tempo a tutti i residenti, indipendentemente dalla condizione lavorativa del soggetto; il secondo – gia’ diffuso, in forme diverse, in vari Stati europei – verrebbe invece devoluto solo a chi dispone di un reddito inferiore a una determinata soglia ritenuta di poverta’, dunque ai working poor (coloro che pur disponendo di un lavoro retribuito vivono in ristrettezze economiche) e ai disoccupati, per un periodo temporale definito e condizionato dall’effettiva attivita’ di ricerca lavorativa. Inoltre, il reddito minimo non e’ solitamente garantito su base individuale ma assegnato sulla base dei redditi dell’intero nucleo familiare […]
I due strumenti, a prima vista simili, sono in realta’ radicalmente diversi, e per questo al centro di un acceso dibattito in ambito politico e accademico: la differenza fondamentale del reddito di cittadinanza rispetto al reddito minimo garantito consiste nel fatto che, laddove quest’ultimo si inserisce nella logica dei sistemi di welfare oggi esistenti (generalmente finalizzati a ridurre la poverta’ nei periodi di disoccupazione), il reddito di cittadinanza si inserisce in un paradigma radicalmente diverso, in cui il reddito viene di fatto sganciato dal lavoro.
Secondo i fautori della proposta, questo avrebbe il beneficio, tra le altre cose, di favorire lo sviluppo di tutti quei “lavori” che sono svincolati dalla logica del mercato, tra cui quello degli artisti, dei genitori e dei volontari; secondo i critici, invece, il reddito di cittadinanza, oltre ad andare a beneficio di una larga fetta della popolazione che non ne ha bisogno, avrebbe l’effetto di “depotenziare” la battaglia per una piu’ equa ripartizione dei profitti in ambito lavorativo, prefigurandosi dunque come una forma di “elemosina sociale” finalizzata a portare avanti il processo di svalutazione del lavoro in corso.
Entrambe le posizioni hanno le loro ragioni e i loro torti e meritano di essere approfondite.

Info;
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/