Green New Deal/Mancuso

Fitopolis, la città vivente – Stefano Mancuso – Laterza (2023)


Le piante si sono evolute secondo una organizzazione che permette loro di continuare a vivere anche se una parte significativa del proprio corpo viene rimossa.
Il trucco di questa organizzazione cosi’ resistente e’ semplice e consiste nella mancanza di organi singoli o doppi […]
Per vivere millenni bisogna che nessuna parte del corpo sia unica e insostituibile, e perche’ questo sia possibile bisogna che ogni funzione fondamentale per la vita sia distribuita sull’intero corpo e non concentrata all’interno di organi specializzati. L’organizzazione vegetale e’ esattamente cosi’: diffusa e distribuita, in grado di rispondere a catastrofiche limitazioni senza per questo perdere di funzionalita’.
L’esatto opposto dell’organizzazione animale, basata su una rigida gerarchia e specializzazione in cui basta che uno solo degli organi fallisca perche’ l’intera organizzazione collassi.
Un animale infatti e’ costruito sulla base di un’organizzazione gerarchica, che vede il cervello, il capo, governare su una serie di organi singoli o doppi specializzati in specifiche funzioni.
Si tratta dello stesso modello che abbiamo riprodotto in ogni nostra organizzazione umana, basta osservare un qualunque organigramma per accorgersene […]
Quali sono i vantaggi di questa organizzazione animale che replichiamo dappertutto? In realta’ e’ solo uno: la velocita’. Siamo costruiti per rispondere velocemente alle sollecitazioni dell’ambiente. E’ questo l’unico reale vantaggio di un modello piramidale e gerarchico: le risposte sono prese dal capo e percio’ eseguite nel minor tempo possibile. E non e’ importante quale sia il problema, la risposta sara’ sempre la stessa: spostarsi […]
A voler essere pignoli dovremmo dire: problemi diversi che non risolviamo (poiche’ i problemi restano) bensi’ evitiamo grazie al movimento e alla velocita’ decisionale […]
Di fronte ai problemi generati dalle modifiche dell’ambiente, una pianta non avra’ altra possibilita’ che risolverli. La fuga non e’ un’opzione.
E poiche’ per formulare risposte corrette bisogna disporre della maggiore quantita’ possibile di dati corretti su cio’ che sta accadendo, ecco che un’organizzazione distribuita, decentrata, letteralmente radicata al suolo si dimostra quanto di meglio si possa sperare per questo compito […]
Alla luce di queste semplici considerazioni, costruire le citta’ secondo un modello animale creato per il movimento non sembrerebbe davvero una buona idea.
Eppure e’ esattamente cio’ che abbiamo fatto per millenni: abbiamo tentato di assimilare le nostre citta’ immobili ai nostri corpi animali mobili, una scelta sconsiderata di cui paghiamo le conseguenze.
Al contrario, il modello cui affidare la crescita, lo sviluppo e il funzionamento delle citta’ e’, senza dubbio, quello vegetale. Anche le citta’, infatti, non possono fuggire dai problemi ma sono condannate a doverli risolvere. Trasformare i nostri centri urbani secondo un modello vegetale potrebbe rappresentare, ad esempio, un fondamentale contributo per resistere alla crisi climatica […]
Quante citta’ d’arte conosciamo che soltanto fino a pochi decenni fa erano dei magnifici organismi viventi, ricche di diversita’, e che si sono via via immiserite, spente, appiattite verso una pericolosa e sterile uniformita’? Prima e’ toccato agli artigiani che non hanno piu’ avuto modo di lavorare nel centro delle citta’, poi alle universita’ e ai loro studenti che sono stati confinati in apposite aree specializzate; quindi e’ stata la volta degli ospedali, dei tribunali e, infine, dei residenti che inevitabilmente sono stati espulsi dai centri cittadini affinche’ i turisti potessero soggiornare al loro posto. Intere città, ricche di cultura, arte, storia e capacita’ sono state trasformate in aree specializzate per il divertimento dei turisti. Quanto potranno durare prima di spegnersi per sempre? […]
Lo abbiamo visto durante l’epidemia di Covid: sono bastati due soli anni senza turisti e alcune citta’ specializzate nel turismo si sono trovate sull’orlo della bancarotta. Hanno imparato qualcosa? Non sembra. Citta’ cosi’ organizzate potranno resistere alle prossime modifiche dell’ambiente? Quando d’estate fara’ cosi’ caldo che il numero di turisti iniziera’ inevitabilmente a diminuire, cosa ne sara’ dell’economia di queste citta’? Infatti non dobbiamo fare l’errore di dimenticare che il riscaldamento globale modifichera’ drasticamente il clima di tutte le citta’. In questo scenario, citta’ piu’ diffuse, in cui la maggior parte delle necessita’ dei cittadini possano essere soddisfatte senza tragitti molto lunghi e in cui ogni quartiere sia costruito in modo da garantire la piu’ alta biodiversita’ possibile, rappresentano un presupposto necessario per resistere.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_corsera.pdf
https://www.laterza.it/wpcontent/uploads/recensioni/Robinson_mancuso_19nov23.pdf

https://www.laterza.it/wpcontent/uploads/recensioni/mancuso_avvenire.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/fitopolis-la-citta-vivente-di-stefano-mancuso/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/fitopolis-la-citta-vivente-stefano-mancuso-libro