Societa’/Mattei

Ugo Mattei – Il diritto di essere contro. Dissenso e resistenza nella societa’ del controllo – Piemme (2022)

“La Cina” viene presentata in Occidente come un dispotismo autoritario senz’anima, corrotto e senza regole.
Lo scopo e’ ovviamente creare un mostro su cui proiettare le fattezze orrende del nostro dispotismo occidentale che, dietro al paravento di un sistema pluralista di partiti che nulla contano, gestisce un potere politico privatizzato per mezzo di accordi oscuri che legano il deep state ai poteri finanziari, il complesso militare industriale a segrete stanze di compensazione fra mercanti d’armi e intermediazioni incappucciate (ovviamente il cappuccio e’ una pura metafora), potenti filantropi con opache istituzioni internazionali e governi all’interno di soggetti finanziari privati quali GAVI, nella totale assenza di legittimazione e di credibilita’ pubblica.
Un sistema che ripudia nei fatti la sovranita’ popolare e che le masse popolari, umiliate, abbrutite e stremate, a sua volta ripudiano disertando collettivamente lo spettacolo ipocrita e corrotto delle urne.
Certo, in Cina hanno abolito la moneta contante a scopo di sorveglianza.
Ma lo faremo anche noi.
Certo, in Cina hanno inserito la cittadinanza a punti. Ma lo faremo anche noi.
Certo, in Cina hanno perseguitato il dissenso politico censurandone i mezzi di comunicazione e incarcerando i leader pericolosi per il sistema.
Ma lo stiamo facendo anche noi…

Info:
https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__diritto-essere-contro-ugo-mattei-libro.php
https://officinebrand.it/offpost/il-diritto-di-essere-contro-ugo-mattei-a-bussoleno-presenta-il-nuovo-libro/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/24874-davide-miccione-il-diritto-di-non-essere-a-favore.html?highlight=WyJ1Z28iLCJtYXR0ZWkiLCJtYXR0ZWknIiwidWdvIG1hdHRlaSJd

Economia di mercato/Klein

Matthew C. Klein, Michael Pettis – Le guerre commerciali sono guerre di classe. Come la crescente disuguaglianza corrompe l’economia globale e minaccia la pace internazionale – Einaudi (2021)

Pensate a Apple. Ogni iPhone viene assemblato da Foxconn, una societa’ separata, usando componenti non prodotti da Apple.
Di per se’, Apple fabbrica pochi beni – di solito paga altri perche’ lo facciano. Eppure, gran parte del valore di ogni telefono arriva a Apple sotto forma o di profitti pagati agli azionisti o di salari pagati ai lavoratori americani che hanno sviluppato il software, progettato il prodotto finito e gestito le operazioni della societa’.
La produzione di ogni iPhone dovrebbe quindi generare esportazioni dai paesi che producono le componenti (principalmente Corea, Giappone e Taiwan), importazioni di quelle componenti nel paese in cui vengono assemblate (Cina), esportazioni dei telefoni finiti dal paese in cui sono stati assemblati (sempre Cina) ed esportazioni dal paese che ha prodotto il sistema operativo e il resto del software presente sull’iPhone prima della vendita (gli Stati Uniti).
Invece non e’ cosi’.
Buona parte del valore generato dall’attivita’ americana di Apple viene conteggiata come esportazione da un paradiso fiscale: sebbene la maggior parte del valore generato da Apple derivi dai suoi dipendenti negli Stati Uniti, molto del reddito di Apple si genera quando le vendite all’estero dei suoi prodotti sono ufficialmente pagate alle controllate di Apple in paradisi fiscali.
Il meccanismo esatto e’ complesso e si e’ evoluto nel tempo, ma la versione semplificata funziona piu’ o meno cosi’: prima di tutto, la controllata irlandese di Apple paga una commissione alla casa madre a Cupertino, in California, per coprire i costi di ricerca e sviluppo. Questa operazione vale come un’esportazione di servizi dagli Stati Uniti all’Irlanda. (La maggior parte delle esportazioni americane di servizi di ricerca e sviluppo finisce in paradisi fiscali, e la maggior parte delle importazioni irlandesi di servizi di ricerca e sviluppo proviene dagli Stati Uniti).
Il passo successivo e’ complicato. Secondo un’indagine internazionale pubblicata dal «New York Times» alla fine del 2016, l’impianto di Foxconn a Zhengzhou, in Cina – che assembla circa la meta’ di tutti gli iPhone – tecnicamente non e’ affatto in Cina, ma in una specie di terra di nessuno circondata da un confine doganale definita «zona franca». Questo permette a Foxconn di importare le componenti senza pagare i dazi cinesi. Non solo: grazie alla zona franca, Apple compra i telefoni finiti da Foxconn prima che siano entrati tecnicamente in Cina, poi li vende alle controllate in paradisi fiscali come l’Irlanda, e lascia che siano quelle controllate a vendere gli iPhone al resto del mondo dopo aver aggiunto un cospicuo margine di guadagno.
Questo permette a Apple di registrare il grosso dei suoi profitti in paesi dove paga meno tasse anche se i suoi telefoni vengono spediti da porti cinesi. Il risultato e’ che nell’anno fiscale 2017 Apple ha pagato imposte in misura pari al 18 per cento circa del suo reddito lordo, sebbene la societa’ si aspettasse di pagare un’aliquota intorno al 25 per cento […]
Apple non e’ certo la sola.
Anche Microsoft, per esempio, riporta che la sua aliquota fiscale effettiva negli anni fiscali 2015-17 e’ stata del 18 per cento circa […]
Anche Google ha pagato un’aliquota media effettiva di circa il 18 per cento. Cio’ puo’ essere spiegato solo in parte dalle inferiori aliquote fiscali previste per le societa’ presso i principali partner commerciali degli Stati Uniti. Almeno altrettanto importante e’ la capacita’ di queste aziende di riportare i loro profitti in paesi con aliquote fiscali effettive prossime allo zero

Info:
https://www.lavoce.info/archives/68783/guerre-commerciali-e-disuguaglianze/
https://www.repubblica.it/robinson/2020/08/18/news/bentornata_cara_vecchia_lotta_di_classe-300827708/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/11/i-super-ricchi-alla-base-delle-crisi-come-evitarlo-misure-fiscali-parla-lautore-del-libro-che-lega-guerre-commerciali-e-lotta-di-classe/6009245/

Green New Deal/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

“Non sara’ inutile ricordare che i paesi del Nord del mondo, malgrado la percentuale limitata di popolazione (circa il 15% della popolazione mondiale, per l’insieme di Stati Uniti, Canada, Europa, Russia, Giappone), sono responsabili di quasi l’80% delle emissioni di CO2 accumulate dall’inizio dell’epoca industriale.
Un 80% spiegabile con il fatto che le emissioni annue pro capite hanno raggiunto nei paesi occidentali, tra il 1950 e il 2000, livelli estremamente elevati: tra 25 e 30 tonnellate pro capite negli Stati Uniti, attorno alle 15 in Europa.
Sono livelli che attualmente, a inizio anni venti del Duemila, hanno comunque iniziato a ridursi, a circa 20 tonnellate negli Stati Uniti e a 10 in Europa.
Il punto, invece, e’ che la Cina fino al 2000 era al di sotto delle 5 tonnellate, mentre tra il 2000 e il 2020 ha emesso tra 5 e 10 tonnellate annue pro capite.
Considerata la traiettoria osservata fin qui, arrivera’ a raggiungere i livelli di vita occidentale senza essere mai passata attraverso emissione pro capite elevate come quelle dell’Occidente.

Info:
http://www.lanavediteseo.eu/item/una-breve-storia-delluguaglianza/
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

 

Economia di mercato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La Nave di Teseo (2021)

Sul piano economico e finanziario, lo Stato cinese dispone di attivi notevoli, molto superiori ai suoi debiti, che gli consentono una politica ambiziosa, sul piano locale come su quello internazionale, specie in tema di investimenti in infrastrutture e di transizione energetica.
Viceversa, fa specie dover rilevare come i principali Stati occidentali si ritrovino, all’inizio degli anni 2020, con posizioni patrimoniali quasi nulle o negative.
Anziche’ far quadrare i loro conti pubblici (il che li avrebbe obbligati a tassare in misura ben maggiore i contribuenti piu’ ricchi), questi paesi hanno accumulato debito pubblico mettendo in vendita una quota crescente dei loro asset, per cui il primo ha finito per superare, sia pure di poco, i secondi.
Parliamoci chiaro: i paesi ricchi sono ricchi, non essendo mai stati i patrimoni privati cosi’ elevati, ma i loro Stati sono poveri.
Se continuano lungo questa strada, probabilmente si ritroveranno con un patrimonio pubblico sempre piu’ negativo, il che corrisponderebbe a una situazione in cui i detentori dei titoli di debito sarebbero in possesso non solo dell’equivalente di tutti gli attivi pubblici (edifici, scuole, ospedali, infrastrutture ecc.) ma anche di un diritto di prelievo su una parte delle imposte dei contribuenti futuri.

Info:
http://www.lanavediteseo.eu/item/una-breve-storia-delluguaglianza/
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza

https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

Ricordate che la Campagna del millennio aveva spostato indietro, al 1990, l’anno di riferimento, per poter rivendicare i successi della Cina nella lotta alla poverta’?
Bene, che cosa succede se eliminiamo la Cina dall’equazione? Succede che scopriamo che la poverta’ nel mondo, negli anni ottanta e novanta, proprio quando la Banca mondiale stava imponendo i programmi di aggiustamento strutturale in gran parte dei paesi del Sud del mondo, in realta’ e’ aumentata.
Oggi, il numero delle persone che versano in condizioni di poverta’ estrema e’ esattamente lo stesso del 1981: poco piu’ di un miliardo.
In altre parole, mentre la narrazione edificante ci induce a credere che la poverta’ sia diminuita in tutto il mondo, in realta’ gli unici posti dove si e’ effettivamente registrato un calo sono la Cina e l’Asia orientale.
Ed e’ un punto cruciale , perche’ quei paesi sono fra i pochi nel pianeta in cui il capitalismo liberista non e’ stato imposto con la forza dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale. In tutto il resto del mondo la poverta’ e’ rimasta uguale o e’ addirittura peggiorata, nel complesso. E questo continua a essere evidente, nonostante i tentativi della Banca mondiale di adulterare le cifre.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

Il regime cinese dispone anche di altri punti di forza. Quando si manifesteranno le catastrofi climatiche, avra’ gioco facile a stigmatizzare i responsabili dell’Occidente.
Piu’ in generale, la Cina non manca mai di ricordare di essersi industrializzata senza ricorrere alla schiavitu’ e al colonialismo, di cui ha peraltro pagato le conseguenze. E cio’ la mette nella condizione di acquisire punti a favore rispetto a quanto viene percepito un po’ ovunque nel mondo come l’eterna arroganza dei paesi occidentali. I quali sono sempre pronti a impartire lezioni all’intero universo in materia di giustizia e di democrazia, quando invece si rivelano incapaci di fronteggiare le disuguaglianze e le discriminazioni che li stanno consumando, e patteggiano come se niente fosse con tutti i potentati e gli oligarchi che sono i maggiori beneficiari delle loro fortune.
Sotto tutti questi aspetti, la risposta giusta al socialismo statalista e autoritario cinese sarebbe quella di promuovere una forma di socialismo democratico e partecipativo, ecologico e postcoloniale, sensibile in particolare ai problemi del Sud del mondo e attento a tutte le disuguaglianze e ipocrisie occidentali.
Uno sviluppo del genere autorizzerebbe anche a rispondere alla perdita di velocita’ del neoliberismo, declino che e’ stato accelerato dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla crisi pandemica del 2020: declino spiegabile piu’ in generale con il fallimento delle promesse reaganiane di dinamizzazione della crescita mediante la deregolamentazione, al punto che le classi medie e popolari alle quali erano stati promessi mari e monti hanno cominciato a dubitare seriamente della globalizzazione.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Geoeconomia/Amighini

Alessia Amighini – Finanza e potere lungo le Nuove Vie della Seta – Universita’ Bocconi Editore (2021)

Sono questi cinque i settori prioritari di cooperazione, secondo i documenti ufficiali cinesi: innanzitutto, il dialogo politico.
L’Iniziativa intende creare un meccanismo intergovernativo a piu’ livelli per dialogare su temi economici e politici, approfondire l’interesse comune, raggiungere un nuovo consenso e promuovere la fiducia tra le parti […]
Un secondo importante settore di cooperazione riguarda la connettivita’ delle infrastrutture.
Secondo il Libro Bianco della BRI, l’Iniziativa mira a rafforzare i piani per lo sviluppo delle infrastrutture di base, a raggiungere la convergenza degli standard tecnici e a formare gradualmente una rete di infrastrutture per collegare le regioni in Asia, Europa e Africa.
Questi piani dovrebbero anche promuovere l’economia a basse emissioni di carbonio e l’economia verde, tenendo pienamente conto degli effetti del cambiamento climatico […]
Un terzo obiettivo della BRI e’ promuovere l’espansione del commercio internazionale. Secondo il Libro Bianco, l’Iniziativa ambisce a facilitare le interazioni, eliminare le barriere anche agli investimenti e a creare una zona di libero scambio tra i paesi partner. Nell’intenzione cinese, essa dovrebbe promuovere una maggior integrazione economica tra le aree interessate, agevolando in tal modo la formazione di catene del valore sovraregionali […]
Un quarto capitolo della BRI e’ quello della cooperazione culturale e scientifica. Secondo il Libro Bianco, lo spirito amichevole e cooperativo e’ parte della cultura della Via della Seta e dovrebbe essere la base per il successo della nuova Iniziativa che percio’ intende creare alcune forme e meccanismi per lo scambio culturale, accademico e di talenti, la formazione, la cooperazione con i media e il dialogo tra i giovani e tra le donne.
Il Libro Bianco cita anche il turismo internazionale, il controllo delle malattie, i centri di ricerca comuni per i laboratori e i partiti politici e gli scambi parlamentari come mezzi importanti per migliorare la comprensione e la fiducia reciproca […]
Infine tra i pilastri fondamentali della BRI rientrano la cooperazione e il sostegno finanziario.
Secondo il governatore della PBoC, Yi Gang, rispetto al futuro della connettivita’ finanziaria, oggetto del secondo Belt and Road Forum tenutosi a Pechino il 25 aprile 2019, la Cina ha compiuto grandi progressi in materia di sostegno finanziario dato alla BRI

Info:
https://sbilanciamoci.info/finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta/
https://www.theprocurement.it/wp-content/uploads/2021/05/Amighini-recensione.pdf
https://www.letture.org/finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta-alessia-amighini
https://www.osservatorio-economie-emergenti-torino.it/points-of-view/310-nuovo-libro-finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta-una-panoramica-offerta-dall-autrice.html

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Precipizio. Il capitale all’attacco della democrazia e il dovere di cambiare rotta – Ponte alle Grazie (2021)

Dopo la Seconda guerra mondiale, quando godevano di una potenza impareggiabile, gli Stati Uniti promossero quell’«ordine mondiale liberale» che e’ stato una manna per le multinazionali statunitensi, le quali oggi possiedono circa la meta’ dell’economia globale.
Un incredibile successo strategico.
Ancora una volta seguendo il modello britannico, gli Stati Uniti hanno perseguito il «libero scambio» in maniera funzionale al potere privato interno. Il «libero scambio» di stampo britannico fece dell’India un protettorato chiuso. Quello statunitense impone un rigido sistema di brevetti («proprieta’ intellettuale») che garantisce un monopolio pressoche’ totale alle grosse industrie americane.
Il governo statunitense assicura inoltre sussidi incalcolabili alle industrie energetiche, all’agribusiness e agli istituti finanziari. Gli Stati Uniti si lamentano delle politiche industriali della Cina, ma intanto la moderna industria tecnologica ha potuto contare in larga misura sulla ricerca e sviluppo del settore economico sovvenzionato dallo Stato, a tal punto che l’intera economia puo’ considerarsi un sistema di sussidi pubblici e profitto privato.
Ma ci sono molti altri strumenti per sovvenzionare l’industria. L’approvvigionamento, per esempio, si e’ dimostrato un mezzo efficace. Di fatto, l’enorme apparato militare da solo fornisce, attraverso l’approvvigionamento, un generosissimo sussidio statale all’industria. E sfioriamo solo la superficie.

Info:
https://www.illibraio.it/news/saggistica/precipizio-libro-chomsky-1410524/

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

La distribuzione delle emissioni, com’e’ noto, sta cambiando.
Nel 2005 i paesi in via di sviluppo, nel loro insieme, avevano raggiunto i paesi ricchi in termini di emissioni di anidride carbonica: una variazione quasi interamente imputabile alla Cina, data la sua forte dipendenza dal carbone. Di recente la Cina ha sorpassato gli Stati Uniti ed e’ diventata il piu’ grande inquinatore del pianeta. E il Brasile, l’Indonesia e l’India hanno ormai superato la Germania e il Regno Unito.
Questa evoluzione ha a che fare in buona parte con il fatto che la globalizzazione ha spostato la produzione nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Cina, esternalizzando in sostanza la responsabilita’ dell’inquinamento.
Ciononostante, una volta corretto per le dimensioni demografiche, il quadro si presenta molto diverso. Gli Stati Uniti restano i maggiori inquinatori, con emissioni di CO2 pro capite triple rispetto a quelle cinesi. La Germania produce quasi il doppio delle emissioni cinesi, in termini pro capite. L’India, dal canto suo, si mantiene notevolmente al di sotto della media mondiale: ogni indiano e’ responsabile di appena 1,4 tonnellate di emissioni, mentre la media mondiale e’ superiore a 4,5 tonnellate pro capite. Gli africani emettono solo 0,9 tonnellate ciascuno.
Eppure i costi dei cambiamenti climatici graveranno soprattutto sull’Africa e sull’India, incidendo sul Pil delle due regioni rispettivamente nella misura del 4 e del 5 per cento.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Geoeconomia/Arrighi

Giovanni Arrighi – Adam Smith a Pechino – Mimesis (2021)

Il vero vantaggio competitivo cinese non e’ tanto che l’operaio di produzione costi il 5% del suo corrispettivo americano, quanto che l’ingegnere o il direttore di reparto costino il 35% o anche meno.
Allo stesso modo, le statistiche che mostrano come i lavoratori americani impegnati in aziende ad alta intensita’ di capitale siano diverse volte piu’ produttivi dei colleghi cinesi, ignorano il fatto che questa maggiore produttivita’ deriva dall’impiego di macchinari complessi per l’automazione delle operazioni e della movimentazione allo scopo di sostituire altri lavoratori.
In questo modo i costi dovuti al lavoro si riducono, ma aumentano quelli dovuti all’impiego del capitale e alla sua gestione.
Le fabbriche cinesi invertono questa tendenza, cercando il risparmio sul capitale e accrescendo il ruolo giocato dal lavoro. Per esempio, progettando le parti in modo che siano prodotte, maneggiate e assemblate manualmente, i costi in conto capitale si riducono nel complesso di un terzo. Per di piu’, le fabbriche cinesi impiegano, come ci si aspetterebbe dalla tesi di Sugihara, lavoro di alto livello a buon mercato non solo al posto di macchinario costoso, ma anche al posto di dirigenti altrettanto costosi.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/estero/22190-sandro-mezzadra-il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto.html
http://effimera.org/il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto-di-sandro-mezzadra/
https://www.mimesisedizioni.it/download/12739/e816dca0af4b/simone-pieranni-il-manifesto-4-febbraio-2022-sfide-e-quesiti-intorno-al-modello-cinese-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/download/12571/6eb5c7fab8b8/simone-pieranni-il-manifesto-29-dicembre-2021-lanno-della-tigre-nelle-mani-del-serpente-xi-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/adam-smith-a-pechino-giovanni-arrighi/
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=747