Capitalismo/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Missione economia – Laterza (2021)

La crisi del Covid-19 ha rivelato anche la grande fragilita’ del capitalismo.
Le persone che operano nell’ambito della cosiddetta gig economy, ossia l’economia del lavoro a chiamata, non hanno nessuna sicurezza.
I livelli elevati di indebitamento delle imprese – dovuti in parte alla necessita’ di pagare i dividendi, riacquistare azioni proprie e aumentare indirettamente la retribuzione dei dirigenti – hanno privato molte aziende delle risorse con cui poter fronteggiare la situazione.
La strategia di affidarsi a catene di fornitura globali fragili per tagliare i costi e ridurre il potere contrattuale dei lavoratori in loco si e’ rivelata un tallone d’Achille quando la pandemia ha interrotto la produzione a livello globale creando una concorrenza agguerrita anche per beni essenziali come le mascherine.
Alcuni governi, in particolare quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti, erano andati verso un’esternalizzazione talmente spinta verso il settore privato e le societa’ di consulenza che non sono stati in grado di gestire la crisi in modo adeguato […]
Numerosi governi un tempo fautori dell’austerita’ si sono improvvisamente orientati verso la spesa pubblica – indebitandosi e creando deficit di dimensioni tali che un tempo avrebbero causato un’apoplessia ideologica – nel tentativo di fare l’impossibile (il famoso whatever it takes) per tenere vive le rispettive economie nazionali.
Nel fuoco incrociato di un crollo della produzione unito al crollo della domanda – in gran parte indotti dallo Stato per domare il virus –, il modello economico e sociale Thatcher-Reagan ha fallito, e l’economia globale sta lottando contro una depressione storicamente gravissima

Info:
https://www.laterza.it/2021/04/28/mariana-mazzucato-racconta-missione-economia/
https://francosenia.blogspot.com/2021/05/uneconomista-pericolosa.html
https://www.corriere.it/cultura/21_maggio_04/mazzucato-stato-innovatore-un-analisi-confortante-ma-discutibile-971fab64-acea-11eb-b89d-9c2f0a2ddccd.shtml
https://www.articolo21.org/2021/06/leconomista-mariana-mazzucato-in-missione-con-pietro-del-solda-al-festival-delleconomia-di-trento-4-giugno-2021/

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Il neoliberismo non e’ soltanto il modello piu’ recente del capitalismo industriale.
E’ profondamente diverso da tutti i modelli precedenti sotto tre aspetti.
In primo luogo, e’ un modello che invece del raggiungimento di accordi paternalistici coi sindacati, ne persegue l’annientamento. Questo e’ vero tanto a Shanghai quanto in Virginia. Di conseguenza, il neoliberismo sconvolge inesorabilmente il contesto fisico, sociale e istituzionale […]
In secondo luogo, e’ transnazionale. Crea un mercato globale e industrie ripartite su scala mondiale, insieme a meccanismi di controllo che sono al di sopra degli stati nazionali. Di conseguenza, per la prima volta nella storia moderna, gli stati nazionali sono stati riprogettati per agire per conto di un’elite sovranazionale, la cui ricchezza e’ principalmente finanziaria.
In terzo luogo, il neoliberismo e’ stato modellato intorno alla crescita della tecnologia informatica e la tecnologia informatica sconvolge i meccanismi che sono stati alla base del capitalismo per due secoli e mezzo: la capacita’ di mantenere i prezzi sensibilmente piu’ alti dei costi di produzione e la capacita’ di creare nuovi posti di lavoro per tutti quelli che avevano perso il lavoro per colpa delle macchine.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Tanto per cominciare: tutta la controrivoluzione neolib e’ stata combattuta per rendere lo stato piu’ frugale, per “affamare la bestia”.
Il risultato pero’ e’ stupefacente: dopo cinquant’anni di neoliberismo sfrenato, il risultato e’ che lo stato e’ piu’ importante che mai.
Come scriveva l’“Economist” nel suo dossier, “le prime dieci societa’ petrolifere e di gas del mondo, misurate per le loro riserve, sono tutte di proprieta’ degli stati”.
Societa’ statali che si comportano come ditte private, ma le cui leve di comando sono pur sempre in mano alla politica.
Ed e’ agli stati che la finanza deve ricorrere per imporre le “riforme strutturali” richieste dai creditori ai paesi debitori, cioe’ per imporre privazioni ai propri cittadini. Sono gli stati, non i mercati, che gestiscono le recessioni, le pandemie, le crisi sociali […]
Non solo: nell’era che piu’ osanna alla liberta’ degli scambi, all’abolizione delle frontiere, guarda un po’ chi si rivedono? Le guerre commerciali tra stati.
Cosa e’, se non una guerra commerciale, nel piu’ puro spirito mercantilista, il braccio di ferro dei dazi e delle tariffe protezionistiche tra Stati Uniti e Cina scatenato negli ultimi anni?

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio.La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

A forza di usarlo, il debito diventa una categoria mentale che informa tutti i nostri ragionamenti.
Lo stesso inquinamento ambientale e’ visto non come un danno che noi infliggiamo al pianeta e a noi stessi, ma come un debito che noi contraiamo con la “natura”, debito che non possiamo o non vogliamo saldare ma – si spera – possiamo riportare, dilazionare, posporre dal domani al dopodomani.
E’ questa concezione del danno ambientale come debito da saldare in futuro, e mai come tragedia presente, che spiega perche’ un problema cosi’ serio e cosi’ urgente susciti movimenti in definitiva tanto deboli.
Il problema tocca tutta l’umanita’ ma per affrontarlo agisce solo una sparuta, inerme (e innocua) minoranza.
Che sia cosi’, se ne ha una prova al contrario: l’unico momento in cui il problema ambientale assurge a priorita’ e’ quello della catastrofe. Perche’ quello e’ il momento in cui il debito va “in protesto”, e la catastrofe e’ la bancarotta del debitore.[…]
In un mondo in cui governa il debito, il futuro e’
cancellato perche’ e’ ipotecato dal debito pregresso.
Se per rimborsare il debito vengono tagliati i fondi per l’istruzione, intere generazioni di giovani non potranno frequentare l’universita’ o – se per straordinaria fortuna ci riusciranno – poi non potranno trovare un lavoro consono.
Piu’ in generale, la “frugalita’” dello stato e’ solo il preannuncio di una piu’ drastica dieta dimagrante estesa a tutta la societa’, per cui a poco a poco vengono erosi i salari, fino a che la retribuzione non ammontera’ nemmeno piu’ al salario di riproduzione (quella soglia minima di compenso che permette alla forza lavoro di riprodursi, cioe’ di procreare e crescere figli): da qui il crollo della natalita’ in tutti i paesi industrializzati sottoposti al regime neolib.
Intere generazioni sono state – e vengono tuttora
– sacrificate sull’altare del neoliberalismo: in questo caso e’ letteralmente vero che le colpe (die Schulden – i debiti) ricadono sui figli, ma anche sui nipoti e pronipoti

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Da decenni l’Europa discute delle migliori prassi per il governo d’impresa.
Le aziende europee devono semplicemente massimizzare il valore dell’azienda per i loro azionisti o devono tenere conto degli interessi (spesso divergenti) di altri stakeholders?
Anche all’interno dello shareholder capitalism, il capitalismo dell’azionista (come viene spesso chiamato il primo approccio), c’e’ un dibattito: bisogna preoccuparsi del valore del mercato azionario odierno o del valore a piu’ lungo termine?
Nella pratica, il capitalismo dell’azionista negli Stati Uniti ha portato all’ossessione per il breve termine (short-termism). Ci si focalizza sul qui e ora, o per dirla in altri termini si cercano modi per far salire il prezzo delle azioni oggi senza curarsi della fattibilita’ a lungo termine dell’impresa.
Adottando questo approccio, le 
aziende spesso si caricano di debiti, tanto che finiscono per andare in bancarotta.
Gli stakeholders, invece, i portatori di interesse, sono un gruppo piu’ ampio che include i dipendenti, i clienti, le comunita’ locali e la societa’ in generale. Lo stakeholder capitalism, per sua stessa natura, deve tenere in considerazione il lungo termine.
Per buona parte degli ultimi due decenni, questi due gruppi hanno simboleggiato approcci opposti.
La Germania e’ il prototipo dello stakeholder capitalism, che caratterizza soprattutto le medie imprese tedesche (le Mittelstand), ma non solo.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

(II parte)

Qui la dottrina del capitale umano e’ portata alle sue piu’ estreme e letterali conseguenze, nel senso che il debito in se’ ti costringe a pensare te stesso in termini di capitale, investimento, ammortamento.
Il potere che si esercita sull’individuo e’ quindi sempre piu’ totale e piu’ economico, nel duplice senso della parola: e’ piu’ basato sull’economia ed e’ meno costoso, necessita di minori sforzi per essere esercitato; il giogo viene sostituito da un guinzaglio “automatico” (o meglio da una sorta di braccialetto elettronico virtuale), il controllo disciplinare della fabbrica e della prigione e’ rimpiazzato dal collare del debito moroso […]
Ma se la forma dominante del potere passa da quella disciplinare a quella del controllo, e lo fa attraverso la relazione debito/credito, allora il settore trainante passa dalla manifattura, dall’industria, alla finanza.
Non che l’industria scompaia, proprio come nei secoli XIX-XX la rivoluzione industriale non aveva fatto scomparire l’agricoltura, l’aveva solo soppiantata come settore trainante e dominante dell’economia e anzi aveva rivoluzionato l’agricoltura stessa industrializzandola. Lo stesso avviene oggi: l’industria continua a esistere, anzi produce un volume di merci sempre maggiore (esattamente come l’agricoltura produce un volume di cibi infinitamente maggiore di un secolo fa), ma non e’ piu’ il settore che definisce l’economia della nostra epoca.
Questo settore e’ la finanza, che ha finanziarizzato l’industria, come l’industria aveva industrializzato l’agricoltura.
La finanza e’ il settore dominante anche perche’ e’ quello che meglio si sposa con la rivoluzione informatica […]
Sotto il giogo di un potere disciplinare, i lavoratori potevano sperare di “spezzare le catene” (come cantavano nei loro cori dell’epoca). Invece, al guinzaglio del debito, sotto una sorveglianza continua, cosa puo’ sperare il debitore se non di non cadere nell’insolvenza, di non diventare moroso: la sua unica, inaudita speranza puo’ essere solo di restare a vita debitore ligio e puntuale; al massimo, puo’ augurarsi non di liberarsi dal guinzaglio, ma che il guinzaglio non tiri troppo.
E infatti, ormai da trent’anni a questa parte, a nessuno viene detto: “Se agisci come ti chiedo, domani starai meglio”. Al contrario, viene somministrata una minaccia continua: “Se non fai come pretendo, starai molto peggio”, fallirai, cadrai in miseria, sarai abbandonato nella tua vecchiaia e non sarai curato quando ti ammalerai. Non c’e’ più “il bastone e la carota” del potere disciplinare (punizioni e premi di produzione in fabbrica), rimane solo il ricatto “o la minestra o la finestra”: se non rispetti lo scadenzario delle consegne cercati un altro lavoro, viene detto al fattorino, al rider della pizza d’asporto anzi, il rapporto di lavoro ideale per il neoliberismo e’ quello dell’autista Uber che si auto sfrutta da solo.
Mirabile esempio di capitalista di se’.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

(I parte)

Non si sottolineera’ mai abbastanza quanto il nuovo panorama tecnologico sia definito dall’ideologia neolib.
A tal punto che a nessuna forza politica rilevante e’ venuto in mente non dico di proporre, ma neanche di aprire un dibattito pubblico sull’idea che internet debba essere pubblico.
Si e’ parlato tanto di “autostrada informatica”, pero’ le strade sono pubbliche, nessuno vorrebbe tornare ai balzelli e pedaggi a ogni incrocio. Eppure pare scontata l’idea che i grandi server, provider, operatori, motori, connettori siano tutti in mano ai privati, che costituiscano dei giganteschi oligopoli, abbiano anzi una struttura di tipo feudale: duca di Facebook, principe di Google, marchese di Alibaba, conte di Oracle…[…]
Se la rivoluzione informatica fornisce gli strumenti tecnologici di controllo a distanza, e’ la tecnologia del debito ad assicurarne la dimensione economica.
Per quanto possa apparire strano, e’ assai recente l’uso sistematico e codificato del debito – sia dei privati, sia degli stati – come strumento politico e sociale […]
E’ solo nel XX secolo che il debito assurge a vero e proprio strumento di controllo politico. Lo fa innanzitutto come controllo delle singole persone, delle loro famiglie, attraverso l’istituzione del mutuo. L’Ottocento non conosceva ancora il mutuo per l’acquisto della casa come strumento disciplinatore di intere popolazioni: chi si addossa un mutuo quindicennale o trentennale non e’ propenso a rivoltarsi, e per una duplice ragione: 1) il mutuo lo rende proprietario di casa, e quindi gli fa interiorizzare l’ideologia proprietaria; 2) il mutuo lo rende in un certo senso debitore di se stesso, prigioniero della sua (futura) proprieta’ per anni e decenni a venire […]
Mutuo e carte di credito spiegano almeno in parte l’incredibile espansione dei prestiti ai privati nel secondo dopoguerra […]
Il debito e’ diventato la condizione di vita di quasi tutte le famiglie dei paesi sviluppati. Ci si indebita per il mutuo della casa, per l’acquisto della macchina, per studiare all’universita’, per andare in vacanza, per una protesi dentale […]
Perciò “il debito e’ la tecnica piu’ adeguata per produrre l’homo oeconomicus neoliberale. Non solo lo studente considera se stesso un capitale umano che egli deve valorizzare per i suoi propri investimenti (i debiti che contrae per studiare), ma inoltre si sente obbligato ad agire, a pensare, a comportarsi come se fosse un’impresa individuale. Il debito impone a persone che non sono neanche entrate nel mercato del lavoro un addestramento ai comportamenti, alle regole di contabilita’, ai principi di organizzazione di solito messi
in atto in seno alle imprese.                        (continua)

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

 

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Come dice Pierre Bourdieu: “La violenza simbolica e’ quella violenza che estorce sottomissioni che non sono nemmeno percepite come tali” […]
Percio’ “i dominati applicano categorie costruite dal punto di vista dei dominanti ai rapporti di dominio, facendoli cosi’ apparire naturali”. Come la donna suddita della violenza patriarcale si strugge perche’ non si sente abbastanza “femminile” (cioe’ non abbastanza corrispondente al ruolo che il patriarcato le ha assegnato e in cui l’ha confinata), o […] il lavoratore licenziato giustifica il padrone che lo licenzia perche’ ha interiorizzato la “necessita’ di tagliare i costi”[…]
Uno dei modi piu’ sintomatici in cui si manifesta quest’interiorizzazione del dominio capitalista e’ la scomparsa dal lessico di alcuni vocaboli.
Non menziono nemmeno i termini “padrone” e “padronato” che sono diventati parolacce, scurrilita’ da evitare in pubblico. Ma tendono a sparire anche le piu’ neutre parole “capitalismo” e “capitalista”. Nessuno se ne e’ accorto, ma queste due parole non solo non sono piu’ usate ma, quando capita di pronunciarle, lo si fa con un certo disagio.
L’unico modo educato di usare questo termine e’ aggettivarlo: capitale umano, capitale sociale, capitale culturale, capitale simbolico […]
Nel momento in cui ci viene inculcato che siamo tutti capitalisti, tutti proprietari del nostro capitale umano, in quello stesso momento del capitale in senso strettamente economico, come ammontare di denaro investibile, non se ne parla piu’ e il capitale-denaro diventa indicibile.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
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Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

E’ inutile, ridondante rifare qui l’elenco dettagliato dei disastri ambientali che questo modo di produzione e questo sistema economico stanno arrecando al nostro pianeta.
Non sono solo il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello degli oceani, il buco dell’ozono, la desertificazione di aree sempre crescenti delle terre emerse, la cementificazione, la deforestazione, l’inquinamento atmosferico e l’avvelenamento dei mari, l’invasione delle plastiche e delle microplastiche, c’e’ infine l’accelerata scomparsa di specie viventi, tanto da far parlare della “sesta estinzione di massa”.
La domanda che ognuno si pone e’: ma di questo innegabile, esponenziale deterioramento ambientale e’ responsabile la rivoluzione industriale? O il sistema capitalistico di mercato? O ambedue? […]
Mentre un maniscalco antico poteva vivere tutta la vita tranquillo fondendo e martellando lo stesso numero di ferri di cavallo senza sentire nessun bisogno di ingrandire la propria forgia, nel sistema capitalistico chi resta fermo muore: se la produzione di una fabbrica di pneumatici non aumenta, se il mercato non si allarga, se le vendite non crescono, s’inceppa tutto il sistema di credito/investimento/ammortamento/servizio del debito/profitto/reinvestimento.
Il capitalismo non solo non concepisce uno stato stazionario (benche’ tutta la teoria economica neoclassica sia basata sulla nozione di equilibrio di mercato), ma e’ terrorizzato anche da un rallentamento della crescita in uno stato non stazionario.
Il problema originario del capitalismo sta nel fatto che e’ concepito come un sistema a espansione illimitata, ma la Terra e’ rotonda e finita.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
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Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Nel 2015 le fondazioni [umanitarie] erano ben 86.203 e il loro patrimonio complessivo ammontava a 890 miliardi di dollari, le loro elargizioni annue a 62,7 miliardi e le donazioni ricevute a 53,1 miliardi.
Sono enormi masse di denaro che, convogliate in specifiche direzioni, possono deviare il corso della storia […]
Quel che piu’ disturba nei bene-fattori e’ che sono loro a definire cio’ che e’ bene. Perche’ loro sono, come diceva Carnegie, assolutamente certi di “fare meglio per i bisognosi di quanto loro vorrebbero o potrebbero fare per se stessi”.
E il criterio dei “benefattori” e’ insindacabile, non soggetto a nessuna verifica. Non certo quella delle urne: non a caso, a causa della pervasiva azione della sua fondazione nel campo dell’educazione, Bill Gates e’ stato definito il “ministro ufficioso dell’Istruzione degli Stati Uniti”. E nemmeno devono rispondere a qualcuno le fondazioni, a meno che la loro azione non sia penalmente perseguibile. “Se un progetto fallisce, cittadini e regioni ne soffriranno, ma i benefattori passeranno semplicemente al loro progetto successivo.”
Ma quel che rende le fondazioni una vera e propria “mostruosita’” concettuale e’ che esse si appellano a una concezione privatistica del bene comune, si fondano sull’idea liberistica dell’efficienza privata del mercato in quanto luogo della concorrenza, ma in realta’ non sono soggette a nessun regime di concorrenza […]
Oggi i Bill Gates e i Warren Buffett sono oggetto non solo di ammirazione, ma anche di civica, docile gratitudine.
Le fondazioni sono ormai un elemento familiare del nostro paesaggio, non costituiscono piu’ “scandalo” e non stupisce piu’ che questi enti “caritatevoli” si dedichino ad attivita’ lucrative in regime esentasse, e’ normale che accumulino patrimoni sempre crescenti e sempre esenti, potenzialmente per tutte le generazioni a venire.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
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