Capitalismo/Bauman

Zigmunt Bauman – Retrotopia – Laterza (2017)

La prima cosa cui pensano molti di noi, quando si parla di «progresso», e’ la prospettiva della ulteriore scomparsa di posti di lavoro – basati su abilita’ intellettuali oppure (come tanti altri lavori gia’  svaniti nel nulla) manuali – in cui dei computer, o dei robot gestiti da computer, rimpiazzeranno gli esseri umani; e questo ci fa venire in mente altri pendii, ancora piu’ scomodi, su cui saremo costretti a batterci per sopravvivere.
Secondo quasi tutte le indagini, la generazione dei cosiddetti «millennials» – i giovani che oggi entrano nel mercato del lavoro e affrontano le sfide della vita autonoma e le incertezze legate alla ricerca di una posizione sociale dignitosa, soddisfacente, gratificante e riconosciuta – e’ la prima, dai tempi della seconda guerra mondiale, a esprimere la paura di perdere, anziche’ migliorare, lo status sociale raggiunto dai loro genitori; la maggior parte dei «millennials » si aspetta che il futuro porti un peggioramento delle loro condizioni di vita, anziché aprire la strada ai progressi che hanno contrassegnato la storia personale dei loro genitori e che questi ultimi avevano insegnato loro ad aspettarsi e a conquistarsi con il lavoro. Insomma, la visione di un «progresso» inarrestabile si accompagna alla minaccia della perdita, piu’ che prefigurare nuovi traguardi e nuove posizioni nel mondo; e oggi e’ associata molto piu’ al degrado sociale che all’avanzamento e al miglioramento.

Info:
https://www.lindiceonline.com/focus/storia/zygmunt-bauman-retrotopia/
http://www.spazioterzomondo.com/2018/04/recensione-zygmunt-bauman-retrotopia-laterza/
https://www.anobii.com/books/Retrotopia/9788858127346/01451cd8783f930df2
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127346

Capitalismo/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo -il Saggiatore (2007)

L’obiezione contro tale sistema [neoliberista] e’ semplice: accoglierlo significa accettare che non abbiamo alternativa a un regime di eterna accumulazione di capitale e di crescita economica illimitata, incurante delle conseguenze sociali, economiche o politiche.
A sua volta, l’accumulazione illimitata di capitale richiede che il sistema neoliberista dei diritti sia esteso geograficamente, se necessario, attraverso la violenza (come in Cile e in Iraq), le pratiche imperialiste (come quelle del WTO, dell’FMI e della Banca mondiale) o l’accumulazione originaria (come in Cina e in Russia).
In un modo o nell’altro, i diritti inalienabili alla proprieta’ privata e al profitto devono essere universalmente affermati […] Ma i diritti alla proprieta’ privata non sono gli unici che abbiamo a disposizione. Anche la concezione liberale, espressa nella Carta dell’ONU, include diritti come la liberta’ di espressione e di parola, il diritto all’istruzione e alla sicurezza economica, o a organizzarsi in sindacato.
Applicare questi diritti significa sfidare il neoliberismo; rendere primari questi diritti derivati e trasformare in diritti derivati quelli primari alla proprieta’ privata e al profitto costituirebbe una profonda rivoluzione delle pratiche politico-economiche.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html

Lavoro/Boltanski

Luc Boltanski, Eve Chiapello – Il nuovo spirito del capitalismo – Mimesis (2014)

Il capitalismo necessita di uno spirito per coinvolgere le persone indispensabili alla produzione e allo sviluppo delle attivita’ economiche […]
Gli individui non possono essere messi e tenuti al lavoro attraverso la forza.
La prima ragione e’ di ordine pratico: il capitalismo non dispone del potere delle armi, in quanto e’ lo Stato – sempre relativamente autonomo, benche’ in gradi diversi, rispetto al capitalismo – a detenere il monopolio della violenza legittima. La seconda ragione riguarda il fatto che la liberta’ e’, in qualche modo, parte integrante del capitalismo, che dunque negherebbe se stesso se si imperniasse unicamente sul reclutamento della forza lavoro attraverso la forza: esso presuppone, quindi, quantomeno la liberta’ di lavorare (di accettare un impiego e di abbandonarlo, e dunque di coinvolgersi o meno) e quella di intraprendere (di assumere, acquistare, vendere e, piu’ in generale, combinare fra loro alcuni fattori per trarne profitto) […]
Il capitalismo deve fornire ragioni accettabili per coinvolgersi proprio perche’ e’ profondamente legato alla liberta’, non ha un potere totale sulle persone e presuppone lo svolgimento di numerosi lavori non espletabili senza il coinvolgimento attivo dei lavoratori, a cui devono essere fornite delle ragioni per impegnarsi […]
Cio’ significa che deve offrire alle persone la possibilita’, da una parte, di definire la condizione in cui si trovano in riferimento alla giustizia e, dall’altra, di aspirare legittimamente a una sicurezza di vita tale da potersi perpetuare nel loro essere (mantenere le condizioni della sopravvivenza biologica e sociale) e da riprodursi in quello dei loro figli.

Info:
http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/11716-il-nuovo-spirito-del-capitalismo.html
https://www.anobii.com/books/Il_nuovo_spirito_del_capitalismo/9788857524047/016a4f8341ba1b20a0

Europa/Ferguson

Niall Ferguson – Il grande declino. Come crollano le istituzioni e muoiono le economie – Mondadori (2013)

Cio’ che non va […] sono proprio quelli che una volta erano i quattro pilastri delle societa’ dell’Europa occidentale e dell’America del Nord – il governo rappresentativo, il libero mercato, il governo della legge e la societa’ civile – e che a partire dal XVI secolo sono stati il vero volano dell’espansione e dell’egemonia mondiale dell’Occidente, intaccati oggi da meccanismi degenerativi che li stanno sgretolando […] Sulla prima sta scritto «democrazia».
Sulla seconda, «capitalismo».
Sulla terza, «rule of law» (regola o governo della legge).
Sulla quarta, «societa’ civile ».
Insieme, costituiscono le componenti fondamentali della nostra civilta’.

Info:
https://www.anobii.com/books/Il_grande_declino/010fe0a2795ac23026
https://www.leggereacolori.com/letti-e-recensiti/libri-mondadori/recensione-di-il-grande-declino-di-niall-ferguson/
http://lanostrastoria.corriere.it/2013/10/28/niall-ferguson-loccidente-in-declino-riscopra-le-virtu-antiche/?refresh_ce-cp

Capitalismo/Boltanski

Luc Boltanski, Eve Chiapello – Il nuovo spirito del capitalismo – Mimesis (2014)

Il “primo” spirito del capitalismo, associato come si e’ visto alla figura del borghese, era in linea con le forme del capitalismo, essenzialmente familiare, di un’epoca in cui il gigantismo non era ancora ricercato, tranne in alcuni rari casi. I dipendenti conoscevano personalmente proprietari e padroni; il destino e la vita dell’azienda erano fortemente associati a quelli di una famiglia.
Il “secondo” spirito, che si organizza attorno alla figura centrale del direttore (o del dirigente salariato) e dei quadri, e’ invece legato a un capitalismo di grandi imprese, gia’ sufficientemente importanti perche’ la burocratizzazione e l’impiego di una dirigenza esterna e sempre piu’ acculturata ne costituiscano un elemento centrale […]
Il “terzo” spirito dovra’ essere invece isomorfo a un capitalismo globalizzato che metta in opera nuove tecnologie, per citare solo i due aspetti a cui si fa piu’ spesso riferimento per definire il capitalismo attuale […] si puo’ pensare che la formazione di un terzo spirito del capitalismo e la sua incarnazione in alcuni dispositivi, dipenderanno in larga misura dall’interesse delle multinazionali, oggi dominanti, alla salvaguardia di una zona pacifica al centro del sistema mondo, nella quale mantanere un vivaio di quadri (che permettono di conservare l’adesione di coloro da cui dipende la realizzazione del profitto) dove essi possano formarsi, crescere figli e vivere in sicurezza.

Info:
http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/11716-il-nuovo-spirito-del-capitalismo.html
https://www.anobii.com/books/Il_nuovo_spirito_del_capitalismo/9788857524047/016a4f8341ba1b20a0

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro – Produzione Nero (2018)

Se c’e’ un’ideologia che domina la nostra era, questa e’ il neoliberismo.
Oggi viene data per scontata l’idea che il modo piu’ efficiente per produrre e distribuire beni e servizi sia il libero scambio sul mercato tra individui guidati soltanto dalla ragione strumentale; d’altra parte, regolamentazioni statali e imprese nazionalizzate vengono interpretate come distorsioni che rallentano le efficienti dinamiche proprie del mercato stesso. Questa concezione del corretto funzionamento di un’economia e’ un punto di partenza comune sia ai critici che ai sostenitori del neoliberismo: semplicemente, il pensiero neoliberale e’ riuscito a stabilire cosa a questo punto dobbiamo considerare realistico, necessario e possibile.
E nonostante la crisi del 2008 abbia parzialmente messo in discussione la cieca fiducia di cui il neoliberismo godeva, questo e’ comunque rimasto parte della nostra visione del mondo condivisa: una visione talmente radicata che persino i suoi critici fanno fatica a immaginare alternative coerenti.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro – Nero (2018)

Nella percezione popolare, il neoliberismo e’ genericamente identificato come una celebrazione del libero mercato, un’impostazione che come corollario prevede la difesa a oltranza del libero scambio, dei diritti di proprieta’ e del libero movimento dei capitali […]
A differenza dell’opinione comune, […] il neoliberismo differisce dal liberalismo classico proprio nell’importante ruolo che attribuisce allo Stato.
In effetti, un compito fondamentale del neoliberismo e’ stato quello di acquisire il controllo dell’apparato statale al fine di utilizzarlo per il conseguimento dei propri obiettivi; mentre cioe’ il liberalismo classico si erge a favore di una sfera naturale che esula dal controllo statale (le leggi naturali dell’uomo e del mercato), i neoliberali capiscono che di «naturale» i mercati hanno poco o nulla […]
Sotto il dominio del neoliberismo, nella creazione dei mercati «naturali» un ruolo fondamentale e’ giocato proprio dallo Stato: il neoliberismo esige cioe’ che sia lo Stato a difendere i diritti di proprieta’ privata, che sempre lo Stato faccia rispettare i contratti, che imponga una legislazione antitrust, che reprima il dissenso sociale, e che mantenga sempre e comunque la stabilita’ dei prezzi. […]
Sarebbe quindi sbagliato credere che l’obiettivo dello Stato neoliberale sia semplicemente tirarsi indietro e non interferire coi mercati: gli interventi senza precedenti delle banche centrali sui mercati finanziari non sono sintomi del collasso dello Stato neoliberale ma, al contrario, gli effetti prodotti dalla sua funzione centrale: creare e sostenere i mercati a tutti i costi. […] Arrivati a questo punto, che le elezioni vengano vinte da partiti di sinistra o di destra conta poco: i dadi sono truccati, il neoliberismo ha vinto.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Capitalismo/Judt

Tony Judt – Guasto e’ il mondo – Laterza (2012)

Il materialismo e l’egoismo della vita contemporanea non sono aspetti intrinseci della condizione umana.
Gran parte di cio’ che oggi appare «naturale » risale agli anni Ottanta: l’ossessione per la creazione di ricchezza, il culto della privatizzazione e del settore privato, le disparita’ crescenti fra ricchi e poveri.
E soprattutto la retorica che accompagna tutto questo: l’ammirazione acritica per mercati liberi da lacci e laccioli, il disprezzo per il settore pubblico, l’illusione di una crescita senza fine.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842099819
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/3191/abbiamo-guastato-il-mondo-ma-una-via-di-uscita-ce/?refresh_ce
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__guasto-e-il-mondo-libro.php

Capitalismo/Boltanski

Luc Boltanski, Eve Chiapello – Il nuovo spirito del capitalismo – Mimesis (2014)

Se e’ vero che dal periodo della sua formazione il capitalismo e’ cambiato, la sua “natura” […] non si e’ radicalmente trasformata; di conseguenza anche le fonti di indignazione che hanno continuamente alimentato la sua critica sono rimaste pressappoco identiche nel corso degli ultimi due secoli.
Sono essenzialmente di quattro ordini: a) il capitalismo fonte di disillusione e di inautenticita’ di oggetti, persone, sentimenti e piu’ in generale del genere di vita che gli e’ associato; b) il capitalismo fonte di oppressione, poiche’ si oppone alla liberta’, all’autonomia e alla creativita’ degli esseri umani, che sotto il suo impero sono sottoposti da una parte al dominio del mercato come forza impersonale che fissa i prezzi, designa gli uomini e i prodotti-servizi desiderabili e rifiuta gli altri, dall’altra alle forme di subordinazione della condizione salariale (disciplina d’azienda, stretta sorveglianza da parte dei capi e inquadramento attraverso regolamenti e procedure); c) il capitalismo fonte di miseria per i lavoratori e di disuguaglianze di dimensioni prima sconosciute; il capitalismo fonte di opportunismo e di egoismo che, favorendo solo gli interessi particolari, distrugge i legami sociali e di solidarieta’ comunitari, soprattutto le forme minime di solidarieta’ tra ricchi e poveri.

Info:
http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/11716-il-nuovo-spirito-del-capitalismo.html
https://www.anobii.com/books/Il_nuovo_spirito_del_capitalismo/9788857524047/016a4f8341ba1b20a0

Capitalismo/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Privatizzazione, partenariati finanziari pubblicoprivato,  esternalizzazione dell’erogazione di servizi pubblici e altre strategie recenti quasi immancabilmente sono state propagandate come misure per introdurre i vantaggi dei mercati competitivi e della scelta del consumatore in attivita’ dove precedentemente la facevano da padrone le burocrazie statali.
Ma quasi mai il risultato e’ stato questo.
Uno degli scopi principali delle riforme neoliberiste era depoliticizzare l’economia. Queste speranze sono andate quasi sempre deluse, per due ragioni molto diverse tra loro.
La prima e’ che molti dei beni e servizi coinvolti hanno le caratteristiche tipiche dei beni collettivi e di cittadinanza. Quando un bene e’ collettivo, e’  impossibile, sia in teoria sia in pratica, che rimanga unicamente confinato a un contesto di mercato. In una societa’ democratica, questo significa che c’e’ un dibattito costante sulla sua qualita’ e la sua erogazione.
La seconda ragione, tuttavia, e’ che il neoliberismo, di fatto, non ha assunto la sua forma di mercato […]
Raramente si e’ avuta una piena concorrenza del genere immaginato dalla teoria neoclassica; la scelta del consumatore e’ stata possibile solo in certi casi; il coinvolgimento dello Stato non e’ diminuito, ha soltanto cambiato forma […]
Un numero ristretto di aziende di enormi dimensioni domina i nuovi settori privatizzati ed esternalizzati, e settori come le banche ormai vengono considerati vitali per l’economia e hanno acquisito di conseguenza uno status, in certo qual modo, di bene collettivo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445