Capitalismo/Saito

Il capitalismo nell’Antropocene – Kohei Saito – Einaudi (2024)


Il capitalismo e’ un sistema che, al fine di accrescere il valore e l’accumulo di capitale, promuove la creazione continua di nuovi mercati.
In questo processo ha finora sottratto risorse alla natura e all’essere umano trasferendone i costi in termini ambientali verso la periferia.
Per dirla alla Marx, si tratta di un processo «illimitato».
La necessita’ di non interrompere mai la crescita economica per aumentare il profitto e’ l’essenza stessa del capitalismo.
Per ottenere cio’, il capitale non bada a mezzi. Persino l’aggravarsi di crisi come quella del cambiamento climatico diventa un’occasione di profitto […]
Si tratta del cosiddetto «capitalismo dei disastri».
In questo modo, anche se saranno sempre di piu’ le persone in sofferenza per l’aggravarsi della crisi, il capitalismo continuera’ fino alla fine a cercare occasioni di profitto, dimostrando capacita’ di resilienza e di adattamento a qualunque situazione.
Anche di fronte a una crisi ambientale, il capitalismo non potra’ mai fermarsi con un semplice atto di volonta’.
Per tale ragione, in mancanza di interventi, il capitalismo mutera’ radicalmente il volto del nostro pianeta, rendendolo un luogo dove non ci sara’ piu’ dato di vivere.
E’ questo il punto d’arrivo dell’era dell’Antropocene.

Info:
https://www.einaudi.it/approfondimenti/intervista-saito-kohei/
https://www.cdscultura.com/2024/02/il-capitale-nellantropocene/
https://businessweekly.it/recensioni-libri-business/il-capitale-nellantropocene-il-capitalismo-e-responsabile-della-crisi-climatica/

https://www.micromega.net/il-capitale-antropocene-marx
https://naufraghi.ch/dinosauro-non-e-marx-ma-il-capitalismo/
https://www.antropocene.org/index.php/321-saito

https://journals.openedition.org/anuac/484?lang=it

Stato/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuoriscena (2023)

Una verita’ che e’ troppo scomoda da accettare ed e’ dunque nascosta in ogni modo possibile: l’incompatibilita’ tra capitalismo e democrazia.
E’ un’inconciliabilita’ da non intendere in senso superficiale, ma profondo. Anzi, a livello di superficie, la nostra economia si e’ sviluppata a braccetto con la democrazia elettorale. Quest’ultima costituisce un tratto caratteristico del capitalismo avanzato, che riguarda la peculiare separazione tra liberta’ politica e liberta’ economica.
La legittimita’ del sistema elettorale, accompagnato dal pluralismo dei partiti, e’ un mezzo fondamentale con cui lo Stato capitalista mantiene il consenso: ci fornisce l’illusione di avere ampia scelta di intervento sulla societa’.
Il suffragio universale da’ l’impressione di avere il potere collettivo di decidere del futuro del nostro Paese, di sostituire i governi al potere con altri che si prospettano migliori e soprattutto diversi.
L’affermazione delle differenze tra partiti e’ senza dubbio cruciale per la legittimazione del nostro sistema politico, poiche’ suggerisce che gli elettori, votando per le parti in competizione, stiano scegliendo tra alternative fondamentalmente incompatibili.
Eppure, gli strumenti che abbiamo sviluppato finora ci sono di aiuto per liberarci di questa visione mistificante della realta’ […]
Risulta evidente che tutti i partiti che ci governano, di qualsiasi colore siano, accettino quale presupposto indiscutibile il contesto capitalistico in cui operano […]
Il gioco istituzionale e’ dunque quello di elevare barriere piu’ alte possibili per evitare che le priorita’ economiche siano sopraffatte dalla volonta’ della maggioranza.
Le attuali politiche di austerita’ rimangono legate alla volonta’ di proteggere la governance economica dall’opinione popolare, cioe’ di impedire all’economia di diventare politica.
La spinta antidemocratica dell’austerita’ rivela pertanto una fondamentale verita’ del nostro sistema economico: perche’ esso funzioni al meglio, i cittadini devono essere esclusi dalle decisioni riguardo la distribuzione delle risorse nella societa’.
Questa vera e propria pulsione alla de-democratizzazione dell’economia e’ una costante nella storia del capitalismo e ci porta ad abbattere una delle illusioni che piu’ stanno a cuore all’establishment: il fatto che i «fascismi» e i regimi autoritari siano, se non un’aberrazione, almeno una deviazione dalla nostra norma liberale e democratica.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/28826-francesco-tucci-ripoliticizzare-l-economia.html

Europa/Jappe

Le avventure della merce. Per una nuova critica del valore – Anselm Jappe – Mimesis (2023)


Non e’ necessario tracciare qui un bilancio degli orrori prodotti dalla societa’ della merce nella sua attuale fase neoliberale. Sono perfettamente conosciuti.
La tanto apprezzata “mano invisibile” ha cominciato a picchiare all’impazzata. Stiamo tutti diventando “non redditizi”.
Oggi le crisi non derivano piu’ dalle imperfezioni del sistema produttore di merci, ma al contrario dal suo completo sviluppo […]
Bisogna abbandonare l’illusione che i problemi posti dal mercato possano ancora trovare delle soluzioni sul terreno della stessa economia di mercato […]
Per oltre centocinquant’anni, il movimento operaio e democratico ha accettato il capitalismo e tentato di applicargli mille catene e di circondarlo di mille recinzioni. Abbiamo visto che la prima crisi di valorizzazione, la prima vera contestazione e’ sufficiente perche’ la bestia dimentichi di essere stata addomesticata e spezzi tutte le sue catene.
Il capitalismo reso “sociale”, “democratico”, “umano”, e anche “ecologico”, con uno sforzo durato un secolo, puo’ ritornare da un giorno all’altro il capitalismo bruto: un sistema feticcio cieco, pronto a divorare qualsiasi cosa pur di sopravvivere.

Info:
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe
https://sinistrainrete.info/marxismo/25682-anselm-jappe-alcuni-punti-essenziali-della-critica-del-valore.html
https://www.sinistrainrete.info/marxismo/29578-roswitha-scholz-critica-del-valore-alla-vecchia-maniera-commenti-sul-conservatorismo-di-sinistra-di-anselm-jappe.html

Green New Deal/Crary

Terra bruciata. Oltre l’era digitale verso un mondo postcapitalista – Jonathan Crary – Meltemi (2023)


Adesso, pero’, con un’economia globale che dopo il 2008 e’ tenuta in vita artificialmente, con la crescita dei regimi corrotti autocratici e dei narco-Stati, e con le imprevedibili conseguenze della crisi climatica, i calcoli di lungo periodo da parte dei grandi potentati hanno lasciato il posto a forme di arricchimento di breve termine.
Siamo alla mezzanotte del capitalismo da casino’, quando i vincitori cominciano a incassare le proprie fiches. Poiche’ l’economia globale non ha alcuna prospettiva di lungo periodo, assistiamo a un’ultima baldoria di saccheggio su tutto il pianeta.
Fracking, rimozione delle cime delle montagne per estrarre minerali, foreste pluviali rase al suolo per lasciare spazio alle coltivazioni di biocarburanti, trivellazioni offshore, spoliazione di aree selvagge, tutto cio’ va di pari passo con la devastazione e il saccheggio delle risorse sociali e con l’espropriazione dei restanti frammenti di beni comuni, siano essi acqua potabile, aree selvagge o parchi cittadini.
E’ una sorta di nuova versione dello show televisivo degli anni Sessanta Supermarket Sweep, dove ai concorrenti era data una carta prepagata per lo shopping e un certo limite di tempo entro il quale dovevano afferrare freneticamente qualsiasi cosa di valore fosse presente nel negozio.

Info:
https://ilmanifesto.it/quella-spoliazione-delle-esistenze
https://serenoregis.org/2023/09/01/terra-bruciata-oltre-lera-digitale-verso-un-mondo-postcapitalista/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/bordoni-lettura-terra-bruciata-crary-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2023/06/04/quando-il-sogno-tecnomodernista-si-rivela-un-incubo/
https://www.artribune.com/editoria/2023/07/terra-bruciata-nuovo-libro-jonathan-crary/
https://serenoregis.org/2023/11/06/terra-bruciata-puntata-dei-perche/

Capitalismo/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Una societa per azioni, se la si osserva da vicino, e’ una costruzione molto particolare.
E’ legalmente una «persona giuridica», negli Stati Uniti e’ addirittura una «persona morale» dotata di tutti i diritti costituzionali di cui altrimenti godono solo «persone fisiche».
A differenza di altre persone giuridiche, come le associazioni e le cooperative, il suo unico obiettivo e’ l’aumento del denaro degli azionisti. Poiche’ la societa’ per azioni non puo’ morire come le persone fisiche, in linea di principio puo’ durare per sempre. E’ quindi una specie di macchina con proprieta’ antropomorfe il cui unico obiettivo e’ la moltiplicazione infinita di denaro.
I circuiti e gli ingranaggi di questo gigantesco cyborg sono costituiti in gran parte da esseri umani ma a queste persone e’ permesso unicamente adempiere alle funzioni necessarie a realizzare lo scopo finale della macchina: se non sono funzionali a questo scopo, la macchina li espelle.
Le istituzioni piu’ potenti del mondo sono state create secondo questo principio e sono finanziariamente piu’ forti di molti Stati.
Nonostante possano essere in conflitto con i governi, sono le loro creature: solo gli Stati e i governi sono in grado di creare, mantenere e far rispettare le complesse costruzioni giuridiche necessarie alla loro esistenza, o meglio che ne costituiscono il nucleo […]
Ma come si e’ arrivati alla nascita di una istituzione cosi’ bizzarra e distruttiva?
Fino alla fondazione delle prime societa’ per azioni intorno al 1600, l’accumulazione di capitale era legata alla ricerca da parte delle persone di un profitto individuale. Se qualcuno non provava piu’ il desiderio di aumentare il patrimonio, ad esempio con la scelta di ritirarsi dalle scene e godere dei frutti della ricchezza accumulata, concludeva anche l’espansione economica.
Diverso e’ il discorso nella societa’ per azioni: qui l’accumulazione e’ diventata un’istituzione, mentre in essa le persone sono interscambiabili.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Populismo/Serughetti

Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia – Giorgia Serughetti – Tempi nuovi (2021)

La tendenza populista e’ a declinare la sovranita’ nazionale in termini prevalentemente culturali.
Ne e’ un esempio la politica di aperta avversione ai valori occidentali e al multiculturalismo alimentata da Vladimir Putin con lo slogan «La Russia non e’ Europa». In modo simile si muove Erdogan, con il suo richiamo identitario al passato ottomano della Turchia. Orban esalta la specificita’ culturale ungherese mentre alimenta il mito di un’Europa centro-orientale, culla di una variante piu’ tradizionalista della civilta’ occidentale. In India, Narendra Modi propaganda il nazionalismo culturale hindu. Trump ha mostrato a sua volta al mondo come lo slogan «Make America great again» abbia potuto veicolare un messaggio di grandezza destinato ai suprematisti bianchi.
Cio’ che i sovranisti al potere hanno in comune, scrive Appadurai, e’ la consapevolezza di non poter davvero controllare le economie nazionali, ormai ostaggio degli investitori stranieri, degli accordi mondiali, della finanza internazionale, del lavoro precario e del capitale in generale.
Tutti promettono una purificazione culturale nazionale come strada verso il potere politico mondiale.
Tutti simpatizzano per il capitalismo neoliberista, proponendone versioni adatte all’India, alla Turchia, agli Stati Uniti o alla Russia.
La politica dei confini solidi, della separazione e delle gerarchie tra gruppi etnico-razziali risulta infatti funzionale proprio al sistema di sfruttamento capitalistico della manodopera straniera e subalterna. Il che, come vedremo, deve indurre a dubitare della vocazione antiliberista di questa opposizione al «globalismo».

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_DOMANI.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_FATTO.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/02/SERUGHETTI_CORSERABRESCIA.pdf
https://www.ingenere.it/letture/il-vento-conservatore
https://www.retisolidali.it/il-vento-conservatore-intervista-serughetti/
https://www.osservatore.ch/il-nuovo-vento-conservatore-e-la-destra-antidemocratica_66328.html

Stato/Rodhes

Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Carl Rodhes – Fazi (2023)

Il capitalismo woke e’ l’odierna derivazione di questo feudalesimo rinnovato, che cede alle imprese non soltanto l’autorita’ legale, ma anche quella morale e politica […]
Il capitalismo woke entra in gioco quando le imprese intervengono, o quantomeno danno la parvenza di farlo, per far fronte all’inazione del governo su problemi di interesse pubblico […]
Da un lato, cio’ puo’ apparire un gesto da accogliere favorevolmente, dettato dallo spirito di solidarieta’ e carita’ delle aziende e di imprenditori miliardari. Dall’altro, pero’, occorre domandarci quali effetti a lungo termine potra’ avere tutto questo sul nostro sistema politico.
Un tempo, le imprese erano inestricabilmente associate al conservatorismo di destra. Il capitalismo woke ha invece sparigliato le carte, giacche’ le aziende si presentano direttamente e inequivocabilmente come progressiste e politicamente attive, spesso con un amministratore delegato miliardario in qualita’ di portavoce di spicco e paladino (politico) dell’azione […]
Le grandi imprese hanno promosso il genere di azioni che un tempo era considerato appannaggio degli attivisti verdi antiaziendali, oltre a foraggiare attivita’ che molti si sarebbero aspettati venissero finanziate dallo Stato.
Siamo arrivati al punto in cui una classe ricca e privilegiata, composta di societa’ e manager, sta spostando la propria base di potere per includervi non solo l’ambito economico, ma anche quello politico.
Cio’ suscita una serie di interrogativi.
Le aziende sono sincere nel promuovere politiche tradizionalmente di sinistra che molte di esse hanno cominciato ad abbracciare? Perche’ queste organizzazioni dovrebbero iniziare a sostenere cause politiche progressiste? Che cosa e’ cambiato per far si’ che le imprese si impegnino in agende di tipo woke? E che effetti produce sulla politica stessa questo genere di attivismo politico aziendale?

Info:
https://www.micromega.net/capitalismo-woke/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/interviste/capitalismo-woke-libro-carl-rhodes

https://www.centromachiavelli.com/2023/12/23/capitalismo-woke-recensione/
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml

Capitalismo/Rodhes

Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Carl Rodhes – Fazi (2023)

Minare le cause politiche serie definendole woke e’ un modo per fiaccare l’opposizione allo status quo politico.
L’uso dell’etichetta “woke” assolve una funzione decisamente conservatrice: protegge dalle critiche le strutture del potere esistente, dimodoche’ esse non debbano affrontare alcuna sfida reale.
Questa rielaborazione del wokismo, inteso come un agire superficiale, egoista, moralista e ipocrita, raggiunge uno dei suoi parossismi allorche’ si parla di affari e capitalismo […]
Difatti, visto il suo utilizzo sempre piu’ diffuso nella lingua inglese a partire dalla meta’ del decennio scorso, non ci e’ voluto molto perche’ l’aggettivo “woke” venisse attribuito anche alle aziende che sostengono pubblicamente cause socialmente progressiste.
E il risultato e’ stato tutt’altro che positivo, considerato il modo in cui i critici reazionari hanno messo alla berlina quelle imprese. “Capitalismo woke” e’ divenuto la parola chiave per etichettare il numero sempre maggiore di aziende, soprattutto multinazionali, che si pongono a favore dei movimenti sociali e che utilizzano questo loro schierarsi nelle proprie campagne di informazione e pubblicitarie.
Queste mega aziende vengono pertanto accusate di woke washing: una pratica di marketing e pubbliche relazioni con cui le grandi imprese sperano che, associandosi a cause politiche piu’ che giuste, otterranno il favore dei clienti e, in ultima analisi, un guadagno commerciale.

Info:
https://www.micromega.net/capitalismo-woke/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/interviste/capitalismo-woke-libro-carl-rhodes

https://www.centromachiavelli.com/2023/12/23/capitalismo-woke-recensione/
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml

Capitalismo/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)


L’obiettivo della rivoluzione neoliberale degli anni settanta era il superamento della crisi di stagnazione del capitalismo, in conseguenza anche delle maggiori richieste di una classe operaia piu’ consapevole di se’, sostenuta nelle sue istanze dalla politica di piena occupazione degli stati.
Il calo dei profitti nei paesi trainanti del capitalismo fu accompagnato da un aumento dell’inflazione e da una crescente domanda di intervento dei sistemi di sicurezza sociale.
L’insieme di tali fattori ha indebolito la disponibilita’ di investimento e deposito dei capitali. Conseguenza di tutto questo fu a sua volta una maggior disoccupazione […]
Il passaggio a una politica economica neoliberista negli anni ottanta rappresento’ un tentativo di rivitalizzazione del capitalismo mediante il disciplinamento della forza lavoro, che in quell’epoca poteva contare sulla tutela di sistemi sociali nazionali.
In vista di tale scopo fu predisposta non solo una ristrutturazione delle politiche sociali, salariali e del mercato del lavoro, ma anche una nuova economia estera di tipo liberale e non piu’ keynesiano.
Con la fine del comunismo negli anni novanta, tale cambiamento fu promosso e portato avanti su un ampio fronte sotto il nome di globalizzazione, come prosecuzione lineare di un lungo, naturale e inarrestabile cammino di progresso dell’umanità verso una societa’ mondiale pacifica e pacificata,unita da un comune sistema di valori universali.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Economia di mercato/Palermo

l mito del mercato globale. Critica delle teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manifestolibri (2004)

Il problema della produzione capitalistica non e’ tanto la minimizzazione dei costi di produzione (quella puo’ sempre ottenersi comprimendo i salari), quanto piuttosto la vendita dei prodotti.
Le piu’ grandi battaglie commerciali (e molte delle guerre militari) sono fatte per assicurarsi il controllo dei mercati dove vendere i prodotti (oltre che, naturalmente dove trovare le materie prime necessarie alla produzione).
E cosi’ si continua ad investire nella produzione dei beni che hanno sbocco tra quelli che hanno il potere d’acquisto (continuando a forzarne il ritmo di assorbimento), ma non si producono quei beni che servirebbero a quelli che tanto non possono pagare.
La sovrapproduzione capitalistica investe interi settori. I prodotti tecnologici hanno dei costi di produzione troppo bassi per giustificare gli alti prezzi a cui vengono venduti. Il computer che oggi ti vendono a caro prezzo decantandone le proprieta’ tecnologiche sara’, nel giro di un anno, insultato dagli stessi venditori come reperto archeologico incompatibile con tutti i nuovi progressi della tecnologia […]
Il mercato dell’automobile dei paesi avanzati e’ saturo ormai da decenni: tutti quelli che possono permetterselo ne hanno una o piu’, eppure, nella piu’ assoluta miopia, se ne continuano a produrre sempre di nuove, pur nella consapevolezza che il trasporto privato, proprio per ragioni di efficienza e di sostenibilita’, non puo’ che avere vita difficile.