Societa’/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo. Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

[La]”post-crescita” non significa che la societa’ non dovrebbe crescere, tanto meno che debba ridursi.
L’idea e’ piuttosto che la societa’ non dovrebbe essere costruita su un imperativo di crescita programmato, che opera come una cieca necessita’ o un’irresistibile “forza della natura”, che anticipa la nostra possibilita’ di decidere se crescere o meno, quando e quanto velocemente farlo, il che e’ esattamente cio’ che fa il capitalismo […]
Dovremmo anche riflettere su cosa si intende esattamente per “crescita” in questo discorso.
Esattamente, che cosa dovrebbe essere o non essere in crescita?
Nel capitalismo, cio’ che deve necessariamente crescere non e’ la ricchezza umana o il benessere ma il capitale. Questa interpretazione della crescita (che il capitale deve crescere all’infinito e senza limiti) e’ quella che dovremmo rifiutare apertamente. Ma a cio’ non necessariamente consegue che dovremmo produrre di meno, soprattutto alla luce degli enormi livelli di privazione e poverta’ nel mondo.
La vera domanda non e’ quanto si sta producendo ma cosa, come e a beneficio di chi […]
Abbiamo anche bisogno di spiegare cio’ che intendiamo per “societa’ industriale”.
Sono felice che alcune cose che uso siano prodotte industrialmente, ma non lo sono per altre. Per esempio, sono felice che gli aerei siano prodotti industrialmente. Non vorrei salire su un velivolo che qualcuno ha appena costruito nel suo garage; sono contenta che ci siano standard, regolamenti, controlli e ispezioni volti a garantirne la resistenza e la sicurezza. Il cibo, invece, e’ tutt’altra questione. Sarei felice di vedere la fine dell’allevamento industriale degli animali e della produzione di massa di colture geneticamente modificate.
Ancora una volta, dovremmo concentrarci sulla domanda qualitativa: di quali merci stiamo parlando? Com’e’ organizzata la produzione e da chi? Qualcuno ne trae profitto a spese di altri? Il lavoro e’ sicuro e gratificante o e’ umiliante e alienante? E’ organizzato democraticamente? Il surplus che ne deriva e’ a beneficio degli azionisti? Si svolge in una dimora nascosta fatta di lavoro non pagato ed espropriato? La sua fonte di energia e’ ecologica e sostenibile?

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Capitalismo/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

Come capitale umano, il soggetto e’ al contempo responsabile di se’ stesso ed elemento di un insieme che puo’ essere strumentalizzato e di cui si puo’ fare a meno […]
In secondo luogo, la disuguaglianza, non l’uguaglianza, e’ lo strumento e la relazione tra i capitali concorrenti […] Nella legislazione, nella giurisprudenza e nell’immaginario popolare la disuguaglianza diventa normale, persino normativa.
Una democrazia composta da capitale umano e’ costituita da vincitori e vinti, non prevede un trattamento o una protezione paritari […]
Il terzo punto e’ che quando tutto e’ capitale, scompare la categoria del lavoratore, cosi’ come la sua forma collettiva, la classe […]
Allo stesso tempo viene smantellata la stessa ragione d’esistere dei sindacati, delle associazioni di consumatori e di altre forme di solidarieta’ economica all’infuori dei cartelli tra capitali […]
Quarto, quando esiste soltanto l’homo oeconomicus, e quando l’ambito politico stesso viene rappresentato in termini economici, sparisce la base della cittadinanza che si occupa della cosa pubblica e del bene comune […]
Quinto, quando la legittimita’ e il compito dello Stato sono legati esclusivamente alla crescita economica, alla concorrenza globale e al mantenimento di un rating di credito forte, i timori sulla giustizia della democrazia liberale passano in secondo piano.

Info:

https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/

Lavoro/Somma

Alessandro Somma – Abolire il lavoro povero – Laterza (2024)

Da un lato il dovere di lavorare, dall’altro il diritto alla sicurezza sociale: si potrebbero sintetizzare cosi’ i termini del patto di cittadinanza cui rinvia la Costituzione italiana, che aggiunge pero’ alcune condizioni destinate a renderlo un veicolo di emancipazione. Due di queste attengono alla sfera individuale e concernono il rispetto della libera scelta dei lavoratori circa il modo di assolvere al dovere di lavorare, quindi la garanzia di una retribuzione sufficiente a condurre una vita dignitosa quale contropartita per il suo adempimento.
Altre condizioni riguardano la relazione tra capitale e lavoro e in ultima analisi l’equilibrio tra mercato e democrazia. Il dovere di lavorare si giustifica invero solo se i lavoratori prendono parte alla definizione dell’indirizzo politico generale, ovvero se sono loro assicurate forme di partecipazione democratica ulteriori rispetto a quelle contemplate dalla rappresentanza politica suffragistica: in particolare la rappresentanza di interessi attraverso il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e il ricorso allo sciopero politico.
Il dovere di lavorare deve poi costituire la contropartita per un impegno dello Stato a promuovere attivamente la piena e buona occupazione, e in tal senso a rendere effettivo il diritto al lavoro. Cio’ richiede innanzi tutto di adottare le misure contemplate dal cosiddetto compromesso keynesiano, ovvero incisive politiche redistributive e robusti investimenti pubblici. Richiede poi programmazione e al limite pianificazione economica, oltre che iniziative destinate a creare e conservare posti di lavoro.

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/

Economia di mercato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Gli anni Ottanta sono segnati in Occidente dal trionfo di una politica che e’ stata definita al tempo stesso conservatrice e neoliberista.
I nomi di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher sono il simbolo della rottura con il welfarismo della socialdemocrazia e dell’avvio di nuove politiche che avrebbero dovuto domare l’inflazione galoppante, il calo dei profitti e il rallentamento della crescita […]
La politica conservatrice e neoliberista sembrava costituire una risposta politica alla crisi al contempo economica e sociale del cosiddetto regime fordista di accumulazione del capitale.
Questi governi conservatori hanno messo profondamente in discussione la regolazione keynesiana in macroeconomia, la proprieta’ pubblica delle imprese, il sistema fiscale progressivo, la previdenza sociale, l’inquadramento del settore privato dentro rigide regolamentazioni, sopratutto in materia di diritto del lavoro e di rappresentanza dei sindacati. La politica della domanda, volta a sostenere la crescita e a realizzare la piena occupazione, fu il bersaglio principale di questi governi, per i quali l’inflazione era diventata il problema prioritario.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Societa’/Khanna

Parag Khanna – Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanita’ – Fazi (2021)

E’ comune, oggi, ascoltare profezie sulla “morte della globalizzazione”.
Le generazioni passate pensavano la stessa cosa, riguardo ai tempi in cui vivevano. Eppure, come ha dimostrato l’Europa dopo la prima guerra mondiale, ogni periodo di arretramento e’ seguito da un’ondata ancora piu’ vasta e profonda di globalizzazione.
Lo stesso accadra’ di nuovo in futuro.
Il mercato del petrolio e’ in rotta, ma gli scambi digitali sono in piena esplosione. Il commercio di beni materiali si assottiglia, ma il flusso dei capitali e le criptovalute sono in pieno rigoglio. Il populismo e la pandemia hanno chiuso le frontiere, ma il cambiamento climatico obblighera’ sempre piu’ persone a scavalcarle.
Non dobbiamo dimenticare la piu’ fondamentale delle verita’ che definiscono l’umanita’ nella sua storia millenaria: non smettiamo mai di costruire connessioni attraverso il pianeta e continuiamo a trarne vantaggio. Migrare e’ il nostro destino.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/04/khanna-corriere-della-sera-la-lettura.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/04/khanna-il-messaggero.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/04/khanna-airone-libri-.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/04/khanna-corriere-della-sera.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/05/khanna-la-stampa.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/05/khanna-avvenire.pdf

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

La produzione capitalista non e’ autosufficiente.
La sua esistenza dipende da un libero utilizzo della riproduzione sociale, della natura, del potere politico e dell’espropriazione.
Allo stesso tempo, il suo tendere a un’accumulazione illimitata minaccia di destabilizzare le sue stesse condizioni di possibilita’.
Nel caso delle sue condizioni ecologiche, cio’ che e’ a rischio sono i processi naturali che sostengono la vita, fornendo gli input materiali per l’approvvigionamento sociale.
Nel caso delle sue condizioni socio-riproduttive, a essere messi in pericolo sono i processi socioculturali che, nutrendo le relazioni solidali, le disposizioni affettive e gli orizzonti valoriali, sostengono la cooperazione sociale e producono degli esseri umani adeguatamente socializzati e qualificati per diventare «forza lavoro».
Nel caso delle sue condizioni politiche, a essere compromessi sono i poteri pubblici, sia nazionali che transnazionali, che garantiscono i diritti di proprieta’, fanno onorare i contratti, dirimono le controversie, soffocano le ribellioni anticapitalistiche e mantengono l’offerta monetaria.
Nel caso della dipendenza del capitale dalla ricchezza espropriata, messi a rischio sono l’universalismo professato dal sistema – e quindi la sua stessa legittimita’ – e la capacita’ delle classi dominanti di governare egemonicamente attraverso un mix di consenso e di forza.
In ciascuno di questi casi, il sistema ha una tendenza intrinseca all’auto-destabilizzazione.
Non riuscendo a reintegrare o a riparare le proprie sedi nascoste, il capitale continua a divorare gli stessi supporti da cui dipende. Come un serpente che si mangia la coda, cannibalizza le proprie condizioni di possibilita’.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Guardando all’Europa e’ ormai difficile, anche per i moderati piu’ accaniti e politicamente corretti, negare che il capitale, nelle sue forme piu’ aggressive, abbia ripreso il sopravvento, mostrando la stessa natura e gli stessi obiettivi dei secoli passati: ricerca del profitto e dell’accumulazione della ricchezza sopra ogni cosa.
Il piu’ grosso ostacolo al raggiungimento di questo fine e’ anch’esso rimasto immutato: le rivendicazioni salariali e sociali dei lavoratori.
Con l’affermazione delle costituzioni democratiche, si e’ aggiunto un altro impedimento al profitto, che e’ lo Stato sociale, divenuto il nemico numero due del capitale poiche’ ha creato attorno al giocatore piu’ debole – il lavoratore appunto – uno scudo di protezione che, almeno sino a qualche anno fa, era scalfibile ma non valicabile.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Economia di mercato/Sciavone

Aldo Schiavone – Sinistra! Un manifesto – Einaudi (2023)

E’ stato il salto tecnologico a determinare il superamento dell’eta’ industriale; la dissoluzione dei grandi sistemi di fabbrica intorno ai quali si aggregavano masse altrettanto imponenti di operai […]
Al suo posto si e’ costruita quella che abbiamo definito, in una prima approssimazione, la forma tecno-finanziaria del capitale […] caratterizzata dalla produzione, a sempre maggiore intensita’ tecnologica, di servizi, di informazione e di altre merci in buona parte immateriali.
Un modello […] tendenzialmente delocalizzato, quanto invece il precedente era radicato nel territorio; con la conseguente crisi, almeno dal punto di vista economico, delle tradizionali sovranita’ degli Stati […] e’ stato il salto tecnologico a trasformare […] la relazione tra capitale e lavoro vivo, penetrando in quest’ultimo fino a mutarne la qualita’.
Si e’ creato cosi’ un tipo di rapporto centrato non piu’ – come una volta – sull’allargamento progressivo e illimitato della base produttiva (piu’ produzione, piu’ lavoro, piu’ ricchezza), e dunque sul modello quantitativo e di massa del lavoro, bensi’ sull’incremento delle specificita’ qualitative delle singole prestazioni. Ciascuna misurata sulla densita’ tecnologica che e’ capace di integrare al suo interno per poi trasformarla in merci di diverse tipologie.
In questa nuova configurazione lo sfruttamento classico – quello che una volta si chiamava l’estrazione del plusvalore attraverso il pluslavoro, il lavoro cioe’ erogato ma non retribuito – e’ riservato solo alle forme di lavoro a piu’ bassa densita’ tecnologica, dove continua a prevalere l’aspetto puramente quantitativo dell’attivita’ umana. Esso e’ lavoro ormai senza difesa; diventato economicamente e socialmente marginale, perche’ attraverso di esso non passa nulla di decisivo per il capitale, e nemmeno per la societa’ nel suo insieme […]
Il valore delle merci dipende ormai dalla tecnologia in esse incorporata, e non piu’ dalla quantita’ di lavoro vivo necessario a produrle, percio’ diminuisce il bisogno di nuovo sfruttamento da parte del capitale […]
Questa frattura segna un autentico passaggio d’epoca, che ha cambiato radicalmente il nostro mondo […]
Ne sappiamo gia’ tuttavia abbastanza per capire che si e’ aperta un’epoca di neoframmentazione corporativa del lavoro, anch’essa non ancora valutata a fondo nella sua portata e nei suoi esiti culturali e sociali di lungo periodo. Il suo sviluppo non determina – vi abbiamo gia’ fatto cenno – ne’ eguaglianza, ne’ legami sociali di massa, ne’ tantomeno stabili vincoli di classe: proprio come accadeva per il vecchio lavoro precapitalistico – un ritorno per alcuni versi paradossale.
Nel nuovo modo di produzione diventano dominanti tipologie di lavoro molto piu’ personalizzate rispetto al passato industriale, che richiederanno probabilmente per il loro espletamento quantita’ di tempo via via minori, mentre aumentera’ la parte di vita da utilizzare per lo studio, la formazione, l’aggiornamento.
Lavori impossibili da unificare sindacalmente: piu’ separati, in concorrenza e in competizione tra loro, ma che saranno in grado sempre meglio di proteggersi contrattualmente da soli, grazie alla forza sul mercato degli specialismi che essi contengono.

Info:
https://www.genteeterritorio.it/una-sinistra-nuova-riflessioni-sul-libro-di-aldo-schiavone/
https://www.infinitimondi.eu/2023/03/08/tre-libri-recenti-3-sinistra-un-manifesto-di-aldo-schiavone-einaudi-2023-una-bolognina-trentanni-dopo-recensione-di-gianfranco-nappi/
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/02/14/news/schiavone_la_sinistra_il_passato_e_il_presente-11341021/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/02/07/news/aldo_schiavone_politologo_nuovo_libro_sinistra_ordine_mondiale_progressisti-386900578/

Economia di mercato/Brancaccio

Emiliano Brancaccio, Raffaele Giammetti, Stefano Lucarelli – La guerra capitalista. Competizione, centralizzazione, nuovo conflitto imperialista – Mimesis (2022)

Nella intricata catena logica che conduce alla centralizzazione dei capitali in sempre meno mani, la solvibilita’ occupa un ruolo cruciale […]
La lotta tra capitali sui mercati genera continuamente vincitori e vinti, con questi ultimi a rischio di insolvenza e proprio per questo soggetti a liquidazioni, fusioni, acquisizioni a opera dei primi.
Il risultato, tra i piu’ paradossali del movimento capitalistico, e’ che la competizione fra tanti sfocia nel suo opposto, vale a dire la centralizzazione e la tendenziale monopolizzazione dei mercati a opera di pochi.
Con effetti potenzialmente dirompenti per l’ordine generale del sistema, economico e politico […]
Tutto questo significa, nella sostanza, che nell’ambito del paradigma alternativo la solvibilita’ incarna un inesorabile conflitto interno alla classe capitalista, tra capitali deboli a rischio di insolvenza e acquisizioni, che lottano per la sopravvivenza e contro la forza distruttiva della centralizzazione, e capitali forti e solvibili che dalla centralizzazione traggono sempre maggiore forza e potere.
Un conflitto, come abbiamo accennato, tanto più violento quanto maggiore sia la varianza tra le posizioni reddituali e finanziarie dei capitali in posizione di credito e dei capitali in posizione di debito.
A seconda dei diversi possibili esiti di questo conflitto interno al capitalismo, la solvibilita’ risultera’ piu’ o meno stringente e la centralizzazione sara’ piu’ o meno potente.
In tutti i casi, la classe lavoratrice avvertira’ le ripercussioni del conflitto inter-capitalistico, che a seconda delle mutevoli decisioni delle imprese, delle banche e del sistema finanziario, vedra’ continuamente modificarsi il ritmo degli investimenti, la dinamica dei prezzi e delle quantita’, e sfocera’ di volta in volta in diverse combinazioni di inflazione e disoccupazione.
Con una reazione del lavoro, in termini di lotta di classe, che potra’ verificarsi in misura piu’ o meno accentuata o potra’ anche non verificarsi affatto, in base ai diversi possibili stati dei rapporti sociali di produzione.
Stando alla teoria alternativa, dunque, la solvibilita’ capitalistica e’ condizione non semplicemente tecnica ma anche inesorabilmente politica, di lotta intestina alla classe capitalista, con continui riverberi sulla classe lavoratrice.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-guerra-capitalista-di-emiliano-brancaccio-raffaele-giammetti-e-stefano-lucarelli/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-guerra-capitalista
https://www.micromega.net/la-guerra-capitalista-spiegata-nel-nuovo-libro-di-brancaccio-giammetti-e-lucarelli/
https://contropiano.org/news/cultura-news/2023/01/25/un-commento-su-la-guerra-capitalista-0156524

Stato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Il capitalismo finanziarizzato ha rivisto ancora una volta il rapporto tra economia e politica.
In questo regime, le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali hanno sostituito gli Stati come arbitri di un’economia sempre piu’ globalizzata.
Attualmente sono loro, e non gli Stati, a stabilire molte delle regole piu’ importanti che governano le relazioni essenziali della societa’ capitalista: tra lavoro e capitale, tra cittadini e Stati, tra centro e periferia e tra debitori e creditori. Nel capitalismo finanziarizzato, quest’ultima relazione e’ cruciale e influenza tutte le altre.
E’ soprattutto attraverso il debito che il capitale cannibalizza il lavoro, disciplina gli Stati, trasferisce valore dalla periferia al centro e spilla ricchezza dalla societa’ e dalla natura. Il fluire del debito attraverso Stati, regioni, comunita’, famiglie e imprese ha determinato un drammatico cambiamento nel rapporto tra economia e sistema politico.
Il regime precedente aveva autorizzato gli Stati a subordinare gli interessi a breve termine delle imprese private all’obiettivo a lungo termine di un’accumulazione sostenuta. Al contrario, l’attuale consente al capitale finanziario di disciplinare gli Stati e le popolazioni nell’interesse immediato degli investitori privati.
L’effetto e’ un peculiare uno-due. Da un lato, le istituzioni statali che prima rispondevano (in qualche modo) ai cittadini sono sempre piu’ incapaci di risolvere i problemi di questi ultimi o di rispondere alle loro esigenze. Dall’altro, le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali che hanno indebolito le capacita’ degli Stati sono diventate «politicamente indipendenti». Non dovendo rispondere ai cittadini, sono libere di agire per conto di investitori e creditori.
Nel frattempo, la portata dei problemi piu’ urgenti, come il riscaldamento globale, supera il raggio d’azione e la capacita’ di intervento dei poteri pubblici. Questi ultimi, in ogni caso, non hanno la forza di opporsi alle imprese transnazionali e ai flussi finanziari globali, che sfuggono al controllo di enti politici legati a territori delimitati. Il risultato generale e’ la crescente incapacita’ dei poteri pubblici di tenere a freno i poteri privati.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
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