Geoeconomia/Alemanni

Cesare Alemanni – La signora delle merci. Dalle caravelle ad Amazon. Come la logistica governa il mondo – Luiss (2023)

Per alcuni versi gli ambiti della Bri (Belt and Road Initiative) si sono dunque estesi ben oltre gli orizzonti originali, includendo contesti geografici e segmenti tematici che inizialmente non erano neppure considerati.
Per altri, la Bri sembra non aver (ancora) risposto alle attese che aveva generato. Questo poiche’ molti dei progetti ventilati inizialmente hanno incontrato problemi di finanziamento, si sono scontrati coi non expedit degli Stati coinvolti o con le sfere d’influenza di poteri regionali e globali ostili al progetto (principalmente Stati Uniti e India).
Negli anni (2015-2018) di maggiore attivita’ finanziaria (rallentata poi dal covid) la Cina ha investito tra i 100 e i 120 miliardi all’anno in progetti Bri. Una cifra notevole ma lontana dai preventivi di partenza che parlavano di triliardi.
Secondo il ricercatore Eyck Freymann, la natura proteiforme della Bri non e’ casuale ma parte integrante del senso piu’ profondo della initiative, la cui dimensione non e’ mai stata quella di un “semplice” progetto infrastrutturale, per quanto maestoso.
Uno degli scopi primari della Bri, secondo Freymann, in realta’ e’ di accrescere la presenza e il rilievo del “brand del potere cinese sulla scena globale” in una cruciale fase di transizione geopolitica e di inasprimento delle relazioni globali. Un brand in cui convivono spontaneamente espansione finanziaria e logistica, infrastructure power tecnologico e soft power politico. Un brand attraverso cui la Cina punta a sostanziare la sua candidatura a nuovo egemone globale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-signora-delle-merci-di-cesare-alemanni/
https://www.iltascabile.com/societa/logistica-signora-delle-merci/
https://www.lastampa.it/tuttolibri/2023/06/03/recensione/la_logistica_fa_girare_il_mondo_intero_se_funziona_non_la_vedi-12835932/
https://www.rivistastudio.com/i-libri-del-mese-67/
https://www.geopolitica.info/la-signora-delle-merci/

Geoeconomia/Amighini

Alessia Amighini – Finanza e potere lungo le Nuove Vie della Seta – Universita’ Bocconi Editore (2021)

Sono questi cinque i settori prioritari di cooperazione, secondo i documenti ufficiali cinesi: innanzitutto, il dialogo politico.
L’Iniziativa intende creare un meccanismo intergovernativo a piu’ livelli per dialogare su temi economici e politici, approfondire l’interesse comune, raggiungere un nuovo consenso e promuovere la fiducia tra le parti […]
Un secondo importante settore di cooperazione riguarda la connettivita’ delle infrastrutture.
Secondo il Libro Bianco della BRI, l’Iniziativa mira a rafforzare i piani per lo sviluppo delle infrastrutture di base, a raggiungere la convergenza degli standard tecnici e a formare gradualmente una rete di infrastrutture per collegare le regioni in Asia, Europa e Africa.
Questi piani dovrebbero anche promuovere l’economia a basse emissioni di carbonio e l’economia verde, tenendo pienamente conto degli effetti del cambiamento climatico […]
Un terzo obiettivo della BRI e’ promuovere l’espansione del commercio internazionale. Secondo il Libro Bianco, l’Iniziativa ambisce a facilitare le interazioni, eliminare le barriere anche agli investimenti e a creare una zona di libero scambio tra i paesi partner. Nell’intenzione cinese, essa dovrebbe promuovere una maggior integrazione economica tra le aree interessate, agevolando in tal modo la formazione di catene del valore sovraregionali […]
Un quarto capitolo della BRI e’ quello della cooperazione culturale e scientifica. Secondo il Libro Bianco, lo spirito amichevole e cooperativo e’ parte della cultura della Via della Seta e dovrebbe essere la base per il successo della nuova Iniziativa che percio’ intende creare alcune forme e meccanismi per lo scambio culturale, accademico e di talenti, la formazione, la cooperazione con i media e il dialogo tra i giovani e tra le donne.
Il Libro Bianco cita anche il turismo internazionale, il controllo delle malattie, i centri di ricerca comuni per i laboratori e i partiti politici e gli scambi parlamentari come mezzi importanti per migliorare la comprensione e la fiducia reciproca […]
Infine tra i pilastri fondamentali della BRI rientrano la cooperazione e il sostegno finanziario.
Secondo il governatore della PBoC, Yi Gang, rispetto al futuro della connettivita’ finanziaria, oggetto del secondo Belt and Road Forum tenutosi a Pechino il 25 aprile 2019, la Cina ha compiuto grandi progressi in materia di sostegno finanziario dato alla BRI

Info:
https://sbilanciamoci.info/finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta/
https://www.theprocurement.it/wp-content/uploads/2021/05/Amighini-recensione.pdf
https://www.letture.org/finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta-alessia-amighini
https://www.osservatorio-economie-emergenti-torino.it/points-of-view/310-nuovo-libro-finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta-una-panoramica-offerta-dall-autrice.html

Geoeconomia/Frankopan

Peter Frankopan – Le nuove vie della seta. Presente e futuro del mondo – Mondadori (2019)

L’attenzione continua puntata sulla Casa Bianca, sulla Brexit e sulle notizie del giorno che arrivano dai soliti corridoi del potere in Occidente implica che ci sia poco interesse per cio’ che accade altrove nel mondo.
Tale cecita’ e’ particolarmente forte quando si ha a che fare con sviluppi di grande portata che hanno ricadute sia regionali che di fatto transcontinentali.
Seguire sempre le stesse vicende e gli stessi personaggi compromette la capacita’ di cogliere il quadro d’insieme.
I temi dell’isolamento e della frammentazione in Occidente si pongono in netto contrasto con quanto sta accadendo lungo le Vie della Seta sin dal 2015. Quella di vaste aree della regione che collega il Pacifico al Mediterraneo e’ una storia di consolidamento e di tentativi di trovare modalita’ di collaborazione piu’ efficaci; la tendenza e’ stata quella di smorzare le tensioni e stringere alleanze; le discussioni hanno riguardato soluzioni che portassero a reciproci vantaggi e delineassero una piattaforma di cooperazione e collaborazione a lungo termine […]
La portata e l’ambizione della Belt and Road Initiative sono emerse chiaramente in occasione di un importante forum che si e’ tenuto a Pechino nel maggio 2017. In gioco non c’erano solo soldi e investimenti.
In effetti, spiegava il presidente Xi, l’iniziativa aveva il potenziale per cambiare il mondo. «Lo scambio sostituira’ lo straniamento … L’apprendimento reciproco sostituira’ gli scontri, e la coesistenza sostituira’ il senso di superiorita’» aveva dichiarato. Il progetto avrebbe portato pace, perche’ avrebbe «accresciuto la comprensione reciproca, il rispetto reciproco e la fiducia reciproca tra i diversi paesi»

Info:
https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Un_viaggio_nel_mondo_nuovo.html
https://www.aprimopainters.net.au/qegas/le-nuove-vie-della-seta-presente-e-futuro-del-mondo622.php

 

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

Stando al Trattato di Lisbona del dicembre 2007, l’Europa avrebbe dovuto diventare, nel giro di una decina d’anni, la compagine piu’ dinamica del mondo.
Era stata invece l’Asia ad aver assunto nel frattempo questa connotazione, in virtu’ delle crescenti potenzialita’ di sviluppo avvenute negli ultimi anni nelle varie contrade del Pacifico e in quelle a suo ridosso, tanto che esse rappresentavano oltre la meta’ del Pil mondiale e catalizzavano la maggior parte dei traffici internazionali.
Nel loro ambito operavano e si misuravano, in un serrato confronto di interessi tanto economici che politici, non solo tre grandi potenze come Cina, Stati Uniti e India. Anche la Russia, il Giappone e l’Australia avevano un ruolo determinante agli effetti del peso assunto dallo scacchiere del Pacifico nei rapporti con altre parti del globo. Senza contare l’apporto di una schiera di Paesi come Corea del Sud, Singapore, Vietnam, Thailandia, Indonesia e Filippine.
Senonche’ rivalita’ storiche, contrasti etnici e religiosi, contenziosi territoriali o antagonismi di ordine politico o economico avevano continuato a segmentare il continente asiatico in singole entita’ a se’ stanti, a dar luogo ad alleanze mutevoli e reversibili, o a perpetuare determinati motivi di reciproca acredine e diffidenza mai del tutto sopiti […]
Non era percio’ un caso che proprio l’antico impero del Sol Levante, trasformatosi alla fine della guerra in una monarchia costituzionale, avesse risposto alla Cina e alla sua “Nuova Via della seta” con un’iniziativa di considerevole portata, volta a collegare alcuni Paesi dell’Asia al continente africano. Questo progetto, coltivato fin dal 2012 dal premier Shinzo Abe, aveva preso il via nella primavera del 2019 coinvolgendo India, Australia e Stati Uniti.
Che si trattasse in tal modo non solo di far concorrenza alla Cina sui mercati (dopo aver gia’ stipulato un buon accordo commerciale con la Ue), ma anche di contrapporle una diversa visuale strategica di carattere politico, lo stava a dimostrare la stessa denominazione data da Tokyo a questa sua mission: “Free and Open Indo-Pacific Strategy” (Foip). Con i due aggettivi open e free (“libera e aperta”) i giapponesi intendevano infatti rimarcare la differenza con la Belt and Road Initiative, considerata viceversa chiusa e coercitiva, in quanto avrebbe costretto i Paesi coinvolti dal piano cinese a indebitarsi con Pechino o comunque ad assoggettarsi prima o poi alle sue condizioni.
In pratica, la Foip si proponeva di mettere in comunicazione diretta e amalgamare una parte del continente asiatico e una parte di quello africano, in base a una rete di investimenti (il 61 per cento dei quali finanziato dal Giappone) per uno sviluppo infrastrutturale tale da abbracciare l’Oceano Pacifico e quello Indiano.
Che quest’iniziativa di Tokyo fosse dovuta all’intento di reagire alla dilatazione del raggio d’azione della Cina o si trattasse di un tentativo nipponico di supplire al progressivo disimpegno dell’America di Trump, o che perseguisse entrambi questi scopi, sta di fatto che in Europa si era infine prestata attenzione al progetto del governo giapponese. Negli ultimi giorni del suo mandato Juncker aveva firmato un accordo, per 50 miliardi di euro, con Shinzo Abe per la realizzazione di infrastrutture e altri progetti congiunti, in particolare nel continente africano.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710