Finanziarizzazione/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

Il prezzo di mercato corrente, e’ ormai, per chi redige i bilanci come per chi li rivede, lo strumento standard di valutazione di un’impresa.
Questi sviluppi hanno profondamente modificato la concezione originaria della teoria economica classica, secondo cui il profitto e’ un elemento residuale, cio’ che rimane dei guadagni di una impresa dopo che questa ha pagato i fornitori, i lavoratori e gli altri soggetti che vantano diritti nei suoi confronti […]
Al posto del profitto ci sono ora i rendimenti attesi dagli azionisti: che non sono un semplice elemento residuale, ma devono raggiungere determinati livelli, su un orizzonte temporale molto breve. Realizzare questi obiettivi e’ oggi, di fatto, il primo dovere di una impresa, prima di qualsiasi considerazione sul prezzo, sulla ricerca e sviluppo o sugli interessi dei dipendenti.
Gli azionisti rimangono i principali soggetti che rischiano il proprio denaro.
Uno degli obiettivi chiave di questo nuovo corso nella corporate governance e’ stato l’allineamento del management agli interessi degli azionisti […] I manager sono incentivati soprattutto a creare un clima adatto a convincere gli azionisti attuali e potenziali che l’azienda loro affidata prendera’ iniziative di successo.
Dedicare risorse alla ricerca e sviluppo o ad altre attivita’ rischia, nel breve periodo, di ridurre l’apprezzamento del titolo, zavorrandone cosi’ la performance in borsa […]
L’effetto combinato delle misure di deregolamentazione e della centralita’ del valore per gli azionisti ha dato un ruolo prioritario ai mercati finanziari secondari, in cui i titoli di una azienda vengono acquistati con l’intenzione di rivenderli subito, e non di guadagnare dal fatto che quell’azienda vende con successo i propri prodotti. Chi acquista titoli li valuta in base al guadagno che ritiene di poter ricavare rivendendoli, e cosi’ via, all’infinito o quasi. Qualsiasi valutazione di una impresa finisce per basarsi su cio’ che di quell’impresa altri pensano che altri penseranno e cosi’ via; e a ogni passaggio le risorse finanziarie utilizzate per acquistare quei titoli si basano, a loro volta, sul valore futuro di quegli stessi titoli secondo chi finanzia le banche. Si deve a questo processo se le imprese che operano in settori che “vanno di moda” (come Internet) raggiungono valutazioni di borsa altissime prima ancora di aver venduto un solo prodotto.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Capitalismo/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

Con l’evoluzione del sistema bancario, l’intermediazione si e’ via via allontanata dall’obiettivo di mettere in rapporto tra loro i risparmiatori e le imprese desiderose di espandersi e di creare
nuovi posti di lavoro.
Le banche hanno iniziato a concentrarsi piuttosto su quei risparmiatori e quelle famiglie che volevano spendere piu’ di quanto guadagnavano, per esempio tramite le carte di credito.
Gli anticipi sulle carte di credito si dimostrarono in particolare molto redditizi, perche’ era facilissimo sfruttare i consumatori imponendo tassi di interesse da usurai, oneri sulle dilazioni (anche quando non erano dilazioni) o sugli scoperti e vari tipi di commissioni. E tutto cio’ divenne sempre piu’ facile a mano a mano che si procedette con la deregolamentazione, che eliminava i vincoli al comportamento predatorio.
In tal modo le banche furono libere di rastrellare denaro da tutte le parti, usando il proprio potere di mercato per imporre tariffe elevate ai consumatori e contemporaneamente ai commercianti.
Inoltre, per quanto riguardava le attivita’ di prestito, per le banche era piu’ facile sfruttare i consumatori che le imprese: era cioe’ piu’ facile far soldi con i consumatori che prestando denaro alle piccole e medie imprese (Pmi). Cosi’ per queste ultime divenne sempre piu’ difficile ottenere denaro […]
Le banche hanno intrapreso anche attivita’ molto piu’ redditizie dell’intermediazione, per esempio puntando su immense scommesse.
Quella che a Las Vegas puo’ essere definita semplicemente una scommessa, a Wall Street ha un nome piu’ fantasioso e si chiama «derivato» (e scommette, per esempio, su che cosa succedera’ ai tassi di interesse, ai tassi di cambio o ai prezzi del petrolio) o credit default swap, una scommessa sul possibile fallimento o quasi di un’impresa o di un’altra banca.
Ma tutto cio’ non e’ come giocare alle slotmachine del bar sotto casa; qui sono in gioco svariati miliardi di dollari. Questo e’ un vero e proprio mercato d’azzardo, che puo’ esistere perche’, di fatto, e’ in parte assicurato dal governo. Se la perdita si rivelasse troppo alta, il governo salvera’ la banca.
E’ dunque un altro modo di scommettere senza rischiare: se le cose vanno come vogliono le banche, le banche si intascano i profitti; altrimenti, c’e’ il governo che le sostiene.
Ed e’ soltanto perche’ il governo fa da rete di protezione che l’altra parte e’ disposta a partecipare alla scommessa, perche’ sa che il contratto verra’ onorato in qualunque caso […]
Esiste ancora una terza fonte di lucrosi guadagni per le banche, particolarmente improduttiva per la societa’: gli aiuti che esse forniscono alle grandi multinazionali e ai ricchi per eludere il fisco, per spostare il denaro dalle giurisdizioni dove le tasse sono elevate a quelle dove sono basse, in modo da aggirare la legge, se non violarla.
Anche qui, le banche hanno resistito agli sforzi di riforma del sistema fiscale e finanziario globale. Ben diecimiliardi di dollari sfuggono ogni anno al fisco […]
Oltre a non svolgere il suo tradizionale ruolo di intermediazione, cioe’ portare il denaro dalle famiglie alle imprese, il settore finanziario oggi sta facendo l’esatto contrario, sottraendo denaro alle imprese per portarlo ad alcune famiglie, in modo che i ricchi possano godersi di piu’ il loro denaro.
Grazie a significative facilitazioni fiscali, uno dei modi in cui le banche possono farlo e’ aiutare le imprese a ricomprare le proprie azioni sul mercato prestando loro il denaro necessario, come mostra l’esempio di Apple.
I soldi cosi’ escono dalle imprese. E l’impresa avra’ meno capitale da investire nel futuro, nella creazione di nuovi posti di lavoro. Chi ci guadagna, naturalmente, sono i proprietari delle azioni, gia’ ricchi oltre misura. Negli ultimi anni queste operazioni di buy-back hanno raggiunto dimensioni tali da superare di gran lunga gli investimenti (il capitale fisso) delle imprese non finanziarie.

Info:
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/

Finanziarizzazione/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

Sono passati i tempi nei quali le dimensioni dell’attivita’, il suo fatturato, il numero dei dipendenti, la posizione nel mercato e la qualita’ della sua tecnologia erano gli indici di successo prevalenti.
Per gli azionisti rapaci di oggi, cui si sono associati i manager destinatari di retribuzioni fuori misura, conta solo il Roe (Return on equity) annuale.
Per questi personaggi l’impresa non e’ un organismo complesso, dotato di una propria vita e identita’, titolare di responsabilita’ sociali rilevanti, sede di una pluralita’ di soggetti che talvolta confliggono tra loro ma che restano tutti interessati al suo sviluppo e alla sua integrita’.
Per i nuovi padroni l’azienda e’ solo un agglomerato di contratti, «un insieme accidentale di attivi e passivi che deve essere rimaneggiato di continuo allo scopo di massimizzare il valore per gli azionisti. L’impresa, e le sue forze di lavoro, sono diventate, in linea di principio, oggetti a perdere […]
Aziende che hanno impiegato decenni a diventare concentrazioni di know-how tecnologico e organizzativo vengono degradate a contenitori senz’anima, smembrabili a piacimento, come degli «spezzatini» che in caso di crisi possono essere offerti ai compratori a’ la carte, boccone dopo boccone, da agenzie specializzate. I guadagni relativi vengono conseguiti a spese degli interessi degli altri stakeholders dell’impresa: lavoratori, tecnici, fornitori, comunità locali, enti pubblici.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Stato/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Le privatizzazioni sono un simbolo chiave della perdita di sovranita’ popolare e della resa dello Stato a governare l’economia a favore di una maggioranza.
In alcuni casi, poi, diventano una forma di rendita garantita per azionisti: succede quando si tratta di aziende che operano in settori regolati e naturalmente monopolistici.
Privatizzazioni, queste, che hanno creato una nuova categoria di imprenditori rentier che estraggono valore da aziende ex pubbliche protette senza fare nessun investimento.
E’ ovvio che le privatizzazioni vadano immediatamente fermate e, dove possibile, invertite.
Ma si deve fare di piu’. Perche’ il punto non e’ nazionalizzare ma democratizzare il sistema economico.
Negli ultimi trent’anni si e’ esteso a dismisura quello shareholder capitalism, il capitalismo dell’azionista, che ha fatto dell’aumento dei dividendi l’unico fine aziendale, anche e soprattutto a scapito dei lavoratori, dell’impatto sociale e ambientale.
Molto spesso questo avviene attraverso un aumento fittizio del valore azionario con processi quali il buyback, l’utilizzo dei profitti aziendali per l’acquisto di azioni proprie invece che per investimenti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
http://www.minimaetmoralia.it/wp/terzo-spazio-intervista-yanis-varoufakis/

Economia di mercato/Reich

Robert B. Reich – Come salvare il capitalismo – Fazi (2015)

Per esempio Patagonia, una grande azienda di abbigliamento e attrezzature per attivita’ all’aperto con sede a Ventura, in California, si e’ organizzata come “benefit corporation”, cioe’ una societa’ a scopo di lucro il cui statuto prevede la necessita’ di tenere in considerazione gli interessi dei lavoratori, della comunita’ e dell’ambiente, oltre a quelli degli azionisti.
Le benefit corporation sono certificate e il loro andamento viene regolarmente monitorato da terze parti nonprofit, come B. Lab.
Nel 2014 ventisette Stati avevano approvato leggi che permettono alle societa’ di registrarsi sotto questa forma, dando percio’ ai consiglieri d’amministrazione un’esplicita tutela legale affinche’ considerino gli interessi di tutti i partecipanti anziche’ soltanto quelli degli azionisti […]
Questo potrebbe essere l’inizio del ritorno a una forma di quello stakeholder capitalism o ‘capitalismo dei partecipanti’ che sessant’anni fa era la norma.
Ma per alcuni economisti lo shareholder capitalism o ‘capitalismo degli azionisti’ sarebbe più efficiente.
Sostengono che sotto la pressione degli azionisti le societa’ indirizzano le risorse economiche la’ dove sono piu’ produttive, consentendo percio’ all’intera economia di crescere piu’
rapidamente […]
Esaminando con attenzione le conseguenze dello shareholder capitalism che ha preso piede negli anni Ottanta – un’eredita’ che include il calo o l’appiattimento dei salari della maggioranza degli americani, insieme alla crescente insicurezza economica, i lavori esternalizzati, le comunita’ abbandonate, le retribuzioni stratosferiche degli amministratori delegati, la fissazione miope per i risultati trimestrali e un settore finanziario simile a un casino’ il cui quasi collasso nel 2008 ha imposto danni collaterali alla maggior parte dei cittadini – si potrebbero nutrire dei dubbi su quanto abbia davvero funzionato nella pratica.
Solo alcuni di noi sono azionisti di qualche societa’, e un’esigua minoranza di ricchi americani possiede la maggior parte delle azioni scambiate sulle borse valori degli Stati Uniti. Ma tutti quanti siamo partecipanti, abbiamo un interesse nell’economia americana, e la maggioranza di questi stakeholder non se la passa particolarmente bene.
Forse ci vorrebbe piu’ capitalismo dei partecipanti e meno degli azionisti.

Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html

Economia di mercato/Reich

Robert B. Reich – Come salvare il capitalismo – Fazi (2015)

I riacquisti [di azioni] non solo arricchiscono amministratori delegati e altri top manager a spese dei piccoli investitori che non ne conoscono i tempi o le entita’; sottraggono anche soldi che viceversa l’azienda potrebbe spendere in ricerca e sviluppo, espansione a lungo termine, riqualificazione dei lavoratori e salari piu’ alti.
Ogni dollaro che gli amministratori delegati “realizzano” dalla vendita di azioni il cui valore e’ stato pompato dai buyback
richiede che molti piu’ dollari della liquidità aziendale siano impiegati per i riacquisti.
L’effetto perverso sulle priorita’ delle imprese e’ lampante.
Nei primi trent’anni dopo la seconda guerra mondiale, le maggiori aziende americane di solito trattenevano e reinvestivano i propri guadagni.
Ma a partire dagli anni Ottanta, una porzione sempre
piu’ cospicua degli utili societari e’ destinata ai buy-back.

Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Il valore di tutto . Laterza (2018)

Gran parte dei paesi continua ad avere societa’ guidate dal valore per gli azionisti, concentrate sulla massimizzazione degli utili trimestrali.
Il valore per i portatori di interessi riconosce che le societa’ non sono realmente l’esclusiva proprieta’ privata di un gruppo di capitalisti.
Come enti sociali, le societa’ devono tenere conto del bene degli impiegati, dei clienti e dei fornitori. Esse traggono beneficio dalla comune eredita’ culturale e intellettuale delle societa’ in cui sono inserite e dagli ordinamenti dello stato di diritto, per non parlare della formazione, pagata dallo stato, di manodopera qualificata e di ricerca preziosa; in cambio, esse dovrebbero fornire benefici a tutti questi gruppi.

Info:
https://www.laterza.it/index.php? option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127841 https://www.anobii.com/books/Il_valore_di_tutto/9788858127841/01dd6d24ba48fe41d4
https://www.pandorarivista.it/articoli/valore-di-tutto-mariana-mazzucato/

Finanziarizazione/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Il rapporto tra democrazia e libero mercato e’ incrinato.
Ha cominciato a mostrare delle crepe da quando sui listini azionari e sulle piazze finanziarie ha cominciato a riversarsi lo strapotere dei fondi speculativi, dotati di una liquidita’ esorbitante e di un effetto leva con cui possono movimentare ingenti risorse impiegandone solo una minima parte.
Gli stati e le comunita’ sono del tutto indifese e appaiono come barchette nel porto, che s’impaludano nella secca a causa del ritiro dei capitali o che si innalzano tra le onde appena questi rientrano.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Economia di mercato/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti – Laterza (2014)

Privilegiare gli interessi degli azionisti funziona se, a parita’ di tutto il resto, si ipotizza una situazione di concorrenza perfetta. In un mercato puro gli azionisti possono massimizzare i propri interessi solo se i consumatori sono soddisfatti, altrimenti questi ultimi si rivolgeranno ai concorrenti.
Ma, una volta che si va verso la riduzione della concorrenza che caratterizza l’economia moderna, la situazione cambia.
Tra le grandi imprese e tutte le altre imprese sul mercato esistono importanti asimmetrie di informazione.
Sono queste asimmetrie a creare gli spazi che consentono alle grandi imprese comportamenti che massimizzano gli interessi degli azionisti ma non quelli dei consumatori. Percio’ non si puo’ presumere che gli interessi dei consumatori possano essere tranquillamente demandati alla massimizzazione degli interessi degli azionisti […]
Sul piano pratico il requisito che gli attori del mercato siano perfettamente informati e’ difficile da soddisfare. Il problema principale e’ rappresentato dal fatto che in una economia di mercato anche le informazioni di solito hanno un prezzo […] piu’ ricchi siamo e piu’ tenderemo a pro-curarci informazioni; il risultato e’ che i ricchi tenderanno a prendere decisioni piu’ efficienti e a diventare ancora più ricchi.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2013/09/colin-crouch-il-potere-dei-giganti.html
https://tramedoro.eu/?p=2447
https:/www.pandorarivista.it/articoli/disuguaglianze-intervista-colin-crouch/

Lavoro/Crouch

Colin Crouch – Postdemocrazia – Laterza (2009)

[L’]azienda classica aveva una proprieta’ piu’ o meno stabile, una forza lavoro composta da personale dipendente, spesso incoraggiato da contratti a lungo termine, e una reputazione presso i clienti acquisita tramite l’esperienza prolungata nel settore.
L’azienda contemporanea archetipica e’ proprieta’ di una costellazione sempre mutevole di azionisti, che si scambiano le loro quote via computer; fa uso di una miriade di forme di lavoro per poter raccogliere combinazioni fluttuanti di lavoratori evitando di assumerli da dipendenti: chi lavora per questa azienda di rado e’ in condizione di identificarvisi e porsela come obiettivo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/postdemocrazia/
https://www.anobii.com/books/Postdemocrazia/9788842076728/01fad7210efb1e685f
https://ilmanifesto.it/il-paradosso-democratico-di-colin-crouch/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842076728