Capitalismo/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Una societa per azioni, se la si osserva da vicino, e’ una costruzione molto particolare.
E’ legalmente una «persona giuridica», negli Stati Uniti e’ addirittura una «persona morale» dotata di tutti i diritti costituzionali di cui altrimenti godono solo «persone fisiche».
A differenza di altre persone giuridiche, come le associazioni e le cooperative, il suo unico obiettivo e’ l’aumento del denaro degli azionisti. Poiche’ la societa’ per azioni non puo’ morire come le persone fisiche, in linea di principio puo’ durare per sempre. E’ quindi una specie di macchina con proprieta’ antropomorfe il cui unico obiettivo e’ la moltiplicazione infinita di denaro.
I circuiti e gli ingranaggi di questo gigantesco cyborg sono costituiti in gran parte da esseri umani ma a queste persone e’ permesso unicamente adempiere alle funzioni necessarie a realizzare lo scopo finale della macchina: se non sono funzionali a questo scopo, la macchina li espelle.
Le istituzioni piu’ potenti del mondo sono state create secondo questo principio e sono finanziariamente piu’ forti di molti Stati.
Nonostante possano essere in conflitto con i governi, sono le loro creature: solo gli Stati e i governi sono in grado di creare, mantenere e far rispettare le complesse costruzioni giuridiche necessarie alla loro esistenza, o meglio che ne costituiscono il nucleo […]
Ma come si e’ arrivati alla nascita di una istituzione cosi’ bizzarra e distruttiva?
Fino alla fondazione delle prime societa’ per azioni intorno al 1600, l’accumulazione di capitale era legata alla ricerca da parte delle persone di un profitto individuale. Se qualcuno non provava piu’ il desiderio di aumentare il patrimonio, ad esempio con la scelta di ritirarsi dalle scene e godere dei frutti della ricchezza accumulata, concludeva anche l’espansione economica.
Diverso e’ il discorso nella societa’ per azioni: qui l’accumulazione e’ diventata un’istituzione, mentre in essa le persone sono interscambiabili.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Capitalismo/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)

Le principali banche italiane hanno registrato utili nel 2023 per 43 miliardi di euro, con un incremento del 70% sull’anno precedente, quando gia’ avevano raggiunto il risultato ultrapositivo di 25,4 miliardi di euro.
La riflessione semplice e’ questa: ma come e’ possibile che in un paese in cui il Pil fatica ad arrivare ad una crescita dell’1%, dove i salari hanno perso dal 10 al 20% del proprio potere d’acquisto e dove i consumi stagnano, le banche facciano utili stellari?
La risposta e’ altrettanto semplice. I loro utili dipendono dalla differenza fra i tassi praticati sui prestiti e quelli pagati ai risparmiatori, e da una significativa riduzione del personale; in sintesi, massicci prepensionamenti.
Dunque, le banche hanno ben poco a che fare con l’economia reale.
Anche per altre due ragioni. La prima e’ costituita dalla crescente natura finanziaria del credito bancario che privilegia in maniera evidente gli acquisti di titoli finanziari, magari delle proprie azioni ed obbligazioni per remunerare meglio i propri principali azionisti, che sono i grandi fondi finanziari.
La seconda ragione e’, appunto, che gli istituti di credito, al di la’ dei proclami, hanno una tassazione che oscilla fra il 10 e il 30%, beneficiando spesso anche dei paradisi fiscali “legali”.
In breve, le banche fanno utili incredibili sui tassi di interesse, pagano profumatamente i propri super azionisti, costituiti dai fondi, e ben poco le imposte.
E versano stipendi stratosferici ai propri manager.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Geoeconomia/Sanders

Sfidare il capitalismo – Bernie Sanders – Fazi (2024)

L’oligarchia controlla la nostra economia.
Tre società – BlackRock, Vanguard e State Street – controllano asset per oltre 20.000 miliardi di dollari, l’equivalente del prodotto intero lordo degli Stati Uniti.
Sono le maggiori azioniste delle principali banche del paese e hanno grosse quote azionarie in oltre il 96 per cento delle societa’ dell’indice S&P 500.
In altre parole esercitano un’influenza significativa su molte centinaia di aziende che danno lavoro a milioni di americani; influenzano, di fatto, l’intera economia.
E parliamo di banche […]: queste tre societa’ d’investimento di Wall Street sono le maggiori azioniste di alcune delle piu’ grandi banche americane: JP Morgan Chase, Wells Fargo e Citibank.
Parliamo quindi di trasporti. BlackRock, Vanguard e State Street sono tra i principali proprietari di tutte e quattro le maggiori compagnie aeree: American, Southwest, Delta e United.
E la sanita’? Insieme possiedono una media del 20 per cento delle maggiori case farmaceutiche.
Quanto ai media? Sono tra i maggiori azionisti diComcast, Disney e Warner Bros.Controllando così tanta parte della nostra politica e dei media, i miliardari sono liberi di accrescere la loro ricchezza e il loro potere a ritmi esponenziali […]
Il punto non e’ demonizzare gli oligarchi. Ne’ si tratta di invidiarli. Tipi come Musk, Bezos, Zuckerberg, Gates, Buffett, i Walton, i Koch e via dicendo sono di solito intelligenti. Tendono a lavorare sodo e rischiare; sono spesso innovativi.
Quando ci fissiamo su un personaggio in vista inficiamo il discorso, creando la falsa impressione che il problema siano un paio di mele marce.
La lotta contro l’oligarchia americana – e il sistema plutocratico che la favorisce – non ha niente a che vedere con dei singoli personaggi.
La diseguaglianza non e’ un fatto di individui: e’ una crisi sistemica.
E’ ora di farla finita con una cultura che non solo accetta ma in realta’ crea il grado osceno di diseguaglianza, ingiustizia e avidita’ incontrollabile che tanto sta danneggiando il nostro paese e il mondo intero. Dobbiamo prenderne atto, come cittadini e come attivisti e leader politici.

Info:
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/sfidare-il-capitalismo-bernie-sanders-libro
https://cultura.tiscali.it/libri/articoli/sfidare-capitalismo-sanders-manifesto-sinistra/

https://othersouls.it/sfidare-il-capitalismo-un-viaggio-verso-lequita-sociale/
https://www.marx21.it/cultura/sfidare-il-capitalismo-bernie-sanders/

Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)

[Lo] strumento utilizzato per realizzare la privatizzazione – e la conseguente finanziarizzazione con l’intervento decisivo dei grandi fondi finanziari – e’ stato e continua ad essere costituito dalle societa’ a cui sono stati affidati i servizi pubblici locali, le cosiddette multiutility.
Con questo termine decisamente smart si qualifica il risultato del processo di sostanziale accorpamento di monopoli naturali trasferiti dal pubblico al privato e soprattutto guidati da una logica finanziaria per cui l’obiettivo assolutamente prioritario sono i dividendi e i prezzi dei titoli, assai piu’ rilevanti rispetto alla qualita’ e al godimento universale di tali servizi.
Numerose di queste societa’, negli ultimi vent’anni, sono state quotate in Borsa e pesano ormai a tal punto da disporre di un proprio indice dedicato.
Le cento principali multiutility italiane hanno un valore pari all’8,5% del Pil nazionale, oltre 150 miliardi di euro, e tra il 2019 e il 2021 hanno visto crescere il valore della loro produzione del 18,6%. Di questo centinaio di societa’, la gran parte ha il monopolio del settore idrico e di quello dei “servizi ambientali”: coprono infatti la quasi totalita’ delle vendite di elettricita’, il 63% dei volumi del gas, il 67% dell’acqua e il 43% dei rifiuti urbani raccolti.
Una quindicina di multiutility supera il miliardo di euro di ricavi e praticamente tutte hanno beneficiato del forte rialzo del prezzo dell’energia. In estrema sintesi, negli ultimi vent’anni i servizi idrici, i trasporti, la distribuzione dell’energia, la gestione del ciclo dei rifiuti sono stati ceduti dalle amministrazioni locali a societa’ esterne, prima partecipate del tutto dalle amministrazioni stesse e poi sempre più caratterizzate dalla presenza di capitale privato […]
Il passaggio ulteriore e’ stato quello dell’approdo in Borsa, che ha definitivamente cambiato la natura delle medesime societa’ ponendole sotto l’insindacabile giudizio degli andamenti del mercato finanziario, facile preda della speculazione.
Le multiutility possono cosi’ pagare dividendi robusti ai propri azionisti perche’ il rendimento dei titoli e’ la preoccupazione principale di tali societa’, altamente finanziarizzate, dove spesso pubblico e privato convivono.
L’ossessiva ricerca dei dividendi tuttavia avviene, non di rado, a discapito dei servizi e persino dei conti stessi.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Economia di mercato/Rodhes

Carl Rodhes – Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Fazi (2023)

L’AD di nuova generazione deve essere un difensore degli stakeholder e non solo degli azionisti.
Cioe’, oggi gli amministratori delegati devono scendere in campo non solo per gli azionisti, ma anche per i dipendenti, i clienti, i partner, la comunita’, l’ambiente, le scuole e per tutti. Per tutto quello che e’ una componente fondamentale del loro ecosistema.
Cio’ che emerge […] e’ l’idea che gli amministratori delegati, in quanto membri ricchi e potenti della societa’, abbiano sia il diritto che la responsabilita’ morale di rappresentare i loro diversi stakeholder nelle questioni politiche.
Questi dirigenti si pongono nella posizione autocontraddittoria di essere dei rappresentanti democratici non eletti, la cui autorita’ politica e’ giustificata esclusivamente dal loro potere economico.
Tutto questo denota l’evoluzione contemporanea di cosa significhi essere a capo di un’azienda.
La narrazione che viene fatta e’ che gli amministratori delegati stanno emergendo per offrire quella leadership pubblica forte di cui, nell’incertezza dell’epoca attuale, si sente notevolmente la mancanza.
Ovviamente il rischio e’ che, anziche’ cercare di risolvere i fallimenti della democrazia, l’attivismo degli AD rifletta una tendenza che conduce all’instaurazione di una nuova plutocrazia aziendale.

Info:
https://www.micromega.net/capitalismo-woke/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/interviste/capitalismo-woke-libro-carl-rhodes
https://www.centromachiavelli.com/2023/12/23/capitalismo-woke-recensione
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml

Societa’/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo. Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

[La]”post-crescita” non significa che la societa’ non dovrebbe crescere, tanto meno che debba ridursi.
L’idea e’ piuttosto che la societa’ non dovrebbe essere costruita su un imperativo di crescita programmato, che opera come una cieca necessita’ o un’irresistibile “forza della natura”, che anticipa la nostra possibilita’ di decidere se crescere o meno, quando e quanto velocemente farlo, il che e’ esattamente cio’ che fa il capitalismo […]
Dovremmo anche riflettere su cosa si intende esattamente per “crescita” in questo discorso.
Esattamente, che cosa dovrebbe essere o non essere in crescita?
Nel capitalismo, cio’ che deve necessariamente crescere non e’ la ricchezza umana o il benessere ma il capitale. Questa interpretazione della crescita (che il capitale deve crescere all’infinito e senza limiti) e’ quella che dovremmo rifiutare apertamente. Ma a cio’ non necessariamente consegue che dovremmo produrre di meno, soprattutto alla luce degli enormi livelli di privazione e poverta’ nel mondo.
La vera domanda non e’ quanto si sta producendo ma cosa, come e a beneficio di chi […]
Abbiamo anche bisogno di spiegare cio’ che intendiamo per “societa’ industriale”.
Sono felice che alcune cose che uso siano prodotte industrialmente, ma non lo sono per altre. Per esempio, sono felice che gli aerei siano prodotti industrialmente. Non vorrei salire su un velivolo che qualcuno ha appena costruito nel suo garage; sono contenta che ci siano standard, regolamenti, controlli e ispezioni volti a garantirne la resistenza e la sicurezza. Il cibo, invece, e’ tutt’altra questione. Sarei felice di vedere la fine dell’allevamento industriale degli animali e della produzione di massa di colture geneticamente modificate.
Ancora una volta, dovremmo concentrarci sulla domanda qualitativa: di quali merci stiamo parlando? Com’e’ organizzata la produzione e da chi? Qualcuno ne trae profitto a spese di altri? Il lavoro e’ sicuro e gratificante o e’ umiliante e alienante? E’ organizzato democraticamente? Il surplus che ne deriva e’ a beneficio degli azionisti? Si svolge in una dimora nascosta fatta di lavoro non pagato ed espropriato? La sua fonte di energia e’ ecologica e sostenibile?

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Lavoro/Dardot

Dardot Pierre, Haud Gueguen, Christian Laval, Pierre Sauvetre – La scelta della guerra civile. Un’altra storia del neoliberalismo – Meltemi (2023)

Se l’indebolimento dei sindacati e’ stato storicamente il primo atto dell’offensiva neoliberale sul fronte del lavoro, la sua efficacia e la sua portata non possono essere colte senza tenere conto di quella che, a partire dagli anni Novanta, ne e’ stata una dimensione altrettanto centrale, ossia l’introduzione di un nuovo tipo di management, interamente basato sul requisito della prestazione economica e sulla messa in concorrenza degli individui tra loro, come se non fosse stato sufficiente indebolire le organizzazioni dei lavoratori, ma fosse bensi’ necessario andare oltre, smantellando la struttura collettiva del lavoro […]
Mentre nel modello tayloriano l’organizzazione scientifica del lavoro esigeva che i lavoratori applicassero il piu’ scrupolosamente possibile le regole prescritte dai dirigenti, il neomanagement si basa su un appello all’intelligenza, alla creativita’, all’autonomia e alla responsabilita’. Questo non significa che sia necessario prendere alla lettera le promesse di “realizzazione di se’”, visto che i nuovi metodi restano sottomessi alle sole esigenze del profitto.
Meglio ancora: se il neomanagement puo’ essere a buon diritto definito “post-taylorista” o “post-fordista”, e’ perche’ questa mobilitazione soggettiva, proprio come l’ossessione per le prestazioni quantificate e la competizione tra individui dalla quale si rivela essere inseparabile, fa parte di una mutazione economica molto piu’ ampia, che coinvolge le trasformazioni dei processi produttivi, la globalizzazione dei mercati e la finanziarizzazione dell’economia.
Nel quadro della “nuova divisione cognitiva del lavoro” su scala internazionale, l’innovazione tecnologica e la proprieta’ intellettuale sono i motori piu’ importanti della redditivita’ nelle economie piu’ sviluppate.
Allo stesso tempo, pero’, la pressione degli azionisti ha imposto una “governance dei numeri” che mira a misurare la performance economica di un’azienda in tempo reale, al fine di soddisfare le esigenze di redditivita’ degli azionisti.
Questo insieme di fattori ha dato origine alla nuova funzione dei manager, che consiste nel garantire che gli imperativi del “capitale” siano soddisfatti da coloro che lavorano sul campo, richiedendo loro di identificarsi pienamente con gli interessi dell’azienda […]
In linea con l’attacco ai sindacati, l’obiettivo di questa mutazione manageriale e’ quello di distruggere i sistemi di solidarieta’ (cooperazione, fiducia, ecc.) e costringere gli individui ad adattarsi a un ambiente instabile, in cui si tratta di prevalere sugli altri e di sottomettersi in tal modo a una sorta di divenire-guerriero.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/massimiliano-guareschi-il-manifesto-12-febbraio-2024-quel-neoliberismo-autoritario-su-la-scelta-della-guerra-civile-aa.-vv.-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2024/01/24/una-guerra-civile-strisciante-e-costante/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/27174-christian-laval-haud-gueguen-pierre-dardot-pierre-sauvetre-la-scelta-della-guerra-civile.html
https://ilmanifesto.it/pierre-dardot-un-abbraccio-mortale-per-la-gauche
https://ilmanifesto.it/il-neoliberismo-autoritario
https://www.pandorarivista.it/articoli/per-una-prassi-istituente-recensione-a-del-comune-o-della-rivoluzione-nel-xxi-secolo/

Capitalismo/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

Le statistiche su redditi e patrimoni degli ultimi decenni: in tutti i paesi occidentali il rapporto tra reddito da capitale e da lavoro si e’ spostato nettamente a favore del primo, ossia al posto di salari e stipendi sono saliti i dividendi, le ripartizioni tra gli azionisti delle S.p.a. e gli interessi, e nel XXI secolo soprattutto le ultime due voci.
Dietro a questo spostamento si cela un disequilibrio crescente, in quanto la gran parte del reddito da capitale fluisce nelle tasche delle famiglie piu’ ricche.
Un maggior peso del reddito da capitale significa anche che la societa’ si allontana sempre di piu’ dal mondo delle prestazioni, in quanto il reddito da capitale e’ un reddito senza prestazioni, che fluisce nelle tasche dei piu’ fortunati soltanto in nome del loro patrimonio.
La globalizzazione ha portato alla crescita enorme della ricchezza delle classi superiori e delle elite economiche. Ha contribuito inoltre alla nascita di un ceto medio importante e a un rilancio economico senza precedenti in Cina e in altri paesi dell’Asia orientale.
Per la maggioranza della popolazione dei paesi occidentali e in modo particolare per la classe operaia ha comportato invece perlopiu’ degli svantaggi.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Le varie funzioni dell’impresa multinazionale verranno svolte nelle localita’ che consentono specifici vantaggi.
La funzione finanziaria, per esempio, verra’ svolta in un Paese che propone una normativa agevolata sugli aspetti finanziari connessi agli interessi della holding; la funzione «marketing e pubblicita’» sara’ affidata a un’altra societa’ controllata in una nazione diversa; le lavorazioni del prodotto verranno delocalizzate nei paesi che dispongono della manodopera al minor costo.
Tale fenomeno ha delle implicazioni economiche enormi: una quantita’ indefinita di scambi commerciali sono realizzati nell’ambito della stessa impresa e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese differenti, dunque concorrenti. Venditore e compratore vengono molto spesso a coincidere, rendendo di fatto lo scambio una finzione economica.
L’illusoria concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico.
La frammentazione «legale» e il trasferimento di quote rilevanti del rischio d’impresa a societa’ prive di una vera organizzazione imprenditoriale si traduce nella deresponsabilizzazione degli investitori internazionali, i quali, grazie al sostegno della finanza creativa, riescono a cartolarizzare le diverse parti dell’impresa. Alcune societa’ diventano veri e propri bacini di debiti, di responsabilita’ e di costi che la grande impresa riversa a cascata sui lavoratori. L’ampia diffusione di societa’ controllate e partecipate si traduce dunque in un moltiplicatore di instabilita’ finanziaria […]
Il capitale internazionale persegue degli interessi che vanno molto al di la’ dello stato di salute dell’economia delle singole nazioni a cui affida qualche anello della catena di produzione e di distribuzione globale.
Tuttavia, il mantenimento di un certo livello di domanda effettiva di beni e servizi e’ cio’ che consente alla globalizzazione finanziaria di restare in piedi. Fin quando i mercati finanziari garantiranno con le loro alchimie una certa quota di reddito alle famiglie dei paesi ricchi, e quindi consumatori, il deterioramento dell’economia dei rispettivi territori verra’ efficacemente celato.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Stato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Il capitalismo finanziarizzato ha rivisto ancora una volta il rapporto tra economia e politica.
In questo regime, le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali hanno sostituito gli Stati come arbitri di un’economia sempre piu’ globalizzata.
Attualmente sono loro, e non gli Stati, a stabilire molte delle regole piu’ importanti che governano le relazioni essenziali della societa’ capitalista: tra lavoro e capitale, tra cittadini e Stati, tra centro e periferia e tra debitori e creditori. Nel capitalismo finanziarizzato, quest’ultima relazione e’ cruciale e influenza tutte le altre.
E’ soprattutto attraverso il debito che il capitale cannibalizza il lavoro, disciplina gli Stati, trasferisce valore dalla periferia al centro e spilla ricchezza dalla societa’ e dalla natura. Il fluire del debito attraverso Stati, regioni, comunita’, famiglie e imprese ha determinato un drammatico cambiamento nel rapporto tra economia e sistema politico.
Il regime precedente aveva autorizzato gli Stati a subordinare gli interessi a breve termine delle imprese private all’obiettivo a lungo termine di un’accumulazione sostenuta. Al contrario, l’attuale consente al capitale finanziario di disciplinare gli Stati e le popolazioni nell’interesse immediato degli investitori privati.
L’effetto e’ un peculiare uno-due. Da un lato, le istituzioni statali che prima rispondevano (in qualche modo) ai cittadini sono sempre piu’ incapaci di risolvere i problemi di questi ultimi o di rispondere alle loro esigenze. Dall’altro, le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali che hanno indebolito le capacita’ degli Stati sono diventate «politicamente indipendenti». Non dovendo rispondere ai cittadini, sono libere di agire per conto di investitori e creditori.
Nel frattempo, la portata dei problemi piu’ urgenti, come il riscaldamento globale, supera il raggio d’azione e la capacita’ di intervento dei poteri pubblici. Questi ultimi, in ogni caso, non hanno la forza di opporsi alle imprese transnazionali e ai flussi finanziari globali, che sfuggono al controllo di enti politici legati a territori delimitati. Il risultato generale e’ la crescente incapacita’ dei poteri pubblici di tenere a freno i poteri privati.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
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