In base alla logica del fiscal compact, il nostro paese avrebbe bisogno di mantenere ancora nei prossimi due decenni un avanzo primario pari o superiore agli interessi pagati sul debito, che all’inizio del 2016 equivalevano all’incirca al 4,2 per cento del PIL (pari all’incirca a 80 miliardi di euro l’anno): una politica insostenibile non solo da un punto di vista economico, per i motivi succitati, ma anche e soprattutto da un punto di vista politico e sociale, per l’entita’ dei tagli alla spesa pubblica o dell’imposizione fiscale che essa comporterebbe.
E non e’ un problema che riguarda solo l’Italia: in base al duplice obiettivo del nuovo patto di stabilità – pareggio di bilancio strutturale e riduzione del debito –, tutti i paesi della periferia dovrebbero mantenere da qui al 2030 avanzi primari da capogiro: 7 per cento in Grecia, 6,5 per cento in Italia,
5,5 per cento in Portogallo, 3,5 per cento in Spagna.[…]
In definitiva, possiamo concludere che non e’ esagerato affermare che il fiscal compact elimina definitivamente anche quell’esiguo margine di manovra fiscale previsto dal Trattato di Maastricht e dal patto di stabilita’ e crescita, condannando l’Europa – a meno che non avvenga un cambio di politica radicale – all’austerita’ permanente.
Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/