Le antiche fratture politiche si sono allargate: fra nazionalismo e internazionalismo, democrazia e autocrazia, governi efficienti e inefficienti.
Un profondo senso di ingiustizia, di impotenza e di diffidenza nei confronti delle elite – soprattutto economiche e politiche – ha eroso la fiducia nelle istituzioni democratiche […]
La salvezza nazionale ha avuto la meglio sulla cooperazione internazionale, per la gioia degli «uomini forti», dei demagoghi e dei regimi autoritari che possono cavalcare un’ondata di populismo e sfruttare il clima di paura […]
Possiamo fare di meglio. Ma per riuscirci, dobbiamo comprendere appieno come siamo finiti in questo pasticcio.
Per cogliere la reale entita’ di questa sfida, e’ importante capire che le questioni descritte sopra sono le conseguenze di forze piu’ profonde che insieme hanno portato a una forma disfunzionale di capitalismo.
Ci sono (almeno) quattro fattori essenziali alla base del problema: (1) la visione a breve termine del settore finanziario; (2) la finanziarizzazione dell’economia; (3) l’emergenza climatica; e (4) la lentezza o l’assenza dello Stato.
In ciascuno di essi, il modo in cui le organizzazioni sono strutturate e si relazionano fra loro e’ parte del problema. La loro ristrutturazione deve quindi far parte della soluzione […]
La maggior parte della finanza torna alla finanza, alle assicurazioni e al settore immobiliare, anziche’ confluire in impieghi produttivi. L’acronimo e’ Fire, dall’inglese finance, insurance, real estate, che pero’ significa anche «fuoco», immagine quanto mai appropriata dal momento che sta bruciando le fondamenta su cui poggia la crescita economica a lungo termine.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, solo un quinto circa dei capitali finanziari confluisce nell’economia produttiva (per esempio nelle aziende che vogliono innovare, o nella costruzione di infrastrutture). E nel Regno Unito, il 10 per cento di tutti i prestiti bancari britannici aiuta le imprese non finanziarie; il resto va a sostenere attivita’ immobiliari e finanziarie […]
Il secondo problema e’ che il settore imprenditoriale si e’ finanziarizzato. Negli ultimi decenni, la finanza e’ cresciuta in genere piu’ rapidamente dell’economia e, nei comparti non finanziari, le attivita’ finanziarie e gli atteggiamenti che le accompagnano sono arrivati a dominare il business. Una quota sempre maggiore dei profitti delle aziende e’ stata utilizzata per alimentare guadagni a breve termine attraverso le plusvalenze azionarie piuttosto che per compiere investimenti nel lungo periodo su nuovi beni strumentali, R&S e formazione dei lavoratori […]
Con l’acquisto di azioni proprie, una societa’ puo’ far salire artificialmente il prezzo delle sue azioni e quello dei suoi dirigenti, che vengono pagati in azioni.
In soli dieci anni, fino al 2019, i riacquisti totali da parte delle aziende «Fortune 500» (la classifica annuale delle 500 maggiori societa’ statunitensi in base ai ricavi compilata dalla rivista «Fortune») hanno superato quasi 4.000 miliardi di dollari, con molte societa’ che spendono oltre il 100 per cento del loro reddito netto in una combinazione di riacquisti e distribuzione di dividendi, dando cosi’ fondo alle riserve di capitale.
Nello stesso periodo, sei delle piu’ grandi compagnie aeree americane hanno speso in media il 96 per cento del loro flusso di cassa disponibile per il riacquisto di azioni, ma questo non le ha scoraggiate dal chiedere l’aiuto del governo federale quando e’ sopraggiunta la crisi del Covid-19 […]
E il terzo e’ un problema che, se non verra’ risolto in tempi brevi, fara’ sembrare insignificanti tutti gli altri: l’emergenza climatica, che cambiera’ drasticamente la vita degli esseri umani, degli animali e delle piante del nostro pianeta.
Secondo il rapporto del 2019 del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, Ipcc), ci restano solo dieci anni prima che la crisi climatica diventi irreversibile. Il Covid-19 ci ha resi ancora piu’ consapevoli della fragilita’ del nostro ambiente e di un sistema economico che da esso dipende.
L’emergenza climatica e’ in gran parte il risultato degli altri quattro problemi della finanza e del mondo imprenditoriale: i combustibili fossili dominano ancora le nostre fonti energetiche, le industrie sono altamente inquinanti, il settore finanziario ha alimentato l’economia basata sui combustibili fossili, e lo Stato sta alimentando questa disfunzionalita’ […]
L’unico modo per risolvere questi problemi e’ che i governi li affrontino in modo proattivo.
E questo ci porta al quarto aspetto: i governi hanno sposato l’ideologia secondo cui il loro ruolo e’ semplicemente quello di risolvere i problemi, non di raggiungere obiettivi ambiziosi.
La teoria economica tradizionale non considera gli attori pubblici come creatori e motori di orientamento dei mercati, ne’ ritiene che i mercati abbiano una finalita’ che debba essere plasmata. Piuttosto, l’ideologia attuale parte dal presupposto che il capitalismo operi attraverso un «meccanismo di mercato» guidato dalla naturale tendenza degli individui a perseguire il proprio interesse personale, ciascuno al fine di massimizzare la propria funzione obiettivo.
Info:
https://www.laterza.it/2021/04/28/mariana-mazzucato-racconta-missione-economia/
https://francosenia.blogspot.com/2021/05/uneconomista-pericolosa.html
https://www.corriere.it/cultura/21_maggio_04/mazzucato-stato-innovatore-un-analisi-confortante-ma-discutibile-971fab64-acea-11eb-b89d-9c2f0a2ddccd.shtml
https://www.articolo21.org/2021/06/leconomista-mariana-mazzucato-in-missione-con-pietro-del-solda-al-festival-delleconomia-di-trento-4-giugno-2021/