Lavoro/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

I difensori della globalizzazione attribuiscono alla tecnologia la responsabilita’ del declino dei salari e della perdita di posti di lavoro.
La tecnologia in effetti puo’ ridurre la domanda di lavoratori, specialmente di lavoratori con competenze limitate, e questo puo’ provocare anche la discesa dei salari e l’aumento della disoccupazione.
Molti economisti hanno cercato di identificare quale percentuale dell’aumento della disoccupazione e della discesa dei salari sia dovuta alla globalizzazione. Ma, essendo i due fenomeni tanto interconnessi, ritengo sia essenzialmente impossibile farlo […]
La globalizzazione ha indebolito il potere contrattuale dei lavoratori, ma la legislazione che ha poi colpito i sindacati e i diritti del lavoro l’ha indebolito ulteriormente […]
Per dirla in breve, la politica, la tecnologia e la globalizzazione sono tutte inestricabilmente legate nella generazione degli attuali problemi […]
E il modo in cui la globalizzazione e’ stata gestita ha aggiunto al danno la beffa: le sofferenze dei lavoratori dovute alla deindustrializzazione derivante dal cambiamento tecnologico sono state semplicemente aggravate […]
Le regole della globalizzazione sono molto lontane dall’ideale. Hanno protetto gli interessi delle grandi compagnie a discapito di lavoratori e consumatori, dell’ambiente e dell’economia.

Info:
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/

Capitalismo/Harvey

David Harvey – L’eniga del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

Cosa si intende per neoliberismo.
Per come la vedo io, il termine si riferisce a un progetto di classe che ha preso corpo durante la crisi degli anni settanta.
Mascherato da una buona dose di retorica sulle liberta’ individuali, la responsabilita’ personale e le virtu’ della privatizzazione, del libero mercato e del libero scambio, questo progetto ha legittimato una serie di politiche draconiane mirate a ristabilire e a consolidare il potere della classe capitalista.
A giudicare dall’incredibile concentrazione della ricchezza e del potere osservabile in tutti i paesi che hanno preso la strada neoliberista, questo progetto ha avuto successo, e non c’è prova che sia morto.
Per esempio, uno dei principi pragmatici fondamentali emersi negli anni ottanta e’ che il potere statale dovrebbe proteggere gli istituti finanziari a qualsiasi costo […], principio, che e’ in aperta contraddizione con il non interventismo propugnato dalla teoria neoliberista […]
Detto grossolanamente, il principio consiste nel
privatizzare i profitti e socializzare i rischi, nel salvare le banche e spremere la gente.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Finanziarizzazione/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

[La] deregolamentazione consenti’ alle banche di finanziare investimenti molto superiori al loro patrimonio.
Cio’ permise loro di rischiare sui mercati secondari somme sempre maggiori, accelerando la spirale al rialzo delle quotazioni. Le banche correvano sempre piu’ rischi, ma ogni volta un investitore (persona o azienda) rivendeva i titoli a un numero maggiore di ulteriori investitori, riducendo cosi’ i propri rischi attraverso la condivisione con una platea sempre piu’ vasta di attori.
L’espansione del sistema e l’entrata in gioco dei ricchi della Cina, della Russia e di molti altri paesi fino a quel momento estranei al sistema di mercato capitalistico, estese i rischi a un numero sempre maggiore di investitori. La condivisione – e dunque la riduzione dei rischi – sembrava poter proseguire all’infinito, o quasi.
La ricchezza non veniva creata attraverso la produzione di beni e servizi reali, ma attraverso la rivalutazione costante di titoli finanziari acquistati e rivenduti all’infinito.
In tal modo, le attivita’ finanziarie sono diventate la forma di gran lunga piu’ redditizia di attivita’ economica: per fare denaro bastava muovere denaro, tagliando cosi’ fuori le attivita’ intermedie necessarie per realizzare beni o fornire i servizi venduti a scopo di profitto.
Le imprese operanti in altri settori dell’economia sono state cosi’ incentivate prima a crearsi un proprio braccio finanziario, e poi a concentrare su di esso le proprie competenze e i propri sforzi strategici, demandando qualsiasi ulteriore attivita’ ad
altri, ivi comprese le funzioni legate a quello che fino a quel momento era stato il loro core business e ai rapporti con la clientela di massa […]
Ci sono fondati motivi per affermare che la previsione che in caso di necessita’ i governi sarebbero intervenuti a salvare le banche – “troppo grandi per fallire” – abbia incoraggiato queste ultime a correre rischi irresponsabili, e che i salvataggi
post-2008 non abbiano fatto altro che incentivare le stesse banche a correre rischi ancora maggiori in futuro.
Quando si e’ capito chiaramente che tutti i responsabili della catastrofe l’avrebbero fatta franca, qualcuno ha osservato che i banchieri sono “troppo grandi” non solo “per fallire” (to fail), ma anche “per finire in carcere” (to jail).
D’altra parte, a fronte dei danni provocati dai salvataggi, occorre considerare anche il rischio di un crollo totale dell’economia globale se non si fosse fatto nulla per bloccare l’emorragia delle quotazioni azionarie.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Stato/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Il giudizio dei mercati conta molto piu’ del giudizio delle urne.
Il ruolo della politica ne esce trasformato.
Il potere migra dalla sfera politica a quella economica, che a sua volta e’ posta fuori dal controllo della democrazia e resa impermeabile alla volonta’ popolare.
Si scopre che si puo’ essere al governo senza essere realmente al potere.
Incapaci di governare l’economia, impotenti dinanzi ai flussi di capitale, i politici appaiono sempre piu’ come marionette meccaniche, semplici ingranaggi di un sistema complesso e fuori controllo.
Si diffonde cosi’ l’idea che la politica non serva a nulla e che i politici siano individui inutili, corrotti e capaci solo di fare il proprio interesse personale.

Info:
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio  
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

 

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale- Chiarelettere (2020)

Cinque bias [pregiudizi] che viziano la comunicazione.
Il primo bias che vizia la comunicazione, specie politica, e’ il tribalismo: siamo tutti divisi in tribu’ di tifosi, e tendiamo a dire tutto il bene possibile dei «nostri» e tutto il male possibile degli «altri» […]
La seconda distorsione che vizia la comunicazione, rafforzando la prima, e’ chiamata della conferma (e disconferma): tendiamo ad accettare le opinioni che confermano le nostre, prendendo sul serio solo i dati che le sorreggono e trascurando gli altri […]
Il terzo bias e’ detto del conformismo o dell’autorita’ […]
Il conformismo e l’autorita’ della maggioranza, cioe’, cambiano la sua percezione, inducendolo a negare l’evidenza: come avviene, su scala piu’ larga, nei regimi totalitari. […]
La quarta distorsione cognitiva si chiama bias (o euristica) della disponibilita’ (availability): tendiamo a sovrastimare le probabilita’ che ci sono piu’ familiari e a sottostimare quelle che lo sono meno […]
Il quinto bias e’ il gia’ menzionato framing effect, riassumibile cosi’: non contano le informazioni in se’, ma come le si presenta, cioe’ come sono formulate (framed). Lo sanno bene i pubblicitari, i cattivi giornalisti e gli spin doctor: le tre principali categorie di persuasori occulti […]
Questi cinque bias, e le loro strumentalizzazioni digitali, confermano che internet non e’ piu’ solo un mezzo, ossia una tecnologia che, come tutte, si presta a usi buoni o cattivi.
E’ molto di piu’: e’ un ambiente vitale. Specie per i millennial e i nativi digitali, l’esperienza di tutti i giorni non e’ piu’ divisa
fra offline e online, reale e virtuale. La vita e’ ormai onlife: si svolge nell’ambiente vitale dei social. Chi vive li’ perennemente connesso, neppure distingue piu’: il reale gli appare virtuale e il virtuale reale.
I social sono diventati una droga perche’ producono un potenziamento dell’esperienza (enhancement of reality).

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988

Economia di mercato/Giacche’

Vladimiro Giacche’ – Titanic Europa. La crisi che non ci hanno raccontato – Aliberti (2012)

Dal 2002 al 2010 il mercato del debito a livello mondiale e’ cresciuto a un tasso di crescita annuo dell’11%, dagli 80 mila miliardi di dollari a circa 200 mila.
Nello stesso periodo il prodotto interno lordo mondiale e’ cresciuto del 4% annuo (quello italiano, come e’ noto, praticamente non e’ cresciuto).
Il debito complessivo oggi e’ pari al 310% del prodotto interno lordo mondiale. Si tratta della maggiore accumulazione di debito della storia in tempo di pace. E’ chiaro che si tratta di una situazione insostenibile […]
I governi abbassano la tassazione e poi prendono in prestito da coloro che decidono di non tassare.
Gli interessi sul debito rendono possibile un trasferimento di ricchezza a vantaggio dei detentori dei titoli di debito.
Ovviamente, quanto sopra vale sia per le riduzioni formalizzate delle tasse, sia per quanto riguarda la tolleranza di fatto verso l’evasione fiscale che caratterizza, guarda caso, precisamente i due Paesi che oggi in Europa hanno il piu’ alto rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo: ossia Grecia e Italia.
Anche in questo caso si ha un trasferimento di ricchezza dalla collettivita’ a una parte del settore privato.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/2034-vladimiro-giacche-titanic-europa.html
https://www.uninfonews.it/il-titanic-europa-affonda-e-lorchestra-suona-ancora/

Europa/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La sfida dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Il populismo e’ diventato un tema di discussione privilegiato dei circoli liberali, e nessuno mai ha messo in luce gli inganni e i pericoli populisti meglio degli autori liberali.
Ma i liberali si sono dimostrati piu’ abili nel puntare il dito contro gli altri che nel riflettere su se stessi.
Essi dedicano piu’ tempo a spiegare la nascita del populismo che a illuminare la caduta del liberalismo. Rifiutano di guardarsi nello specchio e riconoscere le loro insufficienze, che hanno portato alla marea populista in tutto il continente […]
Oggi e’ l’intera Europa che versa in uno stato di confusione, con un sistema liberale che comincia a sfarinarsi non solo a Varsavia e a Budapest, ma anche a Londra, Amsterdam, Madrid, Roma, Atene e Parigi.
I cittadini dell’Europa si sentono insicuri e arrabbiati.
I loro leader si rivelano incompetenti e disonesti.
I loro imprenditori appaiono furibondi e angosciati […]
Com’e’ possibile che un continente pacifico, prospero e integrato stia andando in frantumi?
Perche’ europei apparentemente pragmatici si stanno
lanciando in un tuffo nell’ignoto sotto bandiere populiste? […]
Come la politica della paura puo’ essere sostituita dalla politica della speranza?

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

Tra il 1981 e il 2010, nell’insieme dei paesi dell’Ocse, l’aliquota piu’ alta dell’imposta sul reddito e’ scesa dal 66 al 42 per cento […].
Il 90 per cento della popolazione con reddito piu’ basso guadagna tra il 70 e l’85 per cento del proprio reddito sotto forma di salari e stipendi, mentre lo 0,01 per cento della popolazione in cima alla piramide della distribuzione del reddito percepisce appena il 40 per cento del proprio reddito sotto forma salariale, e la maggior parte di esso sotto forma di reddito d’impresa, dividendi e capital gain.
La tassazione di questi ultimi tipi di reddito si e’ sempre piu’ alleggerita rispetto alle imposte che gravano su salari e stipendi.
Sempre tra il 1981 e il 2010, nei paesi dell’Ocse, la tassazione media dei redditi societari e’ scesa dal 47 al 25 per cento e quella dei dividendi dal 75 al 42 per cento […]
Le riforme fiscali hanno ulteriormente rafforzato la disuguaglianza crescente generata dal mercato. Cio’ fa pensare che gli interessi dei ricchi abbiano saputo esercitare sui governi pressioni molto piu’ forti rispetto agli interessi della democrazia […]
Il denaro puo’ essere usato anche per influenzare le opinioni della gente comune.
Negli ultimi anni, l’ascesa dei social media ha aperto nuove possibilita’. Internet puo’ servire a inviare messaggi mirati apparentemente provenienti da movimenti civici di massa, ma in realta’ controllati da alcuni tra i personaggi piu’ ricchi del pianeta. Queste attivita’ si basano su tecnologie costose, alla portata solo dei miliardari o degli Stati.
Esse richiedono innanzitutto l’estrazione (spesso illegale) dalle piattaforme di social media di dati sulle preferenze individuali, ricavati dalle ricerche effettuate sul web o dai comportamenti d’acquisto. Su questa base si confezionano messaggi individuali tagliati a misura di quelle preferenze, che vengono poi inviati da un gran numero di fonti apparentemente indipendenti. Paradossalmente, gran parte di questa propaganda si presenta come sfida populista alle elites. […]
I social media, che a un certo punto avevano dato l’impressione di poter creare un nuovo bene comune, uno spazio pubblico aperto a tutti, in realta’, nel momento in cui se ne sono impossessati i superricchi, hanno condotto a una privatizzazione della societa’ civile.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Lavoro/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

E’ grande l’apprensione con cui si guarda al mercato del lavoro.
Nel XX secolo abbiamo creato macchine piu’ forti degli esseri umani. Oggi possiamo fabbricarne anche di piu’ efficienti, per quanto riguarda i lavori di routine. Ma l’intelligenza artificiale rappresenta una sfida superiore.
Possiamo fabbricare macchine che non soltanto portano a termine meglio degli esseri umani i compiti per cui sono state programmate, ma imparano anche meglio, per lo meno in certi ambiti.
Le macchine possono conseguire risultati migliori di noi in diversi impieghi cruciali per il mondo di oggi […]
Naturalmente, in via di principio, l’avanzare della tecnologia dovrebbe riuscire a far vivere meglio tutti i cittadini, cosi’ come dovrebbe farlo la globalizzazione. Con l’avanzare della tecnologia, infatti, la dimensione della torta nazionale cresce e, se la torta da distribuire e’ piu’ grande, tutti in teoria potrebbero riceverne una fetta piu’ grossa.
Ma, con le macchine che sostituiscono il lavoro, cio’ non
accade automaticamente: la diminuzione della domanda di personale, e soprattutto di manodopera non qualificata, fara’ scendere i salari, e dunque il reddito dei lavoratori, anche se il reddito nazionale aumentera’ […]
L’economia del trickle down (economia della percolazione dall’alto verso il basso o effetto cascata) in questo caso non funzionera’, proprio come non ha funzionato con la globalizzazione.
Il governo, tuttavia, puo’ fare in modo che tutti, o per lo meno la maggior parte delle persone, possano prosperare.
Esistono almeno quattro insiemi di politiche necessarie allo scopo.
1) Garantire che le regole del gioco economico siano piú eque […]. Rafforzare il potere di mercato dei lavoratori e indebolire il potere monopolistico delle imprese puo’ creare un’economia piu’ efficiente e piu’ equa.
2) I diritti di proprieta’ intellettuale possono essere definiti in modo che i frutti dei passi in avanti della tecnologia, gran parte dei quali avviene grazie alle fondazioni finanziate dal governo che sostengono la ricerca pura, siano condivisi a piu’ ampio raggio.
3) Politiche fiscali progressive e politiche di spesa pubblica possono contribuire a ridistribuire il reddito.
Infine,
4) si deve riconoscere il ruolo del governo nel facilitare il passaggio dell’economia dalla manifattura al settore dei servizi

Info:
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino ´2020`

Vi sono innegabili ragioni sociali, economiche e culturali che permettono di comprendere i motivi del successo del populismo nelle democrazie odierne.
Si potrebbe dire che questo successo equivale a un’ammissione di fallimento delle democrazie dei partiti nel mantenere le promesse fatte nelle loro costituzioni.
Tra le promesse non mantenute, due in particolare portano acqua al mulino dei populisti: la crescita della diseguaglianza sociale ed economica, per cui una larga parte della popolazione ha poca o nessuna speranza di ambire a una vita sociale e politica dignitosa o migliore; e la crescita di un’oligarchia nazionale e globale sempre più rapace.
Questi due fattori sono correlati; sono una violazione della promessa di uguaglianza e impongono alla democrazia costituzionale un’urgente autoriflessione critica sul perche’ «non e’ riuscita a sconfiggere del tutto il potere oligarchico».
Il dualismo tra «i pochi» e «i molti» e l’ideologia antisistema che alimentano il populismo scaturiscono da queste promesse non mantenute.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/