Stato/Deneault

Alain Deneault – Governance. Il management totalitario – Neri Pozza (2018)

La privatizzazione del bene pubblico non e’ ne’ piu’ ne’ meno che un processo di privazione.
Mentre il liberalismo economico promuove quest’arte della privazione negli ambienti di chi ne trae profitto, la governance serve ad ammortizzarne lo choc, peraltro solo per lo spirito, in quanto non si oltrepassera’ mai su questo punto l’ambito del lavoro retorico.
Privare, in latino, designa l’azione di mettere da parte – il contrario di spartire.
Privatizzare un bene consiste nel privare qualcuno di qualcosa a vantaggio di qualcun altro, dal momento che non viene pagato nessun diritto di cessione. Il privatus designa di conseguenza colui che e’ privato di qualcosa […]
Dallo stesso privare latino proviene del resto l’espressione “privilegio”.
La parola letteralmente significa legge (lex) privata (privus): il privilegio corrisponde all’atto di privare (escludere) un altro di un bene o di un favore in virtu’ di una regola generale (legge).

Info:
https://www.doppiozero.com/materiali/dopo-la-democrazia-la-governance
https://ilmanifesto.it/il-prezzo-senza-volto-di-un-ingranaggio/

Capitalismo/Harvey

David Harvey – L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

Il denaro e’ una forma di potere sociale di cui ci si puo’ appropriare e che, per di piu’, non presenta un limite intrinseco, a differenza della quantita’ di terreni che si possono possedere o alla quantita’ di risorse fisiche che si possono controllare […]
Non c’e’ un limite intrinseco ai miliardi di dollari che il singolo individuo puo’ accumulare.
L’illimitatezza del denaro, e l’inevitabile desiderio di impossessarsi del potere sociale che questo conferisce, creano una vasta gamma di incentivi sociali e politici ad accumularne quantita’ sempre maggiori; e una maniera essenziale di ottenere sempre piu’ denaro e’ quella di reinvestire parte dell’eccedenza di fondi guadagnati ieri per generare altra eccedenza domani […]
L’importanza dell’illimitatezza del potere del denaro non potra’ mai essere sottolineata abbastanza.
I gestori dei maggiori hedge fund di New York nel 2005 hanno rastrellato 250 milioni di dollari a testa in compensi individuali; nel 2006 il principale gestore ha guadagnato 1,7 miliardi di dollari, e nel 2007, un anno disastroso per la finanza globale, cinque di loro (incluso George Soros) hanno realizzato circa 3 miliardi di dollari ciascuno.
Ecco cosa intendo quando affermo che il denaro e’ una forma di potere sociale illimitato.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Economia di mercato/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire alla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Il problema che oggi abbiamo e’ capire come far si’ che la finanza torni a svolgere la sua funzione originaria – quella di essere uno strumento a servizio della crescita dell’economia reale – smettendo di essere un circuito autoreferenziale che arricchisce pochi strozzando lo sviluppo delle tante iniziative che sorgono nella trama larga del sistema economico e sociale.
E che vi sia un problema di fondo che ostinatamente si finge di non vedere ce lo dice il paradosso che attanaglia l’economia contemporanea e che la teoria economica prevalente (di matrice neoclassica) non riesce a spiegare: un’offerta di moneta sovrabbondante, prodotta da una politica economica superespansiva e con tassi di interesse sotto zero, insieme alla deflazione (e tassi di crescita modesti).
Si tratta di un paradosso perche’, secondo la teoria, ma anche secondo l’esperienza vissuta fino a oggi, con questo tipo di politica dovremmo avere inflazione (e crescita).
Per usare una metafora, l’economia contemporanea e’ come una macchina in cui l’acceleratore, pur spinto al massimo, non riesce a trasmettere forza cinetica alle ruote. Semplicemente perche’ la forza va dispersa in qualche punto durante il percorso di trasmissione […]
Questo stato delle cose ci dice che, ancora oggi, i circuiti tra finanza ed economia reale non funzionano come dovrebbero.
Non riescono ad attivare le energie economiche e finiscono solo per alimentare circuiti finanziari autoreferenziali che non fanno che rafforzare la concentrazione della ricchezza. Come dimostrano i livelli degli indici borsistici, che continuano a bruciare tutti i record pur in presenza di aumenti dell’economia reale piuttosto contenuti.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Finanziarizzazione/Galli

Giorgio Galli, Francesco Bordicchio – Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Mimesis (2018)

La crisi economica scoppiata nel 2008, e che continua a imperversare, ha distrutto l’economia.
E’, a differenza delle crisi precedenti, tra cui in particolare quella del ’73, una crisi endogena, dovuta a cause interne al sistema e non esterne, vale a dire che e’ dovuta alle tendenze autodistruttive e rovinose del capitale quando si trova senza limiti, e in particolare senza quei limiti cui ha dovuto sottostare in quanto impostigli dalle socialdemocrazie europee per combattere la paura del comunismo: e’ una crisi nata nella finanza e che si e’ propagata all’intera economia per la natura predominante della stessa finanza, inevitabile alla luce dei
superprofitti che genera e della mancanza di ostacoli a monopoli e oligopoli e cosi’ a restrizioni della concorrenza, con possibilita’ dei capitali di destinarsi indisturbati dove meglio gradiscono.

Info:
https://www.unilibro.it/libro/galli-giorgio-bochicchio-francesco/arricchirsi-impoverendo-multinazionali-capitale-finanziario-crisi-infinita/9788857543932

Populismo/ Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Il termine «populismo» e’ ambiguo e difficile da definire in modo chiaro e incontrovertibile.
Cio’ dipende dal fatto che non e’ un’ideologia o uno specifico regime politico, ma piuttosto un processo rappresentativo, attraverso il quale viene costruito un soggetto collettivo con l’ambizione di conquistare il potere.
Una cosa certa e’ che, sebbene sia «un modo di fare politica che puo’ assumere varie forme, in relazione alle epoche e ai luoghi», il populismo e’ incompatibile con regimi politici non democratici, perche’ fa leva sul consenso volontario dei cittadini e dichiara di contestare lo status quo in nome del popolo […]
Secondo l’Oxford English Dictionary, la politica populista si propone di rappresentare le opinioni e i desideri della gente comune, «la quale ritiene che le proprie preoccupazioni siano ignorate dalle elite costituite».
Due sono gli attori in campo: la gente comune e le elite costituite (che d’ora in poi chiameremo establishment).
Cio’ che li definisce e li mette in relazione e’ il sentimento della prima nei confronti delle seconde – un sentimento che un leader rappresentativo intercetta, narra ed esalta.
Il populismo definisce il popolo per esclusione: l’establishment e’ l’esternalita’ grazie alla quale e contro la quale concepisce se’ stesso.
La dinamica del populismo e’ una costruzione discorsiva: prevede un portavoce o un leader rappresentativo che interpreti le rivendicazioni dei gruppi sociali insoddisfatti e le unifichi in una narrativa ideologica e, soprattutto, nella sua persona.
Ecco perche’, come ha scritto Ernesto Laclau, tutti i governi populisti hanno il nome del loro leader. Il risultato e’ un tipo di movimento che, alla richiesta di spiegare cio’ che lo legittima a presentarsi come la voce del popolo, risponde nominando i nemici del popolo.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Europa/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

Un elemento importante del disagio della societa’ europea risiede nella formula di governo dell’Unione.
Delle sue tre principali istituzioni, solo il Parlamento viene eletto dai cittadini.
Commissione e Consiglio europeo sono espressione dei governi degli Stati membri, o meglio, dei circoli di potere tecnocratico e finanziario piu’ esclusivi interni a essi.
L’Unione europea finisce percio’ per essere gestita in condizioni di pesante deficit democratico da una congrega collegata ai poteri finanziari continentali, al governo degli Stati Uniti e a Wall Street.
Il suo centro direzionale e’ una superburocrazia scostante, sorda alle istanze sociali di cinquecento milioni di persone e riluttante a sviluppare quei temi del suo mandato suscettibili di disturbare i padroni del vapore.
Al di la’ del fumo europeista, l’Unione che ci ritroviamo e’ quella dei mercati e delle banche, non quella dei suoi cittadini.
L’«Europa sociale» di Jacques Delors e’ rimasta un miraggio, dimenticata anche dai partiti socialisti presenti nel Parlamento europeo.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Geoeconomia/Khanna

Parag Khanna – Il secolo asiatico? – Fazi (2019)

Nel XXI secolo lo sviluppo inclusivo e’ diventato una misura migliore del progresso nazionale.
Il nuovo Inclusive Development Index (IDI; Indice di Sviluppo Inclusivo) prende inconsiderazione non solo le dimensioni economiche ma anche l’aspettativa di vita, la disoccupazione, il reddito medio, il livello di poverta’, il tasso di disuguaglianza, il risparmio delle famiglie, le emissioni di carbonio e altri fattori.
In Asia, Australia e Nuova Zelanda sono al primo posto, seguite da Corea del Sud e Israele, che si collocano tra i primi venti. Le nuove economie emergenti asiatiche – tra cui l’Azerbaigian, la Malesia, il Kazakistan, la Turchia, la Thailandia, la Cina, l’Iran, il Vietnam, l’Indonesia e le Filippine – stanno facendo passi da gigante nella maggior parte delle categorie di sviluppo inclusivo.

Info:
https://www.iltascabile.com/societa/secolo-asiatico/
http://www.mangialibri.com/libri/il-secolo-asiatico
https://www.repubblica.it/dossier/la-repubblica-delle-idee-2019/2019/06/03/news/parag_khanna-227854599/

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Il neoliberismo e’ stato progettato e messo in pratica da politici visionari: Pinochet in Cile, Margaret Thatcher e la sua cerchia ultraconservatrice in Gran Bretagna, Reagan e i «cold warriors» che lo portarono al potere negli Stati Uniti.
Avevano affrontato la massiccia opposizione delle organizzazioni sindacali e non intendevano piu’ tollerarla.
Questi pionieri del neoliberismo giunsero a una conclusione che ha condizionato fortemente la nostra epoca: un’economia moderna non puo’ coesistere con una classe operaia organizzata. Decisero quindi di distruggere completamente la forza contrattuale, le tradizioni e la coesione sociale dei lavoratori […]
La generazione odierna vede solo gli esiti del neoliberismo, e dunque spesso non si accorge che questo obiettivo – la distruzione del potere contrattuale dei lavoratori – era l’essenza dell’intero progetto, il mezzo per perseguire tutti gli altri fini.
Il principio guida del neoliberismo non era il libero mercato, e nemmeno la disciplina di bilancio, la moneta solida, le privatizzazioni e le delocalizzazioni; non era neanche la globalizzazione.
Tutte queste cose si sono rivelate sottoprodotti o strumenti della sua sfida principale: espungere il lavoro organizzato dall’equazione.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Economia di mercato/Mayer-Schonberger

Viktor Mayer-Schonberger, Thomas Ramge – Reinventare il capitalismo nell’era dei Big Data – Egea (2018)

Il mercato non e’ l’unico meccanismo sociale in grado di rendere possibile il coordinamento.
Condivide le luci della ribalta con l’impresa.
Anche se spesso pensiamo a un’impresa come a una parte di un sistema di mercato, la verita’ e’ che il mercato e l’impresa adottano approcci complementari e contrapposti al problema di come coordinare in maniera efficiente l’attivita’ umana.
In sostanza, mercato e impresa sono concorrenti rispetto alla nostra capacita’ di coordinamento.
L’impresa non e’ meno efficace nell’aiutare le persone a coordinarsi tra loro. Nella maggior parte dei paesi, oltre i due terzi della forza lavoro trova occupazione nei circa 100-200 milioni di imprese esistenti al mondo […]
Tuttavia, a differenza del mercato, l’impresa costituisce un esempio di coordinamento centralizzato, che si caratterizza per una struttura comunicativa altrettanto centralizzata.
Le persone si uniscono in un’impresa per mettere in comune sforzi e risorse, ma le loro attivita’ vengono organizzate e dirette da una singola autorita’ centrale riconosciuta.
Si distingue un gruppo di membri relativamente stabile e interno all’impresa per un periodo di tempo. I soggetti esterni devono essere attentamente vagliati; i nuovi arrivati vanno orientati con cura […]
I dirigenti possono avere particolari competenze legate al vantaggio competitivo dell’azienda o perche’ sono bravi a motivare i dipendenti e a convincere i clienti. A ogni membro dell’impresa viene attribuito un insieme definito di responsabilita’, e nuovi elementi vengono assunti di solito perche’ le loro abilita’ si confanno a una strategia dichiarata.
Per via della divisione del lavoro, nella maggior parte delle imprese il processo decisionale e’ gerarchico e centralizzato […]
La differenza fondamentale tra il mercato e l’impresa sta nel modo in cui i flussi di informazioni si traducono in decisioni, e da chi vengono tradotti. Questo si riflette nelle loro strutture: il mercato rispecchia il flusso di informazioni da chiunque verso chiunque e il processo decisionale decentrato riguardante tutti i partecipanti, cosi’ come l’impresa gerarchica rispecchia il flusso di informazioni verso il centro, dove i leader prendono le decisioni chiave.

Info:
https://www.avvenire.it/agora/pagine/big-dat-05c39718b93a455d9ee3e74f92983f90
https://www.repubblica.it/economia/2018/05/27/news/il_prezzo_rottamato_dai_big_data_ma_il_reddito_di_cittadinanza_potrebbe_salvarci-196972616/?refresh_ce

Stato/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo Spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Secondo l’OCSE, dagli anni Ottanta la diseguaglianza economica e’ cresciuta del 33% in Italia (il dato piu’ alto fra i paesi OCSE).
Al punto che nel 2016 i sette paperoni nazionali hanno una ricchezza pari ai 20 milioni piu’ poveri, il famigerato 1% detiene il 25% del reddito nazionale e il 20% delle persone piu’ ricche possiede piu’ di quanto detenuto dal 67% della popolazione […]
Il problema e’, senz’altro, globale. Alcune delle misure necessarie – come la chiusura dei paradisi fiscali, dato che il 50% delle aziende italiane quotate in borsa ha una presenza in un paradiso offshore – possono essere portate avanti principalmente a livello europeo. Ma molte altre possono e devono essere messe in campo a livello nazionale. Non e’ un intervento divino che ha reso l’Italia il paese piu’ iniquo fra le democrazie dell’Europa occidentale, con la piu’ grande forbice di ricchezza fra chi ha troppo e chi troppo poco. Ma chiare scelte politiche: la detassazione delle grandi eredità – laddove, come ha dimostrato Piketty, i grandi patrimoni si trasferiscono non per merito ma per eredita’; la detassazione della prima casa anche per i piu’ abbienti; un sistema fiscale iniquo che schiaccia lavoratori, autonomi e partite IVA ma che abbassa la tassazione sui profitti d’impresa e inventa condoni fiscali sempre piu’ improbabili; e poi l’assenza di una vera tassazione patrimoniale, di natura fortemente progressiva e non punitiva, capace di mettere in circolazione la ricchezza accumulata nelle mani di pochissimi e tenuta ferma a moltiplicarsi attraverso investimenti finanziari improduttivi […]
Oltre all’economia la grande ricchezza puo’ bloccare la democrazia. Lungi dall’essere solo un problema economico e sociale, questo e’ infatti un problema politico di primo piano. Chi accumula una posizione economica dominante acquisisce di fatto anche un potere decisionale che mina alla radice l’autonomia dei singoli cittadini, permettendo quelle forme di cattura della democrazia nazionale da parte delle grandi oligarchie di potere che sequestrano la sovranita’ popolare e snaturano il senso stesso della rappresentanza politica.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio