Capitalismo/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Pur appartenendo alla stessa tradizione, neoliberismo e ordoliberalismo sono dottrine molto diverse tra loro.
Il neoliberismo si fonda sulla fiducia (tipicamente americana) nella liberta’ di iniziativa individuale e predica la liberazione di quelli che Keynes chiamava gli animal spirits e considerava l’energia che alimenta il motore dell’economia.
La novita’ sta qui nel pensare tale liberazione su scala planetaria.
Il neoliberismo si e’ dato come obiettivo fondamentale quello di garantire condizioni giuridiche, tecniche e, quando occorreva, militari adatte alla mobilita’ dei fattori della produzione: liberta’ di movimento delle merci, delle imprese, degli investimenti, della finanza.
L’ordoliberalismo, al contrario, e’ una dottrina che ragiona nei termini della creazione di una societa’ di mercato coesa e competitiva.
Per questo, mira a costituzionalizzare l’ordine liberale all’interno di una particolare societa’ nel tentativo di raggiungere il punto piu’ avanzato tra coesione e competizione.
Una differenza, quella tra neoliberismo e ordoliberalismo, che, oltre a esprimere storie culturali diverse, mostra anche la diversa collocazione geopolitica: mentre gli Stati Uniti sono una potenza planetaria, la Germania e’ una potenza regionale.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Lavoro/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Eppure, perfino adesso, molte persone non riescono a cogliere il significato autentico della parola «austerita’».
Austerita’ non vuol dire sette anni di tagli alla spesa, come in Gran Bretagna, e nemmeno la catastrofe sociale inflitta alla Grecia.
Tidjane Thiam, l’amministratore delegato della Prudential, ha esposto chiaramente il vero significato della parola austerita’ al forum di Davos del 
2012.
I sindacati sono il «nemico dei giovani», ha detto, e il salario minimo e’ «una macchina per distruggere posti di lavoro».
I diritti dei lavoratori e salari decorosi sono d’ostacolo al rilancio del capitalismo e – dice senza imbarazzo questo finanziere milionario – devono sparire.
E’ questo il vero progetto dell’austerita’: spingere i salari e il tenore di vita dell’Occidente verso il basso per decenni, finche’ non arriveranno a coincidere con quelli in ascesa dei ceti medi di Cina e India.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Stato/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

I fattori che stanno alla base del miracolo economico dell’Asia orientale formano un modello cui sono stati dati vari nomi, il più diffuso tra i quali e’ quello di «developmental state». Questo modello e’ stato creato nel Giappone del dopoguerra ed e’ stato poi seguito nei decenni successivi, con diverse varianti ma senza modifiche sostanziali, dagli altri paesi della regione fino all’entrata in scena della Cina negli anni Novanta.
Il modello si fonda sulla centralita’ dello Stato come regista a tutto campo dello sviluppo, come attore di prima grandezza dell’economia e come responsabile del mutevole negoziato tra le forze della produzione e le varie componenti sociali.
Il developmental state ha un centro propulsore nei ministeri economici del governo centrale e in alcune agenzie specializzate dello sviluppo settoriale – come il celebre Miti giapponese – rette da una tecnocrazia indipendente e altamente qualificata che elabora i piani di crescita e ne controlla l’esecuzione. […]
Il developmental state non e’ uno Stato keynesiano che interviene a colmare le deficienze intrinseche dei mercati dal lato della creazione di domanda e del potere d’acquisto, ma un’istituzione che guida direttamente i mercati e si sostituisce a essi nell’offerta di lavoro, beni e capitali.
Non deve sfuggire l’anomalia di questa situazione rispetto alle condizioni operative del capitalismo occidentale, dove il rialzo delle retribuzioni e dei redditi finisce – come nell’eta’ d’oro del keynesismo – col deprimere i profitti, interrompere il ciclo di crescita e scatenare una controffensiva che ripristina la subordinazione della manodopera e la disuguaglianza sociale preesistente.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale- Chiarelettere (2020)

L’Italia” “si e’ rivelata «la Silicon Valley del populismo», in particolare digitale.
Una ricerca condotta sulle elezioni europee del 2019 mostra che la campagna elettorale si e’ ormai trasferita sul web, in Italia piu’ che altrove.
La stessa ricerca mostra che i partiti italiani, populisti in testa, sorpassano di gran lunga gli altri partiti europei per i post su Facebook. E questo senza considerare le pagine personali dei leader, le piu’ seguite ed efficaci di tutte […]
La Brexit ha mostrato come opera il populismo d’opposizione; Trump, come funziona il populismo di governo. Il governo gialloblu’, nato nel 2018 dal contratto di governo fra M5S e Lega, aggiunge alla serie lo strano spettacolo di due movimenti populisti che si disputano lo stesso popolo, o almeno parti complementari di esso […]
Il multipopulismo, tuttavia, sarebbe un’autentica contraddizione in termini se mai si considerasse il populismo, come fanno molti, un’ideologia debole […]
Ma il populismo, come abbiamo visto, non e’ un’ideologia, neppure debole: e’ uno stile politico, una serie di slogan ottenuti storpiando la tradizione democratica.
E’ la democrazia presa alla lettera, la sovranita’ del popolino, usata per fare opposizione prima, conquistare il potere poi, infine conservarlo.
Non a caso, messa da parte ogni parvenza di ideologia, Lega e M5S si sono divisi non solo le poltrone, come fanno tutti, ma ancor prima i due ruoli principali del gioco democratico: governo e opposizione.
Per un anno, cioe’, i media non hanno fatto altro che parlare delle liti interne al governo, credendo con questo di danneggiarlo. In effetti, si fosse trattato di un governo tradizionale, le liti sarebbero state rovinose, portando presto alle dimissioni.
Non cosi’ nel caso di un governo populista digitale. Qui, invece, i dissidi sono drammatizzati per monopolizzare l’attenzione dei media recitando entrambe le parti in commedia. Un giorno la Lega faceva il governo e il M5S l’opposizione,il giorno dopo si invertivano i ruoli.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988

Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

I manuali di economia standard – e buona parte della retorica politica – si focalizzano sull’importanza della concorrenza. Negli ultimi quarant’anni, tuttavia, la teoria economica e l’evidenza dei dati hanno mandato in fumo la pretesa che la maggioranza dei mercati sia davvero concorrenziale […]
Oggi gli Stati Uniti hanno un sistema in cui poche imprese possono rastrellare per se’ elevate quantita’ di profitti e rimanere anni e anni in posizione dominante senza alcun vincolo.
I nuovi leader statunitensi hanno addirittura smesso di aderire formalmente alla concorrenza […]
E’ facile comprendere perche’ gli uomini d’affari di maggior successo non amino la concorrenza: la concorrenza fa scendere i profitti, fino al punto in cui le imprese ottengono un rendimento del capitale appena sufficiente a sostenere gli investimenti, tenendo conto del rischio.
Gli uomini d’affari cercano profitti piu’ alti di quelli che un mercato concorrenziale consentirebbe, e da cio’ derivano la necessita’ di costruire fossati piu’ ampi per ostacolare la concorrenza e l’enorme quantita’ di innovazioni finalizzate al medesimo scopo.

Info:
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/

Capitalismo/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Il capitalismo sociale inaugurato nel dopoguerra si sgretola gradualmente negli anni Settanta.
L’assottigliarsi costante del margine di profitto rende inquieta l’industria e i detentori di grandi patrimoni.
Lo shock petrolifero del 1973 infligge la prima pesante crisi economica dal dopoguerra, portando inflazione e recessione: e’ la stagflazione, un male per cui le cure keynesiane non offrono rimedio. Gli Stati Uniti decidono di slegare il dollaro dal prezzo dell’oro e di alzare notevolmente i tassi di interesse, inaugurando un periodo di cambi fluttuanti e di incertezza e speculazione finanziaria […]
La ricerca di un nuovo modello ha inizio […]
Con il contributo di un gruppo di economisti fino ad allora poco noti e spinti ai margini dall’egemonia del pensiero keynesiano – gruppo in cui spicca la cosiddetta scuola austriaca di von Hayek e von Mises – viene mantenuto in vita e rinnovato
il pensiero del liberismo economico, del laissez-faire e laissez-passer, mandato in soffitta dal New Deal e dal dilagare dell’intervento statale nel secondo dopoguerra.
Il momento e’ ora quello giusto per sferrare una vera e propria battaglia per l’egemonia: una rete capillare di istituti di ricerca, fondazioni e dipartimenti universitari – generosamente sostenuta da un settore imprenditoriale ansioso di mettere fine alle richieste redistributive del lavoro e alle spinte socialiste che deprimevano i profitti – garantisce la pervasivita’ delle loro idee e permette di presentarle come la soluzione naturale alla crisi cui le politiche keynesiane sembrano non riuscire piu’ a rispondere.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

Geoeconomia/Allison

Graham Allison – Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire alla trappola di Tucidide? – Fazi (2018)

La rete economica della Cina si sta diffondendo in tutto il mondo, alterando gli equilibri internazionali del potere in maniera tale da indurre persino gli alleati storici dell’America in Asia a cambiare assetto, orientandosi dagli Stati Uniti verso la Cina.
Seguendo la breve sintesi offerta da Lee Kuan Yew, «la Cina sta risucchiando i paesi del Sudest asiatico nel suo sistema economico in virtu’ del suo vasto mercato e del suo crescente potere d’acquisto. Anche il Giappone e la Corea del Sud vi saranno inevitabilmente risucchiati.
Essa non fa altro che assorbire i paesi, senza dover ricorrere all’uso della forza. […]
La crescente influenza economica della Cina sara’ molto difficile da contrastare».
O per dirla secondo la versione cinese della Regola aurea: chi ha l’oro, comanda.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/trappola-di-tucidide-graham-allison/
https://www.geopolitica.info/destinati-alla-guerra/
https://www.anssaif.eu/2019/06/osservatorio-sul-terrorismo/destinati-alla-guerra-possono-lamerica-e-la-cina-sfuggire-alla-trappola-di-tucidide.html

Stato/Fana

Marta Fana, Simone Fana – Basta salari da fame – Laterza (2019)

Nel 1981 viene sancito il divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro.
La Banca d’Italia diventa un organo indipendente, liberato da qualsiasi meccanismo di controllo politico-democratico.
Il nuovo assetto istituzionale esprime una rottura piu’ ampia, che riguarda direttamente il rapporto tra democrazia e capitalismo. Le istituzioni democratiche si liberano dagli intralci del conflitto sociale e divengono mere esecutrici dei dettami “tecnici” delle oligarchie economiche.
A farne le spese sara’ ancora una volta la classe lavoratrice.
L’opera di smantellamento delle conquiste sociali degli anni precedenti viene portata a termine tra il 1983 e il 1984.
La notte del 22 gennaio del 1983 con il primo accordo tra governo, sindacato e industriali si apre il processo di revisione della scala mobile, con la previsione del taglio del 15% del punto di contingenza. Nell’anno seguente il governo presieduto da Bettino Craxi propone un ulteriore taglio della scala mobile.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858138878
http://www.leparoleelecose.it/?p=37065
https://www.pandorarivista.it/articoli/basta-salari-da-fame-marta-fana-simone-fana/

Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

Occorre ribadire che i mercati da soli non riusciranno a procurare una prosperita’ condivisa e sostenibile.
I mercati svolgono un ruolo impagabile in ogni economia ben funzionante, tuttavia spesso non riescono a raggiungere risultati equi ed efficienti, producendo troppo di alcune cose (inquinamento) e troppo poco di altre (ricerca pura indipendente, o di base).
E, come ha mostrato la crisi finanziaria del 2008, i mercati di per se’ non sono stabili. Gia’ oltre ottant’anni fa, John Maynard Keynes spiegava perche’ le economie di mercato sono spesso caratterizzate da una persistente disoccupazione e ci insegnava come un governo potesse mantenere il sistema economico a un livello di piena occupazione o quasi.
Anche quando esistono profonde discrepanze tra i ritorni sociali di un’attivita’ – vantaggi per la societa’ – e i ritorni privati della medesima attivita’ – vantaggi per un singolo individuo o una compagnia –, i mercati da soli non risolveranno il problema […]
Per un’economia e una societa’ che funzionino meglio, con cittadini che si sentano piu’ prosperi e sicuri, un governo deve infatti spendere denaro, per esempio offrendo una migliore assicurazione contro la disoccupazione e finanziando la ricerca di base; e deve sviluppare regolamentazioni per impedire alle persone di danneggiarsi reciprocamente.
Le economie capitalistiche, quindi, hanno sempre contato su una mescolanza di mercato privato e settore pubblico; la questione non e’ se scegliere i mercati o il settore pubblico, ma come combinarli nel migliore dei modi.

Info:
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/

Europa/Marsili

Lorenzo Marsili – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Oggi l’Europa si trova nuovamente al centro di una grande trasformazione. Non c’e’ stato un giorno, dal crollo della Lehman Brothers, senza che una crisi colpisse l’Unione.
In una sequenza dai tratti grotteschi, in pochi anni abbiamo vissuto l’inizio della crisi finanziaria, la sua trasformazione in crisi del debito e crisi dell’euro che ha portato a una crisi economica apparentemente senza fine.
E ancora, una crisi dei rifugiati, il primo esodo dallo spazio europeo di uno Stato membro con il referendum sulla Brexit e guerra lungo tutti i confini d’Europa – dall’Ucraina alla Siria alla Libia.
All’orizzonte, la prospettiva, sempre piu’ reale, sempre piu’ prossima, di una disintegrazione dello spazio europeo.
La sfida che ci viene posta e’ altissima.
Viviamo un momento di scarto, un interregno dagli esiti piu’ incerti che mai.
Un sistema economico e politico che ha dominato incontrastato per tre decenni e’ entrato in crisi terminale […]
Vediamo l’Europa divenire campo di battaglia fra un establishment in bancarotta e nuovi nazionalismi reazionari.
Da un lato, la politica tradizionale arroccata a difesa del fortino dello status quo, impegnata in un vano tentativo di proteggere un estremo centro che non puo’ e non deve piu’ reggere: il centro di una certa globalizzazione neoliberale, dell’austerita’, il centro che ha assunto come simboli le grandi coalizioni e la Troika.
Dall’altro, l’emergere prepotente di nuove forze regressive che sfruttano un sentimento reale e dilagante di insicurezza sociale per promuovere una piattaforma identitaria, reazionaria e autoritaria.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio