Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

(II parte)

Qui la dottrina del capitale umano e’ portata alle sue piu’ estreme e letterali conseguenze, nel senso che il debito in se’ ti costringe a pensare te stesso in termini di capitale, investimento, ammortamento.
Il potere che si esercita sull’individuo e’ quindi sempre piu’ totale e piu’ economico, nel duplice senso della parola: e’ piu’ basato sull’economia ed e’ meno costoso, necessita di minori sforzi per essere esercitato; il giogo viene sostituito da un guinzaglio “automatico” (o meglio da una sorta di braccialetto elettronico virtuale), il controllo disciplinare della fabbrica e della prigione e’ rimpiazzato dal collare del debito moroso […]
Ma se la forma dominante del potere passa da quella disciplinare a quella del controllo, e lo fa attraverso la relazione debito/credito, allora il settore trainante passa dalla manifattura, dall’industria, alla finanza.
Non che l’industria scompaia, proprio come nei secoli XIX-XX la rivoluzione industriale non aveva fatto scomparire l’agricoltura, l’aveva solo soppiantata come settore trainante e dominante dell’economia e anzi aveva rivoluzionato l’agricoltura stessa industrializzandola. Lo stesso avviene oggi: l’industria continua a esistere, anzi produce un volume di merci sempre maggiore (esattamente come l’agricoltura produce un volume di cibi infinitamente maggiore di un secolo fa), ma non e’ piu’ il settore che definisce l’economia della nostra epoca.
Questo settore e’ la finanza, che ha finanziarizzato l’industria, come l’industria aveva industrializzato l’agricoltura.
La finanza e’ il settore dominante anche perche’ e’ quello che meglio si sposa con la rivoluzione informatica […]
Sotto il giogo di un potere disciplinare, i lavoratori potevano sperare di “spezzare le catene” (come cantavano nei loro cori dell’epoca). Invece, al guinzaglio del debito, sotto una sorveglianza continua, cosa puo’ sperare il debitore se non di non cadere nell’insolvenza, di non diventare moroso: la sua unica, inaudita speranza puo’ essere solo di restare a vita debitore ligio e puntuale; al massimo, puo’ augurarsi non di liberarsi dal guinzaglio, ma che il guinzaglio non tiri troppo.
E infatti, ormai da trent’anni a questa parte, a nessuno viene detto: “Se agisci come ti chiedo, domani starai meglio”. Al contrario, viene somministrata una minaccia continua: “Se non fai come pretendo, starai molto peggio”, fallirai, cadrai in miseria, sarai abbandonato nella tua vecchiaia e non sarai curato quando ti ammalerai. Non c’e’ più “il bastone e la carota” del potere disciplinare (punizioni e premi di produzione in fabbrica), rimane solo il ricatto “o la minestra o la finestra”: se non rispetti lo scadenzario delle consegne cercati un altro lavoro, viene detto al fattorino, al rider della pizza d’asporto anzi, il rapporto di lavoro ideale per il neoliberismo e’ quello dell’autista Uber che si auto sfrutta da solo.
Mirabile esempio di capitalista di se’.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Lavoro/Zizek

Slavoi Zizek – Virus. Catastrofe e solidarieta’ – Ponte alle grazie (2020)

Si parla molto del fatto che alla vecchia modalita’ della catena di montaggio fordista si stia sostituendo un nuovo tipo di lavoro collaborativo che lascia molto piu’ spazio alla creativita’ individuale.
Ma quella che si sta effettivamente verificando non e’ tanto una sostituzione quanto un’esternalizzazione: alla Microsoft e alla Apple il lavoro sara’ anche organizzato in modo piu’ collaborativo, ma il prodotto finale poi viene assemblato in Cina o in Indonesia, in un modo molto fordista.
La catena di montaggio e’ stata semplicemente esternalizzata.
Quindi abbiamo una nuova divisione del lavoro: nell’occidente sviluppato ci sono i lavoratori autonomi che si autosfruttano (come quelli descritti da Han), nei paesi in via di sviluppo quelli che fanno lavori debilitanti alla catena di montaggio, a cui si aggiunge il sempre maggior numero di individui che lavorano nel settore dei servizi (badanti, camerieri…) dove lo sfruttamento abbonda.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/slavoj-zizek/2020/07/11/virus-capitalismo
https://www.illibraio.it/news/dautore/libri-virus-zizek-1372415/
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-virus-dellavvenire_it_5e8d7c80c5b6e1a2e0fc234d
https://www.lastampa.it/vatica-insider/it/2020/05/20/news/coronavirus-slavoi-zizek-non-esiste-un-ritorno-alla-normalita-1.38867522

Societa’/Pallante

Francesco Pallante – Contro la democrazia diretta – Einaudi (2020)

L’idea, cioe’, che il “pubblico” sia intrinsecamente altro dal “privato”; dunque, anche dalla semplice addizione di tanti “privati”.
«Privato» e’ – letteralmente – chi manca di una parte, chi e’ privo di una componente costitutiva: nel nostro caso, della dimensione politica dell’esistenza.
«Privato» e’ colui che pensa esclusivamente a se stesso, rifiutando di considerarsi parte di una relazione.
E’ l’idiotes degli antichi Greci: l’individuo che, disinteressandosi della citta’ (della polis), si occupa solo dell’idios: del proprio, del particolare, del singolare.
L’interesse per la polis e’, all’opposto, tratto caratteristico del polites, del cittadino; del civis (da cui: citta’), diranno poi i Romani.
Di colui, cioe’, che si preoccupa di dare una dimensione anche collettiva alla propria esistenza e che, cosi’ facendo, realizza in senso pieno la propria umana natura di zoon politikon: di animale politico, secondo un altro basilare insegnamento aristotelico.

Info:
https://www.letture.org/contro-la-democrazia-diretta-francesco-pallante
https://www.questionegiustizia.it/articolo/sul-libro-di-francesco-pallante-contro-la-democrazia-diretta
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-scommessa-della-rappresentanza-perche-la-democrazia-diretta-non-e-la-soluzione-alla-crisi-della-politica/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

(I parte)

Non si sottolineera’ mai abbastanza quanto il nuovo panorama tecnologico sia definito dall’ideologia neolib.
A tal punto che a nessuna forza politica rilevante e’ venuto in mente non dico di proporre, ma neanche di aprire un dibattito pubblico sull’idea che internet debba essere pubblico.
Si e’ parlato tanto di “autostrada informatica”, pero’ le strade sono pubbliche, nessuno vorrebbe tornare ai balzelli e pedaggi a ogni incrocio. Eppure pare scontata l’idea che i grandi server, provider, operatori, motori, connettori siano tutti in mano ai privati, che costituiscano dei giganteschi oligopoli, abbiano anzi una struttura di tipo feudale: duca di Facebook, principe di Google, marchese di Alibaba, conte di Oracle…[…]
Se la rivoluzione informatica fornisce gli strumenti tecnologici di controllo a distanza, e’ la tecnologia del debito ad assicurarne la dimensione economica.
Per quanto possa apparire strano, e’ assai recente l’uso sistematico e codificato del debito – sia dei privati, sia degli stati – come strumento politico e sociale […]
E’ solo nel XX secolo che il debito assurge a vero e proprio strumento di controllo politico. Lo fa innanzitutto come controllo delle singole persone, delle loro famiglie, attraverso l’istituzione del mutuo. L’Ottocento non conosceva ancora il mutuo per l’acquisto della casa come strumento disciplinatore di intere popolazioni: chi si addossa un mutuo quindicennale o trentennale non e’ propenso a rivoltarsi, e per una duplice ragione: 1) il mutuo lo rende proprietario di casa, e quindi gli fa interiorizzare l’ideologia proprietaria; 2) il mutuo lo rende in un certo senso debitore di se stesso, prigioniero della sua (futura) proprieta’ per anni e decenni a venire […]
Mutuo e carte di credito spiegano almeno in parte l’incredibile espansione dei prestiti ai privati nel secondo dopoguerra […]
Il debito e’ diventato la condizione di vita di quasi tutte le famiglie dei paesi sviluppati. Ci si indebita per il mutuo della casa, per l’acquisto della macchina, per studiare all’universita’, per andare in vacanza, per una protesi dentale […]
Perciò “il debito e’ la tecnica piu’ adeguata per produrre l’homo oeconomicus neoliberale. Non solo lo studente considera se stesso un capitale umano che egli deve valorizzare per i suoi propri investimenti (i debiti che contrae per studiare), ma inoltre si sente obbligato ad agire, a pensare, a comportarsi come se fosse un’impresa individuale. Il debito impone a persone che non sono neanche entrate nel mercato del lavoro un addestramento ai comportamenti, alle regole di contabilita’, ai principi di organizzazione di solito messi
in atto in seno alle imprese.                        (continua)

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

 

Populismo/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie dusuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

A causa della sua posizione geografica, l’Italia si e’ trovata a dover accogliere sulle sue coste gran parte dei rifugiati arrivati dal Mediterraneo, provenienti dalla Siria, dal Medio Oriente e dall’Africa, attraverso la Libia.
Ma gli altri paesi europei – sempre pronti a dare lezioni di generosita’ al mondo intero, e in particolare all’Italia – nella maggior parte dei casi hanno rifiutato la ripartizione dei flussi di rifugiati, come avrebbe suggerito qualsiasi considerazione umanitaria e razionale.
L’atteggiamento della Francia, di fatto, e’ stato particolarmente ipocrita: i poliziotti francesi sono stati immediatamente schierati alla frontiera italiana per respingere con durezza i migranti; con il risultato che, a partire dal 2015, il paese ha accolto un numero di rifugiati dieci volte inferiore rispetto alla Germania.
Nell’autunno 2018 il governo francese ha poi deciso di chiudere i propri porti alle navi delle organizzazioni umanitarie respinte dall’Italia, rifiutando persino di concedere la bandiera alla nave della ONG SOS Mediterranee condannata cosi’ a restare ormeggiata mentre il bilancio degli annegati in mare diventa sempre piu’ tragico.
Salvini ha avuto buon gioco nel denunciare l’atteggiamento francese, e in particolare quello del giovane presidente Macron, eletto nel 2017, che agli occhi del leghista rappresenta la perfetta incarnazione dell’ipocrisia delle elite europee di fronte alla questione dei migranti.
Tutto cio’ gli ha permesso di giustificare di fronte all’opinione pubblica italiana la durezza della propria politica contro i rifugiati […]
Il caso italiano illustra come il senso di delusione verso l’Unione Europea – che unisce anche Lega e M5S – possa rivelarsi un formidabile collante per la costituzione di coalizioni social-nativiste. Cio’ che rende la Lega e il suo capo Salvini cosi’ pericolosi e’ proprio la capacita’ di unire la dimensione nativista a quella sociale, la questione migratoria al tema del debito pubblico e alla finanza internazionale: il tutto compattato nella denuncia dell’ipocrisia delle elite.
Il medesimo collante in futuro potrebbe essere funzionale alla formazione di coalizioni social-nativiste anche in altri paesi, inclusa la Francia, dove la delusione nei confronti dell’Europa e’ molto forte tra gli elettori LFI e RN.
Il fatto che la costruzione europea sia stata spesso strumentalizzata a fini politici, come si e’ potuto vedere nelle vicende che hanno portato alla crisi dei Gilet Gialli nel 2017-2019 (con la soppressione dell’ISF in nome della concorrenza europea e la conseguente copertura finanziaria tramite l’aumento della tassa sulla CO2 che di fatto colpisce chi si deve recare al lavoro utilizzando la propria automobile), purtroppo rendono concreta questa deriva. Tanto per fare un esempio, nel caso in cui il polo nativista accettasse – per mero opportunismo politico – di attenuare la violenza della sua propaganda contro i migranti, concentrandosi maggiormente sulle questioni sociali e sul braccio di ferro con le istituzioni europee, non e’ affatto escluso che una coalizione social-nativista (come quella proposta da Lega e M5S) possa un giorno arrivare al governo anche in Francia.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

La vocazione egemonica tanto dell’America di Trump che della Cina di Xi Jinping, sommandosi al ritorno della Russia a un rango di potenza globale, minacciavano di marginalizzare l’Europa.
Ma sembrava, a giudicare dal fatto che non s’era compiuto alcun progresso verso il completamento dell’unione bancaria e il mercato unico dei capitali, che l’Unione Europea non avesse ancora acquisito piena consapevolezza del rischio che correva di essere relegata a un ruolo secondario.
Come se i singoli Stati della Ue non si trovassero a navigare a bordo di una stessa barca, continuavano infatti a procedere con l’occhio attento per lo piu’, se non unicamente, ai loro specifici interessi.
Una volta posta faticosamente una toppa, per non affondare, alle falle provocate dallo sconquasso finanziario del 2008, essi erano tornati in pratica alle vecchie abitudini e ai soliti rituali.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Stato/ Deneault

Alain Deneault – Governance. Il Management totalitario – Neri Pozza (2018)

Introdotta nell’ambito della vita pubblica da Margaret Thatcher all’inizio degli anni Ottanta, la governance dara’ cosi’ giustificazione a un mutamento del ruolo dello Stato […]
Col pretesto di riaffermare la necessita’ di una sana gestione delle istituzioni pubbliche, il termine designera’ non solo la messa in opera di meccanismi di sorveglianza e di controllo, ma anche la volonta’ di gestire lo 
Stato secondo modalita’ di efficienza aziendale.
I tecnocrati della prima ministra «affibbiarono percio’ il grazioso nome di governance alla gestione neoliberale dello Stato, che si tradusse in una deregulation e in una privatizzazione dei servizi pubblici, oltre che in un richiamo all’ordine delle organizzazioni sindacali» […]
Contrariamente ai termini “democrazia” o “politica” che essa tende a occultare, “governance” non definisce niente in modo netto e rigoroso.
L’estrema malleabilita’ 
della parola elude il senso, e questo sembra precisamente il suo scopo. Tutto avviene come se si sapesse cio’ che si vuol dire proprio nel bel mezzo di una totale vanita’ semantica.
Ci si convince.
causa della sua indeterminatezza, l’espressione offre scarsi appigli alla discussione o alla disputa, pur rilasciando un messaggio fondamentale: si tratta di una politica “senza governo”, promossa a livello mondiale, che membri sociali isolati in rappresentanza di interessi diversi praticano secondo una modalita’ gestionale o commerciale.

Info:
https://ilmanifesto.it/il-prezzo-senza-volto-di-un-ingranaggio/
https://www.che-fare.com/violenza-buona-governance-deneault/

Economia di mercato/Kelton

Staphanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

Il mito del deficit ha privato le persone di migliori servizi pubblici dal momento che i governi sono convinti di non avere i soldi per sostenere i progetti che danno assistenza ai propri cittadini.
Questo non solo getta nella miseria le persone la cui vita sarebbe senz’altro migliorata grazie a questi programmi, ma ci danneggia tutti. Le nostre reti di sicurezza sociale rafforzano anche i nostri legami sociali reciproci e aiutano a supportare l’economia nel suo complesso […]
Il governo centrale non dovrebbe provare a gestire il bilancio “come una famiglia“. Non dobbiamo stringere la cinghia con sacrifici condivisi e strette fiscali […]
In che modo, allora, dovremmo parlare dei diritti sociali?
La cosa piu’ importante da ricordare e’ che vi sono tre questioni distinte che dobbiamo tenere separate ogni volta che discutiamo di programmi come Social Security e Medicare. Tali questioni sono: (1) la capacita’ del governo di far fronte alle spese, (2) l’autorita’ legale a effettuare i versamenti, (3) la capacita’ produttiva della nostra economia di fornire servizi assistenziali reali.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Le norme su debito e disavanzo previste dai criteri di convergenza e dal Patto di stabilita’ e di crescita poggiavano su un equivoco di fondo: sull’idea che la gestione delle finanze pubbliche fosse simile a quella di una famiglia, e dunque implicasse restrizioni ferree e conseguenze terribili per chi spendeva al di sopra dei propri mezzi.
Per rampognare i paesi indisciplinati, la cancelliera tedesca Angela Merkel si e’ spinta a evocare il proverbiale personaggio della «massaia sveva», la mitica e gretta matriarca della Germania sudoccidentale.
All’inizio degli anni 2000 l’esperienza secondo cui, quando l’economia si contrae, i prestiti possono trainare la domanda aggregata e aiutare l’economia a tornare alla piena occupazionepareva del tutto dimenticata almeno in Germania e ai piani alti dell’Unione.
I criteri di convergenza e il Patto di stabilita’ erano semplici dichiarazioni di fede, non certo i risultati di un’analisi seria. L’abbandono delle lezioni apprese dagli economisti nel corso del Novecento si e’ ulteriormente aggravato all’arrivo della crisi. Il Patto di stabilita’ (e di crescita, ma di questa ormai non si parlava quasi piu’) ha partorito una creatura orribile: l’austerità […]
In caso di brusca frenata della domanda aggregata, intervenire con la spesa pubblica appariva ormai inconcepibile a un’Unione europea votata anima e corpo alla regola del «tre e sessanta» […]
Il Patto di stabilita’ non ha funzionato ne’ in teoria ne’ in pratica.
A distanza di vent’anni possiamo dire che il Patto di stabilita’ e crescita concordato dai leader europei e’ stato un fallimento dal suo stesso punto di vista: non ha portato ne’ crescita, ne’ stabilita’, ne’ gli altri ingredienti del benessere di una societa’.
Quel patto ha semmai favorito un forte aumento della disoccupazione.
L’osservanza o meno delle regole del «tre e sessanta» si e’ rivelata un pessimo predittore dei risultati economici di un paese.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Come dice Pierre Bourdieu: “La violenza simbolica e’ quella violenza che estorce sottomissioni che non sono nemmeno percepite come tali” […]
Percio’ “i dominati applicano categorie costruite dal punto di vista dei dominanti ai rapporti di dominio, facendoli cosi’ apparire naturali”. Come la donna suddita della violenza patriarcale si strugge perche’ non si sente abbastanza “femminile” (cioe’ non abbastanza corrispondente al ruolo che il patriarcato le ha assegnato e in cui l’ha confinata), o […] il lavoratore licenziato giustifica il padrone che lo licenzia perche’ ha interiorizzato la “necessita’ di tagliare i costi”[…]
Uno dei modi piu’ sintomatici in cui si manifesta quest’interiorizzazione del dominio capitalista e’ la scomparsa dal lessico di alcuni vocaboli.
Non menziono nemmeno i termini “padrone” e “padronato” che sono diventati parolacce, scurrilita’ da evitare in pubblico. Ma tendono a sparire anche le piu’ neutre parole “capitalismo” e “capitalista”. Nessuno se ne e’ accorto, ma queste due parole non solo non sono piu’ usate ma, quando capita di pronunciarle, lo si fa con un certo disagio.
L’unico modo educato di usare questo termine e’ aggettivarlo: capitale umano, capitale sociale, capitale culturale, capitale simbolico […]
Nel momento in cui ci viene inculcato che siamo tutti capitalisti, tutti proprietari del nostro capitale umano, in quello stesso momento del capitale in senso strettamente economico, come ammontare di denaro investibile, non se ne parla piu’ e il capitale-denaro diventa indicibile.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/