Populismo/Levitsky

Steven Levitsky, Daniel Ziblatt – Come muoiono le democrazie – Laterza (2019)

Per la narrazione populista, la competizione non e’ piu’ tra sinistra e destra, oppure tra programmi e leadership politiche alternativi, ma tra un popolo sano e disinteressato ed elites corrotte e interessate.
Si tratta di una sfida esistenziale, piuttosto che politica, alla democrazia liberale.
I leader e i movimenti populisti non vogliono solamente sostituire un partito o una coalizione di governo, ma mirano a mettere in discussione un sistema rappresentativo che ha funzionato (questa e’ l’accusa) a sostegno degli interessi esclusivi e privilegiati delle elites dominanti (di destra e di sinistra).
Di qui, la critica velenosa e costante ai detentori di posizioni di potere non elettive, in quanto non legittimati dal popolo […]
Il populismo vuole realizzare il vecchio sogno bolscevico che la cuoca debba governare.
La decisione politica, per il populismo, non richiede competenze tecniche, ma solamente buon senso popolare.
Naturalmente, non sara’ mai una cuoca o un comico a governare, ma leader che utilizzano l’una o l’altro per legittimare il proprio controllo del potere.
Una legittimazione elettorale che viene ritenuta sufficiente per rifiutare i vincoli sui loro comportamenti

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135280
https://www.stroncature.com/2019/10/08/come-muoiono-le-democrazie/
https://www.eunews.it/2019/09/20/muoiono-le-democrazie/120948

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Non sprechiamo questa crisi – Laterza (2020)

Fortunatamente, gli investimenti pubblici sono aumentati.
Mentre gli Stati Uniti hanno adottato un pacchetto di stimolo e salvataggio da 2.000 miliardi di dollari, l’Unione europea ha varato un piano di ripresa economica da 750 miliardi di euro, e il Giappone ha messo in campo altri 1.000 miliardi di dollari di aiuti per famiglie e imprese.
Tuttavia, se gli investimenti devono portare a un’economia piu’ sana, resiliente e produttiva, il denaro non basta.
I governi devono anche recuperare la capacita’ di progettare, attivare e imporre condizioni ai beneficiari, per far si’ che il settore privato operi in modo da favorire una crescita inclusiva e sostenibile.
Il sostegno pubblico alle imprese assume numerose forme, tra cui sovvenzioni dirette in denaro, sgravi fiscali e prestiti agevolati o garantiti dallo Stato, per non parlare del ruolo espansivo svolto dalle banche centrali, che hanno acquistato ingenti quantitativi di obbligazioni societarie.
Questi interventi dovrebbero comportare degli obblighi,
come quello di vincolare le imprese a conseguire obiettivi di riduzione delle emissioni e trattare i dipendenti con dignita’ (dal punto di vista sia retributivo sia delle condizioni di lavoro) […]
Lungi dall’essere dirigistica, l’imposizione di condizioni al sostegno pubblico alle imprese contribuisce a orientare strategicamente le risorse finanziarie, facendo si’ che vengano reinvestite in modo produttivo anziche’ essere acquisite da interessi ristretti o speculativi.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858142875
https://www.controluce.it/notizie/non-sprecare-la-crisi-del-covid/

Capitalismo/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – LaNave di Teseo (2020)

Diversi studi e ricerche hanno documentato il ruolo centrale assunto dai socialdemocratici europei, e in particolare dai socialisti francesi, nell’impulso alla liberalizzazione dei flussi di capitale attuata, in Europa e nel mondo, a partire dalla fine degli anni ottanta del Novecento […]
Tuttavia, non sembra che i protagonisti dell’epoca avessero pienamente compreso le conseguenze a lungo termine di una liberalizzazione assoluta dei flussi di capitale […]
La liberalizzazione dei flussi di capitali genera difficolta’ quando non e’ accompagnata da accordi internazionali che consentano sia scambi automatici d’informazioni sull’identita’ dei titolari dei capitali stessi, sia l’attuazione di una politica coordinata ed equilibrata di regolamentazione e di tassazione adeguata degli utili, dei redditi e dei patrimoni interessati.
Il problema e’ che la libera circolazione delle merci e dei capitali, cosi’ come la si e’ attuata a livello mondiale a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, sotto l’influenza sia degli Stati Uniti sia dell’Europa, e’ stata concepita a prescindere da qualsiasi obiettivo fiscale e sociale: come se la globalizzazione potesse fare a meno di un gettito fiscale, di investimenti nel campo dell’istruzione, di regole sociali e ambientali.
A quanto sembra, l’assunto implicito e’ che ogni Stato-nazione debba affrontare da solo questi temi, mentre i trattati internazionali avrebbero l’unica funzione di organizzare la libera circolazione, e d’impedire agli Stati di ostacolarla

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Europa/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Lo sviluppo della gabbia di austerita’ e’ avvenuto nel complesso al di fuori dei Trattati e dei regolamenti europei.
Molte delle principali riforme che ne hanno segnato la costruzione – dall’istituzione della Troika al Fiscal Compact – sono state realizzate attraverso procedure intergovernative altamente squilibrate e spesso informali, che hanno totalmente stravolto le norme e le procedure garantite dai Trattati europei e dal cosiddetto
‘metodo comunitario’, come per esempio la co-decisione parlamentare.
Hanno invece sfruttato il terreno favorevole della negoziazione intergovernativa, la’ dove l’equilibrio tra forze dominanti (i cosiddetti paesi centrali) e quelle piu’ deboli (i paesi periferici) e’ stato interamente giocato a favore dei signori dell’austerita’.
La legge della giungla. Dove vince il piu’ forte e ogni colpo basso e’ permesso

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282https://www.sns.it/it/evento/terzo-spaziohttps://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

Geoeconomia/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Leregole per il futuro dell’unione- il Saggiatore (2020)

Con l’ascesa, nel 2012, del presidente Xi Jinping e, ancor piu’ con l’eliminazione, nel 2018, del limite massimo di durata del mandato, sono cambiate due cose: si e’ infranta la speranza che la Cina diventasse rapidamente, se non una democrazia liberale, almeno un po’ piu’ liberale; seconda cosa, la Cina fino allora concentratasi soprattutto sulla crescita economica, ha cominciato ad agire in modo da riconquistare il posto che le spetta sulla scena globale, come mostra per esempio l’iniziativa della Nuova via della seta (One Belt, One Road).
Queste novita’ hanno gettato nuova luce sul drastico trasferimento di potere geopolitico in corso.
All’inizio della trasformazione economica della Cina, i suoi livelli di reddito erano talmente bassi che nessuno a occidente riusciva a immaginare che cio’ potesse tradursi in una minaccia economica o strategica. Ma le cose sono cambiate, e in alcune aree d’importanza cruciale, come l’intelligenza artificiale o la guerra informatica, la Cina e’ ormai all’avanguardia.
Il sistema cinese di capitalismo di Stato ha buone possibilita’ di assicurare nei prossimi anni all’economia del paese una crescita nettamente superiore a quella degli Stati Uniti e dell’Unione europea, e di ridurre il divario di tecnologia e conoscenza rispetto all’occidente

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Geoeconomia/Fazi

Thomas Fazi – Sovranita’ o barbarie. Il ritorno della questione nazionale – Meltemi (2018)

Come dimostrato dai documenti dell’intelligence USA portati alla luce dal ricercatore della Georgetown University Joshua Paul, nei primi anni del dopoguerra gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo di primo piano nella promozione dell’unificazione europea, considerata un baluardo contro l’Unione Sovietica.
Risale al 1948, infatti, la creazione del Comitato americano per l’Europa unita (ACUE), presieduto da William J. Donovan (poi tra i creatori della CIA) e Allen Dulles (poi direttore dell’agenzia di intelligence statunitense), con il compito di sostenere e indirizzare la campagna per l’integrazione politica europea in chiave anticomunista.
Le origini dell’Unione europea – rintracciabili nella creazione del Consiglio d’Europa (1949), dell’Unione europea dei pagamenti (UEP; 1950), della Comunita’ europea del carbone e dell’acciaio (CECA; 1951), della Comunita’ economica europea (CEE; 1957), della Politica agricola comune (PAC; 1962) e dell’unione doganale (1968) – vanno dunque analizzate anche, seppure non esclusivamente, in quest’ottica

Info:
https://www.retemmt.it/sovranita-o-barbarie-intervista-a-thomas-fazi/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/europa/29438-sovranita-o-barbarie-il-ritorno-della-questione-nazionale
http://temi.repubblica.it/micromega-online/quando-sovranismo-fa-rima-con-socialismo/

Europa/Levitsky

Steven Levitsky, Daniel Ziblatt – Come muoiono le democrazie – Laterza (2019)

L’attacco populista alla democrazia liberale e’ risultato, se possibile, ancora piu’ insidioso all’interno dei paesi membri dell’Unione Europea (Ue).
E’ stato in Europa che il populismo, creando una santa alleanza con il nazionalismo, si e’ inequivocabilmente presentato come un nuovo sovranismo. Cioe’, come un movimento politico che ha l’obiettivo di rimpatriare competenze che quei paesi avevano trasferito (volontariamente) a Bruxelles.
L’obiettivo delle forze sovraniste e’ dunque quello di svuotare dall’interno l’Ue, indebolendo le norme giuridiche ed economiche che presiedono al suo funzionamento come sistema sovranazionale.
Visti i costi (politici, economici, sociali, culturali) che il Regno Unito continua a pagare per la decisione di uscire dall’Ue (dopo il referendum del giugno 2016 che era risultato favorevole alla Brexit), i partiti sovranisti non si pongono piu’ (o, almeno, per ora) il problema della secessione dall’Ue, ma perseguono l’obiettivo molto piu’ insidioso di neutralizzare i principi e i vincoli di quest’ultima dall’interno. Conservando, pero’, tutti i
vantaggi che derivano dall’appartenenza ad un’organizzazione sovranazionale (come i fondi strutturali che hanno consentito, ai paesi sovranisti dell’Est e del Sud dell’Europa, di sostenere le loro regioni piu’ povere).
Il rafforzamento delle sovranita’ nazionali consentirebbe, ai sovranisti dei paesi europei, di perseguire con meno vincoli le loro strategie autoritarie (si pensi alla Polonia, all’Ungheria, all’Austria ma anche all’Italia che e’ emersa dalle elezioni del 4 marzo 2018).
E l’indebolimento dell’Europa sovranazionale e’ a sua volta una condizione per il rafforzamento del populismo nazionalista dei paesi occidentali e del nazionalismo populista dei paesi orientali (dell’Ue). Dopo tutto, il processo di integrazione sovranazionale nacque proprio dalle conseguenze drammatiche prodotte dal nazionalismo e dal populismo nella prima meta’ del secolo scorso

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135280
https://www.stroncature.com/2019/10/08/come-muoiono-le-democrazie/
https://www.eunews.it/2019/09/20/muoiono-le-democrazie/120948

Economia di mercato/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

Grazie al ruolo unico del dollaro USA quale valuta di riserva globale, lo Zio Sam non e’ mai obbligato a prendere in prestito altri soldi che non siano la sua stessa moneta (e mai dovrebbe farlo!).
Questo da’ in qualche modo agli Stati Uniti un vantaggio, ma non significa che gli USA siano il solo paese in grado di portare avanti la propria agenda politica. Qualunque paese dotato di un alto grado di sovranita’ monetaria ha la capacita’ di perseguire un’agenda politica interna finalizzata a mantenere l’economia a un livello di piena occupazione […]
Molte economie avanzate godono di un’elevata sovranita’ monetaria grazie al fatto che hanno molti settori produttivi ad alto valore aggiunto […] e vantano enormi opportunita’ per tutti i soggetti desiderosi di investire nelle loro economie comprando azioni, proprieta’ immobiliari e altro.
Dal momento che per investire in tali asset nazionali e’ necessario ottenere la moneta dei rispettivi paesi, la domanda delle loro valute rimane elevata in tutto il mondo. (In gergo economico, si dice che questi paesi hanno un mercato dei capitali “profondo“).

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Tanto per cominciare: tutta la controrivoluzione neolib e’ stata combattuta per rendere lo stato piu’ frugale, per “affamare la bestia”.
Il risultato pero’ e’ stupefacente: dopo cinquant’anni di neoliberismo sfrenato, il risultato e’ che lo stato e’ piu’ importante che mai.
Come scriveva l’“Economist” nel suo dossier, “le prime dieci societa’ petrolifere e di gas del mondo, misurate per le loro riserve, sono tutte di proprieta’ degli stati”.
Societa’ statali che si comportano come ditte private, ma le cui leve di comando sono pur sempre in mano alla politica.
Ed e’ agli stati che la finanza deve ricorrere per imporre le “riforme strutturali” richieste dai creditori ai paesi debitori, cioe’ per imporre privazioni ai propri cittadini. Sono gli stati, non i mercati, che gestiscono le recessioni, le pandemie, le crisi sociali […]
Non solo: nell’era che piu’ osanna alla liberta’ degli scambi, all’abolizione delle frontiere, guarda un po’ chi si rivedono? Le guerre commerciali tra stati.
Cosa e’, se non una guerra commerciale, nel piu’ puro spirito mercantilista, il braccio di ferro dei dazi e delle tariffe protezionistiche tra Stati Uniti e Cina scatenato negli ultimi anni?

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Stato/Alacevich

Michele Alacevich, Anna Soci – Breve storia della disuguaglianza – Laterza (2019)

Dahl introduce il concetto di «poliarchia» o «democrazia poliarchica» come forma moderna di governo democratico e, in On Democracy, elenca le sei istituzioni principali della poliarchia (alcune con delle sottocategorie) spiegando il loro ruolo fondamentale per la democrazia.
Riformulando leggermente le affermazioni di Dahl, la poliarchia si puo’ concepire come un «ordine politico» caratterizzato da:
(1) elezione dei funzionari, (2) elezioni libere, eque e ricorrenti, (3) liberta’ di espressione, (4) disponibilita’ di fonti plurime di informazione, (5) liberta’ d’associazione e (6) cittadinanza inclusiva.
Tutte le istituzioni sono necessarie, anche se non sufficienti, per avere un regime democratico di governo di un paese, e tutte rappresentano la materia prima per i cinque criteri che devono essere soddisfatti affinche’ si realizzi l’uguaglianza politica, vale a dire: (1)partecipazione effettiva, (2) uguaglianza di voto, (3) chiara comprensione dei problemi di interesse generale, (4) controllo sull’agenda politica, (5) inclusione di tutti gli individui adulti.
Dahl scrive: «Nella misura in cui qualcuno dei requisiti viene violato, i membri della societa’ non saranno politicamente uguali» […]
Tra i potenziali fattori di disuguaglianza, tre sembrano ricoprire un ruolo primario: assistenza sanitaria, offerta formativa e mobilita’ sociale.
Anche se la disuguaglianza nell’ambito della salute e’ una fondamentale questione di ingiustizia sociale, pare tuttavia meno correlata alle disparita’ di reddito di quanto non si pensi. Nei paesi sviluppati esistono politiche di welfare in grado di attenuare il problema, e la protezione sociale – anche se sempre meno forte – pare essere inerme solo nei paesi meno sviluppati, dove le forti disparita’ economiche precludono la sanita’ ad ampie fette della popolazione e la malnutrizione e le malattie croniche impediscono poi alle stesse di guadagnarsi da vivere […]
Se i tassi di disuguaglianza sono elevati, l’istruzione non puo’ svolgere il suo ruolo di livellatrice sociale, e l’accesso alle scuole di alto profilo per le famiglie a basso reddito (e di bassa istruzione) e’ limitato, se non addirittura nullo, perche’ sono escluse dal mercato del credito. Inoltre, i ricchi spesso si oppongono al finanziamento della scuola pubblica attraverso le imposte, determinando un sottofinanziamento generalizzato delle istituzioni educative non private […]
Proprio come accade nel settore dell’istruzione, una minore mobilita’ sociale spesso si trasforma in una trappola, con una contrazione – dimostrata empiricamente in modo inequivocabile – delle opportunita’ di una vita diversa.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858136249
https://www.letture.org/breve-storia-della-disuguaglianza-michele-alacevich-anna-soci