Geoeconomia/Aresu

Alessandro Aresu – Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina – La Nave di Teseo (2020)

La Cina si sta sviluppando su una strada dove nessun altro Paese si e’ finora avventurato: lasciare che il mercato raccolga le risorse mentre la ‘mano visibile’ del controllo statale raccoglie i risultati migliori”. […]
La “mano invisibile” del mercato e la “mano visibile” del governo devono essere usate entrambe, in modo che si completino, si promuovano e si coordinino a vicenda e formino un tutt’uno organico, al fine di promuovere uno sviluppo sociale ed economico sostenuto e sano.
Questo concetto di “tutt’uno organico” e’ il cuore del capitalismo politico cinese, dove l’intervento del Partito comunista cinese non puo’ mai essere messo tra parentesi.
Nel visibile e nell’invisibile

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/le-potenze-del-capitalismo-politico-di-alessandro-aresu/
https://www.letture.org/le-potenze-del-capitalismo-politico-stati-uniti-e-cina-alessandro-aresu
http://osservatorioglobalizzazione.it/interviste/aresu-capitalismo-politico/

Economia di mercato/Lazzarato

Maurizio Lazzarato – La fabbrica dell’uomo indebitato. Saggio sulla condizione neoliberista – Derive Approdi (2012)

Il consumo, che nei paesi industrializzati costituisce la quota maggior del Pil (negli Stati Uniti raggiunge il 70%), e’ un’altra importantissima fonte di «rendita» per i creditori.
Negli Stati Uniti, le spese piu’ importanti di una famiglia (l’acquisto di una casa, l’acquisto e la manutenzione di una macchina e le spese per gli studi) si fanno a credito. Ma il consumo dipende dal debito anche per l’acquisto di beni correnti, per lo piu’ pagati con carta di credito.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, l’indice di indebitamento delle famiglie rispetto al loro reddito disponibile e’ rispettivamente del 120% e del 140%.
La crisi dei subprime ha dimostrato che all’interno delle grandi masse di crediti cartolarizzati (i debiti trasformati in titoli negoziabili in borsa), accanto al settore immobiliare, ai crediti auto e ai prestiti studenteschi, troviamo le carte di credito.
Attraverso il consumo, senza saperlo intratteniamo un rapporto quotidiano con l’economia del debito.
Portiamo con noi la relazione creditore-debitore, in tasca e nel portafogli, inscritta nel microchip della nostra carta di credito.
Quel piccolo «quadrato» di plastica nasconde due operazioni che hanno l’aria insignificante, ma le cui implicazioni sono di grande rilievo: l’apertura automatica di una relazione di credito che instaura un debito permanente.
La carta di credito e’ il modo piu’ semplice per trasformare il suo possessore in debitore permanente

Info:
https://www.deriveapprodi.com/prodotto/la-fabbrica-delluomo-indebitato/
https://www.doppiozero.com/materiali/contemporanea/maurizio-lazzarato-la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato

https://www.alfabeta2.it/2011/12/05/la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato/
http://www.sifp.it/recensioni/m.-lazzarato-il-governo-dell2019uomo-indebitato.

Stato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Il livello di solidarieta’ sociale che la maggior parte dei paesi europei era riuscita a raggiungere dopo la Seconda guerra mondiale si basava su un patto, condiviso tra tutte le forze politiche, di mutua responsabilita’ per i propri concittadini.
Lo Stato sociale europeo e’ stato l’incarnazione di questo consenso.
L’Unione europea, l’euro, la globalizzazione e tutti gli altri cambiamenti economici emersi negli ultimi cinquant’anni avrebbero dovuto condurre – grazie anche ai progressi della tecnologia – a una nuova era di prosperita’ destinata a portare vantaggi a tutti.
Ma le cose non sono andate cosi’: le disparita’ appaiono piu’ grandi che mai e, specialmente dopo la crisi dell’euro, il reddito di ampi settori della popolazione e’ stagnante o addirittura diminuisce […]
I sistemi di assicurazione sociale – intesi come insieme di piani assicurativi pubblici per proteggere i cittadini contro i maggiori rischi cui sono esposti – devono restare al centro dello Stato sociale.
Eppure, queste conquiste decisive vengono attaccate da anni.
Una discussione fondata su informazioni fuorvianti ha diffuso l’idea che la protezione sociale nelle sue varie forme, e piu’ in generale lo Stato sociale, rappresentino un ostacolo al funzionamento efficiente di una economia di mercato e vadano dunque ridimensionati.
Inoltre, alcuni fondamentalisti del libero mercato hanno affermato che, al fine di rendere l’economia piu’ efficiente, bisognerebbe trasferire il piu’ possibile la protezione sociale nel settore privato, a partire dai sistemi pensionistici.
Secondo i neoliberisti le societa’ europee vivono quasi tutte al di sopra dei loro mezzi, hanno un sistema di protezione che va ben oltre le loro possibilita’ finanziarie, e programmi per gli anziani che gravano sulle generazioni future e ostacolano la crescita dell’economia

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

La privacy non c’e’ piu quando ogni nostra e-lettera, ogni nostro tweet o sms e’ in realta’ una cartolina aperta, quando il tuo televisore riferisce quale trasmissione guardi, e per quanto tempo e come (se ti alzi, parli al telefono o non sei attento), quando ogni tuo spostamento e’ localizzato, registrato e memorizzato dal cellulare.
Quando sei, sempre e ovunque, spiato dagli strumenti che usi, e non puoi non usare: sei sorvegliato persino dalla casa che abiti.
Non si e’ ancora ragionato abbastanza sugli effetti a lungo termine della scomparsa di qualunque privacy dall’esistenza umana: il “Grande Fratello” e’ un reality show in un senso piu’ generale, e piu’ perverso.
Viene da chiedersi di quale privato parlino i neoliberisti quando cantano l’elogio del privato contro il pubblico.
Forse si riferiscono all’origine etimologica della parola “privato”, che in italiano e’ il participio passato del verbo “privare”: privato e’ cio’ a cui manca qualcosa, e’ stato tolto qualcosa, e’ stato privato di”.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Societa’/Allievi

Stafano Allievi – La spirale del sottosviluppo. Perche'(cosi’) l’Italia non ha futuro – Laterza (2020)

Le citta’ con piu’ elevata percentuale di laureati offrono retribuzioni piu’ alte e posti di lavoro migliori anche ai lavoratori con bassi livelli di scolarita’, e piu’ in generale producono maggiori vantaggiose ricadute dirette e indirette sulle comunita’ locali nel loro insieme.
Non e’ esagerato parlare di ascensore sociale culturale collettivo: a vantaggio di tutti, anche dei meno acculturati.
Cio’ e’ dovuto al fatto che l’economia del sapere ha una tendenza molto forte all’agglomerazione geografica: anche in questo campo – e in questo forse piu’ che in altri –, secondo la teoria della path dependency, il successo produce successo e si stratifica progressivamente.
E dipende sempre piu’ dall’ecosistema produttivo (e culturale) in cui e’ inserita.
Per dirla in sintesi: stare in mezzo a persone intelligenti e creative ci rende piu’ intelligenti e creativi, e consente al sistema di sviluppare piu’ rapidamente dinamiche innovative, a loro volta intelligenti e creative

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139868
https://www.avantionline.it/la-spirale-del-sottosviluppo-pesa-sul-futuro-dellitalia/

Populismo/Levitsky

Steven Levitsky, Daniel Ziblatt – Come muoiono le democrazie – Laterza (2019)

Due sono le norme fondamentali per il buon funzionamento di una democrazia: la tolleranza reciproca e la temperanza istituzionale.
La tolleranza reciproca si riferisce all’idea che fintanto che i nostri rivali giocano secondo le regole costituzionali, accettiamo il fatto che abbiano lo stesso nostro diritto a esistere, competere per il potere e governare.
Possiamo dissentire dai nostri rivali, possiamo anche trovarli sgradevoli, ma li accettiamo comunque come legittimi. Questo significa riconoscere che i nostri avversari politici sono cittadini per bene, patriottici e rispettosi della legge, che amano il nostro paese e rispettano la nostra Costituzione esattamente come noi.
Significa che anche se siamo convinti che le idee dei nostri avversari siano scriteriate o sbagliate, non le vediamo come una minaccia esistenziale […]
La temperanza istituzionale puo’ essere concepita come tutti quegli sforzi finalizzati a evitare azioni che, pur rispettando la lettera della legge, ne violano palesemente lo spirito […]
La temperanza istituzionale ha le sue origini in una tradizione vecchia quanto la democrazia stessa.
Ai tempi in cui i re proclamavano il loro diritto divino a governare, le basi dell’autorita’ monarchica derivavano dall’approvazione religiosa, non esisteva nessun vincolo morale che limitasse legalmente il potere del sovrano. Tuttavia, molti dei monarchi europei predemocratici agivano con temperanza.
Essere pio, d’altronde, significava necessariamente avere saggezza e capacita’ di autocontrollo […]
Esattamente come le monarchie per diritto divino, anche le democrazie necessitano di temperanza.
Pensiamo alla democrazia come a un gioco che vogliamo giocare all’infinito. Per garantire che possa continuare anche in futuro, i giocatori devono evitare di mettere l’altra squadra in condizioni di non gareggiare, o di inimicarsela a tal punto che si rifiuterà di
continuare a giocare. Se i rivali abbandonano la competizione, non potranno piu’ esserci altre partite.
Questo significa che si’, gli individui giocano per vincere, ma devono farlo con una certa misura

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135280
https://www.stroncature.com/2019/10/08/come-muoiono-le-democrazie/
https://www.eunews.it/2019/09/20/muoiono-le-democrazie/120948

Lavoro/Lazzarato

Maurizio Lazzarato – La fabbrica dell’uomo indebitato. Saggio sulla condizione neoliberista – Derive Approdi (2012)

La relazione creditore-debitore si sovrappone alle relazioni capitale-lavoro, Stato sociale-utente, impresa-consumatore e le attraversa trasformando gli utenti, i lavoratori e i consumatori in «debitori».
Il debito secerne una «morale» propria, insieme diversa e complementare a quella del «lavoro».
La coppia «sforzo-ricompensa» dell’ideologia del lavoro viene rivestita dalla morale della promessa (di onorare il proprio debito) e dell’errore (di averlo contratto).
Come ricorda Nietzsche, il concetto di «Schuld» (errore, colpa), concetto fondamentale della morale, risale al concetto materiale di «Schulden» (debiti). La «morale» del debito induce una moralizzazione tanto del disoccupato, dell’«assistito», dell’utente dello Stato sociale quanto di intere popolazioni.
La campagna stampa tedesca contro i parassiti e i nullafacenti greci testimonia la violenza della colpevolizzazione intrinseca all’economia del debito.
I media, i politici, gli economisti, quando parlano del debito, hanno un solo messaggio da trasmettere: «siete colpevoli» […]
La relazione creditore-debitore riguarda la popolazione attuale nel suo complesso, ma anche quella futura. Gli economisti ci dicono che ogni neonato francese nasce gia’ con 22.000 euro di debito. Non e’ piu’ il peccato originale che ci e’ trasmesso alla nascita, ma il debito delle generazioni precedenti.
L’«uomo indebitato» e’ sottoposto a un rapporto di potere creditore-debitore che l’accompagna nell’arco di tutta la sua vita, dalla nascita alla morte.
Se una volta eravamo indebitati con la comunita’, gli dei, gli antenati, ormai e’ con il «dio» Capitale

Info:
https://www.deriveapprodi.com/prodotto/la-fabbrica-delluomo-indebitato/
https://www.doppiozero.com/materiali/contemporanea/maurizio-lazzarato-la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato

https://www.alfabeta2.it/2011/12/05/la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato/
http://www.sifp.it/recensioni/m.-lazzarato-il-governo-dell2019uomo-indebitato.

Economia di mercato/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

[Gli accordi di libero scambio] favoriscono i ricchi investitori in giro per il mondo mentre lasciano indietro i lavoratori – per non parlare dell’ambiente.
Molti accordi commerciali, ad esempio, prevedono meccanismi di risoluzione delle controversie fra Stati e imprese (Investor- State Dispute Settlement – ISDS).
Questi meccanismi forniscono alle grandi aziende un sistema di giustizia parallelo che consente loro di citare in giudizio i governi democraticamente eletti che adottano politiche – restrizioni, regolamentazioni o altre forme di protezione – che le imprese considerano una minaccia per il loro fatturato.
Invece di gestire queste dispute legali nei tribunali nazionali, gli ISDS le affidano ad arbitrati privati di fronte a un organo internazionale considerato piu’ favorevole agli interessi delle aziende.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Stato/Saez

Emmanuel Saez, Gabriel Zucman – Il trionfo dell’ingiustizia. Come i ricchi evadono le tasse e come fargliele pagare – Einaudi (2020)

Ma come mai a meta’ anni Ottanta, in un paese che da decenni tassava al 90 per cento i redditi alti, il governo giunse alla conclusione che invece fosse preferibile un’aliquota del 28 per cento?
La nettissima inversione di tendenza e’ in parte lo specchio dei profondi mutamenti politici e ideologici che, sei anni prima, avevano portato all’elezione di Reagan.
Recuperando e modernizzando la retorica antifiscale che imperversava negli Stati meridionali prima della guerra civile, il Partito repubblicano aveva intercettato il voto degli elettori con reddito alto di tutto il paese e dei bianchi del Sud. La Mont Pelerin Society la propugnava sin dalla fondazione nel 1947; Barry Goldwater ne aveva fatto la sua bandiera nella corsa alle presidenziali del 1964; negli anni Settanta, una rete di fondazioni conservatrici si era spesa per divulgarla: la dottrina dello Stato minimo aveva infine pervaso il pensiero comune e vinto politicamente.
Secondo questa dottrina, la funzione primaria dello Stato e’ difendere i diritti di proprieta’; il motore della crescita economica e’ la massimizzazione dei profitti, associata alla riduzione al minimo della pressione fiscale.
«La societa’ non esiste, esistono solo gli individui». E per gli individui atomizzati le tasse sono una perdita netta, un furto

Info:
https://iltalebano.com/2019/10/16/il-trionfo-dellingiustizia/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/19/fisco-aumenti-delliva-e-tasse-sulla-casa-fanno-il-gioco-dei-super-ricchi/5971095/

Capitalismo/ D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

E’ importante notare che “dominio” e “potere” sono due concetti diversi: di “dominio” esiste il verbo “dominare” con un participio passivo “dominati”, mentre il verbo “potere” ha significati diversi dal sostantivo “il potere”: il verbo significa o essere in grado, essere capaci (konnen in tedesco o to can in inglese), o avere il permesso, essere lecito (durfen in tedesco, o may in inglese), ma non significa mai “esercitare il potere”.
E soprattutto non c’e’ un complemento oggetto del potere, un “potuto”, come invece c’è un “dominato”. Ecco perche’ mentre tutti i domini implicano un potere, non tutti i poteri implicano un dominio: un vigile che mi appioppa una multa esercita un potere su di me ma non ha alcun dominio […]
Visto che i dominanti hanno tanto imparato dai dominati, e’ forse giunto il momento che noi dominati impariamo da loro. Per come hanno condotto la loro vittoriosa controrivoluzione, ci hanno mostrato con chiarezza i terreni dello scontro, che abbiamo via via incontrati: l’ideologia, il fisco, la giustizia, l’istruzione, il debito […]
Ci hanno fatto capire il ruolo decisivo dell’ideologia, ci hanno insegnato che il primo obiettivo e’ restituire allo scontro ideologico la dignita’, la centralita’ che sembra aver perso nel senso comune dei dominati: perche’ “le idee sono armi – le sole armi con cui altre idee possono essere combattute” […]
Il primo passo per rilegittimare i conflitti, le “insurrezioni”, (“tumulti”, li avrebbe chiamati Machiavelli) e’ la lotta contro l’eufemismo. L’eufemismo non e’ solo ipocrisia. E’ tecnologia di potere, tecnica di comando. E’ una forma di denegazione, quel discorso che “puo’ dire quel che dice solo in una forma che tende a mostrare che non lo dice”.
Nello stesso modo, vi sono registri di dominio in cui il potere puo’ essere esercitato solo secondo una modalita’ che tende a mostrare che non viene esercitato […]
Uno splendido esempio di neolingua parlata e’ la parola “riforma”.[…]
Il volgo invece, appena sente parlare di riforma delle pensioni, capisce che da vecchio restera’ in mutande; riforma del welfare significa abolizione progressiva delle protezioni sociali; riforma della sanita’ significa che moriremo senza essere curati […]
Il capolavoro di eufemismo si manifesta nell’esercizio dell’impero da parte degli Stati Uniti: anzi eufemismo e’ la forma di impero che hanno imposto al mondo. Intanto perche’ e’ un impero che rifiuta di esser chiamato cosi’ […]
Addirittura, l’impero si cela ai propri cittadini: “la maggior parte degli americani non riconosce – o non vuole riconoscere – che gli Stati Uniti d’America dominano il mondo per mezzo della forza militare. A causa del riserbo governativo, essi perlopiu’ ignorano il fatto che il loro paese presidia militarmente il globo. Non capiscono che la vasta rete di basi militari americane sparse in tutti i continenti, Antartide esclusa, costituisce di fatto una nuova forma d’impero”.
Se non capiscono, un motivo c’e’: un tempo, quando uno stato manteneva basi militari in altri paesi, si diceva che li “occupava”; oggi li “difende” (l’evoluzione in senso eufemistico era gia’ stata avviata dagli imperi quando “proteggevano” le colonie, che chiamavano appunto “protettorati”). E i paesi “difesi” dagli Stati Uniti sono ben 80, presidiati da circa 800 basi. Gli stati difesi, protetti, accuditi, rimboccati, non sono “sudditi” come nei vecchi imperi, ma “alleati” […]
Una volta i popoli soggetti pagavano tributi all’impero, ora gli “prestano” soldi che non si vedranno mai restituire, comprando i loro buoni del Tesoro (federal bonds).
Non sto dicendo che l’impero Usa e’ pessimo. Anzi, nella storia altri imperi sono stati piu’ sanguinosi, piu’ oppressivi, piu’ brutali, addirittura piu’ miopi e approssimativi di quello americano (sempre relativamente parlando). Dico che e’ semplicemente un impero, e che quando ragioniamo sulle relazioni di dominio nel nostro pianeta, sia sul dominio che e’ esercitato su ognuna delle nostre persone, non dovremmo rimuovere il fatto di essere sudditi di un impero

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html