Capitalismo/Deneault

Alain Deneault -Economia dell’odio – Neri Pozza (2019)

Di fronte al fenomeno offshore, nell’autunno 2017 le autorita’ pubbliche francesi hanno chiaramente scelto di capitolare.
Invece di fare opera di contrasto nei confronti dei paradisi fiscali, la Francia si e’ messa a imitarli. […]
Il primo ministro Edouard Philippe ha dichiarato che lo Stato ha escluso dall’imposta di solidarieta’ sulla ricchezza (che tassa i piu’ ricchi a fini redistributivi) i profitti derivanti dai capitali per evitare che questi ultimi non se ne vadano o non restino “all’estero”, non osando parlare in maniera esplicita delle legislazioni offshore e della logica del dumping fiscale che tali capitali producono nel mondo.
Stessa posizione per quel che riguarda gli utili delle imprese, questa volta annunciata dal ministro dell’Economia e delle Finanze Bruno Le Maire: in nome della “concorrenza fiscale”, in Francia l’aliquota di tassazione sulle società passera’, entro il 2022, dall’attuale 33,3 per cento al 25. Ovvero: le autorita’ pubbliche non solo non combattono lo scandaloso permissivismo normativo dei paradisi fiscali, ma s’ispirano alle loro pratiche […]
La Francia da’ invece prova di riserva mentale quando dovrebbe a sua volta contestare, a livello diplomatico politico e commerciale, le legislazioni compiacenti come quelle adottate da paesi come Irlanda, Paesi Bassi, Lussemburgo, Bahamas, Liechtenstein o Isole Marshall.
Per cosa esattamente? Il piu’ delle volte, quelle legislazioni specificano che i profitti provenienti dall’estero potranno essere oggetto di tornaconti straordinari solo a condizione di non riguardare affatto la loro economia reale.
Cosi’ in questi paradisi fiscali si creano degli enti giuridici […] che non conducono nessuna attivita’ nello Stato che le rende possibili, pur rivelandosi al di fuori della portata delle istituzioni pubbliche dei paesi interessati dal capitale che esse amministrano.
Queste legislazioni cosi’ elastiche permettono all’oligarchia finanziaria e industriale mondiale di convogliare miliardi di miliardi di dollari verso regimi anomici, comportando una destabilizzazione dell’ordinamento economico mondiale pur nell’evidenza dell’assurdita’ di vari dati ufficiali. Per esempio, Jersey e’ presentato come grande esportatore di banane o le Isole Vergini britanniche come partner commerciale del calibro della Cina.
Ma, invece di contrastare il fenomeno, alcune grandi potenze, come appunto la Francia, si piegano alle regole del gioco come se quest’ultimo fosse davvero sensato. Cosi’, ecco spuntare la necessita’ di ridurre di svariati punti l’aliquota riguardante i redditi delle imprese, come gia’ fanno il Regno Unito, la Svezia, la Danimarca, la Germania e la Finlandia, per non parlare di quella incredibilmente bassa dei paesi dell’Europa orientale, i quali a loro volta affermano di doversi difendere dalla concorrenza fiscale delle Barbados, della Svizzera e di Hong Kong […]
Il denaro spostato nei paradisi fiscali non comporta soltanto delle perdite considerevoli nei diversi erari per il fatto che non viene tassato; esso crea anche un fenomeno di dumping a livello planetario.
Emulandosi a vicenda, molti dirigenti politici di rilievo internazionale stanno provvedendo, ciascuno nel proprio paese, alla riduzione delle aliquote d’imposta sul capitale e sui relativi redditi. Tali costi si misurano in maniera dolorosa, specialmente in drastiche perdite di servizi e di programmi sociali, per non parlare del debito pubblico destinato a salire di conseguenza, o dell’aumento delle tariffe dei servizi pubblici non ancora soppressi

Info:
https://neripozza.it/libri/economia-dellodio
https://www.che-fare.com/violenza-buona-governance-deneault/

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo. I meccanismi segreti del potere globale – Biblioteca Universale Rizzoli (2020)

Anche se spesso non lo percepiamo, viviamo in uno stato di guerra permanente, condotta attraverso i servizi di intelligence (pubblici e privati), la diplomazia e i mezzi di comunicazione (la manipolazione mediatica): il nuovo campo di battaglia, infatti, e’ il cyberspazio.
In questo nuovo panorama quasi bellico, l’economia diventa piu’ importante degli armamenti, che tuttavia servono comunque in supporto alle altre azioni […]
Anche se le differenze territoriali, gli scontri nazionalistici, i conflitti religiosi e la delimitazione delle zone d’influenza continuano a essere i grandi motivi che portano ai conflitti, acquisiscono un peso sempre maggiore fattori economici quali l’appropriazione delle risorse, il controllo dei mercati, quello dei capitali e le sanzioni commerciali.
Ma oltre ai mezzi appena citati con i quali sono portate avanti le guerre attuali – che alcuni definiscono «post-moderne» –, vengono usati con incredibile efficienza strumenti economici e finanziari mirati a indebolire, e in ultima analisi sconfiggere, il nemico: la concessione di prestiti, l’imposizione di sanzioni, i rapporti delle agenzie di rating, gli investimenti di fondi sovrani e venture capital, il controllo dei mercati, il controllo delle Borse, la gestione del debito e altri strumenti bancari in costante evoluzione.
Quando l’economia viene usata come arma per nuocere all’avversario, la guerra diventa economica, ovvero si trasforma in uno scontro che utilizza strumenti economici per raggiungere scopi principalmente economici. In prima battuta la guerra economica non e’ cruenta, anche se alcuni, o molti, dei suoi effetti e delle sue conseguenze, e persino dei suoi meccanismi, possono implicare spargimenti di sangue

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Missione economia. Una guida per cambiare il capitalismo – Laterza (2021)

Il ricorso all’affidamento diretto dei contratti senza gara e’ aumentato negli ultimi anni e, insieme a contratti mal redatti e al monitoraggio inefficiente delle prestazioni, ha portato a risultati insoddisfacenti.
Un’analisi quantitativa di 120 aziende ospedaliere del Servizio sanitario nazionale nel Regno Unito tra il 2010 e il 2014 ha rilevato che la maggiore spesa per i consulenti di gestione ha portato a un significativo aumento delle inefficienze e nessun miglioramento negli esiti per i pazienti.
Nello stesso periodo, la spesa dell’Nhs per i consulenti e’ quasi raddoppiata, passando da 313 a 640 milioni di sterline […]
Gli esperti si domandano se l’apporto dei consulenti vada effettivamente a migliorare l’efficienza di un ente rispetto a quanto puo’ fare il personale interno e se non si potrebbe invece utilizzare il denaro piu’ proficuamente per la ricerca sui farmaci e l’assistenza sanitaria.
Il ricorso a esperti esterni solleva anche importanti questioni in materia di responsabilita’, specie quando qualche progetto non va a buon fine, e di conflitti di interesse, per esempio quando un consulente lavora nello stesso momento per un cliente nella sanita’ globale e per uno in un settore come quello del carbone, che danneggia la salute […]
La vera tragedia di questa dipendenza dall’outsourcing alle societa’ di consulenza gestionale e’ quella di compromettere ulteriormente le capacita’ interne del settore pubblico. Questa conseguenza e’ stata messa perfettamente a fuoco dalla pandemia di Covid-19. Anziche’ concentrarsi sulla riqualificazione del personale del Servizio sanitario nazionale e sulla riassegnazione dei dipendenti pubblici per la gestione del sistema di test e tracciamento, come ha fatto la Germania, il governo del Regno Unito ha esternalizzato la risposta all’emergenza sanitaria a un mosaico di societa’ di consulenza […]
Non solo esternalizzare e’ scandalosamente costoso, ma priva «i nostri piu’ brillanti [funzionari pubblici] dell’opportunita’ di lavorare su alcuni dei temi piu’ impegnativi, appaganti e attuali». In altre parole, se ne ostacola lo sviluppo, e di conseguenza la crescita del settore pubblico. Piu’ i fornitori privati intraprendono attivita’ pubbliche, piu’ la responsabilita’ del governo si riduce perche’ le capacita’ sono state limitate e cambiare la cattiva politica e’ piu’ difficile.

Info:
https://www.laterza.it/2021/04/28/mariana-mazzucato-racconta-missione-economia/
https://francosenia.blogspot.com/2021/05/uneconomista-pericolosa.html
https://www.corriere.it/cultura/21_maggio_04/mazzucato-stato-innovatore-un-analisi-confortante-ma-discutibile-971fab64-acea-11eb-
b89d-9c2f0a2ddccd.shtml

https://www.articolo21.org/2021/06/leconomista-mariana-mazzucato-in-missione-con-pietro-del-solda-al-festival-delleconomia-di-trento-4-giugno-2021/

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Pochi contro molti. Il conflitto politico del XXI secolo – Laterza (2020)

L’elezione forma sempre un’elite.
I partiti di massa cercavano di tenere questa elite sotto controllo, in diretto contatto con i militanti, gli iscritti e gli elettori.
Con l’erosione dei partiti, “i molti” che restano fuori a guardare hanno in effetti solo uno strumento per far sentire la loro presenza: la forza visiva della pubblicita’.
Il pubblico che staziona fuori e’ un attore reattivo che partecipa essenzialmente giudicando i pochi protagonisti, pollice verso/pollice alto; e’ la riserva di energia del quale si alimenta il plebiscitarismo.
I click e i like sono il segno del gradimento e di un controllo labile e fittizio.
I progetti politici inclusivi e orientati al futuro propri della democrazia dei partiti hanno lasciato il posto a pratiche di monitoraggio e di misurazione sondaggistica, che suppongono un generico “dentro” e “fuori”; che presumono “i pochi” osservati, blanditi, amati, odiati e “i molti” che osservano, blandiscono, amano o odiano.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo-di-nadia-urbinati/
https://www.cattolicanews.it/pochi-contro-molti-la-democrazia-ha-bisogno-del-conflitto
https://www.nuovatlantide.org/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo/

Societa’/Montanari

Tomaso Montanari – Dalla parte del torto. Per la sinistra che non c’e’ – Chiarelettere (2020)

La scuola dovrebbe essere dunque innanzitutto una scuola del dissenso, il luogo dove si apprende che si puo’ pensare diversamente […] La scuola, dunque, dovrebbe permettere di conoscere la realta’, ma anche offrire gli strumenti per criticarla. Non allora il luogo di formazione di chi si prepara a diventare un ingranaggio nello stato delle cose (per esempio con l’alternanza scuola-lavoro intesa come una palestra di schiavitu’), ma una scuola in grado di trasmettere, accanto agli strumenti cognitivi e a quelli culturali, il pensiero critico necessario per essere cittadini.
E dunque per esercitare un discernimento civico, anche in relazione al voto: «La buona scuola reale e’ quella che interroga il mondo per cambiarlo, non quella che insegna a adattarsi al mondo com’e’»

Info:
https://www.carmillaonline.com/2020/02/25/dalla-parte-del-torto/
https://www.forchecaudine.com/dalla-parte-del-torto-a-proposito-dellultimo-libro-di-tomaso-montanari/

https://ilmanifesto.it/la-sinistra-che-verra-dopo-una-lunga-notte/

Economia di mercato/Lazzarato

Maurizio Lazzarato – La fabbrica dell’uomo indebitato. Saggio sulla condizione neoliberista – Derive Approdi (2012)

Una delle svolte del neoliberismo e’ costituita da cio’ che alcuni economisti hanno definito come il «colpo del 1979», che, rendendo possibile la costituzione di enormi deficit pubblici, ha spalancato la porta all’economia del debito e costituito il punto di partenza di un rovesciamento dei rapporti di forza tra creditori e debitori.
Nel 1979, per iniziativa di Volker (all’epoca presidente della banca Federal Reserve e consigliere economico del primo staff Obama), i tassi nominali (gli interessi da pagare per rimborsare il debito) sono piu’ che raddoppiati, passando dal 9% al 20%, mentre nel periodo precedente erano stati in media negativi.
«Questi tassi elevati hanno creato di sana pianta degli indebitamenti comulativi degli Stati (debito pubblico) o dei paesi (debito estero). Le classi agiate costruiscono cosi’ un dispositivo di polarizzazione estrema dalle proporzioni gigantesche tra creditori e debitori», che va a tutto vantaggio dei creditori.
L’impossibilita’ di mediare il debito sociale (cioe’ il debito dello Stato sociale) attraverso dispositivi monetari (ricorso del Tesoro alla Banca centrale) costringe allo sviluppo dei mercati finanziari, sviluppo che e’ ancora una volta organizzato, sollecitato e imposto, passo dopo passo, dallo Stato – in Francia lo si e’ fatto, per lo piu’, sotto i governi socialisti.
E’ dunque attraverso la gestione dei debiti degli Stati, creati da quanto accaduto del 1979, che i mercati finanziari si sono strutturati e organizzati. Gli Stati non si sono limitati a liberalizzare i mercati finanziari, ma hanno accompagnato l’organizzazione e la strutturazione del loro funzionamento

Info:
https://www.deriveapprodi.com/prodotto/la-fabbrica-delluomo-indebitato/
https://www.doppiozero.com/materiali/contemporanea/maurizio-lazzarato-la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato

https://www.alfabeta2.it/2011/12/05/la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato/
http://www.sifp.it/recensioni/m.-lazzarato-il-governo-dell2019uomo-indebitato
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Capitalismo/Saez

Emmanuel Saez, Gabriel Zucman – Il trionfo dell’ingiustizia. Come i ricchi evadono le tasse e come fargliele pagare – Einaudi (2020)

Oggi il perno dell’elusione fiscale e’ uno strumento efficace e versatile: la societa’ di comodo offshore.
Salita alla ribalta nel 2016 dopo lo scandalo dei Panama Papers, la societa’ di comodo offshore e’ una sorta di utensile multifunzione.
La si puo’ usare per evadere non solo le imposte su successioni, plusvalenze, patrimonio, reddito personale e societario, ma anche le ritenute sui pagamenti internazionali di interessi, dividendi e royalties.
Torna utile per frodare l’IRS, l’ex moglie o l’ex marito, i figli, i soci in affari e i creditori. E serve pure a chi abbia in mente di fare insider trading (abuso di informazioni privilegiate), riciclare denaro, intascare compensi illeciti, finanziare sottobanco una campagna elettorale o gruppi terroristici.
Come emblema dell’economia a somma zero, la societa’ di comodo offshore non conosce rivali […]
Il mercato delle societa’ di comodo e’ decollato solo negli ultimi trent’anni.
Prendiamo il caso dello studio Mossack Fonseca, che possiamo esaminare sulla base di dati completi grazie alla clamorosa fuga di notizie del 2016.
Dalla fondazione nel 1977 al 1986, Mossack Fonseca creava qualche centinaio di societa’ di comodo all’anno; dal 1986 al 1999, migliaia; dal 2000 al 2010, piu’ di diecimila. Dopo la crisi finanziaria, il dato torno’ a scendere poco sotto diecimila. Ma l’anno in cui fu travolto dallo scandalo, lo studio aveva creato 210000 societa’ in ventuno centri finanziari offshore, soprattutto nelle Isole Vergini Britanniche e a Panama.
Non abbiamo stime affidabili sul numero di societa’ di comodo attive in tutto il mondo, ma con ogni probabilita’ sono centinaia di migliaia, forse perfino milioni

Info:
https://iltalebano.com/2019/10/16/il-trionfo-dellingiustizia/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/19/fisco-aumenti-delliva-e-tasse-sulla-casa-fanno-il-gioco-dei-super-ricchi/5971095/

Stato/Ignazi

Piero Ignazi, Nadia Urbinati – Contagio e liberta’ – Laterza (2020)

Le autocertificazioni – che hanno fatto la loro comparsa in diversi Stati democratici, in particolare quelli a ordinamento non consuetudinario – hanno messo in luce tre aspetti: a) il carattere emergenziale a scopo delle misure restrittive previste, volte a limitare la vicinanza tra le persone con il solo obiettivo di scongiurare il contagio; b) il carattere temporaneo delle misure stesse; e c) la previsione di eccezioni alle normative eccezionali, nella misura in cui ai cittadini e’ stata lasciata la possibilita’ di gestire l’eccezione.
Questo ultimo punto e’ centrale […]
La procedura di autocertificazione e’ stata fatta oggetto di ironia, ed e’ stata spesso accusata di segnalare la curvatura autoritaria presa dai governi democratici.
Ma e’ vero il contrario.
Quel che appare come un orpello burocratico o vessatorio e’ indicativo di un ordinamento legal-politico fondato sullo Stato di diritto; un ordinamento, cioe’, che si propone di mettere al bando interferenze arbitrarie da parte dell’autorita’, anche quando si tratta di misure restrittive per far fronte a eventi eccezionali.
La filosofia politica e’ quella propria dello Stato democratico costituzionale: rendendoci individualmente responsabili, l’autocertificazione dimostra che non siamo servi o sudditi di un potere che decide arbitrariamente senza preventivare eccezioni al governo dell’eccezione e che non deve rispondere a coloro che devono ubbidire.
A servi e sudditi non si richiede alcuna autocertificazione: la ragione di cio’ e’ che ad essi non viene riconosciuta responsabilita’ politica, ne’ quindi voce pubblica

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/democrazia-e-populismo-in-tempi-di-pandemia-intervista-a-nadia-urbinati/

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos -Cosi’ si controlla il mondo. I meccanismi segreti del potere globale – BUR (2020)

L’evidenza porta a ipotizzare che ci siano forze molto potenti che convogliano i mezzi di comunicazione verso un’unica direzione di pensiero, e lo fanno in modo cosi’ efficace da riuscire a far sembrare perverso chiunque osi denunciare tale manovra di controllo sociale.
Negli ultimi anni, i media piu’ influenti del mondo si sono concentrati nelle mani di pochi, cosa che conferisce loro un ascendente smisurato, in grado di far traballare – quando non crollare rovinosamente – governi, aziende e persone.
Secondo alcuni studi, attualmente sarebbero sei sole compagnie a possedere, direttamente o indirettamente, il 95 per cento dei principali mezzi di comunicazione del mondo (televisione, radio, stampa, produzione cinematografica eccetera), per un totale 1.500 giornali, 1.100 riviste, 2.400 case editrici, 1.500 reti televisive e 9.000 emittenti radio.
Secondo altre fonti, che forniscono maggiori dettagli, i principali gruppi mediatici, cinema compreso, sono i seguenti (in ordine relativo, poiche’, considerata la rete di aziende e societa’, e’ praticamente impossibile conoscere l’effettivo potenziale economico di ciascuno). “Comcast”
“The Walt Disney Company, statunitense”
“Time Warner (rinominata Warner Media nel 2018), statunitense”
“CBS Corporation, statunitense”
“Viacom, statunitense”
“Bertelsmann, tedesca”
“Grupo Globo, brasiliano”
“Hearst Corporation, conglomerato mediatico statunitense con partecipazione francese”
” News Corp, statunitense”
“Grupo Televisa, messicano”
” Sony Corporation, giapponese”
“Vivendi SA, francese”
Come si puo’ notare, la gran parte di queste compagnie e’ americana (comprese la brasiliana e la messicana); un paio europee e soltanto una asiatica, ma con il dipartimento di comunicazione negli Stati Uniti

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Societa’/Urbinati

Nadia Urbinati – Pochi contro molti. Il conflitto politico del XXI secolo – Laterza (2020)

Nella sua lunga storia, antica e moderna, la democrazia si e’ distinta per questa peculiarita’: organizzare il processo politico di decisione intorno al principio dell’eguaglianza di potere di tutti i cittadini come singoli e come corpo sovrano.
A ragion veduta Norberto Bobbio era giunto alla conclusione che «la democrazia e’ sovversiva nel senso piu’ radicale della parola perche’, dovunque arriva, sovverte la tradizionale concezione del potere, tanto tradizionale da essere considerata naturale, secondo cui il potere – si tratti del potere politico o economico, del potere paterno o sacerdotale – scende dall’alto al basso» […]
In questa cornice egualitaria (aritmetica o orizzontale, di una testa un voto), l’obiettivo e’ stato sempre quello di evitare che si formasse una classe politica separata, una divisione tra “noi” e “loro”.
La politica democratica teme la contrapposizione tra chi governa e chi e’ governato; vuole evitare la formazione di due gruppi (chi ha il potere e chi non ce l’ha) e disegna procedure volte a favorire la circolazione del potere, ad impedire la solidificazione di una classe di governanti.
La premessa e’ semplice ed e’ questa: l’eguaglianza politica democratica puo’ persistere a condizione che venga impedita la formazione di una classe politica che, a lungo andare, tendera’ fatalmente a formare un gruppo a se’, a dar vita a un’oligarchia: questo e’ stato storicamente l’obiettivo della democrazia

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo-di-nadia-urbinati/
https://www.cattolicanews.it/pochi-contro-molti-la-democrazia-ha-bisogno-del-conflitto
https://www.nuovatlantide.org/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo/