GreenNewDeal/Pettifor

Ann Pettifor – Il Green New Deal. Cos’e’ e come possiamo finanziarlo – Fazi (2020)

Alexandria Ocasio-Cortez e il suo team hanno elaborato una propria versione del Green New Deal: un «piano per risolvere allo stesso tempo tre problemi critici: la minaccia rappresentata dal cambiamento climatico per la sicurezza, la poverta’ e le disuguaglianze sociali e di razza in America».
Uno dei pilastri del GND americano e’ il Job Guarantee, o Piano di lavoro garantito, che consiste nel dare «a ogni disoccupato americano che lo voglia, un lavoro nella costruzione di infrastrutture ad alta efficienza energetica» […]
Il Green New Deal e’, dunque, un piano.
Non e’ una idea, ne’ una proposta, ma un piano globale per arginare il crollo dei sistemi di supporto vitale della Terra.
E’ globale nella misura in cui coloro che l’hanno progettato comprendono che e’ la Terra nel complesso, in tutta la sua diversita’, che ha bisogno di un “new deal” […]
Il GND riconosce che in futuro dovremo ricavare energia solo da fonti rinnovabili. Dobbiamo anche espandere e sostenere gli ecosistemi che assorbono enormi quantita’ di anidride carbonica dall’aria e immagazzinano questo carbonio negli alberi, nei suoli e negli oceani.
Ma le societa’ devono anche porre fine alla loro dipendenza da un sistema economico globalizzato che alimenta il collasso climatico e incoraggia le emissioni tossiche; un sistema economico che genera al contempo squilibri ecologici e disuguaglianze insieme a ingiustizie economiche, politiche e sociali. Questo sistema e’ il capitalismo globalizzato e finanziarizzato […]
A condizione che siano gestiti dalla mano visibile dell’autorita’ pubblica, i sistemi monetari potrebbero contribuire a finanziare la costosa transizione radicale da un’economia basata sui combustibili fossili a un’economia basata sulle energie rinnovabili.
Esattamente come il sistema monetario ha contribuito, in passato, a finanziare le guerre o la ripresa dalle crisi finanziarie.

Info:
https://www.iconaclima.it/sostenibilita/vivere-green/consigli-di-lettura-il-green-new-deal-di-ann-pettifor/
https://www.alliancesud.ch/it/politica/politica-fiscale-e-finanziaria/il-green-new-deal-secondo-pettifor

Capitalismo/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Basti pensare al piu’ importante motore di ricerca del mondo, Google, il filtro e il catalizzatore delle nostre idee e desideri, la nostra porta sul mondo.
Quando digitiamo il nome di un pro
dotto o una localita’, quello che ci compare in cima alla schermata e’ spesso un indirizzo sponsorizzato che ha interesse a parlarci sulla base di un’informazione profumatamente pagata.
Lo stesso motore di ricerca, d’altra parte, nel darci le informazioni che cerchiamo fa riferimento al nostro profilo, costruito attraverso un algoritmo basato su tutte le ricerche che abbiamo fatto in precedenza.
Cio’ porta a suggerimenti ritagliati sulla nostra storia che tendono a confermarci in quello che siamo gia’.
Il punto fondamentale e’ che, nella societa’ digitale,i dati sono il nuovo petrolio.
E’ questo l’implicito del grande capitolo dei big data, punto cardine attorno al quale si stanno gia’ riorientando le strategie di marketing.
L’idea di fondo e’ che miliardi di individui lasciano miliardi di tracce che rappresentano gusti, desideri, scelte che interessano moltissimo 
alle aziende.
Raccolti e decifrati, questi dati permettono di sapere molte cose sui potenziali clienti. Ecco perche’ il data mining diventa oggi cosi’ fondamentale.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
https://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Europa/Azzara’

Stefano G. Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato d’eccezione – Mimesis (2020)

[L’Europa] ha pensato a lungo a se stessa e si pensa tutt’ora come il centro del mondo ma si trova in un declino irreversibile.
Dal dopoguerra a oggi ha coltivato il sogno della propria diversita’ e cioe’ della diversita’ del proprio capitalismo, inteso come alternativa al socialismo di stampo sovietico ma anche al dominio del mercato tipico del capitalismo statunitense.
Anche dopo la fine della Guerra fredda ha pensato che fosse possibile riproporre la propria via intermedia, caratterizzata dall’“economia sociale di mercato”, per costruire un contraltare geopolitico e geoeconomico al neoliberismo trionfante che non passasse pero’ da uno stringente controllo politico dell’economia e non cedesse alle tentazioni burocratizzanti del capitalismo politico di marca orientale. […]
Tuttavia, il welfare europeo che abbiamo conosciuto fino a qualche tempo fa, quel “grande percorso economico e sociale”, e’ stato “un’eccezione” e non “la norma nella storia del capitalismo”.
E in misura ancora maggiore rispetto ad altri modelli richiedeva una presenza attiva delle istituzioni e della politica, perche’ “l’estensione dei diritti dello Stato sociale non e’ uno stato di natura ma dipende dalla capacita’ dei sistemi economici, politici e sociali di garantirli”. […]
Oggi non esiste piu’ un modello europeo o un capitalismo europeo degno di questo nome, perche’, lacerata da una competizione interna suicida, “l’Unione europea non e’ un luogo di convergenza tra modelli di capitalismi, ma piuttosto un negoziato perpetuo, sia come modalita’ di funzionamento che come progetto di integrazione”. Una continua contrattazione tra Stati nazionali insignificanti nella quale, per ragioni di interesse microscopiche, “le coalizioni europee si formano e si scompongono”[…]
Lungi dal costituire addirittura l’avamposto del neoliberalismo globale e l’imperialismo principale, come i sovranisti ossessionati da Bruxelles e persino alcuni marxisti ritengono, le nazioni europee sono delle “impotenze geopolitiche” e siamo di fronte alla “marginalizzazione dell’Europa come soggetto storico”, alla sua “definitiva uscita dal centro del mondo rispetto all’altro lato dell’Atlantico e al Pacifico”, tanto che si puo’ dire che “L’Europa sopravvive come nostalgia e come oggetto”.
In particolare, lo “spazio europeo” e’ diventato terreno di scontro delle “potenze del capitalismo politico, Stati Uniti e Cina

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

Economia di mercato/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

La storia della disuguaglianza non riguarda solo le nazioni ma anche le imprese.
La ricerca della sicurezza si fara’ sentire anche nel settore aziendale, dove i grandi diventeranno ancora piu’ grandi. Pure qui assistiamo all’accelerazione di una tendenza gia’ in corso.
Negli ultimi anni gli esperti hanno osservato che in un settore dopo l’altro, in Occidente e non solo, le grandi imprese hanno accresciuto profitti e quote di mercato, facendo mangiare la polvere ai concorrenti piu’ piccoli.
Basti pensare ad Amazon, Google, Walmart, Cvs e Home Depot in America, o Volskwagen, Carrefour e Siemens in Europa.
In Cina quasi tutte le aziende maggiori sono dello stato e quindi godono di vantaggi intrinseci, ma perfino i giganti del settore privato come Alibaba e Tencent guadagnano terreno ogni anno che passa […]
Uno studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dimostra che tra il 2001 e il 2013 in tutto il mondo industrializzato il 5 per cento piu’ produttivo delle industrie ha aumentato del 33 per cento la propria produttivita’, e il primo 5 per cento delle strutture di servizio ha aumentato la propria del 44. Tutte le altre industrie hanno guadagnato solo il 7 per cento nella produttivita’ e tutte le altre strutture di servizio hanno registrato un aumento appena del 5.
Altre ricerche dimostrano che questa tendenza va acuendosi negli ultimi decenni. Perche’?
Nell’economia odierna grande e’ bello.
Le dimensioni regalano alle aziende un vantaggio nelle due tendenze economiche predominanti della nostra epoca, la globalizzazione e la Rivoluzione informatica.
Ora e’ piu’ facile per la Volkswagen e l’Ikea entrare nei mercati cinese e indonesiano di quanto non lo sia per i marchi piu’ piccoli. Le grandi banche possono trovare nuovi clienti dall’altra parte del globo, quelle regionali no […]
Il Covid-19 rendera’ ancor piu’ conveniente l’essere piu’ grande.
Tra pandemia e lockdown, le grandi compagnie digitali sono state attivissime e hanno registrato un boom degli affari, e continueranno a prosperare a mano a mano che la gente si trovera’ piu’ a suo agio a vivere una vita digitale.
Ma i vantaggi delle dimensioni vanno oltre le imprese legate a Internet. Le grandi aziende tendono ad avere maggiore facilita’ di credito e possono superare la nottata. Hanno marchi regionali o globali e piu’ ampie reti di domanda e offerta.
Se alcune economie recuperano in fretta mentre altre rimangono al palo, le grandi aziende possono avvantaggiarsi concentrandosi nelle aree in crescita in un modo che le piccole non possono fare.
Le mega-multinazionali hanno eserciti di lobbisti per far si’ che, quando vengono stanziati soldi pubblici in sussidi o stimoli, siano loro a incamerare la piu’ grande iniezione di soldi

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Missione economia – Laterza (2021)

L’ambizione dello Stato dovrebbe essere quella di fare da catalizzatore in tutta la societa’ e porsi innanzitutto come partner migliore per le imprese, aiutando a orientare il cambiamento affinche’ le sfide poste dalla societa’ vengano raccolte e vinte, offrendo incentivi chiari alle aziende che vogliono contribuire concretamente e mettendoci il denaro necessario per coprire i primi investimenti ad alto rischio da cui il mondo imprenditoriale tende a rifuggire.
Assumendosi parte del rischio, lo Stato si vedrebbe riconoscere il ruolo di investitore attivo – e non piu’ solo quello di prestatore di ultima istanza – e potrebbe partecipare di conseguenza alla condivisione dei guadagni […]
Il modo in cui il governo degli Stati Uniti ha condotto il programma Apollo non potrebbe essere piu’ lontano dal pensiero convenzionale dell’economia che giudica lo Stato incapace di offrirci gli strumenti per affrontare adeguatamente le grandi sfide del nostro tempo […]
Lo ha fatto con un senso di urgenza, con l’intento chiaro e ambizioso di raggiungere un obiettivo veramente straordinario: portare l’uomo sulla Luna e riportarlo sano e salvo sulla Terra in tempi brevi e precisi.
Fra le caratteristiche essenziali del programma Apollo, ne spiccano sei: (1) grande determinazione; (2) assunzione di rischi e innovazione; (3) dinamismo organizzativo; (4) collaborazione e ricadute positive in molteplici settori; (5) orizzonti a lungo termine e bilancio incentrato sui risultati; e (6) partnership dinamica fra pubblico e privato.
Riprendendo questi punti e applicandoli su piu’ vasta scala, possiamo trarre insegnamenti importanti per la politica e trasformarli in principi guida per un nuovo tipo di economia politica orientata alla sfida

Info:
https://www.laterza.it/2021/04/28/mariana-mazzucato-racconta-missione-economia/
https://francosenia.blogspot.com/2021/05/uneconomista-pericolosa.html
https://www.corriere.it/cultura/21_maggio_04/mazzucato-stato-innovatore-un-analisi-confortante-ma-discutibile-971fab64-acea-11eb-b89d-9c2f0a2ddccd.shtml
https://www.articolo21.org/2021/06/leconomista-mariana-mazzucato-in-missione-con-pietro-del-solda-al-festival-delleconomia-di-trento-4-giugno-2021/

Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Daclino Italia – Einaudi (2021)

La legislazione in vigore e’ certamente perfettibile, e migliorarla e’ sempre desiderabile: ma la priorita’ deve essere data allo sforzo di ridurre il divario tra le regole scritte e quelle che effettivamente governano l’economia (e la societa’).
L’Italia ha bisogno di riforme, in altre parole, ma quelle di gran lunga piu’ urgenti sono le riforme delle regole effettive, settore per settore: non le riforme delle regole scritte, che raramente sono pessime […]
Si pensi agli appalti pubblici.
L’ultima delle tante riforme di questo settore, quella che ha abbandonato il criterio del «massimo ribasso», ha ulteriormente rafforzato le procedure che servono ad assicurare la concorrenzialita’ delle gare.
Ma se la corruzione e’ diffusa le procedure rafforzate intralceranno quasi solo i concorrenti estranei agli accordi illeciti: perche’ la corruzione tipicamente precede la gara, e’ attuata manipolando le carte, e puo’ vanificare qualsiasi procedura.
La comparazione conferma l’ovvia considerazione che cio’ che piu’ conta sono le regole effettive, non quelle scritte.
Sebbene le leggi sugli appalti siano sostanzialmente uniformi nell’Unione europea, infatti, secondo stime della Commissione in Italia il costo medio per chilometro delle linee dell’alta velocita’ ferroviaria – oggetto di gravi scandali di corruzione – fu circa sei volte piu’ alto che in Francia e Spagna (e Giappone).
L’esempio e’ enfatico e forse estremo, perche’ in altri settori i divari paiono minori, ma attesta che il vero problema e’ la supremazia della legge.

Info:
https://www.letture.org/declino-italia-andrea-capussela
https://www.linkiesta.it/2020/11/lento-declino-italia-poverta-crisi/
https://open.luiss.it/2019/06/07/il-resistibile-declino-italiano-tra-debolezze-secolari-e-quattro-grandi-traumi/
https://www.pandorarivista.it/articoli/declino-italia-di-andrea-capussela/

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky, Emran Feroz – Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Ponte alle Grazie (2021)

Gli Stati Uniti investono nel campo militare quanto le altre sette potenze messe insieme.
L’incremento della spesa militare voluto da Trump e’ pari a circa l’80% del bilancio complessivo delle forze armate russe.
Dal punto di vista tecnologico l’America e’ molto piu’ avanzata di qualsiasi altro Stato. Forze statunitensi sono presenti nel 70% dei paesi mondiali e gli Stati Uniti mantengono oltre ottocento basi militari all’estero.
Come veniamo a sapere da una ricerca allarmante pubblicata di recente, alcuni esperti militari che studiano il programma di ammodernamento nucleare sono giunti alla conclusione che le «rivoluzionarie nuove tecnologie» hanno triplicato la potenza letale complessiva degli attuali sistemi di difesa missilistici statunitensi.
Cio’ significa che questi armamenti fanno esattamente cio’ che ci si aspetta da loro, e da uno Stato dotato di armi nucleari: combattere e vincere una guerra atomica disarmando i nemici con un primo attacco a sorpresa.

Info:
https://www.ponteallegrazie.it/libro/lotta-o-declino-noam-chomsky-9788833313702.html

Economia di mercato/Khanna

Parag Khanna – Connectography. Le mappe del futuro ordine mondiale – Fazi (2016)

Spendi ora, guadagna domani […] Oggi e’ il momento in cui dobbiamo sia creare i mercati sia metterli in connessione reciproca.
La connettivita’ e’ la piu’ importante categoria di asset del XXI secolo.
Per gli investitori che cercano di capitalizzare il credito facile e di impegnare patrimoni nell’economia reale anziche’ in fantasiosi derivati finanziari non c’e’ nulla di piu’ concreto delle infrastrutture.
L’infrastruttura e’ un asset in grado di generare profitti piu’ alti degli interessi fissi e garantire meno aleatorieta’ delle azioni.
Malgrado, nel breve periodo, richieda indebitamento, in prospettiva non puo’ esserci crescita in sua assenza.
I vantaggi dell’investimento in infrastrutture sono incalcolabili, dal momento che esse creano flussi capaci di promuovere la mobilita’, irrobustire la produttivita’ e innescare la trasformazione sociale […]
A dispetto delle critiche al “sovrainvestimento” mosse dagli economisti occidentali, la Banca Mondiale ha verificato che le connessioni ferroviarie ad alta velocita’ che ora legano piu’ di un centinaio di citta’ cinesi hanno ampiamente favorito la produttivita’, riducendo le distanze fra lavoratori, imprese, mercati e clienti.
Quando anche la crescita cinese di questi asset fissi si ridurra’, i guadagni di una mobilita’ piu’ efficiente resteranno chiari per i lavoratori, per tutti i clienti di Alibaba e per i milioni di turisti e migranti interni che possono contare su trasporti sostenibili da un capo all’altro del paese.
Dall’America del dopoguerra e dalla Cina del XXI secolo va tratta la lezione che l’infrastruttura non e’ un investimento limitato nel tempo, ma un insieme di arterie connettive che richiede di essere costantemente curato. […]
L’investimento in infrastrutture e’ piu’ solido persino delle industrie, dal momento che una strada o una ferrovia non possono essere smontate e portate da qualche altra parte.
Per questo tutti quegli Stati che devono rispondere alla necessita’ di occupare grandi masse di cittadini devono puntare il focus sulle infrastrutture, hard o soft che siano, e in particolare sui settori dei beni non scambiabili e meno soggetti a processi di automazione sul breve termine, quali materie prime, costruzioni, accoglienza turistica, istruzione, salute.
Si tratta dei settori a piu’ alta occupazione del mondo, settori che non possono essere trasferiti altrove, che risentono assai positivamente dei flussi di investimento dall’estero e al tempo stesso danno vita a enormi guadagni economici di secondo ordine per il benessere complessivo di un paese.
La spesa per gli investimenti e’ ripagata dai proventi di gestione.
L’FMI , abbandonato da tempo il verbo dell’austerita’, oggi promuove l’investimento in infrastrutture sostenuto dal debito pubblico, con gli obiettivi dell’occupazione e della produttivita’ attraverso il miglioramento della qualita’ dei trasporti, le telecomunicazioni e altri servizi.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/connectography-parag-khanna-connettivita/
https://www.anobii.com/books/Connectography/9788893250566/011e9f0a9e3362e2e0
https://www.intrattenimento.eu/recensioni/connectography-recensione-parag-khanna/

Stato/Formenti

Carlo Formenti – Oligarchi e plebei. Diario di un conflitto globale – Mimesis (2018)

Il superamento dello Stato-nazione e’ un regresso storico, e non un progresso, come sostengono (quasi) tutte le sinistre che regalano stupidamente alle destre il monopolio della lotta per la riconquista della sovranita’
E’ vero che questa lotta rischia di mettere sullo stesso piano populismi di destra e di sinistra, ma le concezioni di sovranita’ degli uni e degli altri sono radicalmente diverse: da un lato, un immaginario etnico improntato alla endiadi sangue e suolo, dall’altro una visione della sovranita’ nazionale e popolare come mezzo di inclusione, di reintegrazione nello Stato di una cittadinanza che se ne sente sempre piu’ esclusa a mano a mano che vengono indebolite o spazzate via le istituzioni di partecipazione e rappresentanza politiche.
Info:

Societa’/Gallegati

Mauro Gallegati – Acrescita. Per una nuova economia – Einaudi (2016)

Pil e felicita’ non vanno sempre insieme, lo abbiamo visto: non possiamo sostenere di star meglio se il Pil aumenta, ma l’inquinamento ci uccide, il sistema sanitario non funziona e quello scolastico non educa.
Andare oltre il Pil non significa impegnarsi nella costruzione di un indicatore sintetico, ma superare la logica del mercato come un valore di per se’.
Se andate dal medico perche’ un ginocchio vi duole, non vi basta che vi misuri solo la temperatura.
Lo stesso vale per la domanda di benessere. L’agio materiale e’ solo un aspetto della vita. Per questo parlo di acrescita e per questo l’Unione Europea si dovrebbe prefiggere obiettivi e parametri che affianchino il Pil.
Una sorta di BES (benessere equo e sostenibile) europeo, che sia cucito sulla particolarita’ di ogni popolo dell’Unione.
I parametri finanziari adottati dall’Unione Europea (debito/Pil, deficit/Pil, inflazione) potrebbero essere utili al massimo per i conti finanziari.
Ma oltre al fatto che non lo sono, non esauriscono l’insieme di cio’ che ci rende felici. E nemmeno ci danno una misura di quel reddito minimo, quel guadagnare abbastanza da cui partire per cercare di esserlo

Info:
http://www.decrescita.com/news/acrescita-la-decrescita-morta-lunga-vita-alla-decrescita/