Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro Produzioni Nero (2018)

Sotto il dominio del neoliberismo, nella creazione dei mercati «naturali» un ruolo fondamentale e’ giocato proprio dallo Stato: il neoliberismo esige cioe’ che sia lo Stato a difendere i diritti di proprieta’ privata, che sempre lo Stato faccia rispettare i contratti, che imponga una legislazione antitrust, che reprima il dissenso sociale, e che mantenga sempre e comunque la stabilita’ dei prezzi.
Quest’ultimo ruolo in particolare si e’ fatto sempre piu’ urgente dopo la crisi del 2008, fino ad assumere la forma di un completo controllo della produzione del denaro tramite le banche centrali.
Sarebbe quindi sbagliato credere che l’obiettivo dello Stato neoliberale sia semplicemente tirarsi indietro e non interferire coi mercati: gli interventi senza precedenti delle banche centrali sui mercati finanziari non sono sintomi del collasso dello Stato neoliberale ma, al contrario, gli effetti prodotti dalla sua funzione centrale: creare e sostenere i mercati a tutti i costi.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Populismo/Müller

Jan-Werner Müller – Cos’e’ il populismo? – Universita’ Bocconi (2017)

L’ideologia dominante del populismo riposa sull’assunto che il popolo sia sempre e comunque nel vero, che sia vox Dei. Ovviamente, siccome il popolo non parla da se ma qualcuno deve parlare in suo nome e rivendicare la sua veridicita’ e giustezza sopra le parti che lo compongono, per comprendere il populismo dobbiamo tenerlo sempre associato alla leadership personale e alla sua rivendicazione di rappresentanza. […]
Un leader che, in questo modo, contesta la leadership esistente (appunto l’establishment) con l’intento di scalzarla e prenderne il posto, non solo per via elettorale (com’e’ ovvio che sia in democrazia) ma prima ancora e soprattutto per via di opinione, o entrando in diretto contatto con il suo popolo.
Il populismo e’ una sfida alla democrazia rappresentativa nel nome della rappresentanza diretta del popolo e insieme una strategia o un meccanismo di sostituzione o avvicendamento della leadership.

Info:
https://giornatedilettura.wordpress.com/2018/04/12/che-cose-il-populismo-la-risposta-di-jan-werner-muller-recensione-di-vittorio-panicara/
https://www.anobii.com/books/Cos%27%C3%A8_il_populismo/9788883502620/016bf048de71cc1e17

Economia di mercato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Il valore di tutto – Laterza (2018)

Aziende come Google, Facebook e Amazon – e le nuove aziende dell’“economia condivisa” (sharing economy) come Airbnb e Uber – amano definirsi come “piattaforme”. Non fanno parte di un mercato tradizionale, dove un’azienda produce un bene o un servizio e lo vende a potenziali consumatori.
Essi operano, invece, in quello che gli economisti chiamano mercato a due facce, sviluppando la domanda e l’offerta del mercato, e operando come cardine, connettore o guardiano.
Da una parte c’e’ il servizio offerto agli utenti.
Dall’altra, c’e’ un mercato che si offre ad altre imprese – dalle vendite, agli spazi pubblicitari, alle informazioni sul comportamento degli utenti […]
Per esempio, non dovremmo pensare che Google offra servizi gratis ai propri utenti. Sono invece gli utenti che danno a Google gli input necessari per il suo processo di produzione: la loro opinione sugli annunci pubblicitari e, cosa piu’ importante, i loro dati personali. In cambio, essi ottengono ricerche online e altri servizi.
Il grosso degli utili di Google proviene dalla vendita di spazio pubblicitario e dalla vendita dei dati degli utenti.
Se c’e’ qualcosa di gratis online, tu non sei il cliente sei il prodotto.
I modelli di business di Facebook e Google sono costruiti sulla mercificazione dei dati personali, trasformando con l’alchimia di un mercato a due facce le nostre amicizie, i nostri interessi, i nostri pareri e le nostre preferenze in proposizioni vendibili.
La cosiddetta “economia condivisa” e’ basata sulla medesima idea.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127841
https://www.anobii.com/books/Il_valore_di_tutto/9788858127841/01dd6d24ba48fe41d4
https://www.pandorarivista.it/articoli/valore-di-tutto-mariana-mazzucato/

Lavoro/Harvey

David Harvey – La crisi della modernita’ – il Saggiatore (2010)

La conversione del lavoro in lavoro salariato significa  «separazione del lavoro dal suo prodotto, della forza lavoro soggettiva dalle condizioni oggettive del lavoro».
Questo e’ un tipo di scambio di mercato molto diverso.
Quando comprano la forza lavoro, i capitalisti la trattano necessariamente in termini strumentali. Il lavoratore e’ visto come «mano» piuttosto che come persona intera […] e il lavoro retribuito e’ un «fattore» (si noti la reificazione) della produzione.

Info:
https://www.anobii.com/books/La_crisi_della_modernit%C3%A0/9788851520366/012ddde8b392d53a07
http://www.leparoleelecose.it/?p=10178

Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia – Feltrinelli (2018)

Molta retorica populista ha un fondo nostalgico.
Negli Stati Uniti, come e’ noto, Donald Trump ha promesso di “rendere di nuovo grande l’America”. In Inghilterra, lo slogan principale della campagna per uscire dall’Unione Europea era un impegno a “riprendere il controllo […]
Tuttavia, malgrado le varie sfumature di significato racchiuse da questi slogan, non c’e’ dubbio che un elemento centrale del loro fascino sia la nostalgia per un’eta’ dell’oro dell’economia, in cui la gente non aveva problemi finanziari e il lavoro era sicuro […]
La nostalgia per il passato economico, pero’, non riguarda solo il denaro; riguarda anche la diminuzione delle speranze […] Proprio come le nazioni non sembrano piu’ in grado di decidere da sole, cosi’ anche i cittadini hanno la sensazione di essere giocattoli in balia di trasformazioni economiche incontrollabili. Via via che i posti di lavoro un tempo stabili vengono delocalizzati all’estero o resi superflui dalla tecnologia, via via che gli stabilimenti storici chiudono i battenti e i sindacati perdono potere, ecco che il lavoro non fornisce piu’ agli individui una posizione solida nella societa’.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Lo stato innovatore – Laterza (2014)

Solo dopo che lo Stato aveva ultimato il complicato lavoro preparatorio, il genio e l’«avventatezza » di Steve Jobs sono riusciti a produrre profitti e successi in gran quantita’ solo perche’ la Apple ha potuto cavalcare l’onda di imponenti investimenti pubblici nelle tecnologie «rivoluzionarie » che sono alla base dell’iPhone e dell’iPad: internet, il Gps, gli schermi tattili e le tecnologie di comunicazione.
Senza queste tecnologie finanziate dallo Stato, Jobs e la sua «avventatezza» non avrebbero avuto nessuna onda da cavalcare […]
Insomma, «perseguire quello che amate» senza perdere l’«avventatezza» e’ molto piu’ facile se vivete in un paese in cui lo Stato si fa carico dello sviluppo delle tecnologie piu’ rischiose, effettua gli ingenti e audaci investimenti iniziali e poi sostiene queste tecnologie fino alla fase in cui gli operatori privati sono in grado di «entrare in gioco e spassarsela».
E con buona pace dei profeti del «libero mercato», che continuano a mettere in guardia dal pericolo che sia lo Stato a decidere chi vince e chi perde, possiamo dire che sono state le politiche del governo americano a gettare le basi per gli strumenti che hanno consentito alla Apple di diventare protagonista in uno dei settori high-tech piu’ dinamici del XXI secolo.

Info:
https://www.anobii.com/books/Lo_Stato_innovatore/9788858113332/01b596b6e85e38699c
https://www.pandorarivista.it/articoli/lo-stato-innovatore-di-mariana-mazzucato/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/lo-stato-innovatore/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858113332

Capitalismo/Castronovo

Valerio Castronovo – Le rivoluzioni del capitalismo – Laterza (2007)

Un altro interrogativo scaturito dal successo dell’economia di mercato e’ di sapere che genere di capitalismo avra’ la meglio e, quindi, quale configurazione potrebbe assumere la societa’ di domani […]
Due in particolare vengono oggi considerati gli archetipi del capitalismo: quello anglosassone e quello germano-nipponico. Il primo modello (che ha per capostipite gli Stati Uniti e per proseliti, da due decenni, anche l’Inghilterra, il Canada e l’Australia) e’ contraddistinto in genere da un forte spirito competitivo, dalla preminenza della tradizione utilitaristica individuale, dalla massimizzazione dei profitti a breve termine, dalla supremazia del mercato finanziario e delle corporation.
Il secondo modello (tenuto a battesimo dalla Germania e condiviso pur in diversa misura, oltre che dal Giappone, da vari paesi del nord Europa) si fonda su una combinazione fra iniziativa privata e politiche economiche pubbliche, sulla partecipazione e sul consenso sociale, su un intreccio piu’ o meno stretto fra banche e imprese, sulla programmazione degli investimenti a medio-lungo periodo.

Economia di mercato/Chang

Ha-Joon Chang – 23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo – il Saggiatore (2012)

Riconoscere che i confini del mercato sono ambigui e non possono essere determinati in modo oggettivo ci permette di capire che l’economia non e’ una scienza pura come la fisica e la chimica, ma un fatto politico.
Gli economisti liberisti potrebbero far credere che e’ possibile determinare scientificamente i limiti esatti del mercato, ma non lo e’.
E se i limiti di quello che si studia non possono essere determinati scientificamente, non si sta facendo scienza […] Cosi’, quando gli economisti liberisti affermano che una certa normativa non deve essere introdotta perche’ limita la «liberta’» di un determinato mercato, stanno semplicemente esprimendo un’opinione politica […] Emanciparsi dall’illusione dell’oggettivita’ del mercato e’ il primo passo per capire il capitalismo.

Info:
https://www.anobii.com/books/23_cose_che_non_ti_hanno_mai_detto_sul_capitalismo/9788842817765/012bbaa6060194138a
http://www.mangialibri.com/libri/23-cose-che-non-ti-hanno-mai-detto-sul-capitalismo

Capitalismo/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

[Le istituzioni umanitarie] sono multinazionali della missione caritatevole che appaiono simili alle istituzioni medievali come gli Ospitalieri e i Templari, che godevano ovunque di ampio credito (sia nel senso della reputazione che sotto l’aspetto «bancario »). I Templari erano riconosciuti dagli stati, ma la loro natura li collocava sopra e oltre ogni stato.
Anche oggi si assiste alla nascita di una nuova corporazione, un clero missionario laico, extra-statale e multinazionale, che si concretizza e si appalesa sotto le forme di Onlus, di Ong, di associazioni senza scopo di lucro.
Realta’ di cui non conosciamo la reale portata economica. Chi tiene i conti delle somme erogate e raccolte?
A quanto ammontano le ricchezze e le risorse finanziarie di queste organizzazioni?
Chi certifica la contabilità?
Chi decide se e come assegnare patenti di credibilita’ ai presidenti e agli incaricati di queste realta’ neo-templari?

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa – Einaudi (2017)

La globalizzazione non e’ altro che la maggiore integrazione fra i paesi del mondo, e in nessun altro luogo questa integrazione e’ stata portata ai livelli dell’Europa.
Il dibattito e’ in corso: che cosa occorre perche’ la globalizzazione funzioni? Che cosa succede se la globalizzazione non funziona come dovrebbe? Quali sono i vantaggi, e quali i costi? Chi raccoglie i vantaggi, e chi si accolla i costi?
I successi e i fallimenti dell’Europa sono visti come insegnamenti sia per l’integrazione regionale sia per la globalizzazione. I problemi legati alla creazione di un’unita’ monetaria efficace in Europa hanno smorzato l’entusiasmo altrove, per esempio in Africa e in Asia, verso questa forma di integrazione economica.
Emerge un aspetto fondamentale: l’integrazione economica – ossia la globalizzazione – fallisce se procede a un ritmo piu’ sostenuto rispetto a quella politica, e per una ragione molto semplice. Con la maggiore integrazione, i paesi diventano piu’ interdipendenti.
Nel momento in cui sono piu’ interdipendenti, le azioni di un paese hanno effetti sugli altri. Da qui scaturisce la forte esigenza di un’azione collettiva, per fare in modo che ciascuno agisca il piu’ possibile in modo da favorire gli altri membri dell’Unione, anziché danneggiarli.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-e-possibile-salvare-l-euro/
https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-07-06/stiglitz-italexit-e-l-ultima-spiaggia-l-italia-e-meglio-restare-ma-l-euro-va-riformato-154718.shtml?uuid=AEpvLEIF&refresh_ce=1
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/stiglitz-39-39-39-italia-sufficientemente-grande-ha-176313.htm