Capitalismo/De Benoist

Alain DeBenoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

La maggioranza degli elettori ha avuto molte occasioni di constatare che, almeno da trent’anni, i partiti di sinistra realizzano politiche di regresso sociale che non hanno niente da invidiare a quelle della destra […]
Ogni vittoria della sinistra corrisponde obbligatoriamente a una sconfitta del socialismo».
Assistiamo, in effetti, alla fine non soltanto del socialismo istituzionale, ma anche della socialdemocrazia, che si e’ dissolta nel liberalismo e ormai serve solo a produrre il rivestimento “progressista”, che permette alla sinistra di essere in sintonia con le recenti evoluzioni del capitalismo.
Piu’ la sinistra aderisce al sistema vigente, di cui il popolo sperimenta la malvagita’, piu’ il popolo se ne allontana; piu’ il popolo si allontana dalla sinistra, piu’ quest’ultima ostenta il suo disprezzo per il popolo.
Questo divorzio, che non e’ tipico della Francia ma si trova ovunque, e’ ora consumato.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Populismo/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

Per capire cosa sta accadendo, dobbiamo tornare al XVIII secolo e al conflitto non tra imperi e nazioni ma tra l’ancien regime e l’Illuminismo (Aufklärung) […].
Detto in poche parole, l’Illuminismo, rappresentato in particolare da Immanuel Kant, sosteneva la crescita del razionalismo e dell’universalismo, il quale ultimo implicava una forma di uguaglianza tra le persone […] una volontà di cambiamento e innovazione […] una mentalita’ che trovo’ la sua espressione piu’ pura nella scienza dell’economia classica.
L’ancien regime, il conservatorismo, rappresentava invece la tradizione, la stabilita’, una fede religiosa incontestata, una rinuncia generale a mettere in discussione gerarchie e disuguaglianze consacrate dal tempo.
Dal punto di vista conservatore, i valori dell’Illuminismo erano freddi, dirompenti e inquietanti, accessibili solo alle persone istruite; quelli dell’ancien regime, al contrario, erano accessibili attraverso la famiglia e la permanenza nel tempo […]
I poveri spesso bramano stabilita’ e familiarita’.
E probabilmente guardano al cambiamento come a una minaccia per quel poco che hanno.
Questa prospettiva ci aiuta anche a spiegare l’attuale enigma per cui molti dei leader dei nuovi movimenti conservatori, in particolare Donald Trump, sostengono di parlare a nome degli emarginati e degli oppressi, e si fanno vanto allo stesso tempo della propria ricchezza, proponendo politiche economiche che favoriscono ancora di piu’ i ricchi.
Il conservatorismo non offre sicurezza attraverso la ridistribuzione della ricchezza ma mediante l’affermazione di valori tradizionali, vecchie certezze e la gestione del potere da parte di governanti ammirati. […]
Considerare gli attuali scontri sulla globalizzazione come un revival della lotta epica tra Illuminismo e ancien regime ci consente anche di comprendere il rifiuto dei concetti di evidenza e competenza cosi’ centrale nelle campagne di Trump e della Brexit. Questa e’ la vecchia ostilita’ nei confronti della scienza e della ragione insita nel conservatorismo storico con la sua preferenza per l’autorita’ di leader o di credenze religiose piuttosto che per la conoscenza.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Stato/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

La democrazia non ha mai avuto a che fare semplicemente con la volonta’ della maggioranza del momento in un parlamento. La maggioranza e’ limitata da numerose disposizioni costituzionali; in democrazia il potere e’ diviso fra legislativo, esecutivo e giudiziario. Inoltre, le Costituzioni tutelano i diritti delle minoranze contro le aspirazioni egemoniche delle maggioranze […]
Le corti costituzionali, le banche centrali e numerose agenzie di regolamentazione sono state via via investite del potere di agire contro la volonta’ dei parlamenti […]
Le corti costituzionali sono parte dei controlli e contrappesi (checks and balances), e il loro ruolo e’ di assicurare che i politici non interpretino la legge fondamentale in maniera partigiana, la sfidino, o la ignorino.
Le banche centrali devono assicurare che i politici non manipolino la politica monetaria in funzione dei loro fini politici.
Le agenzie di regolamentazione si presume posseggano
le competenze altamente specializzate che mancano fra i parlamentari. E sono anche in grado di avere una prospettiva di piu’ lungo termine del consueto ciclo elettorale.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Geoeconomia/Khanna

Parag Khanna – Connectography Le mappe del futuro ordine mondiale – Fazi (2016)

La parola “globalizzazione” e’ entrata nell’uso solo alla fine degli anni Ottanta – poco prima della conclusione della guerra fredda.
Nonostante la radicale espansione della connettivita’ mondiale a partire da quel periodo, essa e’ stata poi dichiarata morta per tre volte nell’ultimo decennio o giu’ di li’.
La prima volta con gli attacchi terroristici dell’Undici Settembre 2001 a New York e Washington. Allora fu dichiarato che l’erosione della fiducia tra l’Occidente e il mondo arabo, l’aumento delle misure di sicurezza ai confini e il disordine geopolitico delle guerre in Iraq e Afghanistan avrebbero ridotto l’economia globale allo stallo.
La seconda volta con il collasso dei negoziati di Doha dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization–WTO) nel 2006, quando si sostenne che, in assenza di accordi su un quadro globale di regole, il commercio mondiale avrebbe rallentato, o si sarebbe richiuso e contratto. Piu’ recentemente, infine, con la crisi finanziaria del
2007-2008, il calo delle esportazioni, la diminuzione dei prestiti internazionali e l’attacco al modello anglosassone di capitalismo sono stati citati come prova di una “deglobalizzazione”.
Una quarta via dell’idea della “fine della globalizzazione” e’ attualmente in fase embrionale a causa dell’alzarsi dei tassi d’interesse americani, del rallentamento della crescita cinese e del nearshoring (la delocalizzazione in prossimita’ dei confini di un paese) e dell’automazione della produzione permesse dall’energia a basso costo e dalle avanzate tecnologie di manifattura.

Info:
https://.pandorarivista.it/articoli/connectography-parag-khanna-connettivita/
https://www.anobii.com/books/Connectography/9788893250566/011e9f0a9e3362e2e0
https://www.intrattenimento.eu/recensioni/connectography-recensione-parag-khanna/

 

 

Economia di mercato/Reich

Robert B. Reich – Come salvare il capitalismo – Fazi (2015)

Le regole non sono neutrali ne’ universali, e non sono permanenti. Societa’ diverse in tempi diversi hanno adottato versioni diverse.
Le regole rispecchiano in parte le norme e i valori del momento di una data societa’, ma riflettono anche chi in quella societa’ ha piu’ potere per dettarle o influenzarle.
Il dibattito interminabile se il “libero mercato” sia meglio del “governo” ci impedisce di esaminare chi eserciti tale potere, come ne tragga vantaggio e se queste regole vadano modificate affinche’ ne beneficino piu’ persone […]
I mercati sono fatti dagli esseri umani: come le nazioni, i governi, le leggi, le societa’ di capitali e il baseball, sono il prodotto di uomini e donne.
E come per questi altri sistemi, esistono molti modi alternativi di ordinare i mercati.
Comunque un mercato sia organizzato, le sue regole creano incentivi per le persone. Idealmente, le motivano a lavorare e collaborare, a essere produttive e inventive, aiutandole anche a raggiungere le vite che desiderano.
Le regole rifletteranno inoltre i loro valori e giudizi morali su che cosa sia buono e degno e che cosa sia equo. Le regole non sono statiche; cambiano con il tempo, possibilmente in modo da risultare alla maggioranza dei cittadini migliori e piu’ eque.
Ma non sempre e’ cosi’. Possono cambiare anche perche’ alcune persone hanno acquisito il potere di modificarle a proprio vantaggio.

Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html

Europa/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

I liberali hanno abbracciato forse con troppo entusiasmo la globalizzazione e l’integrazione europea, con profonde ripercussioni sulla politica democratica degli Stati-nazione.
La cosa piu’ importante e’ che i mercati sono attualmente perlopiu’ sottratti a ogni controllo democratico. Al contempo, impongono proprie restrizioni alle democrazie.
Se non c’e’ modo di monitorare il movimento dei capitali attraverso le frontiere, e ancor piu’ di frenarlo e tassarlo, la democrazia rimane praticamente senza potere.
Se la spesa pubblica non puo’ essere sostenuta anche con misure opportunistiche come l’inflazione e il debito pubblico, la maggior parte degli impegni elettorali e’ vuota per definizione.
[…] Per essere efficiente, la democrazia deve avere i mezzi per poter influenzare, se non controllare, i mercati transnazionali. E ha anche bisogno di operare in uno spazio corrispondente alla scala dei mercati. In altre parole, dovrebbe esserci un’autorità pubblica transnazionale capace di regolamentare i mercati transnazionali. Su questo appunto verteva l’integrazione europea, o sbaglio? […]
Si pensava che l’Unione europea aiutasse gli europei a fronteggiare le pressioni transnazionali. Si auspicava che, con l’allargamento territoriale e l’imposizione istituzionale di un sistema di governance, l’Unione europea facesse nascere dei cittadini europei. Purtroppo questo, a quanto pare, non e’ accaduto. L’Unione europea si e’ dimostrata piu’ capace di rispondere alle esigenze degli uomini d’affari e delle lobby che a quelle dei cittadini comuni.
Si e’ rivelata il «cavallo di Troia» che ha rafforzato il continuo predominio dei mercati sulla democrazia.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Capitalismo/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel liberismo – Derive Approdi (2016)

Avanza […] la tesi secondo cui «uno scarto apparentemente limitato fra il tasso di rendimento del capitale e il tasso di crescita puo’ produrre nel lungo periodo effetti estremamente potenti e destabilizzanti sulla struttura e sulla dinamica delle disuguaglianze in una determinata societa’.
Detto con altre parole: se il tasso di rendimento del capitale e’ nettamente superiore al tasso di crescita, ne discende che «i morti mangiano i vivi», cioe’ che i capitali accumulati in passato aumentano piu’ in fretta di quelli generati dalla crescita economica nel presente.
Secondo tale tesi, il processo di accumulazione del capitale, in certe condizioni, dipenderebbe meno dal tasso di profitto che dalle rendite: il capitale «tende sempre a trasformarsi in rendita dal momento che si accumula illimitatamente».
Ma cio’ significa che la causa primaria della disuguaglianza e del suo costante aumento coincide con la possibilita’ di trasmettere ai propri discendenti la ricchezza accumulata: l’ineguaglianza generata dal capitale e’ sempre piu’ forte di quella generata dal lavoro.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Geoeconomia/Ferguson

Niall Ferguson – Occidente: ascesa e crisi di una cifilta’ – Mondadori (2014)

C’è qualcosa che, per il drago cinese, potrebbe andare storto? Circolano almeno quattro diverse ipotesi avanzate da chi si aspetta che prima o poi la Cina inciampi.
La prima e’ che analoghe previsioni di inesorabile ascesa si facevano un tempo anche per il Giappone, che pareva destinato a superare gli Stati Uniti e a diventare la piu’ possente superpotenza economica globale. Quindi, anche la Cina potrebbe andare incontro alla stessa sorte subita dal Giappone dopo il 1989. Proprio perche’ i sistemi economico e politico non sono realmente competitivi, una bolla del mercato immobiliare o di quello azionario potrebbe determinare fallimenti di banche crescita zero e deflazione, precisamente gli stessi problemi che gravano sul Giappone da ormai due decenni. Contro questa ipotesi si puo’ osservare che un piccolo arcipelago al largo delle coste dell’Eurasia ben difficilmente avrebbe potuto reggere il confronto con una potenza continentale come gli Stati Uniti. Era ragionevole supporre, persino un secolo fa, che il Giappone avrebbe raggiunto il Regno Unito (il suo omologo occidentale) – come puntualmente ha fatto –, ma non che avrebbe potuto scavalcare gli Stati Uniti. […]
Una seconda ipotesi e’ che la Cina venga sconquassata da disordini sociali, come e’ accaduto gia’ molto spesso in passato. Dopotutto, la Cina rimane un paese povero, all’ottantaseiesimo posto nella classifica mondiale del reddito pro capite, con 150 milioni di cittadini (quasi uno su dieci) che vivono con l’equivalente di un dollaro e mezzo al giorno, o anche meno.
La disuguaglianza e’ aumentata vertiginosamente dopo l’introduzione delle riforme economiche, tanto che la distribuzione del reddito e’ ora sostanzialmente di tipo americano (anche se non certo brasiliano). Si calcola che lo 0,4 per cento delle famiglie cinesi possieda attualmente circa il 70 per cento della ricchezza complessiva del paese. Se si aggiungono a queste disparita’ economiche cronici problemi di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, non appare affatto sorprendente che le parti piu’ povere dell’hinterland rurale cinese siano mature per l’esplosione di proteste. Tuttavia, soltanto una fantasia sovreccitata puo’ costruire uno scenario rivoluzionario su queste davvero esili fondamenta. La crescita economica puo’ anche avere reso la Cina una societa’ con piu’ forti disuguaglianze, ma il regime capitalista-comunista gode attualmente di una quasi assoluta legittimita’ agli occhi del suo stesso popolo. In effetti, i dati dei sondaggi indicano che oggi i cinesi sono piu’ attaccati al principio del libero mercato persino degli stessi americani. La vera minaccia sociale per la stabilita’ della Cina e’ di natura demografica. In conseguenza della politica del figlio unico introdotta nel 1979, la Cina, nel 2030,avra’ una popolazione significativamente piu’ anziana di quella della vicina India, che ha quasi lo stesso numero di abitanti. Gli ultrasessantacinquenni costituiranno il 16 per cento del totale, in confronto ad appena il 5 per cento nel 1980. E lo squilibrio nel rapporto numerico tra i due sessi in province come quelle di Anhui, Hainan, Guangdong e Jiangxi sembra gia’ senza pari in qualsiasi societa’ moderna (fra il 30 e il 38 per cento di maschi in piu’ rispetto alle femmine). La prossima rivoluzione cinese, se mai ci sara’, sara’ guidata da scapoli frustrati. Ma la storia dimostra che i giovani senza donne possono abbracciare tanto la rivoluzione quanto il nazionalismo radicale.
Una terza ipotesi prevede che una classe media in ascesa possa, come spesso e’ avvenuto nella storia occidentale, richiedere maggiore voce in capitolo nella vita politica. Un tempo la Cina era una societa’ rurale. Nel 1990 tre cinesi su quattro vivevano in campagna.
Oggi il 45 per cento della popolazione cinese vive in città e nel 2030 la proporzione raggiungera’ il 70 per cento. […]
La quarta e ultima ipotesi e’ che la Cina potrebbe assumere un orientamento cosi’ antagonistico nei confronti dei suoi vicini da convincere questi ultimi a gravitare, come contrappeso, verso una coalizione guidata dagli Stati Uniti, mossi a propria
volta da un’impostazione sempre piu’ realista. Senza dubbio, non c’e’ penuria di malcontento nel resto dell’Asia per il modo in cui oggi la Cina fa sentire tutto il peso della sua forza. I progetti cinesi per una diversione delle risorse idriche dell’altipiano tibetano di Qinghai hanno preoccupanti conseguenze per il Bangladesh, l’India e il Kazakistan. A Hanoi si sta ormai esaurendo la pazienza per la pratica cinese di utilizzare i propri operai nelle miniere vietnamite di bauxite.E le relazioni con il Giappone si sono così incrinate in occasione della controversia sulle minuscole isole Senkaku (Diaoyu) che la Cina ha imposto un embargo sulle esportazioni di terre rare come ritorsione per il sequestro di un peschereccio cinese finito in acque giapponesi.

Info:
https://www.anobii.com/books/Occidente/9788804635697/011d1cf5b02d09a991
https://www.qlibri.it/saggistica/storia-e-biografie/occidente.-ascesa-e-crisi-di-una-civilt%C3%A0/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2015/12/02/news/ecco-come-loccidente-si-e-illuso-90208/

Stato/ Chang

Ha-Joon Chang – Economia Istruzioni per l’uso – il Saggiatore (2016)

Tutte le societa’ lasciano alcune cose fuori dal mercato: gli esseri umani (schiavitu’), gli organi umani, il lavoro minorile, le armi da fuoco, le cariche pubbliche, la sanita’, i titoli per esercitare la professione medica, il sangue, i diplomi scolastici e cosi’ via.
Ma non esiste alcun motivo «economico» che impedisca di comprarle o venderle. Infatti, in altri tempi o luoghi tutte sono state o sono oggetto di legali transazioni di mercato […]
Lo stato stabilisce inoltre le regole di base che disciplinano cio’ che possono o non possono fare gli attori economici all’interno di un certo mercato.
La pubblicita’ ingannevole, le vendite basate su informazioni fuorvianti, l’insider trading, insieme ad altre, sono tutte pratiche vietate. Le norme sui salari minimi, la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro e gli orari lavorativi fissano limiti che le aziende non possono oltrepassare nel rapporto con i lavoratori. Le norme sulle emissioni, le quote di anidride carbonica e i controlli sull’inquinamento acustico regolano le modalita’ con cui le aziende possono produrre le proprie merci. E via di questo passo.
Cosi’ la politica crea, plasma e riplasma i mercati ancora prima di dare il via a qualsiasi transazione […]
Resta il fatto che lo stato continua a essere il nucleo organizzativo piu’ potente che l’umanita’ abbia mai inventato, senza il quale e’ molto difficile realizzare grandi cambiamenti economici (e sociali).

Info:
http://giustiziaintergenerazionale.it/tag/ha-joon-chang/

Economia di mercato/Reich

Robert B. Reich – Come salvare il capitalismo – Fazi (2015)

Per esempio Patagonia, una grande azienda di abbigliamento e attrezzature per attivita’ all’aperto con sede a Ventura, in California, si e’ organizzata come “benefit corporation”, cioe’ una societa’ a scopo di lucro il cui statuto prevede la necessita’ di tenere in considerazione gli interessi dei lavoratori, della comunita’ e dell’ambiente, oltre a quelli degli azionisti.
Le benefit corporation sono certificate e il loro andamento viene regolarmente monitorato da terze parti nonprofit, come B. Lab.
Nel 2014 ventisette Stati avevano approvato leggi che permettono alle societa’ di registrarsi sotto questa forma, dando percio’ ai consiglieri d’amministrazione un’esplicita tutela legale affinche’ considerino gli interessi di tutti i partecipanti anziche’ soltanto quelli degli azionisti […]
Questo potrebbe essere l’inizio del ritorno a una forma di quello stakeholder capitalism o ‘capitalismo dei partecipanti’ che sessant’anni fa era la norma.
Ma per alcuni economisti lo shareholder capitalism o ‘capitalismo degli azionisti’ sarebbe più efficiente.
Sostengono che sotto la pressione degli azionisti le societa’ indirizzano le risorse economiche la’ dove sono piu’ produttive, consentendo percio’ all’intera economia di crescere piu’
rapidamente […]
Esaminando con attenzione le conseguenze dello shareholder capitalism che ha preso piede negli anni Ottanta – un’eredita’ che include il calo o l’appiattimento dei salari della maggioranza degli americani, insieme alla crescente insicurezza economica, i lavori esternalizzati, le comunita’ abbandonate, le retribuzioni stratosferiche degli amministratori delegati, la fissazione miope per i risultati trimestrali e un settore finanziario simile a un casino’ il cui quasi collasso nel 2008 ha imposto danni collaterali alla maggior parte dei cittadini – si potrebbero nutrire dei dubbi su quanto abbia davvero funzionato nella pratica.
Solo alcuni di noi sono azionisti di qualche societa’, e un’esigua minoranza di ricchi americani possiede la maggior parte delle azioni scambiate sulle borse valori degli Stati Uniti. Ma tutti quanti siamo partecipanti, abbiamo un interesse nell’economia americana, e la maggioranza di questi stakeholder non se la passa particolarmente bene.
Forse ci vorrebbe piu’ capitalismo dei partecipanti e meno degli azionisti.

Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html