Stato/Balibar

Etienne Balibar – Al cuore della crisi – Castelvecchi (2020)

Per un gran numero di cittadini, cosa che e’ diventata manifesta, c’era da una parte il fatto che […] i servizi pubblici non possono fare a meno di un’azione continua dello Stato pianificatore, costruttore, impiegante, finanziatore, correttore (perlomeno teoricamente) delle ineguaglianze sociali, che garantisca l’accesso universale al «bene comune» della salute.
Inoltre, solo lo Stato puo’ sostenere direttamente o indirettamente le attivita’ di ricerca e di sviluppo che non risultano immediatamente redditizie (come certi vaccini) ma che possono infine possedere un’importanza di vita o di morte.
Cio’ vuol dire anche che, per sostenere il servizio pubblico delle progressive tassazioni, occorrono norme sanitarie e farmaceutiche, ecc.
Tutto cio’ si rivela in manifesta opposizione con l’ideologia e le pratiche del neoliberalismo che dominano a tutt’oggi in Europa e nel mondo, che hanno indotto per certi versi a rivolgere la potenza dello Stato contro le sue stesse funzioni sociali, intraprendendo la distruzione del servizio pubblico dall’interno.

Info:

https://www.ibs.it/al-cuore-della-crisi-ebook-etienne-balibar/e/9788832903683
http://www.castelvecchieditore.com/autori/etienne-balibar/
https://www.mimesisedizioni.it/download/12739/e816dca0af4b/simone-pieranni-il-manifesto-4-febbraio-2022-sfide-e-quesiti-intorno-al-modello-cinese-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf

Stato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Il Trattato di Vestfalia del 1648 mise un po’ di ordine su questo caos in tutta Europa, ponendo fine al lungo periodo di guerre di religione, guerre tra etnie, guerre tra clan, guerre di tutti contro tutti.
Si fondava sostanzialmente sull’idea che dovesse esserci una cosa chiamata stato, uno stato nazione, all’interno del quale esisteva una forma di sovranita’. L’idea generale era che ogni stato dovesse rispettare quella sovranita’, l’integrita’ e i confini di ogni altro stato.
Non sempre e’ stato cosi’ nella storia successiva, ma si e’ trattato di un accordo importante. Ha chiarito e reso stabili le strutture territoriali del potere in Europa. E’ stato accompagnato dalla diffusione di una logica di potere politico ed economico contenuto e chiuso all’interno di una struttura territoriale stabile […]
Sono nate istituzioni statali con determinate strutture gerarchiche che esercitavano il controllo sulla popolazione all’interno dello stato […]
Esistono dunque due logiche del potere. Da un lato, una logica territoriale che e’ collegata allo stato e alle sue istituzioni; dall’altro una logica capitalista, che deriva dalla circolazione e dall’infinita accumulazione di capitale in gran parte attraverso le azioni di interessi privati […]
Questo potere si innesta in un contesto in cui agiscono anche le forme territoriali del potere. Spesso la relazione fra miliardari capitalisti e potere territoriale dello stato e’ problematica. I capitalisti piu’ potenti e le loro fazioni sovente cercano di fare dello stato un agente dei loro interessi; il potere dello stato pero’ e’ piu’ complicato, perche’ lo stato deve rispondere ai desideri e ai bisogni di una popolazione molto varia di cittadini ed e’ possibile che i miliardari non siano poi cosi’ amati da quella popolazione.
Il grande interrogativo riguarda la legittimazione di chi ha il potere nello stato […] Le forme monetarie del potere non sono stazionarie o statiche, ma costantemente in movimento. Una delle questioni piu’ difficili per uno stato e’ prevenire, controllare o addirittura contenere quel movimento perpetuo. Le forme del potere dello stato, piu’ statiche e vincolate in senso spaziale, sono messe continuamente alla prova dal movimento del capitale.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Stato/Krugman

Paul Krugman – Discutere con gli zombie. Le idee economiche mai morte che uccidono la buona politica – Garzanti (2020)

«Le persone devono tirare la cinghia, percio’ anche lo stato dovrebbe tirare la sua». Ma dipende dal fatto che il mondo non e’ cosi’ semplice, e alcune frasi sembrano giuste e invece sono sbagliate. […]
Cosi’, procedendo con ordine: 1) L’economia non e’ come una famiglia che guadagna una certa somma e ne spende un’altra, senza che ci sia un rapporto tra le due. La mia spesa e’ il tuo reddito e la tua spesa e’ il mio reddito. Se entrambi tagliamo le spese, ambedue i nostri redditi diminuiscono. 2) Ora siamo in una situazione in cui molte persone hanno tagliato le spese, o per scelta o costrette dai creditori, mentre sono relativamente pochi gli individui disposti a spendere di piu’. Ne derivano redditi depressi e un’economia depressa, con milioni di lavoratori volonterosi che non riescono a trovare lavoro. 3) Le cose non vanno sempre cosi’ ma, quando succede, lo stato non e’ in competizione con il settore privato. Gli acquisti statali non usano risorse che altrimenti produrrebbero beni privati, bensi’ usano le risorse inutilizzate. I prestiti statali non escludono quelli privati, bensi’ impiegano i fondi inerti. Di conseguenza, questo e’ un momento in cui lo stato dovrebbe spendere di piu’, non di meno. Se ignoriamo questa intuizione e invece tagliamo la spesa statale, l’economia si contrarra’ e la disoccupazione aumentera’. In realta’, si contrarra’ anche la spesa privata, a causa della diminuzione dei redditi. 4) Le politiche di austerita’ hanno fortemente aggravato le recessioni economiche quasi ovunque siano state adottate. 5) Si’, a lungo andare lo stato dovra’ pagare i conti. Ma i tagli alla spesa e/o gli aumenti delle tasse dovrebbero aspettare che l’economia non sia piu’ depressa e che il settore privato sia disposto a spendere abbastanza per raggiungere la piena occupazione.
E’ cosi’ complicato da essere impossibile?

 

Stato/Habermas

Jurgen Habermas, Wolfgang Streeck – Oltre l’austerita’. Disputa sull’Europa – Castelvecchi (2020)

Ai tassi di inflazione crescente degli anni Settanta si sostituisce il progressivo indebitamento delle famiglie e dei bilanci pubblici.
Cresce parallelamente anche l’ineguaglianza quanto alla distribuzione del reddito, mentre le entrate statali diminuiscono per rapporto alla spesa pubblica.
Con l’aumento delle disuguaglianze sociali lo Stato tributario subisce in tale sviluppo una trasformazione: «Lo Stato democratico, governato e alimentato dai propri cittadini in quanto Stato tributario, si converte in Stato di debito democratico, nella misura in cui il suo sostentamento poco a poco non dipende piu’ dai cittadini contribuenti ma dai suoi creditori».
Dentro l’Unione economica e monetaria europea i limiti imposti dai “mercati” all’azione politica degli Stati mostrano il loro carattere perverso. La trasformazione dello Stato tributario in Stato di debito fa da sfondo al circolo vizioso con cui gli Stati salvano le banche insolventi, per finire a loro volta trascinate verso il fallimento da queste ultime, rimettendo di conseguenza il destino della popolazione nelle mani del regime finanziario imperante

Info:
https://open.luiss.it/2021/04/02/un-destino-comune-nel-nome-della-solidarieta/
https://www.lafionda.org/2021/03/30/quali-prospettive-per-la-solidarieta-europea-nello-scenario-post-covid/
https://www.reset.it/articolo/come-nasce-leuropa-streit-tra-jurgen-habermas-e-wolfgang-streeck
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/19326-paolo-ortelli-capitalismo-e-democrazia-catastrofe-o-rivoluzione.html

Stato/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo – Castelvecchi (2021)

La stessa proprieta’ privata non esiste “in natura”, non e’ un’entita’ materiale ma un insieme di diritti e regole.
Questa e’ stata, del resto, l’intuizione degli illuministi David Hume e Immanuel Kant, i quali hanno concepito la proprieta’ come un’istituzione politica, assumente forme e tipologie modellate dalla societa’, dallo Stato e dagli apparati istituzionali.
Nelle societa’ senza Stato i poteri privati, spesso violenti, monopolizzano tutta la ricchezza disponibile […]
Non a caso l’affermazione della proprieta’ avvenuta nel Seicento e nel Settecento e’ servita a combattere la politica di confisca del potere assoluto, in un processo indistinguibile da quello che porto’ alla creazione di istituzioni rappresentative efficaci e che rimise in discussione la primogenitura e l’ordine della successione ereditaria, sgretolando le basi del potere dell’aristocrazia terriera europea […]
Il problema nasce quando […] mercato e proprieta’ privata, nati dalle lotte per la liberta’ contro il potere feudale e l’assolutismo, creano, con le rivoluzioni industriali e il successivo tumultuoso sviluppo economico, inedite forme di insicurezza […]
Dunque, anche l’ideologia della proprieta’ e’ cambiata nel tempo a mano a mano che cambiavano le fonti di insicurezza […]
Era «simbolo di sicurezza nei confronti dei capricci dell’autorita’ politica e della violenza degli attaccabrighe», ma quando altri capisaldi di sicurezza (per esempio, attraverso un sistema giuridico piu’ affidabile) furono messi a punto, «la proprieta’ privata perdette parte della sua responsabilita’ e comincio’ a essere vista essa stessa come fonte di insicurezza»

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
http://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/

Stato/Azzara’

Stefano Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato di eccezione – Mimesis (2020)

Nelle societa’ di classe, la cosiddetta sovranita’ dello Stato […] indica in realta’ sin dalla sua genesi la superiorita’ dello Stato sui cittadini e cioe’ essa “e’ l’alibi che consente ai rappresentanti dello Stato di esonerarsi da qualsiasi obbligo che legittima un controllo da parte dei cittadini”.
In questo senso, proprio la sovranita’ statale – come sovranita’ di uno Stato egemonizzato dai poteri privati – e’ stata la prima garanzia del meccanismo neoliberale. Un meccanismo che, al contrario di quanto molti pigramente ritengono, non oblitera per nulla il ruolo dello Stato ma “lo richiede” e lo ridefinisce, cosi’ che Hayek – del quale Dardot e Laval hanno minuziosamente ricostruito le posizioni – lo ripresenta come il “guardiano” dell’“ideale di una societa’ basata sul diritto privato”.
“Pubblico” invece, “e’ assolutamente irriducibile a ‘statale’”, perche’ rinvia “non alla sola amministrazione statale, ma all’intera collettivita’ in quanto essa e’ costituita dall’insieme dei cittadini”.
In questo senso, per loro, “i servizi pubblici non sono i servizi dello Stato nel senso che lo Stato potrebbe disporne a suo piacimento” e “non sono neppure una proiezione dello Stato”, ma “sono pubblici in quanto sono ‘al servizio del pubblico’”.
Essi “non costituiscono una manifestazione della potenza dello Stato, ma un limite del potere governativo”; sono “cio’ per cui i governanti sono i servi dei governati”.
Come tali, questi servizi “rientrano nel principio della solidarieta’ sociale” e non certo “nel principio della sovranita’”, il quale rimane “incompatibile con quello della responsabilita’ pubblica”.
Nonostante le previsioni dei suoi fautori, non e’ affatto detto, percio’ – e questo e’ giusto anche a prescindere dal pregiudizio di Dardot e Laval verso lo Stato e dalla loro teoria del Comune –, che il ritorno dello Stato coincida necessariamente con il ritorno del welfare, visto che il suo ritrovato intervento potrebbe tranquillamente limitarsi, come abbiamo gia’ visto in abbondanza, a “sostenere l’attivita’ delle imprese private” e a “garantire il sistema finanziario”, funzionando nel suo potere pubblico come semplice prosecuzione del potere privato.
Cosi’ come non e’ vero, reciprocamente, che la richiesta di una ricostruzione dei servizi pubblici sia o debba essere di per se’ sinonimo di “ripiegamento identitario sulla nazione” o sulla comunita’ […] dato che questa esigenza che spaventa i biopolitici puo’ esprimere anche “un senso dell’universale che attraversa le frontiere e ci rende tanto sensibili alle prove vissute dai nostri ‘concittadini in pandemia’, siano essi italiani, spagnoli e, infine, europei e non”.
Queste considerazioni ci aiutano a capire che un eventuale ‘ritorno dello Stato’ e della politica non garantisce automaticamente nulla, perche’ il suo reale significato dipende alla fine anch’esso dai rapporti di forza tra i gruppi sociali che si muovono al suo interno e che cercano, ciascuno a proprio modo, di condizionarne le scelte e di definire il carattere concreto del potere istituzionalizzato.
Dipende da chi, cioe’, nello Stato ha conseguito o sta conseguendo l’egemonia e da come lo Stato, a partire da queste spinte e controspinte che lo investono, si posiziona effettivamente nel conflitto sociale tra gli interessi in gioco. Lo Stato, infatti, non si esaurisce per nulla in quella macchina autonoma e impersonale descritta da Agamben e Di Cesare ma, pur avendo un proprio sviluppo interno che si muove per linee endogene, e’ anzitutto un campo di battaglia tra interessi diversi e la sua natura e’ definita in primo luogo proprio dalla risultante dei loro conflitti […]
Lo Stato puo’ essere dunque potere e autorita’ che esercita una “garanzia” generale a tutela di tutti i propri membri; oppure puo’ essere semplice autoritarismo mediante il quale i garantiti si tutelano tra loro amplificando i propri poteri a discapito di chi garantito non e’.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

Stato/Azzara’

Stefano G. Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo perticolarista di fronte allo stato di eccezione – Mimesis (2020)

Per quanto le frontiere possano essere abbassate e i capitali e le merci possano circolare liberamente, avverte Aresu, rimane sempre anche nelle relazioni commerciali il caveat della “sicurezza nazionale”.
Non bisogna sottovalutare “il peso della sicurezza nella costruzione dell’economia” e di conseguenza non puo’ essere minimizzato “lo spazio politico di chi decide cos’e’ sicurezza e cosa non lo e’”, quel livello che da’ “forma alla decisione” e che, anzitutto “attraverso provvedimenti giuridici”, disegna le possibilita’ ma anche i limiti del commercio stesso.
Anche in un mondo aperto esiste un “primato della difesa sulla ricchezza” e questo assioma “accompagna anche i capitalismi contemporanei come un’ombra”, obbligandoli secondo le circostanze a un pragmatico “pendolo tra Stati e mercati”. […]
Questo fa si’ che rimanga centrale il ruolo “dello Stato” ma rende particolarmente rilevanti anche “le modalita’ con cui il potere statuale si declina in apparati burocratici, nei confini del politico e dell’economico”, oltre che “gli ordini giuridici con cui i mercati interagiscono” e dunque “la storia dello spazio in cui viene codificato il capitalismo” […]
Le relazioni economiche, all’esterno ancor piu’ che all’interno delle nazioni, “non sono estranee ai rapporti di potere” ma anzi “determinano le distinzioni tra soggetto e oggetto”. Commercio e societa’ commerciale mondiale, dunque, ripropongono a un diverso livello l’eterna questione della politica e cioe’ quella della sicurezza: con l’allargamento della sfera dei traffici, “la societa’ commerciale di Smith porta a una progressiva estensione della sicurezza” e non a un suo dissolvimento nello scambio, perche’ in essa rimane vivo il problema di un “impiego efficiente del capitale”, la cui espansione ha bisogno di “spazi in cui esiste una ‘tollerabile sicurezza’”.
E’ chiaro che tutto questo suscita immensi problemi di ordine politico e anche giuridico, ai quali le esigenze del commercio rimangono inevitabilmente subordinate […]
Bisogna prendere atto che “il mondo in cui viviamo è quello della ‘ambigua e inquieta continuita’ degli Stati nazionali’”, ciascuno con le proprie peculiarita’ sistemiche, i propri interessi e la propria strategia.
Nonostante tutti gli accordi transnazionali, dunque, “il presidio militare dei confini e’ tutt’altro che sparito”. E di questo deve sempre tener conto il mercato, il quale e’ una “creazione giuridica” che dagli Stati dipende e dunque “non e’ onnipotente ma subordinato rispetto alle esigenze della sicurezza nazionale”.
Sulla base della propria esigenza di sopravvivenza o rafforzamento, la grande potenza puo’ manipolare le forme dei mercati, i quali sono sempre “creazioni politiche scomposte e ricomposte dai conflitti e la cui stessa definizione determina “vincitori e vinti, ferite e tregue”.
E allora “fino a che punto vale, anche nella nostra epoca, una distinzione chiara tra Stati e mercati”?

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Missione economia – Laterza (2021)

L’ambizione dello Stato dovrebbe essere quella di fare da catalizzatore in tutta la societa’ e porsi innanzitutto come partner migliore per le imprese, aiutando a orientare il cambiamento affinche’ le sfide poste dalla societa’ vengano raccolte e vinte, offrendo incentivi chiari alle aziende che vogliono contribuire concretamente e mettendoci il denaro necessario per coprire i primi investimenti ad alto rischio da cui il mondo imprenditoriale tende a rifuggire.
Assumendosi parte del rischio, lo Stato si vedrebbe riconoscere il ruolo di investitore attivo – e non piu’ solo quello di prestatore di ultima istanza – e potrebbe partecipare di conseguenza alla condivisione dei guadagni […]
Il modo in cui il governo degli Stati Uniti ha condotto il programma Apollo non potrebbe essere piu’ lontano dal pensiero convenzionale dell’economia che giudica lo Stato incapace di offrirci gli strumenti per affrontare adeguatamente le grandi sfide del nostro tempo […]
Lo ha fatto con un senso di urgenza, con l’intento chiaro e ambizioso di raggiungere un obiettivo veramente straordinario: portare l’uomo sulla Luna e riportarlo sano e salvo sulla Terra in tempi brevi e precisi.
Fra le caratteristiche essenziali del programma Apollo, ne spiccano sei: (1) grande determinazione; (2) assunzione di rischi e innovazione; (3) dinamismo organizzativo; (4) collaborazione e ricadute positive in molteplici settori; (5) orizzonti a lungo termine e bilancio incentrato sui risultati; e (6) partnership dinamica fra pubblico e privato.
Riprendendo questi punti e applicandoli su piu’ vasta scala, possiamo trarre insegnamenti importanti per la politica e trasformarli in principi guida per un nuovo tipo di economia politica orientata alla sfida

Info:
https://www.laterza.it/2021/04/28/mariana-mazzucato-racconta-missione-economia/
https://francosenia.blogspot.com/2021/05/uneconomista-pericolosa.html
https://www.corriere.it/cultura/21_maggio_04/mazzucato-stato-innovatore-un-analisi-confortante-ma-discutibile-971fab64-acea-11eb-b89d-9c2f0a2ddccd.shtml
https://www.articolo21.org/2021/06/leconomista-mariana-mazzucato-in-missione-con-pietro-del-solda-al-festival-delleconomia-di-trento-4-giugno-2021/

Stato/Formenti

Carlo Formenti – Oligarchi e plebei. Diario di un conflitto globale – Mimesis (2018)

Il superamento dello Stato-nazione e’ un regresso storico, e non un progresso, come sostengono (quasi) tutte le sinistre che regalano stupidamente alle destre il monopolio della lotta per la riconquista della sovranita’
E’ vero che questa lotta rischia di mettere sullo stesso piano populismi di destra e di sinistra, ma le concezioni di sovranita’ degli uni e degli altri sono radicalmente diverse: da un lato, un immaginario etnico improntato alla endiadi sangue e suolo, dall’altro una visione della sovranita’ nazionale e popolare come mezzo di inclusione, di reintegrazione nello Stato di una cittadinanza che se ne sente sempre piu’ esclusa a mano a mano che vengono indebolite o spazzate via le istituzioni di partecipazione e rappresentanza politiche.
Info:

Stato/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale – Chiarelettere (2020)

Lo Stato nazionale, altro mantra della governabilita’, e’ per definizione inefficiente e corrotto: privatizziamo i servizi statali, possibilmente alle imprese multinazionali, ancor piu’ efficienti di quelle interne.
Il risultato del sogno neoliberista, fattosi incubo nel nuovo millennio, e’ che i servizi pubblici non ancora smantellati o resi inservibili oggi si pagano infinitamente di piu’.
Ma qui interessa solo lo svuotamento neoliberista della democrazia, chiamato spesso postdemocrazia dai politologi, ma anche 
«trasformazione dello Stato in un’azienda» dagli imbonitori televisivi.
Uno Stato che fornisce sempre meno servizi e sempre piu’ intrattenimento: la politica stessa, anzi, diviene un dipartimento dello spettacolo.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988