Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Lo stato innovatore – Laterza (2014)

Considerando che le imprese moderne spesso sono organizzazioni globali che fanno affari con molteplici governi che rispondono alle esigenze di altrettanti Stati sviluppisti, e’ praticamente impossibile stabilire se le imprese attive in un certo paese ricambino adeguatamente il supporto all’innovazione fornito dalle autorita’ locali.
A causa dei movimenti di capitali (delle imprese) non e’ detto che il paese che piu’ si impegna per finanziare l’innovazione sia anche quello che ne ricava i maggiori benefici economici, per esempio in termini di creazione di posti di lavoro e introiti fiscali.
Presumere che il sistema di tassazione sia in grado di intercettare adeguatamente la giusta quota del reddito prodotto dagli investimenti pubblici e’ tanto discutibile quanto ingenuo.

Info:
https://www.anobii.com/books/Lo_Stato_innovatore/9788858113332/01b596b6e85e38699c
https://www.pandorarivista.it/articoli/lo-stato-innovatore-di-mariana-mazzucato/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/lo-stato-innovatore/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858113332

Stato/Crouch

Colin Crouch – Postdemocrazia – Laterza (2009)

L’interessante paradosso della classe politica: vuole escludere il piu’ possibile la massa dei cittadini dal coinvolgimento diretto nel sondare i suoi segreti, organizzare attivita’ all’opposizione, disturbare il rigoroso controllo esercitato dall’ellissi politico-affaristica.
Ma vuole disperatamente che le offriamo sostegno passivo e teme la possibilita’ che possiamo perdere interesse nelle sue attivita’, smettere di votarla, non dare soldi ai partiti che la costituiscono, insomma ignorarla […]
E’ preoccupata dal calo degli iscritti, lancia campagne di marketing per incoraggiare i sostenitori a sottoscrivere, ma fa ben poco per garantire agli iscritti un’attivita’ interessante e valida.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/postdemocrazia/
https://www.anobii.com/books/Postdemocrazia/9788842076728/01fad7210efb1e685f
https://ilmanifesto.it/il-paradosso-democratico-di-colin-crouch/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842076728

Stato/Khanna

Parag Khanna – La rinascita delle citta’ stato – Fazi (2017)

Il termine “democrazia” ci dice sempre meno su come, e quanto bene, un paese e’ amministrato.
In effetti le democrazie attuali, dal Messico all’Italia, sono sistemi nei quali i sondaggi mostrano il picco minimo del rispetto e della fiducia dei cittadini nei confronti della classe politica. In paesi come la Russia e l’Iran le elezioni costituiscono semplici mezzi di pacificazione sociale, valvole di sfogo pensate per dare respiro ai regimi al potere.
Il rule of law, cioe’ l’idea per cui le leggi sono al di sopra dei poteri dell’esecutivo, sembra sempre piu’ un rule by law, un ‘potere attraverso la legge’, in cui i governi abusano della legislazione come strumento di forza.

Info:
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2017/12/15/news/recensione-la-rinascita-delle-citta-stato-parag-khanna-una-fogliata-di-libri-169078/
https://eastwest.eu/it/cultura/parag-khanna-intervista-governo-stato-democrazia

Stato/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro – Produzioni Nero (2018)

Un reddito base serio e responsabile dovra’ quindi articolarsi in almeno tre fattori: deve fornire una quantita’ sufficiente di reddito per permettere la sopravvivenza; deve essere universale ossia disponibile a tutti e senza discriminazioni; e deve essere supplementare al welfare, non rimpiazzarlo[…]
[Il] vero significato del reddito base e’ da trovarsi in quattro ingredienti chiave e tra loro correlati.
Il primo punto da enfatizzare e’ che il reddito base universale e’ una richiesta di trasformazione politica, non solo economica. […] [Esso] risiede nel modo in cui inverte l’asimmetria di potere che esiste tra lavoro e Capitale […] fornendo al proletariato un mezzo di sussistenza senza che questo implichi la dipendenza da un’occupazione retribuita: i lavoratori, in altre parole, avrebbero l’opzione di scegliere se accettare o meno un impiego […] Il reddito base universale dissolve insomma gli aspetti coercitivi del lavoro salariato, riduce la mercificazione del lavoro, ed e’ in questo modo che trasforma la relazione politica tra lavoro e Capitale […]
La seconda caratteristica del reddito base universale e’ che puo’ trasformare precarieta’ e disoccupazione da condizioni di insicurezza a stati di flessibilita’ volontaria. Viene spesso dimenticato che la prima spinta a un lavoro piu’ flessibile arrivo’ dai lavoratori stessi, che in questo modo speravano di demolire l’opprimente rigidita’ del tradizionale lavoro di stampo fordista […]
Com’e’ noto, il Capitale e’ riuscito a impadronirsi del desiderio di una maggiore flessibilita’ dei lavoratori per trasformarlo in una nuova forma di sfruttamento: oggi il lavoro flessibile equivale non a liberta’, ma a precarieta’ e insicurezza.
Ecco, il reddito base universale risponde esattamente alla generalizzata condizione di precarieta’ per trasformarla da stato di sofferenza in occasione di liberta’ […]
La terza caratteristica del reddito base e’ che questo obbliga a ripensare il valore attribuito a diversi tipi di lavoro. Liberi dall’accettazione supina di qualsiasi impiego venga loro sottoposto, i lavoratori potranno semplicemente rifiutare le occupazioni che pagano troppo poco, che richiedano troppo lavoro, che offrono pochi sussidi, o che sono umilianti o degradanti […] Il risultato sarebbe che lavori pericolosi, noiosi o poco attraenti sarebbero molto ben pagati, mentre quelli piu’ gratificanti, tonificanti e allettanti sarebbero pagati meno. In altre parole, la misura del valore del lavoro sarebbe la sua natura, e non semplicemente la sua capacita’ di produrre profitto […]
Infine il reddito di base e’, fondamentalmente, una proposta femminista. Un reddito reddito base universale ignorerebbe completamente la divisione del lavoro per linee di genere e si lascerebbe cosi’ alle spalle molti dei pregiudizi che infestano il welfare tradizionale.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Stato/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo – il Saggiatore (2007)

Secondo la teoria, lo stato neoliberista dovrebbe favorire in modo precipuo il diritto individuale alla proprieta’ privata, il primato della legalita’, l’istituzione di mercati in grado di funzionare liberamente e il libero scambio […]
Il rispetto dei contratti e i diritti individuali alla liberta’ d’azione, di espressione e di scelta devono essere protetti.
Lo stato deve dunque utilizzare il suo monopolio degli strumenti di coercizione violenta per tutelare queste liberta’ a tutti i costi. Per estensione, la liberta’ delle imprese commerciali e delle grandi aziende (che dal punto di vista legale sono considerate come individui) di operare all’interno della struttura istituzionale di liberi mercati e libero scambio e’ considerata un bene fondamentale.
L’impresa privata e l’iniziativa imprenditoriale sono ritenute fondamentali per l’innovazione e la creazione di ricchezza.
I diritti di proprieta’ intellettuale sono tutelati (per esempio tramite brevetti) in modo da incoraggiare i cambiamenti tecnologici.
Il continuo aumento della produttivita’ dovrebbe dunque garantire a tutti un livello di vita più alto […]
Ma non tutto va per il meglio nello stato neoliberista, ed e’ per questo che esso appare come una forma politica transitoria o instabile. Al cuore del problema c’e’ una disparita’ rapidamente crescente tra gli scopi pubblici dichiarati del neoliberismo (il benessere di tutti) e i suoi risultati effettivi (la restaurazione del potere di classe).
Ma al di la’ di questo c’e’ un’intera serie di contraddizioni piu’ specifiche che e’ opportuno evidenziare.
1. Da una parte ci si aspetta che lo stato neoliberista rimanga in disparte, limitandosi a predisporre l’ambiente piu’ idoneo per le funzioni del mercato, ma dall’altra si vuole che sia interventista per creare un clima favorevole all’attivita’ economica e che si comporti come un’entita’ competitiva nelle politiche globali.
In quest’ultimo ruolo deve funzionare come un’azienda collettiva, e cio’ pone il problema di come garantirsi la fedelta’ dei cittadini. Il nazionalismo e’ una risposta ovvia, ma e’ profondamente antagonistico rispetto al programma neoliberista
2.L’autoritarismo nell’imposizione del mercato mal s’accorda con gli ideali di liberta’ individuali. Piu’ il neoliberismo volge il timone verso il primo, piu’ gli diventa difficile mantenere la sua legittimita’ rispetto ai secondi e piu’ e’ costretto a rivelare i propri toni antidemocratici.
A questa contraddizione si accompagna una crescente mancanza di simmetria nella relazione di potere tra grandi aziende e individui comuni
3. Anche se puo’ risultare cruciale per preservare l’integrita’ del sistema finanziario, l’individualismo irresponsabile e autocelebrativo di coloro che operano al suo interno produce volatilita’ speculativa, scandali finanziari e instabilita’ cronica
4. Si mettono al primo posto le virtu’ della competizione, ma la realta’ e’ il crescente consolidamento del potere oligopolistico, monopolistico e transnazionale all’interno di poche, grandi aziende multinazionali.
A livello popolare, la spinta verso la liberta’ di mercato e la trasformazione di ogni cosa in merce puo’ facilmente impazzire e produrre incoerenza sociale. La distruzione delle forme di solidarieta’ sociale e, come ha suggerito la Thatcher, anche dell’idea stessa di societa’ in quanto tale, lascia un vuoto crescente nell’ordine sociale. Diventa allora particolarmente difficile combattere l’anomia e controllare i comportamenti antisociali che ne conseguono, come criminalita’, pornografia o virtuale riduzione in schiavitu’ di altri.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html

Stato/Chang

Ha-Joon Chang – Economia.Istruzioni per l’uso – il Saggiatore (2016)

Lo stato stabilisce […] le regole di base che disciplinano cio’ che possono o non possono fare gli attori economici all’interno di un certo mercato.
La pubblicita’ ingannevole, le vendite basate su informazioni fuorvianti, l’insider trading, insieme ad altre, sono tutte pratiche vietate.
Le norme sui salari minimi, la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro e gli orari lavorativi fissano limiti che le aziende non possono oltrepassare nel rapporto con i lavoratori.
Le norme sulle emissioni, le quote di anidride carbonica e i controlli sull’inquinamento acustico regolano le modalita’ con cui le aziende possono produrre le proprie merci.
E via di questo passo. Cosi’ la politica crea, plasma e riplasma i mercati ancora prima di dare il via a qualsiasi transazione.

Info:
http://giustiziaintergenerazionale.it/tag/ha-joon-chang/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/critica-dell%E2%80%99espertocrazia-economica/?printpage=undefined

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Lo stato innovatore – Laterza (2014)

Lo Stato non dev’essere visto soltanto come qualcosa che si «intromette», e nemmeno come qualcosa che si limita a «facilitare» la crescita economica.
Lo Stato e’ un partner fondamentale del settore privato, e spesso un partner piu’ audace, disposto a prendersi rischi che le imprese non si prendono.
Non puo’ e non deve piegarsi facilmente alle pressioni di gruppi di interesse che chiedono sovvenzioni, rendite e privilegi non necessari, come ad esempio riduzioni delle tasse: deve cercare al contrario di fare in modo che questi gruppi di interesse collaborino in maniera dinamica con le istituzioni pubbliche per perseguire la crescita e il progresso tecnico […]
Quando lo Stato non e’ sicuro dei propri mezzi, e’ piu’ facile che venga «catturato» e piegato a interessi privati.
Quando rinuncia ad assumere un ruolo guida, lo Stato non rappresenta piu’ un’alternativa reale al settore privato, ma un cattivo imitatore dei comportamenti di quest’ultimo.
E le accuse allo Stato di essere lento e burocratico sono piu’ verosimili in quei paesi che lo confinano a un ruolo puramente «amministrativo»

Info:
https://www.anobii.com/books/Lo_Stato_innovatore/9788858113332/01b596b6e85e38699c
https://www.pandorarivista.it/articoli/lo-stato-innovatore-di-mariana-mazzucato/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/lo-stato-innovatore/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858113332

Stato/Luce

Edward Luce – Il tramonto del liberalismo occidentale – Einaudi (2017)

Quella della democrazia liberale e’ dunque la storia di una continua tensione fra la teoria popolare della democrazia e un’idea liberale piu’ complessa.
Oggi, tale tensione e’ diventata una contrapposizione di forze. Ecco, quindi, il punto cruciale della crisi dell’Occidente: le nostre societa’ sono divise tra la volontà del popolo e il governo degli esperti; la tirannia della maggioranza contro il circolo degli addetti ai lavori; Gran Bretagna contro Bruxelles; West Virginia contro Washington.
Ne consegue che la vittoria di Trump, cosi’ come la Brexit, sono riaffermazioni della volonta’ popolare. Per dirla con uno studioso olandese, il populismo occidentale e’ una risposta democratica illiberale a un liberalismo non democratico.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2018/01/recensione-edward-luce-il-tramonto-del-liberalismo-occidentale-einaudi-prima-parte/
https://www.anobii.com/books/Il_tramonto_del_liberalismo_occidentale/9788806236403/01399bfc38f7d47cf8
https://www.fondazioneluigieinaudi.it/il-liberalismo-al-tramonto-no-semmai-i-liberal/

Stato/Khanna

Parag Khanna – La rinascita delle citta stato – Fazi (2017)

Nel pensiero occidentale e’ radicata una grave negligenza teorica, che confonde politica e governance, democrazia e servizi, processo e risultati.
Ma la “volonta’ del popolo” non significa soltanto lasciare che il popolo continui a ripetere i propri desideri senza risultato.
La spettacolare ascesa della Cina rispetto a quella di democrazie come l’India ha dimostrato al mondo che e’ meglio avere un sistema orientato sui servizi a scapito della democrazia che un sistema che concede tutto alla democrazia e nulla ai servizi.
Per essere ammirata, la democrazia deve realizzare qualcosa. Le elezioni sono un sistema di responsabilita’, non un modo per realizzare progetti.
La legittimazione procedurale (input legitimacy) della democrazia non puo’ mai sostituire del tutto la legittimazione dei risultati (output legitimacy) della fornitura dei servizi di base al cittadino.

Info:
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2017/12/15/news/recensione-la-rinascita-delle-citta-stato-parag-khanna-una-fogliata-di-libri-169078/
https://eastwest.eu/it/cultura/parag-khanna-intervista-governo-stato-democrazia

Stato/Dahrendorf

Ralf Dahrendorf, Antonio Polito – Dopo la democrazia – Laterza (2014)

La democrazia e’ un insieme di istituzioni finalizzate a dare legittimita’ all’esercizio del potere politico fornendo una coerente risposta a tre domande-chiave. La prima e’:
1. come possiamo produrre cambiamenti nelle nostre societa’ senza violenza?
2. come possiamo, attraverso un sistema di «check and balance» (controllare e controbilanciare), controllare quelli che sono al potere in modo da essere certi che non ne abusino?
3. come puo’ il popolo – tutti i cittadini – avere voce nell’esercizio del potere? […]
Le tre risposte […] funzionavano in un contesto particolare, e cioe’ nella forma tradizionale degli Stati-Nazione. Mentre e’ molto difficile capire come possano funzionare in altri e diversi contesti. Direi dunque che la relazione tra la crisi della democrazia e la crisi degli Stati-Nazione e’ centrale […] Le decisioni stanno emigrando dal tradizionale spazio della democrazia […] Decisioni di vitale importanza non sono più assunte a Montecitorio, o a Westminster, e neanche in Capitol Hill, ma altrove. Per i paesi che hanno adottato l’euro, i tassi di interesse sono stabiliti a Francoforte. Se due grandi industrie vogliono fondersi, devono chiedere il permesso a Bruxelles. La decisione di bombardare Belgrado e’ stata presa dalla Nato. Se la Russia possa avere nuovi prestiti internazionali, e’ affare del Fondo monetario […]
Ma le cose diventano perfino piu’ complicate quando le decisioni vengono prese da corporations internazionali, perche’ in quei casi non e’ cosi’ semplice nemmeno individuare dove si e’ deciso.
E’ cio’ che accade quando una grande multinazionale sceglie se investire in Galles o in Normandia, se chiudere impianti in Francia piuttosto che in Italia. […] Non e’ davvero facile immaginare come si possa influire su queste decisioni; e certamente si puo’ dire che esse sono estranee al processo democratico […] Questo complesso di decisioni, prese al di fuori del processo  democratico, fanno oggi apparire la democrazia totalmente impotente. La disponibilita’ universale e immediata di informazioni, che e’ la vera essenza della globalizzazione, consente di by-passare le istituzioni tradizionali della democrazia.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2015/09/ralf-dahrendorf-dopo-la-democrazia.html
https://www.anobii.com/books/Dopo_la_democrazia/9788842064411/018aba80648e9ca2f5