Stato/Fana

Marta Fana, Simone Fana – Basta salari da fame – Laterza (2019)

La diffusione del lavoro nero non e’ un fenomeno recente in Italia.
Dal dopoguerra ad oggi lo sviluppo dualistico dell’economia italiana e’ strettamente legato alla persistenza di ampi settori produttivi dediti all’elusione e all’evasione contributiva […]
L’evasione contributiva pesa sulle tasche dei lavoratori e delle lavoratrici, che vengono privati di quella quota del salario funzionale al calcolo della pensione. Si tratta di un fenomeno antico che continua ad essere rappresentato nel dibattito pubblico con formule caricaturali, che finiscono spesso e volentieri per relegarlo a un tratto caratteristico e specifico del Mezzogiorno.
Un tentativo volto a dipingere l’Italia come un paese attraversato da una divisione antropologica tra un Nord sviluppato e un Sud culturalmente avvezzo all’irregolarita’ e al malaffare.
Questa diffusa tendenza a rappresentare in forma stilizzata e folcloristica i problemi di fondo dello sviluppo economico e sociale del paese ha funzionato come strumento per sviare l’attenzione dagli intrecci tra economia formale ed economia informale. In breve, e’ servita come arma di distrazione di massa per spostare lo sguardo dalla direzione consapevole dello sviluppo del capitalismo italiano, che si nutre del rapporto opaco tra economia regolare e sfruttamento e lavoro nero.
Infatti il fenomeno del lavoro irregolare non e’ mai stato una prerogativa del Mezzogiorno […]
Una prassi che attraversa trasversalmente la penisola, dalle campagne pugliesi e siciliane sino alla “moderna” Emilia-Romagna […]
Un vero e proprio cancro che corrode l’economia e lo sviluppo del paese e genera effetti distributivi distorti, a vantaggio dei profitti e delle rendite e a discapito dei salari e del welfare.
Una dinamica che, come abbiamo gia’ visto, e’ stata fotografata dal “New York Times” nell’inchiesta che ha raccontato la diffusione del lavoro a domicilio nel settore del lusso delle aziende tessili pugliesi. Una storia di sfruttamento, in cui donne di ogni eta’ lavorano per i grandi marchi del Made in Italy per salari che si aggirano tra i 5 e i 6 euro orari. Un viaggio nel passato che non passa, che e’ presente e futuro per generazioni schiacciate dal peso della disoccupazione e della sottoccupazione, costrette a obbedire a condizioni lavorative paragonabili a quelle delle prime industrie tessili inglesi.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858138878
http://www.leparoleelecose.it/?p=37065
https://www.pandorarivista.it/articoli/basta-salari-da-fame-marta-fana-simone-fana/

Stato/Deneault

Alain Deneault – Governance. Il management totalitario – Neri Pozza (2018)

“GOVERNANCE”… termine apparentemente inoffensivo, ma  con conseguenze  nefaste. La governance cancella il nostro patrimonio di riferimenti politici per sostituirli con i termini tendenziosi del management. […]
Introdotta nell’ambito della vita pubblica da Margaret Thatcher all’inizio degli anni Ottanta, la governance dara’ cosi’ giustificazione a un mutamento del ruolo dello Stato […]
Col pretesto di riaffermare la necessita’ di una sana gestione delle istituzioni pubbliche, il termine designera’ non solo la messa in opera di meccanismi di sorveglianza e di controllo, ma anche la volonta’ di gestire lo Stato secondo modalita’ di efficienza aziendale.
I tecnocrati della prima ministra «affibbiarono percio’ il grazioso nome di governance alla gestione neoliberale dello Stato, che si tradusse in una deregulation e in una privatizzazione dei servizi pubblici, oltre che in un richiamo all’ordine delle organizzazioni sindacali» […]
Contrariamente ai termini “democrazia” o “politica” che essa tende a occultare, “governance” non definisce niente in modo netto e rigoroso. L’estrema malleabilita’ della parola elude il senso, e questo sembra precisamente il suo scopo. Tutto avviene come se si sapesse cio’ che si vuol dire proprio nel bel mezzo di una totale vanita’ semantica. Ci si convince.
A causa della sua indeterminatezza, l’espressione offre scarsi appigli alla discussione o alla disputa, pur rilasciando un messaggio fondamentale: si tratta di una politica “senza governo”, promossa a livello mondiale, che membri sociali isolati in rappresentanza di interessi diversi praticano secondo una modalita’ gestionale o commerciale I fattori che stanno alla base del miracolo economico dell’Asia orientale formano un modello cui sono stati dati vari nomi, il più diffuso tra i quali e’ quello di «developmental state». Questo modello e’ stato creato nel Giappone del dopoguerra ed e’ stato poi seguito nei decenni successivi, con diverse varianti ma senza modifiche sostanziali, dagli altri paesi della regione fino all’entrata in scena della Cina negli anni Novanta.
Il modello si fonda sulla centralita’ dello Stato come regista a tutto campo dello sviluppo, come attore di prima grandezza dell’economia e come responsabile del mutevole negoziato tra le forze della produzione e le varie componenti sociali.
Il developmental state ha un centro propulsore nei ministeri economici del governo centrale e in alcune agenzie specializzate dello sviluppo settoriale – come il celebre Miti giapponese – rette da una tecnocrazia indipendente e altamente qualificata che elabora i piani di crescita e ne controlla l’esecuzione. […]
Il developmental state non e’ uno Stato keynesiano che interviene a colmare le deficienze intrinseche dei mercati dal lato della creazione di domanda e del potere d’acquisto, ma un’istituzione che guida direttamente i mercati e si sostituisce a essi nell’offerta di lavoro, beni e capitali.
Non deve sfuggire l’anomalia di questa situazione rispetto alle condizioni operative del capitalismo occidentale, dove il rialzo delle retribuzioni e dei redditi finisce – come nell’eta’ d’oro del keynesismo – col deprimere i profitti, interrompere il ciclo di crescita e scatenare una controffensiva che ripristina la subordinazione della manodopera e la disuguaglianza sociale preesistente.

Info:
https://www.doppiozero.com/materiali/dopo-la-democrazia-la-governance
https://ilmanifesto.it/il-prezzo-senza-volto-di-un-ingranaggio/

Stato/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

L’esternalizzazione di servizi pubblici viene generalmente presentata come trasferimento di quel servizio dal monopolio statale al mondo della scelta del consumatore.
Ma la realta’ e’ che gli appalti vengono aggiudicati da istituzioni pubbliche: semmai, quindi, i clienti sono quelle istituzioni, non il pubblico degli utenti, che di fatto sono pseudoclienti e hanno interessi spesso non coincidenti con quelli dell’istituzione pubblica cui devono invece rispondere i concessionari […]
Le istituzioni pubbliche che subappaltano i propri servizi perdono le professionalita’ lentamente maturate al proprio interno attraverso la gestione di quei servizi, e ben presto si ritrovano del tutto incapaci di valutare le competenze e le prestazioni delle aziende cui li hanno affidati.
Cio’, oltre a ridurre quasi certamente la qualita’ del servizio offerto, aumenta la dipendenza dell’amministrazione da un ristretto numero di imprese private, che finiscono per diventare le uniche depositarie delle necessarie conoscenze professionali.
Queste attivita’ sono troppo politiche, e troppo oligopolistiche, per far parte di una vera economia di mercato; e si fondano su reti che appaiono del tutto impenetrabili per la democrazia. Ormai e’ chiaro da anni che, per quanto carenti possano essere a volte i servizi pubblici, affidarne la fornitura a privati non garantisce, in linea di principio, alcun vantaggio.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Stato/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

Spesso viene fatto notare che in tedesco la parola Schuld significa sia “debito” che “colpa”.
Ma anche il termine Glaubiger vuol dire sia “creditore” che “credulone” (del resto, “creditore” deriva dal latino credo).
Di solito chi decide di credere viene ritenuto corresponsabile al pari della persona alla quale da’ credito.
Il prestito e’ un rischio condiviso tra chi presta e chi riceve: e la teoria contabile ritiene responsabili entrambi i soggetti, incentivandoli cosi’ ad agire con prudenza […].
Ma nel lessico dei protagonisti dei mercati monetari contemporanei non c’e’ posto per la prudenza: si direbbe anzi che essi, con la crisi greca, abbiano voluto dimostrare che non soltanto sono “troppo grandi per fallire”, ma che lo sono anche per essere chiamati a rispondere dei propri comportamenti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Stato/Salmon

Christian Salmon – Fake. Come la politica mondiale ha divorato se stessa – Laterza (2020)

Che cosa ne e’ dell’esercizio del potere statale ad opera dei governanti quando lo Stato viene messo “sotto vuoto” dalla globalizzazione dei mercati finanziari, dal carattere sovranazionale dei “rischi” – dall’ecologia al terrorismo – e dalla governance delle organizzazioni internazionali e delle reti transgovernative?
Tutti questi livelli – infrastatali e sovrastatali – prendono decisioni politiche, giuridiche, strategiche, economiche fuori dal quadro dello Stato, e queste entita’ si infischiano assolutamente delle sue competenze e prerogative.
Deregolamentando la finanza e facendo sparire lo Stato dall’attenzione generale, la rivoluzione neoliberale degli anni Ottanta ha precipitato il mondo in un universo di avvenimenti automatici; ha contribuito a far si’ che lo spazio della politica fosse assorbito da una grande varieta’ di istanze, e in primo luogo dalle maggiori imprese, dalle istituzioni e autorita’ indipendenti, condannando l’uomo politico, senza piu’ terra sotto i piedi, a simulare cio’ che avrebbe dovuto essere e fare,
a riprogrammarsi continuamente […]
A partire dagli anni Novanta la congiunzione fra un nuovo idealtipo politico ispirato ai valori manageriali del neoliberalismo e la telepresenza permanente esplicitata nell’offerta mediatica h24 spiega la comparsa di una nuova generazione di uomini politici portatori di un’identita’ partitica vaga e di parole d’ordine ormai centrate, piu’ che su un programma, su un’identita’ di marchio: gli slogan “Forza Italia” di Silvio Berlusconi, “Cool Britannia” di Tony Blair o “A better Spain”di Zapatero, quando non ci si limita a una semplice lettera, a delle iniziali, a un logo, come la O di Obama, la “Z con Zapatero”, oppure l’EM (En Marche!) di Macron.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2371:christian-salmon-fake-come-la-politica-mondiale-ha-divorato-se-stessa&catid=40:primopiano
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/fake-di-christian-salmon/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139653

Stato/Tuccari

Francesco Tuccari – La rivolta della societa’. L’Italia dal 1989 ad oggi – Laterza (2020)

A prescindere dalla sua mesta conclusione, il bilancio di questo lungo anno di «governo di contratto», densissimo di cronaca e di retroscena, e’ stato in gran parte fallimentare, quanto meno se guardiamo alle strepitose attese che molti avevano coltivato e che i «difensori della societa’» hanno continuato ad alimentare, pur essendo al governo, in un irresponsabile gioco al rialzo da campagna elettorale permanente.
Concentrandoci sull’essenziale, le loro luccicanti promesse di benessere, equita’, dignita’, sviluppo e sicurezza si sono tradotte in tre modeste, aggrovigliatissime, costose e talora molto contestate riforme, approvate in Parlamento con il voto di fiducia: il «reddito di cittadinanza», che stenta ancora a decollare tra mille difficolta’, nel tentativo forse impossibile di tenere insieme politiche di welfare e del lavoro; la cosiddetta «quota cento», una riforma sperimentale e temporanea dell’odiatissima legge Fornero in materia di pensioni, che – spacciata per la sua abolizione – in parte e’ stata ignorata da moltissimi che pure ne avevano diritto e in parte sta creando
pericolosi vuoti di personale in settori cruciali quali la scuola e la sanita’, mettendo forse anche a rischio i conti dell’Inps; e infine le leggi sulla sicurezza e l’immigrazione, fortemente volute da Salvini, che – oltre a fornire maggiori garanzie in tema di legittima difesa – hanno drammatizzato ulteriormente il grande e serissimo tema dell’immigrazione senza produrre sul piano pratico soluzioni di ampio respiro. A meno che non si vogliano considerare tali la politica dei «porti chiusi» e il duello estenuante con le Ong di mezzo mondo impegnate nel salvataggio di migranti nel Mediterraneo.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139844
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-rivolta-della-societa-di-francesco-tuccari/
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/quale-societa-si-rivoltadavvero

Stato/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale – Chiarelettere (2020)

Il 2016, prima circostanza, «non e’ stato un buon anno per la democrazia», anzi, e’ stato il suo annus horribilis.
Quell’anno gli inglesi hanno votato per uscire dalla Ue (la Brexit), gli americani hanno eletto Trump presidente degli Usa.
Di li’ ha avuto inizio il «momento populista», dove «momento» puo’ indicare un attimo, ma anche un’epoca.
Seconda circostanza: nel 2016 ci si e’ improvvisamente accorti che ai margini dell’Occidente – in Polonia, Ungheria, Turchia… – fioriscono le democrazie illiberali, governate da populisti come il russo Putin e l’ungherese Orban.
Terza circostanza: nel 2016 si e’ cominciato a sospettare che la democrazia non sia pianta adatta a tutti i terreni.
Nata nelle poleis greche, a Roma, nei comuni italiani, non cresce facilmente fuori dall’Occidente.
Potra’ mai attecchire nelle megalopoli dove vive piu’ della meta’ del genere umano?

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988

Stato/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Il giudizio dei mercati conta molto piu’ del giudizio delle urne.
Il ruolo della politica ne esce trasformato.
Il potere migra dalla sfera politica a quella economica, che a sua volta e’ posta fuori dal controllo della democrazia e resa impermeabile alla volonta’ popolare.
Si scopre che si puo’ essere al governo senza essere realmente al potere.
Incapaci di governare l’economia, impotenti dinanzi ai flussi di capitale, i politici appaiono sempre piu’ come marionette meccaniche, semplici ingranaggi di un sistema complesso e fuori controllo.
Si diffonde cosi’ l’idea che la politica non serva a nulla e che i politici siano individui inutili, corrotti e capaci solo di fare il proprio interesse personale.

Info:
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio  
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

 

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale- Chiarelettere (2020)

Cinque bias [pregiudizi] che viziano la comunicazione.
Il primo bias che vizia la comunicazione, specie politica, e’ il tribalismo: siamo tutti divisi in tribu’ di tifosi, e tendiamo a dire tutto il bene possibile dei «nostri» e tutto il male possibile degli «altri» […]
La seconda distorsione che vizia la comunicazione, rafforzando la prima, e’ chiamata della conferma (e disconferma): tendiamo ad accettare le opinioni che confermano le nostre, prendendo sul serio solo i dati che le sorreggono e trascurando gli altri […]
Il terzo bias e’ detto del conformismo o dell’autorita’ […]
Il conformismo e l’autorita’ della maggioranza, cioe’, cambiano la sua percezione, inducendolo a negare l’evidenza: come avviene, su scala piu’ larga, nei regimi totalitari. […]
La quarta distorsione cognitiva si chiama bias (o euristica) della disponibilita’ (availability): tendiamo a sovrastimare le probabilita’ che ci sono piu’ familiari e a sottostimare quelle che lo sono meno […]
Il quinto bias e’ il gia’ menzionato framing effect, riassumibile cosi’: non contano le informazioni in se’, ma come le si presenta, cioe’ come sono formulate (framed). Lo sanno bene i pubblicitari, i cattivi giornalisti e gli spin doctor: le tre principali categorie di persuasori occulti […]
Questi cinque bias, e le loro strumentalizzazioni digitali, confermano che internet non e’ piu’ solo un mezzo, ossia una tecnologia che, come tutte, si presta a usi buoni o cattivi.
E’ molto di piu’: e’ un ambiente vitale. Specie per i millennial e i nativi digitali, l’esperienza di tutti i giorni non e’ piu’ divisa
fra offline e online, reale e virtuale. La vita e’ ormai onlife: si svolge nell’ambiente vitale dei social. Chi vive li’ perennemente connesso, neppure distingue piu’: il reale gli appare virtuale e il virtuale reale.
I social sono diventati una droga perche’ producono un potenziamento dell’esperienza (enhancement of reality).

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988

Stato/Salmon

Christian Salmon – Fake. Come la politica mondiale ha divorato se stessa – Laterza (2020)

E’ questa la singolare maratona che l’homo politicus neoliberale e’ destinato a correre: la maratona delle promesse sospese.
Deve promettere il cambiamento ben sapendo che non puo’ cambiare granche’ a causa dei mercati finanziari, della globalizzazione neoliberale, della costruzione europea, delle agenzie di rating.
Deve essere e rimanere una promessa se vuole conservare il potere, malgrado che l’esercizio del potere lo condanni a non mantenere la promessa fatta agli elettori. […]
Come riuscire a rimanere una promessa? […]
Per conservare il proprio credito il piu’ a lungo possibile fra una tornata elettorale e l’altra, l’uomo politico che guida il paese deve quindi ritardare piu’ che puo’ la realizzazione della promessa moltiplicando gli ostacoli e le catene che giustificheranno il suo mancato adempimento […]
L’attore politico attraversa una serie di prove in cui deve affrontare degli ostacoli, spezzare catene perdendo punti vita o popolarita’ nei sondaggi. Dispone di un credito, cioe’ di un capitale iniziale di simpatia accumulato al momento della sua elezione e che diminuisce poi nell’esercizio del potere, ma che non deve mai esaurirsi completamente se vuole mantenersi “in partita”.
L’originalita’ di questo gioco del discredito sta nel fatto che e’ il giocatore, l’“attore politico”, a dover inventare gli ostacoli che si porranno sul suo cammino, a far spuntare le catene che dovra’ spezzare per aprire la porta delle sue promesse.
E’ un gioco in cui chi perde vince, perche’ non si tratta di mantenere le promesse ma proprio di rimandarle.
Dalla crisi del 2008 in poi, tutti i governi subiscono il discredito.
Una situazione che va gestita da chi esercita il potere.
Per catturare l’attenzione non basta piu’ raccontare una buona storia. Bisogna creare e mantenere una forma di suspense, sincronizzare tempo politico e tempo mediatico […]
Qual e’ l’obiettivo di questa performance?
Conservare il proprio credito, o almeno mantenere il proprio discredito entro limiti accettabili.
A chi spetta la decisione?
Alle agenzie di rating da una parte, ai sondaggi di opinione dall’altra, e alle elezioni in ultima istanza.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2371:christian-salmon-fake-come-la-politica-mondiale-ha-divorato-se-stessa&catid=40:primopiano
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/fake-di-christian-salmon/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139653