Stato/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie diseguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

Il fatto che le classi popolari e medie versino tasse di entita’ significativa ovviamente non costituisce di per se’ un problema.
Se si intende finanziare un livello elevato di spesa sociale e d’investimenti nel settore dell’istruzione, e’ inevitabile che tutti vengano coinvolti. Tuttavia, per far si’ che le imposte siano ben accette e’ indispensabile che il sistema fiscale sia trasparente ed equo. Quando le classi popolari e medie hanno l’impressione di essere maggiormente tassate rispetto alle classi piu’ ricche, vi e’ il rischio che il consenso all’imposizione tributaria e il contratto sociale su cui si fondano le societa’ socialdemocratiche inizino a sgretolarsi. Per questo, l’incapacita’ da queste ultime dimostrata di superare lo Stato nazionale e di promuovere forme transnazionali di giustizia fiscale ne costituisce il principale fattore di fragilita’ […]
Si possono distinguere tre grandi categorie di imposta progressiva: sul reddito, sulle successioni e quella annuale sulla proprieta’.
Queste tre tipologie hanno ciascuna la propria giustificazione e vanno intese come complementari le une alle altre.
In linea di principio, l’imposta progressiva sul reddito grava sull’insieme dei redditi percepiti nel corso di un dato anno, qualunque sia la loro fonte – redditi da lavoro (salari, pensioni, redditi da lavoro autonomo ecc.) o redditi da capitale (dividendi, interessi, affitti, profitti ecc.) –, in modo da permettere a ognuno di contribuire alla spesa pubblica in funzione delle sue capacita’.
L’imposta sulle successioni – che generalmente comprende anche le donazioni – si applica al momento delle trasmissioni patrimoniali, permettendo di ridurre la perpetuazione intergenerazionale dei beni e la concentrazione dei patrimoni.
L’imposta annuale sulla proprieta’ – detta anche imposta sulla ricchezza, o imposta sul capitale, o imposta sul patrimonio – viene riscossa ogni anno sulla base del totale dei beni posseduti, un dato che puo’ considerarsi un indice di capacita’ contributiva piu’ rivelatore e duraturo (e in certa misura meno facilmente manipolabile) rispetto al reddito annuale […]
A partire dagli anni ottanta e novanta del secolo scorso, l’aumento del debito pubblico e’ l’esito (in parte) di una strategia deliberata, volta a ridurre il peso dello Stato. L’esempio tipico e’ dato dalla strategia di bilancio seguita da Reagan negli anni ottanta: si sceglie di ridurre fortemente le imposte sui redditi piu’ elevati, con un aumento del deficit e la conseguente diminuzione della spesa sociale.
In molti casi, la riduzione delle imposte ai contribuenti piu’ ricchi e’ stata poi finanziata con la privatizzazione di beni pubblici, il che in sostanza corrisponde a un trasferimento “gratuito” dei titoli di proprieta’ (ovvero, si abbassano le tasse per 10 miliardi di dollari ai piu’ ricchi, che utilizzano poi questi 10 miliardi per acquistare i beni in questione). Questa strategia e’ proseguita, negli Stati Uniti e in Europa, fino a oggi e risulta strettamente legata alla traiettoria di aumento delle disuguaglianze e di concentrazione crescente della proprieta’ privata.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Societa’/Allievi

Stefano Allievi – La spirale del sottosviluppo. Perche’ (cosi’) l’Italia non ha futuro – Laterza (2020)

Secondo l’International Migration Outlook dell’OCSE (OECD 2019), gia’ dal 2016, con nemmeno lo 0,8% della popolazione del pianeta, l’Italia e’ all’ottavo posto nel mondo per numero di emigrati verso paesi industrializzati.
Il livello di istruzione degli emigrati italiani e’ elevato, molto piu’ della media degli italiani che rimangono in Italia. Hanno un titolo di studio medio-alto (il 52,6% possiede almeno il diploma) e, contrariamente a quanto accade in Italia, la differenza di genere e’ a favore degli uomini: il 55% di laureati contro il 45% delle donne.
I laureati sono in crescita rapida e costante: nel 2004 erano circa il 10% degli expat italiani, oggi sono quasi un terzo […]
Perche’ partono? Non solo per cercare e trovare lavoro.
Detta cosi’ e’ una spiegazione riduttiva.
Partono anche perche’ non trovano lavoro adeguato in Italia, o perche’ lo trovano a salari piu’ bassi, con condizioni piu’ incerte, in situazioni piu’ precarie, con prospettive di mobilita’ ascendente minori, con progressioni di carriera piu’ lente […]
Oltre al lavoro, pero’, contano anche altri fattori.
Un welfare piu’ protettivo ed efficiente, ed effettivamente universalistico; che vuol dire, anche a parita’ di condizioni di lavoro e di salario: scuola per i figli, possibilita’ di lavorare per le donne che sono anche madri (e infatti le donne che partono sono in aumento, e quasi equivalgono agli uomini, ormai), sicurezza e tranquillita’ per il futuro. Un ambiente di lavoro e di vita piu’ meritocratico e attento alla qualita’, meno immobile, con regole certe, e una maggiore attenzione alla parita’ di genere […]
Un laureato non si trova a proprio agio, e ha meno probabilita’ di essere valorizzato, in un paese in cui il suo ministro dell’Istruzione e’ un diplomato. Un brillante studente con un master in economia non fa volentieri il sottoposto di un dirigente diplomato con una visione piu’ ristretta della sua – o lavora per sostituirlo (sempre che non sia gia’ il dirigente a non volerlo, precisamente per evitare di essere sostituito).
Un individuo che ha scavato le sottigliezze del linguaggio vive con difficolta’ le grossolanita’ del parlato comune, e ancor piu’ la vuotezza imbarazzante del parlato politico della sua classe dirigente.
Chi ha imparato ad amare la bellezza non sopporta l’offensiva di una bruttezza dilagante. Chi si e’ abituato con fatica a ragionare sottilmente tra alternative possibili si trova in minoranza in un paese dove viene valorizzata mediaticamente e politicamente la vuotezza dello slogan privo di contenuto.
E potremmo continuare.
Ricchezza chiama ricchezza. Bellezza chiama bellezza. Cultura chiama cultura. Apertura mentale chiama apertura mentale. Cosmopolitismo chiama cosmopolitismo. Intelligenza chiama intelligenza.
In Italia, spesso, si ha la sensazione che non rispondano.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139868
http://www.avantionline.it/la-spirale-del-sottosviluppo-pesa-sul-futuro-dellitalia/

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Non sprechiamo questa crisi – Laterza (2020)

L’impatto del Covid-19 sulle nostre economie e’ stato, e continua a essere, imprevedibile e di portata enorme, ma offre ai governi l’opportunita’ di riconsiderare gli scopi fiscali dello Stato.
Dai tempi di Margaret Thatcher, l’ortodossia finanziaria ha sempre negato la funzione dello Stato quale investitore e ritenuto che il pareggio di bilancio fosse un fine da perseguire in quanto tale […]
Il crollo simultaneo dell’economia sia sul lato dell’offerta sia della domanda a seguito del Covid-19 rende oggi l’ortodossia thatcheriana doppiamente insostenibile.
In particolare, la crisi attuale rappresenta un’opportunita’ per mobilitare il potere fiscale dello Stato sia per la ripresa sia per uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo.
Al momento i governi sono impegnati soprattutto sul fronte dell’emergenza e stampano moneta per pagare le persone affinche’ non lavorino e le imprese affinche’ non producano. L’aspettativa e’ che queste uscite straordinarie si ridurranno gradualmente con la ripresa e il ritorno alla normalita’ della vita economica.
Ma l’attivita’ imprenditoriale non tornera’ alla normalita’.
Nei prossimi anni, le aziende dipenderanno dai sussidi statali per ripagare i debiti e fornire lavoro. Allo stesso tempo, l’operazione di salvataggio d’emergenza ha dimostrato l’immenso potere fiscale dello Stato nazionale di provvedere dignitosamente al popolo per diversi mesi con gran parte dell’impresa privata in ristagno.
L’obiettivo non deve essere quello di liberarsi al piu’ presto della cultura dei sussidi, bensi’ di trasformarla in una nuova collaborazione fra lo Stato, l’impresa privata e i lavoratori per far ripartire l’economia e garantirne il futuro a lungo termine.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858142875
https://www.controluce.it/notizie/non-sprecare-la-crisi-del-covid/

Societa’/Fazi

Thomas Fazi, William Mitchell – Sovranita’ o barbarie. Il ritorno della questione nazionale – Meltemi (2018)

Abbiamo visto come la sinistra europea (sia quella socialdemocratica che quella socialista e comunista) abbia giocato un ruolo centrale nella transizione al neoliberismo, tanto nella sua legittimazione ideologica – cioe’ nella sua “naturalizzazione” – quanto, spesso e volentieri, nella gestione politica di quel processo […]
Sul fronte ideologico, questa naturalizzazione si e’ concretizzata soprattutto nel sostegno offerto dalla sinistra, a partire dagli anni Settanta, all’idea (in verita’ fallace, come abbiamo visto) secondo cui la crescente internazionalizzazione economica e finanziaria di quegli anni – cio’ che oggi chiamiamo globalizzazione – fosse un aspetto ineluttabile della “modernita’” (piuttosto che essere il risultato di una precisa volonta’ politica) destinato inevitabilmente a erodere la sovranita’ economica dei singoli Stati e dunque la loro capacita’ di decidere in autonomia (ossia a prescindere dalla volonta’ dei mercati) le loro politiche economiche e sociali, costringendoli dunque ad abbandonare le politiche “keynesiane” che avevano caratterizzato il secondo dopoguerra fino a quel momento e che, tra mille contraddizioni, avevano permesso alle classi subalterne di ottenere un grado di rappresentanza politica ed economica senza precedenti nella storia […]
Alcuni episodi chiave: la svolta antikeynesiana del governo laburista di James Callaghan, nella seconda meta’ degli anni Settanta, che spiano’ la strada alla Thatcher; la svolta austeritaria del governo di François Mitterrand, nella prima meta’ degli anni Ottanta, che cementifico’ a sinistra l’idea dell’impossibilita’ di riformare il sistema in senso democratico-socialista attraverso lo Stato nazionale; il ruolo del socialista Jacques Delors, prima ministro delle Finanze sotto Mitterrand e poi presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995, nella costruzione dell’architettura neoliberista europea, con particolare riguardo per il suo ruolo nel processo di liberalizzazione finanziaria e poi nella costruzione dell’unione monetaria; il ruolo giocato dal PCI (e dal sindacato) nella crisi organica del keynesismo italiano a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, e in particolare il sostegno offerto dal partito alla politica deflazionistica e antioperaia adottata in quegli anni dal governo italiano, che spiano’ poi la strada allo smantellamento della Costituzione materiale del paese; infine, il ruolo centrale della sinistra postcomunista nell’adesione dell’Italia al Trattato di Maastricht e nel conseguente smantellamento dello Stato italiano, in particolare la privatizzazione-svendita del suo apparato bancario-industriale.

Info:
https://www.retemmt.it/sovranita-o-barbarie-intervista-a-thomas-fazi/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/europa/29438-sovranita-o-barbarie-il-ritorno-della-questione-nazionale
http://temi.repubblica.it/micromega-online/quando-sovranismo-fa-rima-con-socialismo/

Stato/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

Almeno quattro importanti ragioni per la tassazione.
La prima: […] le tasse consentono allo Stato di rifornirsi di cio’ di cui ha bisogno senza l’uso esplicito della forza. Se il governo britannico smettesse di richiedere alla popolazione di pagare i propri obblighi fiscali utilizzando le sterline britanniche, comprometterebbe ben presto le proprie capacità di approvvigionarsi di lavoro. Meno persone avrebbero bisogno di
guadagnare sterline e, di conseguenza, lo Stato si troverebbe in difficolta’ nel trovare insegnanti, infermieri e cosi’ via disposti a lavorare e produrre beni e servizi in cambio della sua valuta […]
Seconda importante ragione d’essere della tassazione:
l’inflazione […] Se lo Stato desidera aumentare la spesa in sanita’ e in istruzione, potrebbe aver bisogno di rimuovere dall’economia una parte della nostra capacita’ di spesa al fine di evitare che i suoi esborsi piu’ generosi spingano al rialzo i prezzi.
[Un] terzo: le tasse sono uno strumento governativo importante per modificare la distribuzione della ricchezza e del reddito[…]
Circa la meta’ di tutto il reddito aggiuntivo generato ogni anno va all’1 per cento piu’ ricco della societa’, mentre tre sole famiglie detengono piu’ ricchezza dell’intera meta’ piu’ povera della popolazione americana. Concentrazioni cosi’ estreme di patrimonio e di reddito danno origine a problemi sociali ed economici. Per prima cosa, diventa molto complicato mantenere un’economia forte quando la maggior parte dei redditi va a finire nelle tasche della fetta piu’ piccola di popolazione piu’ ricca che risparmia gran parte del proprio reddito senza immetterlo nuovamente nell’economia […] Percio’, cosi’ come i tagli delle tasse possono essere utilizzati per esacerbare le disuguaglianze, il governo potrebbe esercitare la sua autorita’ fiscale per invertire queste pericolose tendenze. Aumentare i controlli, rendere piu’ difficile l’elusione colmando le lacune del sistema impositivo, aumentare le aliquote e stabilire nuove forme di tassazione sono tutte leve importanti per consentire al governo di raggiungere una distribuzione
piu’ sostenibile di reddito e ricchezza […]
Infine, i governi possono impiegare le tasse per incoraggiare o scoraggiare certi comportamenti. Al fine di migliorare la salute pubblica, combattere il cambiamento climatico o disincentivare la speculazione nei mercati finanziari, i governi potrebbero imporre rispettivamente una tassa sulle sigarette, sul carbonio o sulle transazioni finanziarie. Gli economisti fanno spesso riferimento a queste imposte come a “tasse sui vizi“ in quanto vengono utilizzate per dissuadere le persone dall’intraprendere attivita’ dannose […]
Viceversa, le tasse possono essere utilizzate anche per incentivare determinati comportamenti. Ad esempio, il governo puo’ prevedere alcuni sgravi fiscali per incoraggiare le persone a comprare elettrodomestici a risparmio energetico o veicoli elettrici.
Per tutte queste ragioni, le tasse sono un indispensabile strumento politico che non puo’ essere abbandonato semplicemente perche’ lo Stato puo’ fabbricare la propria moneta.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Societa’/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Ma se riuscissimo a immaginare la fine del capitalismo? Chiudete gli occhi per un momento e provateci.
Fa paura? Che cosa vedete?
Con ogni probabilita’ vedrete la stessa utopia che ha ispirato il pensiero occidentale da Aristotele in poi: una comunita’ senza poverta’, in cui la proprieta’ e la gerarchia non hanno importanza, in cui tutti hanno abbastanza tempo libero per sviluppare il proprio potenziale umano e abbastanza risorse materiali per vivere, e in cui il lavoro e’ svolto dalle macchine.
La vita buona.
All’inizio del xxi secolo, i mezzi per liberarci dal lavoro sono a portata di mano.
Quando sentite storie spaventose sui robot o i processi automatizzati che distruggeranno meta’ dei posti di lavoro nei paesi sviluppati, quello che vuol dire e’ che nel giro di un secolo potremmo essere liberi dalla gran parte del lavoro fisico.
Vuol dire che le cose fondamentali di cui abbiamo bisogno per vivere – cibo, energia, trasporto, alloggio, assistenza medica e istruzione – potrebbero diventare tanto abbondanti da consentire di fornirle al di fuori del mercato, attraverso una collaborazione diretta reciproca.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/

Societa’/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Sarebbe strano se in quest’epoca di tumultuoso progresso tecnologico, l’unico settore a rimanere statico fosse quello della tecnologia del potere.
Anch’essa ha compiuto passi da gigante: il potere esercitato su ognuno di noi e’ infinitamente maggiore, piu’ pervasivo, piu’ costante, magari meno rozzamente brutale, ma piu’ implacabile di quello che veniva imposto ancora pochi decenni, per non parlare di un paio di secoli […]
Il passaggio dal feudalesimo al capitalismo industriale aveva corrisposto a una trasformazione del potere da potere sovrano a potere disciplinare: il potere regale era un potere che individuava il sovrano (“il corpo del re”) e rendeva anonimo il suddito, ed era un potere che poteva esercitarsi sulle persone insieme, e contemporaneamente ad altri poteri sovrani: il potere sovrano del pater familias (il nome del padre) coesisteva con il potere sovrano del re e con il potere sovrano del papa.
Al contrario, il potere disciplinare e’ un potere che rende anonimo il disciplinante ma individua il suddito, il soggetto (attraverso il libretto di lavoro, la pagella scolastica, il casellario giudiziario, la cartella clinica); e’ un potere totale, nel senso che investe tutta la persona su cui si esercita ed esclude gli altri poteri disciplinari: quando sei a scuola non sei in fabbrica, quando sei in manicomio non sei nell’esercito.
Ma e’ un potere legato a un luogo (la scuola, la caserma, la prigione, la fabbrica, l’ospedale) e a un tempo (la durata della detenzione, l’orario di lavoro, la lunghezza della leva…) […]
Invece oggi siamo sottoposti a un potere diverso da quello disciplinare, un potere ubiquo di “controllo a distanza”.
In primo luogo perche’ siamo sempre reperibili, sempre registrati, sempre intercettati. Non ci rendiamo conto del livello di sorveglianza, di controllo delle nostre vite a cui siamo sottoposti […]
Basti pensare alla promozione civica che hanno ricevuto nel 2020 i dispositivi di tracciatura individuale usati dagli stati per monitorare le singole persone: in precedenza erano messi in atto in modo discreto, come prodotto collaterale della socialita’ telematica; ma il virus ha promosso l’accettazione volontaria della marcatura digitale a encomiabile dovere civico, e il suo rifiuto a un atto di diserzione civile. La stessa epidemia ha, tra l’altro, dato una forte spinta all’estinzione della carta-moneta, del denaro fisico, in contanti, a favore della valuta elettronica, sotto forma di carta di credito, bancomat, trasferimenti online che permettono un controllo infinitamente piu’ puntuale, cui invece sfuggiva la banconota sgualcita e anonima.
Il controllo e’ capillare, continuo, ubiquo. E questo controllo e’ esercitato in modo sinergico dai grandi oligopoli informatici e dagli stati (come ci ha rivelato Edward Snowden), dove non si sa se sono gli stati che spiano per gli oligopoli o gli oligopoli che intercettano per gli stati, in cui cioe’ ognuna delle due parti usa l’altra.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Stato/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La teoria monetaria moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

Secondo la visione convenzionale, al centro dell’universo monetario si trova il contribuente, in ragione della credenza per la quale lo Stato, di per se’, non possiede denaro.
Ne consegue che gli unici soldi disponibili per finanziare lo Stato devono provenire in ultima istanza dalle persone comuni come noi.
La MMT  [Modern Monetary Theory] cambia radicalmente questa nostra comune rappresentazione riconoscendo il fatto che non e’ il contribuente a finanziare le spese dello Stato bensi’ l’istituto di emissione monetaria, cioe’ il governo centrale stesso; e che l’idea per la quale sono le tasse a finanziare le spese dello Stato e’ pura e semplice fantasia […]
Solo perche’ non esistono vincoli finanziari al bilancio dello Stato non significa che non vi siano limiti reali a cio’ che il governo puo’ (e dovrebbe) fare. Ogni economia ha i propri limiti di velocita’ interni, regolati dalla disponibilita’ delle sue risorse produttive reali: lo stato della tecnologia e la quantita’ e qualita’ delle sue terre, dei suoi lavoratori, delle sue fabbriche, dei suoi macchinari e delle altre risorse materiali.
Se lo Stato spende troppo in un’economia che sta gia’ correndo a piena velocita’, l’inflazione comincera’ ad accelerare.
Dei limiti quindi esistono. Questi, pero’, non stanno nella possibilita’ del nostro governo di spendere soldi o nel deficit, ma nelle pressioni inflazionistiche e nelle risorse presenti all’interno dell’economia reale.
La MMT distingue dunque nettamente i limiti reali dai vincoli immaginari e autoimposti.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Societa’/Pallante

Francesco Pallante – Contro la democrazia diretta – Einaudi (2020)

Per pigrizia intellettuale, oggi continuiamo a chiamare «partiti» entita’ che nulla piu’ hanno a che spartire con il dettato costituzionale.
Le forze politiche si sono tramutate in franchising di potentati personali o locali, essenzialmente rivolti all’occupazione del potere. Il piano ideale ha perduto significato; spesso sono vicende contingenti, prive di valore generale, a determinare le appartenenze. In molti si muovono, spensierati, tra una formazione e l’altra. Esponenti politici, anche di livello nazionale, si vendono all’asta. Ridicoli personaggi assurgono, per qualche tempo, a fulcro del sistema. Gli elettori sono cartolarizzati in pacchetti di voti compravendibili.
Ormai privo di punti di riferimento ideali, l’elettorato oscilla paurosamente, come una folla impazzita, all’inseguimento dell’imbonitore di turno. I consensi s’impennano e precipitano come sulle montagne russe. Vince chi la spara piu’ grossa. La credibilita’ delle proposte politichesi e’ tramutata in disvalore.
Nessuno piu’ prova a immaginare il futuro, a fissare lo sguardo sull’orizzonte: con il naso schiacciato sui sondaggi, sgomitano tutti per essere i primi a ripetere quel che gli elettori, abbandonati a se stessi, credono di voler sentirsi dire (cio’ che Rodota’ aveva efficacemente definito «sondocrazia»).
Da risorsa, i partiti sono divenuti una minaccia per la democrazia

Info:
https://www.letture.org/contro-la-democrazia-diretta-francesco-pallante
https://www.questionegiustizia.it/articolo/sul-libro-di-francesco-pallante-contro-la-democrazia-diretta
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-scommessa-della-rappresentanza-perche-la-democrazia-diretta-non-e-la-soluzione-alla-crisi-della-politica/

Stato/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

Ogni volta che si arrivava a discutere di previdenza sociale, o che qualcuno nel Congresso voleva mettere piu’ soldi nell’istruzione o nelle cure sanitarie, venivano fuori grandi discussioni su come avremmo mai potuto “pagare“ per tutte queste cose senza far andare in deficit il bilancio dello Stato.
Ma avete notato che questo non sembra mai essere un problema quando si tratta di espandere il bilancio a favore della difesa, per salvare le banche o per concedere generosi tagli delle tasse agli americani piu’ facoltosi, anche quando tali misure fanno aumentare sensibilmente il disavanzo pubblico?
Fin quando ci sono i numeri in parlamento, il governo potra’ sempre decidere di finanziare le proprie priorita’.
E’ cosi’ che funziona […]
Si tratta di uno dei miti preferiti dai politici, i quali tendono a ricercare gli strumenti retorici piu’ semplici possibili per riuscire a entrare in sintonia con i propri elettori. E cosa puo’ esserci di piu’ semplice che descrivere le finanze dello Stato nei termini di
cio’ che il resto di noi gia’ conosce, cioe’ le nostre finanze?
Tutti noi sappiamo quanto sia importante mantenere le nostre spese in linea col nostro reddito complessivo, cosi’ quando sentiamo qualcuno che ci parla delle finanze pubbliche in modi che ci fanno venire in mente le nostre stesse finanze, afferriamo il concetto al volo – e siamo subito proiettati nell’atmosfera popolare delle nostre tavole della cucina! […]
Questo tipo di narrazioni cattura la nostra attenzione in virtu’ del suo linguaggio cosi’ familiare.
Tutti noi sappiamo che dobbiamo cercare di vivere entro i limiti dei nostri mezzi e organizzare le nostre finanze in modo da non spendere piu’ di quanto non entri.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html