Stato/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

E’ significativa la differenza tra le traiettorie seguite in Cina rispetto a quelle caratteristiche dei paesi occidentali dopo la meta’ degli anni zero del Duemila.
Mentre la Cina, a partire dal 2006, ha stabilizzato la quota (intorno al 30%) di capitale pubblico nel capitale nazionale, in Occidente la crisi finanziaria del biennio 2007-2008 (che ha avuto origine da un eccesso di deregolamentazione della finanza privata e ha prodotto ulteriori arricchimenti da parte dei privati) ha invece determinato un nuovo crollo della ricchezza pubblica […]
Dal momento in cui lo Stato eroga un certo numero di beni e servizi (specie nei settori dell’istruzione e della sanita’), non sarebbe anomalo ritenere che lo Stato debba possedere una parte del capitale produttivo che sia proporzionata alla percentuale di occupati nel settore pubblico del paese […]
Resta il fatto che questo ulteriore indebolimento della ricchezza pubblica in Occidente a seguito della crisi finanziaria ha qualcosa di paradossale.
La deregolamentazione dei mercati ha contribuito ad arricchire molti soggetti, mentre l’amministrazione pubblica si e’ indebitata per far fronte alla recessione e per salvare banche e imprese private: di fatto, i patrimoni privati hanno continuato a crescere indisturbati, e i piccoli e medi contribuenti devono pagare il conto per decenni a venire

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Societa’/Pallante

Francesco Pallante – Contro la democrazia diretta – Einaudi (2020)

L’idea, cioe’, che il “pubblico” sia intrinsecamente altro dal “privato”; dunque, anche dalla semplice addizione di tanti “privati”.
«Privato» e’ – letteralmente – chi manca di una parte, chi e’ privo di una componente costitutiva: nel nostro caso, della dimensione politica dell’esistenza.
«Privato» e’ colui che pensa esclusivamente a se stesso, rifiutando di considerarsi parte di una relazione.
E’ l’idiotes degli antichi Greci: l’individuo che, disinteressandosi della citta’ (della polis), si occupa solo dell’idios: del proprio, del particolare, del singolare.
L’interesse per la polis e’, all’opposto, tratto caratteristico del polites, del cittadino; del civis (da cui: citta’), diranno poi i Romani.
Di colui, cioe’, che si preoccupa di dare una dimensione anche collettiva alla propria esistenza e che, cosi’ facendo, realizza in senso pieno la propria umana natura di zoon politikon: di animale politico, secondo un altro basilare insegnamento aristotelico.

Info:
https://www.letture.org/contro-la-democrazia-diretta-francesco-pallante
https://www.questionegiustizia.it/articolo/sul-libro-di-francesco-pallante-contro-la-democrazia-diretta
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-scommessa-della-rappresentanza-perche-la-democrazia-diretta-non-e-la-soluzione-alla-crisi-della-politica/

Stato/ Deneault

Alain Deneault – Governance. Il Management totalitario – Neri Pozza (2018)

Introdotta nell’ambito della vita pubblica da Margaret Thatcher all’inizio degli anni Ottanta, la governance dara’ cosi’ giustificazione a un mutamento del ruolo dello Stato […]
Col pretesto di riaffermare la necessita’ di una sana gestione delle istituzioni pubbliche, il termine designera’ non solo la messa in opera di meccanismi di sorveglianza e di controllo, ma anche la volonta’ di gestire lo 
Stato secondo modalita’ di efficienza aziendale.
I tecnocrati della prima ministra «affibbiarono percio’ il grazioso nome di governance alla gestione neoliberale dello Stato, che si tradusse in una deregulation e in una privatizzazione dei servizi pubblici, oltre che in un richiamo all’ordine delle organizzazioni sindacali» […]
Contrariamente ai termini “democrazia” o “politica” che essa tende a occultare, “governance” non definisce niente in modo netto e rigoroso.
L’estrema malleabilita’ 
della parola elude il senso, e questo sembra precisamente il suo scopo. Tutto avviene come se si sapesse cio’ che si vuol dire proprio nel bel mezzo di una totale vanita’ semantica.
Ci si convince.
causa della sua indeterminatezza, l’espressione offre scarsi appigli alla discussione o alla disputa, pur rilasciando un messaggio fondamentale: si tratta di una politica “senza governo”, promossa a livello mondiale, che membri sociali isolati in rappresentanza di interessi diversi praticano secondo una modalita’ gestionale o commerciale.

Info:
https://ilmanifesto.it/il-prezzo-senza-volto-di-un-ingranaggio/
https://www.che-fare.com/violenza-buona-governance-deneault/

Societa’/Pallante

Francesco Pallante – Contro la democrazia diretta- Einaudi (2020)

La democrazia diretta ci affascina perche’ promette di realizzare l’ideale dell’autogoverno.
In realta’, espone ciascun cittadino al rischio del dominio di una maggioranza avversa – maggioranza che, oltretutto, ha diritto di imporsi semplicemente in quanto tale, a prescindere da ogni considerazione sul merito delle questioni, secondo una logica di puro decisionismo.
La democrazia della maggioranza, o democrazia maggioritaria, e’ una maschera sotto cui si cela il volto della dittatura della maggioranza, con la sua attitudine alla sopraffazione […]
Democrazia e’ discussione, non decisione.
Democratico e’ chi si confronta apertamente con gli altri: a partire dalle proprie convinzioni, ma alla ricerca di un compromesso.
La mera conta dei voti non produce decisioni democratiche, ma imposizioni di parte. Riducendo la politica a matematica, la democrazia diretta ci espone al rischio del dominio di una maggioranza avversa.
L’esatto opposto dell’autogoverno.

Info:
https://www.letture.org/contro-la-democrazia-diretta-francesco-pallante
https://www.questionegiustizia.it/articolo/sul-libro-di-francesco-pallante-contro-la-democrazia-diretta
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-scommessa-della-rappresentanza-perche-la-democrazia-diretta-non-e-la-soluzione-alla-crisi-della-politica/

Stato/Kelton

Syephanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

La distinzione tra utilizzatori ed emittenti di moneta è il cuore della MMT e […] ha implicazioni profonde per alcuni tra i piu’ importanti dibattiti politici del nostro tempo quali quelli sul sistema sanitario,sul cambiamento climatico, sul sistema previdenziale, sul commercio internazionale e sulla disuguaglianza […]
Quando un paese emette la propria moneta inconvertibile (fiat) e prende a prestito solo nella propria valuta, allora quel paese ha ottenuto la sovranita’ monetaria. I paesi dotati di sovranita’ monetaria, pertanto, non devono gestire le proprie finanze nello stesso modo delle famiglie. Essi possono utilizzare la propria capacita’ di emissione di moneta per perseguire politiche tese a mantenere l’economia al livello di piena occupazione […]
Quando paesi dotati di poca o nessuna sovranita’ monetaria non riescono a rispettare una ferrea disciplina di bilancio, vanno incontro a debiti insostenibili esattamente allo stesso modo delle
famiglie.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Societa’/Pallante

Francesco Pallante – Contro la democrazia diretta – Einaudi (2020)

L’avvento, con la democrazia rappresentativa, del suffragio universale reca con se’ una complicazione, legata alla nascita dei partiti di massa che organizzano la partecipazione politica di un corpo elettorale divenuto amplissimo.
I partiti […] si trasformano in forze politiche strutturate su relazioni impersonali tra funzionari e iscritti, in cui gli eletti sono piu’ agevolmente in rapporto con i dirigenti di partito che con gli elettori.
Di qui, fin dalla prima meta’ del Novecento, la polemica contro le forze partitiche di massa, considerate, anziche’ strumenti di democrazia, macchine elettorali al servizio di singoli individui – i funzionari – tra loro in competizione per l’accaparramento delle cariche pubbliche, mentre gli elettori rimangono relegati in posizione di sudditanza […]
Da un lato, i partiti come causa della degenerazione del sistema politico: ipertrofici, autoreferenziali, bulimici di potere. Responsabili di aver «colonizzato» le istituzioni e di essersi «infiltrati» nella societa’ civile,  «usurpando» funzioni a loro esclusivo vantaggio. Dall’altro lato, i cittadini e i gruppi associativi: gli unici in grado di rimettere in moto il sistema politico, altrimenti irrimediabilmente ingolfato. A condizione di poter realmente «scegliere» e «decidere», attraverso un sistema elettorale maggioritario incentrato sull’«investitura popolare» del capo del governo e tramite adeguati strumenti di democrazia diretta (referendum abrogativo, deliberativo, propositivo ed elezioni primarie).

Info:
https://www.letture.org/contro-la-democrazia-diretta-francesco-pallante
https://www.questionegiustizia.it/articolo/sul-libro-di-francesco-pallante-contro-la-democrazia-diretta
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-scommessa-della-rappresentanza-perche-la-democrazia-diretta-non-e-la-soluzione-alla-crisi-della-politica/

Stato/Canfora

Luciano Canfora, Gustavo Zagrebelsky – La maschera democratica dell’oligarchia – Laterza (2015)

«Fallimento dello Stato». Si tratta di un concetto che gli studiosi di diritto costituzionale, o di problemi dello Stato, non avevano mai incontrato nel loro percorso.
Oggi gli Stati possono fallire. E perche’ possono fallire?
Perche’ il sistema del loro indebitamento, il mantenimento di questo sistema, dipendono dalla disponibilita’ ad investire sul suo debito, e questa disponibilita’ e’ incoercibile e non surrogabile per mezzo di strumenti monetari.
Lo Stato ha perso la sovranita’ su questo punto.
Il motivo per cui le politiche economiche 
dei paesi sono determinate dall’esterno sta qui.
Cio’ ha fatto perdere sovranita’ ai nostri Stati, e non a favore di istituzioni pubbliche sovranazionali, bensi’ a favore di centri di potere finanziari dislocati fuori, oltre gli Stati, e che degli Stati fanno a meno.
Cosi’ si e’ creato lo scollamento tra la dimensione del potere politico e la dimensione dei problemi che il potere politico deve affrontare.

Info:
http://www.nuovomille.it/cultura-e-societa/la-maschera-democratica-delloligarchia
https://www.gruppolaico.it/2015/09/16/la-maschera-democratica-delloligarchia/
http://tempofertile.blogspot.com/2015/03/luciano-canfora-gustavo-zagrebelsky-la.html

Societa’/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

In tutte le democrazie elettorali occidentali il sistema politico si configurava come un conflitto tra sinistra e destra di tipo classista, incentrato sul problema della redistribuzione.
I partiti socialdemocratici (intesi in senso ampio: dunque, il partito democratico negli Stati Uniti e le varie coalizioni di partiti socialdemocratici, laburisti, socialisti e comunisti in Europa) venivano votati dagli elettori socialmente piu’ svantaggiati, mentre i partiti di destra e di centrodestra (quali il partito repubblicano degli Stati Uniti e le varie coalizioni di partiti cristiano-democratici, conservatori e liberal-conservatori in Europa) raccoglievano i suffragi degli elettori socialmente piu’ avvantaggiati […]
Nel corso dell’ultimo mezzo secolo, in tutti i paesi analizzati il sistema politico sopra descritto si e’ progressivamente logorato. I nomi dei partiti in qualche caso sono rimasti gli stessi (cosi’ e’ accaduto negli Stati Uniti per i partiti democratico e repubblicano, evidentemente ritenuti inossidabili nonostante i numerosi cambi di identita’); in altri casi, si e’ avuto un accelerato rinnovamento delle sigle, come e’ avvenuto in Francia e in Italia negli ultimi decenni. Ad ogni modo, che il nome dei partiti sia rimasto lo stesso o meno, la struttura del conflitto politico nelle democrazie elettorali occidentali tra il 1990 e il 2020 non e’ confrontabile con quella del periodo 1950-1980. Nel dopoguerra, in tutti i paesi analizzati, la sinistra elettorale era il partito dei lavoratori; negli ultimi decenni e’ invece diventata – un po’ dovunque – il partito dei laureati, che raccoglie consensi tanto maggiori quanto piu’ e’ elevato il titolo di studio degli elettori; in questo modo, gli elettori meno istruiti – che
pure hanno ridotto di molto la loro partecipazione alle urne – hanno progressivamente smesso di votare a sinistra, determinando cosi’ un completo ribaltamento dell’effetto istruzione sul voto.
E quando si verifica un cambiamento cosi’ radicale, in tanti paesi diversi e con una dinamica che dura da piu’ di sei decenni, non puo’ trattarsi soltanto di un abbaglio […]
La disaffezione delle classi popolari si spiegano con il fatto che partiti e movimenti politici non hanno saputo rinnovare la propria piattaforma ideologica e programmatica in modo da adeguarla alle nuove sfide socioeconomiche emerse nel corso dell’ultimo mezzo secolo, riconducibili soprattutto alla diffusione dell’istruzione e alla globalizzazione economica.
Con l’accesso senza precedenti all’istruzione universitaria, la sinistra elettorale e’ diventata il partito dei laureati e di chi ha avuto successo negli studi (la “sinistra intellettuale benestante”), mentre la destra elettorale ha continuato a essere votata – anche se meno di un tempo – da chi possiede redditi e patrimoni elevati (la “destra mercantile”). In questo modo, le due compagini che si sono alternate al governo hanno iniziato ad adottare politiche sociali e fiscali non troppo dissimili.
Inoltre, con lo sviluppo di scambi commerciali, finanziari e culturali su scala globale, tutti i paesi sono stati condizionati da una concorrenza sociale e fiscale sempre piu’ agguerrita, a tutto vantaggio dei gruppi che dispongono del capitale umano, di competenze e/o finanziario piu’ elevato e strutturato. Per contro, i partiti socialdemocratici non hanno mai messo a punto un programma di redistribuzione che andasse al di la’ dei rispettivi confini nazionali. In un certo senso, non hanno mai tenuto conto della preoccupazione espressa da Hannah Arendt quando, nel 1951, osservava che la regolamentazione delle forze incontrollate dell’economia globale sarebbe stata possibile soltanto a patto di sviluppare nuove forme politiche transnazionali.
Invece, a partire dagli anni ottanta-novanta del secolo scorso, i partiti socialdemocratici hanno fortemente contribuito a promuovere la liberalizzazione dei flussi di capitale, senza scambio di informazioni e nella totale assenza di norme e tasse comuni (nemmeno tra Stati membri dell’Unione Europea).

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Stato/Kelton

Stephanie Kelton – La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

Perche’ non smetterla di pretendere che il Congresso debba gestire il suo bilancio come quello di una famiglia?
La verita’ e’ che molti parlamentari considerano i vincoli autoimposti politicamente utili.
Innanzitutto, i membri del Congresso si trovano quotidianamente di fronte a pressioni da parte degli elettori per avere finanziamenti piu’ generosi per la sanita’, l’istruzione e cosi’ via, e in questo contesto le regole di bilancio danno loro una copertura politica.
Invece di spiegare che sono filosoficamente contrari ad aumentare i fondi per gli studenti a basso reddito, i legislatori possono fingere solidarieta’ con i propri elettori affermando di avere le mani legate a causa del deficit. Se non potessero nascondersi dietro al mito del deficit quali scuse potrebbero utilizzare per giustificare il proprio diniego a tali proposte?
Avere un poliziotto cattivo aiuta.
Altri parlamentari cercano invece dei modi per riuscire a trasformare i vincoli autoimposti in opportunita’ politiche. Di trasformare, insomma, i “limoni in limonata“. Invece di battersi per rovesciare i vincoli, essi trovano dei modi per mettere insieme i propri obiettivi di spesa con altri obiettivi politici.
Un democratico progressista, ad esempio, potrebbe vedere il sistema PAYGO come un modo per giustificare nuove tasse sui ricchi con le quali “pagare” i nuovi programmi volti ad aiutare i poveri e le famiglie a medio reddito. Le persone,dopotutto, adorano Robin Hood.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Societa’/Deneault

Alain Deneault -Economia dell’odio – Neri Pozza (2019)

C’e’ un’orda di “cronisti” che ti aspetta: veri e propri gradassi con personalita’ narcisistiche, i cui gruppi editoriali hanno imparato a sfruttarne il fervore.
Ciascuno piu’ “libero pensatore” degli altri, questi “franchi tiratori”, questi personaggi che amano mostrare i denti come cani o sbraitare come sergenti, si nutrono tutti alla mangiatoia dell’agglomerato mediatico.
Sono onnipresenti, dunque necessariamente onniscienti. Le loro intuizioni quotidiane appaiono come un metodo. L’estemporaneita’ trionfante dei loro ragionamenti perentori caccia via la tradizione secolare.
Simili vandali del significato hanno ormai preso il posto dei pensatori colti e competenti, per destrutturare le condizioni stesse del pensiero collettivo.
Una societa’ che accetti personaggi simili vedra’ fatalmente ogni discussione ruotare intorno ai loro sbalzi d’umore espressi in tempo reale, e alla loro vanita’ patologica amplificata da megafoni pressoche’ inevitabili.
La liberta’ di espressione ha questo prezzo, ed e’ il prezzo che pagano volentieri i magnati della proprieta’ illimitata per impadronirsene attraverso i loro mezzi di comunicazione.

Info:
https://ilprismadinewton.wordpress.com/2019/10/25/ma-esiste-davvero-la-classe-media-societa/