Green New Deal/Mancuso

Fitopolis, la città vivente – Stefano Mancuso – Laterza (2023)

Come in ogni altro aspetto riguardante le nostre strategie di risposta alla crisi ambientale, lo studio di come si stanno adattando gli altri esseri viventi potrebbe regalarci punti di vista illuminanti.
E allora: cosa stanno facendo tutti gli altri abitanti della nostra casa comune? Come rispondono le specie ai problemi del riscaldamento globale?
Se dovessimo dare una riposta secca, questa non potrebbe che essere: con le migrazioni […]
La nostra specie, come ogni specie, ha dei limiti ambientali all’interno dei quali puo’ sopravvivere.
Nonostante i nostri enormi progressi tecnologici, questi limiti continuano a esistere e non possono ancora essere superati. Fra questi, l’intervallo di temperatura nel quale e’ possibile la nostra sopravvivenza e’ decisivo.
Per millenni l’uomo ha potuto godere di una temperatura media annuale compresa fra circa 11 e 15 °C. All’interno di questa temperatura media, noi esseri umani, insieme alle nostre colture e al bestiame, ci siamo trovati in uno stato ottimale per la crescita e lo sviluppo. Questa nicchia di temperatura, che ha permesso all’umanità di vivere agevolmente per migliaia di anni senza che vi fosse mai alcuna variazione significativa, si sta modificando a una velocita’ mai vista prima.
Un recente studio mostra che, con uno scenario di riscaldamento globale invariato (ossia se continuiamo a non fare nulla), nei prossimi 50 anni si assistera’ a un riscaldamento tale per cui aree che oggi ospitano all’incirca un terzo della popolazione mondiale sperimenteranno temperature medie annuali superiori a 29 °C. Si tratta di valori termici al momento presenti solo nello 0,8% della superficie terrestre e concentrati principalmente nel Sahara. A questi livelli di temperatura, oltre a essere impossibile la conduzione di qualsiasi attivita’ agricola o di allevamento del bestiame, e’ spesso letteralmente impossibile sopravvivere.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_corsera.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/Robinson_mancuso_19nov23.pdf

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_avvenire.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/fitopolis-la-citta-vivente-di-stefano-mancuso/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/fitopolis-la-citta-vivente-stefano-mancuso-libro

Green New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo)- Stefano Feltri – Utet (2024)

Per la transizione ecologica servono tanti soldi. Forse troppi […]
Tra il 2019-2020 e il 2020-2021 gli investimenti sono quasi raddoppiati: da 650 miliardi di dollari in un anno a 1300 miliardi. Buona notizia, ma servirebbero tra i 5400 e gli 11700 miliardi all’anno entro il 2030 e tra 9300 e 12300 tra 2030 e 2050. Sono cifre esorbitanti, difficili da trovare, anche perche’ servirebbero solo a prevenire danni futuri, non a spingere la crescita […]
Dobbiamo rinunciare? Fare qualcosa e’ meglio che non fare niente.
E ogni anno a livello mondiale si spendono settemila miliardi di sussidi ai combustibili di origine fossile. Spostarli su tecnologie verdi aiuterebbe, ma gli elettori – prima ancora che le aziende petrolifere – sono disposti a pagare di piu’ i carburanti? Visto che un intervento diretto per legge, con tagli drastici della tassazione favorevole alle industrie inquinanti, e’ molto complicato, oggi lo strumento nel quale si ripongono piu’ aspettative e’ una tassa sulle emissioni.
O meglio, dare un prezzo all’anidride carbonica.
In un intervento congiunto sul “Financial Times”, le tre donne al vertice della globalizzazione hanno presentato le ragioni a sostegno del prezzo alle emissioni. Kristalina Georgieva (Fondo monetario internazionale), Ursula von der Leyen (Commissione europea) e Ngozi Okonjo-Iweala (Organizzazione mondiale del commercio) sostengono che non ci sono molte alternative, visto che le soluzioni sperimentate tra l’accordo di Parigi del 2015 e oggi non stanno funzionando e che i tassi di interesse elevati rendono piu’ costosi e problematici progetti che richiedono emissione di debito […]
Dare un prezzo all’anidride carbonica equivale di fatto a tassare chi inquina. E, per quanto sembri paradossale, questo tipo di tasse e’ l’arma piu’ potente di cui disponiamo per arginare la crisi climatica […]
L’inquinamento e’ il tipico esempio di esternalita’ negativa: la fabbrica che scarica liquami tossici nel fiume vicino risparmia un costo di smaltimento e aumenta i profitti, mentre la collettivita’ non ottiene alcun beneficio ma anzi subisce un danno duraturo e irreversibile […]
Certo, sarebbe piu’ semplice non inquinare affatto, ma molto spesso le nostre societa’ fondate sulla crescita costante del PIL preferiscono accettare una certa dose di comportamenti autodistruttivi per non perdere i benefici economici abbinati: tolleriamo l’esistenza dell’industria del fumo, del gioco d’azzardo o le acciaierie che inquinano l’aria e fanno ammalare gli operai perche’ non vogliamo perdere i posti di lavoro e il gettito fiscale che generano […]
Chi inquina paga, e chi non inquina ma subisce i danni dell’inquinamento viene indennizzato. I posti di lavoro e il gettito fiscale sono salvi, c’e’ l’inquinamento – certo – ma almeno la societa’ nel suo complesso non ci rimette […]
Si puo’ dire che «la tassa ha l’effetto di indurre il produttore a internalizzare il costo sociale dell’inquinamento nella propria funzione di massimizzazione del profitto e dunque determina la quantita’ ottima da produrre rispetto alla funzione di utilita’ sociale»

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2020)

Il livello medio di consumo di energia fossile, e quindi le emissioni, all’interno di un dato paese sono molto disuguali in base al reddito e al consumo complessivo.
Considerando la popolazione globale nel suo insieme in base al reddito, nel 2015 il 10% piu’ ricco della popolazione mondiale era responsabile di quasi la meta’ di tutte le emissioni legate al consumo personale, mentre il 50% piu’ povero era responsabile solo del 10% delle emissioni totali basate sul consumo.
E’ vero che la Cina, dove dai primi anni Ottanta si e’ registrata una crescita economica mai vista nella storia, e’ oggi il piu’ grande produttore di emissioni di CO2, con 9,8 miliardi di tonnellate nel 2017 (il 27% delle emissioni globali), a fronte dei 5,3 miliardi di tonnellate degli Stati Uniti (il 15% delle emissioni globali).
Tuttavia, anche in questo caso, se osserviamo la produzione pro capite in quello stesso anno, le 7 tonnellate delle emissioni cinesi sono comunque inferiori alle 16,2 tonnellate degli Stati Uniti.

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/
https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/

https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contati.pdf
https://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html

Green New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

Qual’e’ l’ultima persona al mondo a cui affidare la gestione di un negoziato sulla crisi climatica e l’uscita dall’economia delle fonti fossili?
L’amministratore delegato di una compagnia petrolifera di uno stato che vive di esportazione di petrolio.
E invece a preparare la conferenza annuale sul cambiamento climatico dell’ONU numero ventotto, a Dubai, e’ stato proprio Sultan Al-Jaber che guida l’azienda di energie rinnovabili Masdar, specializzata in tecnologie solari ed eoliche a zero emissioni, ma dirige anche la ben piu’ importante ADNOC, cioe’ la compagnia di stato degli Emirati Arabi Uniti che prevede di investire 150 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni nel suo business principale: il petrolio […]
Basta guardare i numeri per capire la bizzarria della scelta di mettersi nelle mani degli Emirati: a inizio anni duemila, gli Emirati producevano circa 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel 2024 la produzione stimata e’ di circa 3,2 milioni, un aumento del cinquanta per cento nel ventennio durante il quale il resto del mondo ha preso consapevolezza della crisi climatica e della necessita’ di ridurre le emissioni di anidride carbonica che contribuiscono a far salire la temperatura […]
All’inizio dei negoziati della Conferenza, a dicembre 2023, documenti riservati rivelati dal Centre for Climate Reporting e dalla BBC, hanno confermato che gli Emirati e Al-Jaber volevano usare il vertice sul clima come occasione per fare accordi per nuovi investimenti petroliferi, per esempio in Brasile. E poi ancora operazioni sul gas naturale liquefatto in Mozambico, Canada e Australia. Investimenti della ADNOC, cioè l’azienda nazionale guidata proprio da Al-Jaber.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni
https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2020)

Come descritto in un eccellente studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, di recente pubblicazione, l’agricoltura industriale e’ diventata una delle principali cause di: degrado del suolo (la perdita di sostanze organiche causata da un eccessivo sfruttamento e da una cattiva gestione), desertificazione e scarsita’ di acqua dolce (provocata da una gestione inadeguata del terreno e delle colture), perdita di biodiversita’, resistenza ai parassiti e inquinamento dell’acqua (derivanti da modifiche dell’uso del suolo, eutrofizzazione [ossia un arricchimento eccessivo dell’acqua con minerali e sostanze nutritive, che induce una crescita abnorme di alghe], dilavamento e gestione impropria delle sostanze nutritive).
Queste fonti di degrado del suolo e di inquinamento delle acque contribuiscono a loro volta a una serie di problemi per la salute umana.
Il piu’ grave e’ che centinaia di milioni di lavoratori agricoli in tutto il mondo sono oggi esposti quotidianamente, e a stretto contatto, a pesticidi ed erbicidi tossici. Da li’, le sostanze tossiche finiscono negli alimenti e nell’acqua potabile che arrivano alla popolazione […]
Tornando agli impatti climatici dell’agricoltura industriale, ci sono quattro principali canali interconnessi da evidenziare: 1) la deforestazione; 2) lo sfruttamento del suolo per l’allevamento del bestiame, molto piu’ intensivo in termini di consumo di terra disponibile rispetto a qualsiasi altro utilizzo, inclusa la coltivazione di prodotti destinati all’alimentazione umana; 3) la forte dipendenza dai fertilizzanti azotati a base di gas naturale, in- sieme a pesticidi ed erbicidi sintetici, per aumen- tare la produttività dei terreni; e 4) l’imponente quantità di cibo che viene coltivata ma sprecata. L’enorme spreco di cibo si verifica tanto nei paesi a basso reddito quanto in quelli ad alto reddito, anche se per motivi essenzialmente diversi”

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/
https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contat
i.pdf

https://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html

Lavoro/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuoriscena (2023)

Parliamo qui, tecnicamente, del cosiddetto plusvalore relativo.
Il plusvalore relativo puo’ essere generato in modalita’ differenti. Il caso piu’ ovvio, e oggi sempre piu’ diffuso, prevede che i capitalisti taglino direttamente i salari, anche e paradossalmente al di sotto del livello di sussistenza. Basti pensare che in Italia, dove i salari sono in declino da decenni e il costo della vita e’ in aumento, intere famiglie di lavoratori sono ormai piombate nella poverta’ assoluta (1,9 milioni di famiglie nel 2021 secondo l’Istat, e i nuovi dati si preannunciano in crescita), e vi e’ addirittura un’opposizione feroce a introdurre un salario minimo di 9 euro all’ora […]
La dinamicita’ del sistema economico e’ stata assicurata principalmente dall’innovazione tecnologica, volta ad aumentare la produttivita’ del lavoro e dunque ad alimentare la crescita del plusvalore relativo. Aumentare la produttivita’ del lavoro significa che, nello stesso lasso di tempo, ciascun lavoratore produce piu’ valore […]
L’aumento della produttivita’ produce un aumento dell’intensita’, che costituisce la terza strategia per aumentare il plusvalore relativo. Aumento di pro- duttivita’ e aumento di intensita’ sono concettualmente distinguibili ma storicamente quasi inscindibili.
Con aumento della produttivita’ s’intende che il lavoratore produce di piu’, non perche’ sta spendendo piu’ energia muscolare ma perche’ sta lavorando con macchine migliori; con aumento dell’intensita’ invece s’intende che con gli stessi strumenti si lavora piu’ velocemente.
Con il passare degli anni, le aziende hanno investito capitali enormi per affinare le tecniche di supervisione e di monitoraggio dei lavoratori assicurando cosi’ un’alta intensita’ di lavoro. Oggi il colosso di Amazon rappresenta un’avanguardia potentissima sotto questo aspetto […]
Le preoccupazioni per la salute e la sicurezza dei lavoratori non fanno parte della logica dell’accu- mulazione di capitale.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/28826-francesco-tucci-ripoliticizzare-l-economia.html

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati. Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2020)

Non possiamo trascurare il fatto che gli esseri umani si trovano oggi di fronte a problemi spaventosi, che sono radicalmente diversi da qualsiasi altro problema si sia mai verificato nella storia dell’umanita’.
Devono rispondere a un interrogativo cruciale: se la societa’ umana, cosi’ come la conosciamo o in qualsiasi altra forma, sia o meno in grado di sopravvivere.
E il tempo a disposizione per rispondere a questa domanda sta per scadere.
I compiti che ci attendono sono davvero inediti e drammatici. La storia e’ fin troppo ricca di testimonianze di guerre orribili, torture indescrivibili, massacri e ogni immaginabile abuso di diritti fondamentali. Ma la minaccia di distruzione della vita umana organizzata, in qualsiasi forma riconoscibile o accettabile, e’ una novita’ assoluta.
Essa puo’ essere superata solo se il mondo intero unira’ gli sforzi, anche se, ovviamente, le responsabilita’ sono da intendersi commisurate alle rispettive capacita’, e i principi morali elementari esigono che una responsabilita’ speciale ricada su coloro che sono stati i massimi artefici della crisi nel corso dei secoli, arricchendo se’ stessi mentre costruivano un tragico destino per l’umanita’ […]
Le profonde preoccupazioni dei climatologi sono facilmente accessibili a chiunque non sia disposto a nascondere la testa sotto la sabbia.
La CNN ha celebrato il Giorno del Ringraziamento del 2019 con un dettagliato (e accurato) approfondimento su un importante studio, appena apparso su Nature, sui tipping points, i punti di non ritorno raggiunti i quali i nefasti effetti del riscaldamento globale diventeranno irreversibili. Gli autori concludono che l’analisi dei tipping points e delle loro interazioni rivela che «stiamo vivendo un’emergenza climatica» e rafforza «il coro di appelli susseguitisi quest’anno per un’azione urgente in materia di clima. Siamo in una situazione di rischio e gravità estremi […].
La stabilita’ e la resilienza del nostro pianeta sono in pericolo […]«il tempo residuo di intervento per evitare di raggiungere un tipping point potrebbe gia’ essersi azzerato, mentre il tempo di reazione per arrivare all’azzeramento netto delle emissioni e’ di trent’anni, come minimo.
Di conseguenza, potremmo gia’ non essere piu’ in grado di evitare un eventuale tipping point. Per nostra buona sorte, la velocita’ con cui si accumulano i danni causati da un tipping point – e quindi l’entita’ dei rischi – potrebbe ancora essere, in una certa misura, sotto il nostro controllo».
In una certa misura, e non c’e’ tempo da perdere.

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/
https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/

https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contati.pdf
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Green New Deal/Mancuso

Fitopolis, la città vivente – Stefano Mancuso – Laterza (2023)


Le piante si sono evolute secondo una organizzazione che permette loro di continuare a vivere anche se una parte significativa del proprio corpo viene rimossa.
Il trucco di questa organizzazione cosi’ resistente e’ semplice e consiste nella mancanza di organi singoli o doppi […]
Per vivere millenni bisogna che nessuna parte del corpo sia unica e insostituibile, e perche’ questo sia possibile bisogna che ogni funzione fondamentale per la vita sia distribuita sull’intero corpo e non concentrata all’interno di organi specializzati. L’organizzazione vegetale e’ esattamente cosi’: diffusa e distribuita, in grado di rispondere a catastrofiche limitazioni senza per questo perdere di funzionalita’.
L’esatto opposto dell’organizzazione animale, basata su una rigida gerarchia e specializzazione in cui basta che uno solo degli organi fallisca perche’ l’intera organizzazione collassi.
Un animale infatti e’ costruito sulla base di un’organizzazione gerarchica, che vede il cervello, il capo, governare su una serie di organi singoli o doppi specializzati in specifiche funzioni.
Si tratta dello stesso modello che abbiamo riprodotto in ogni nostra organizzazione umana, basta osservare un qualunque organigramma per accorgersene […]
Quali sono i vantaggi di questa organizzazione animale che replichiamo dappertutto? In realta’ e’ solo uno: la velocita’. Siamo costruiti per rispondere velocemente alle sollecitazioni dell’ambiente. E’ questo l’unico reale vantaggio di un modello piramidale e gerarchico: le risposte sono prese dal capo e percio’ eseguite nel minor tempo possibile. E non e’ importante quale sia il problema, la risposta sara’ sempre la stessa: spostarsi […]
A voler essere pignoli dovremmo dire: problemi diversi che non risolviamo (poiche’ i problemi restano) bensi’ evitiamo grazie al movimento e alla velocita’ decisionale […]
Di fronte ai problemi generati dalle modifiche dell’ambiente, una pianta non avra’ altra possibilita’ che risolverli. La fuga non e’ un’opzione.
E poiche’ per formulare risposte corrette bisogna disporre della maggiore quantita’ possibile di dati corretti su cio’ che sta accadendo, ecco che un’organizzazione distribuita, decentrata, letteralmente radicata al suolo si dimostra quanto di meglio si possa sperare per questo compito […]
Alla luce di queste semplici considerazioni, costruire le citta’ secondo un modello animale creato per il movimento non sembrerebbe davvero una buona idea.
Eppure e’ esattamente cio’ che abbiamo fatto per millenni: abbiamo tentato di assimilare le nostre citta’ immobili ai nostri corpi animali mobili, una scelta sconsiderata di cui paghiamo le conseguenze.
Al contrario, il modello cui affidare la crescita, lo sviluppo e il funzionamento delle citta’ e’, senza dubbio, quello vegetale. Anche le citta’, infatti, non possono fuggire dai problemi ma sono condannate a doverli risolvere. Trasformare i nostri centri urbani secondo un modello vegetale potrebbe rappresentare, ad esempio, un fondamentale contributo per resistere alla crisi climatica […]
Quante citta’ d’arte conosciamo che soltanto fino a pochi decenni fa erano dei magnifici organismi viventi, ricche di diversita’, e che si sono via via immiserite, spente, appiattite verso una pericolosa e sterile uniformita’? Prima e’ toccato agli artigiani che non hanno piu’ avuto modo di lavorare nel centro delle citta’, poi alle universita’ e ai loro studenti che sono stati confinati in apposite aree specializzate; quindi e’ stata la volta degli ospedali, dei tribunali e, infine, dei residenti che inevitabilmente sono stati espulsi dai centri cittadini affinche’ i turisti potessero soggiornare al loro posto. Intere città, ricche di cultura, arte, storia e capacita’ sono state trasformate in aree specializzate per il divertimento dei turisti. Quanto potranno durare prima di spegnersi per sempre? […]
Lo abbiamo visto durante l’epidemia di Covid: sono bastati due soli anni senza turisti e alcune citta’ specializzate nel turismo si sono trovate sull’orlo della bancarotta. Hanno imparato qualcosa? Non sembra. Citta’ cosi’ organizzate potranno resistere alle prossime modifiche dell’ambiente? Quando d’estate fara’ cosi’ caldo che il numero di turisti iniziera’ inevitabilmente a diminuire, cosa ne sara’ dell’economia di queste citta’? Infatti non dobbiamo fare l’errore di dimenticare che il riscaldamento globale modifichera’ drasticamente il clima di tutte le citta’. In questo scenario, citta’ piu’ diffuse, in cui la maggior parte delle necessita’ dei cittadini possano essere soddisfatte senza tragitti molto lunghi e in cui ogni quartiere sia costruito in modo da garantire la piu’ alta biodiversita’ possibile, rappresentano un presupposto necessario per resistere.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_corsera.pdf
https://www.laterza.it/wpcontent/uploads/recensioni/Robinson_mancuso_19nov23.pdf

https://www.laterza.it/wpcontent/uploads/recensioni/mancuso_avvenire.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/fitopolis-la-citta-vivente-di-stefano-mancuso/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/fitopolis-la-citta-vivente-stefano-mancuso-libro

Geen New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

Qual e’ l’ultima persona al mondo a cui affidare la gestione di un negoziato sulla crisi climatica e l’uscita dall’economia delle fonti fossili? L’amministratore delegato di una compagnia petrolifera di uno stato che vive di esportazione di petrolio.
E invece a preparare la conferenza annuale sul cambiamento climatico dell’ONU numero ventotto, a Dubai, e’ stato proprio Sultan Al-Jaber che guida l’azienda di energie rinnovabili Masdar, specializzata in tecnologie solari ed eoliche a zero emissioni, ma dirige anche la ben piu’ importante ADNOC, cioè la compagnia di stato degli Emirati Arabi Uniti che prevede di investire 150 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni nel suo business principale: il petrolio […]
Basta guardare i numeri per capire la bizzarria della scelta di mettersi nelle mani degli Emirati: a inizio anni duemila, gli Emirati producevano circa 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel 2024 la produzione stimata e’ di circa 3,2 milioni, un aumento del cinquanta per cento nel ventennio durante il quale il resto del mondo ha preso consapevolezza della crisi climatica e della necessita’ di ridurre le emissioni di anidride carbonica che contribuiscono a far salire la temperatura […]
All’inizio dei negoziati della Conferenza, a dicembre 2023, documenti riservati rivelati dal Centre for Climate Reporting e dalla BBC, hanno confermato che gli Emirati e Al-Jaber volevano usare il vertice sul clima come occasione per fare accordi per nuovi investimenti petroliferi, per esempio in Brasile. E poi ancora operazioni sul gas naturale liquefatto in Mozambico, Canada e Australia. Investimenti della ADNOC, cioe’ l’azienda nazionale guidata proprio da Al-Jaber.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky, Robert Pollin – Ponte alle Grazie (2020)

I metodi convenzionali dell’agricoltura industriale dipendono largamente dal ricorso a fertilizzanti sintetici, irrigazione, pesticidi ed erbicidi.
L’utilizzo del solo fertilizzante azotato e’ aumentato dell’800% in sessant’anni, tra il 1961 e il 2019. Nello stesso periodo, questa pratica agricola ha contribuito in modo significativo all’aumento del 30% della disponibilita’ alimentare pro capite a livello globale.
A differenza di queste pratiche agricole industriali, l’agricoltura biologica si basa sulla rotazione delle colture, sulla fertilizzazione del suolo con il concime animale e il compostaggio, e sul controllo biologico dei parassiti. Piu’ specificamente, si piantano legumi che fissano l’azoto nel terreno (anziche’ ricorrere all’ammoniaca per migliorare il tenore di azoto), si privilegia il ricorso ai predatori naturali di insetti (anziche’ ai pesticidi sintetici), si ruotano le colture per disorientare i parassiti e rinnovare il suolo, e si utilizzano sostanze naturali per tenere sotto controllo le malattie e gli infestanti.
L’impronta di carbonio dell’agricoltura biologica e’ minima, in quanto non dipende dall’utilizzo di fertilizzanti a base di ammoniaca o da altri prodotti derivati da combustibili fossili […]
In linea generale, e’ ragionevole pensare che per soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale con metodi di coltivazione biologici occorrera’ piu’ terra. Cio’, a sua volta, rafforza la necessita’ di abbandonare l’attuale utilizzo prevalente dei terreni agricoli in tutto il mondo a scopo di allevamento del bestiame.
Se il mondo dovra’ abbandonare l’agricoltura industriale per passare all’agricoltura biologica, con quel che ne consegue in termini di pressione sull’uso dei suoli, sara’ necessario ridurre in modo significativo la quantita’ di generi alimentari che vengono coltivati ma poi sprecati. Secondo le stime, tra il 35 e il 50% del cibo prodotto a livello globale viene scartato, degradato o consumato dai parassiti invece di essere mangiato.
I paesi in via di sviluppo in genere perdono piu’ del 40% del cibo dopo il raccolto o durante la lavorazione, a causa di infrastrutture di stoccaggio e trasporto inadeguate. Nei paesi ad alto reddito, pur non riscontrandosi questo spreco di cibo a livello di produzione, si stima che piu’ del 40% del cibo viene sprecato a livello di distribuzione e consumo al dettaglio. Ne e’ testimonianza la grande quantita’ di cibo che avanza nei ristoranti o che viene gettato nel cassonetto della spazzatura nelle residenze domestiche.

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/
https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/

https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contati.pdf
https://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html