Stato/ Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

Tre quarti di secolo dopo la fine del conflitto, la differenza tra nazione e stato nazionale sembra ormai assodata, almeno in Europa.
Le nazioni o popoli sono comunita’ di esperienze e interpretazioni condivise formatesi nel corso della storia. Le loro memorie, conservate in una lingua comune, fanno da base a identita’ collettive tenute insieme da legami affettivi, immancabilmente “monoculturali”, tra esse e’ il loro paesaggio, la lingua materna, il dialetto, la musica, la cucina ecc.
Quanto piu’ tali legami si distinguono da quelli di nazioni vicine, tanto piu’ un gruppo si considerera’ particolare o sara’ considerato tale dalle comunita’ confinanti: meno, dunque, tra renani e vestfaliani, che tra (sud)tirolesi e italiani.
Gli stati nazionali, viceversa, sono istituzioni stabilite non attraverso linee di discendenza, ma da lotte politiche e sociali e diritti civili che con esse si sono affermati, tra questi il diritto alla partecipazione democratica.
Stati nazionali e nazioni sono si’ in relazione tra loro, ma non coincidono; per quanto le maggioranze etniche fatichino ad accettare o a considerare la cosa, gli stati includono in se’ quasi ovunque realta’ linguistiche, etniche e culturali tra loro non identiche.
Inoltre, mentre i confini tra stati nazionali sono tendenzialmente convenzionali, i gruppi che si pensano come “nazioni”, e tali vogliono essere considerati, possono ritrovarsi a far parte di uno stato nazionale che essi non sentono proprio, rivendicando una propria statualita’ autonoma […]
Uno dei mezzi consolidati, seppur non adottato ovunque, per evitare fenomeni di secessione in stati nazionali che racchiudono molte nazioni e’ il passaggio a una costituzione di tipo federale – formula di successo in Svizzera, con i suoi quattro gruppi etnici, in Belgio (finora) con tre o in Canada (a partir dagli anni settanta) con due, o ancora dell’India con i suoi ventotto stati membri e ventiquattro lingue ufficiali.
Nell’epoca di pace dal 1945 in avanti, molti stati nazionali europei hanno tratto dall’esperienza delle catastrofi del periodo tra le due guerre la giusta lezione, rispondendo alla diversita’ etnica all’interno dei loro paesi, non con la negazione e la repressione di essa, bensi’ con il decentramento e l’autonomia sancita sul piano costituzionale, a garanzia della pace sociale; parallelamente, essi si sono preoccupati di assicurare la pace all’esterno, con il riconoscimento reciproco dei rispettivi confini, stabiliti su base storica, e rinunciando a qualunque rivendicazione territoriale anche li’ dove, come in Tirolo, in Alto Adige o nell’enclave germanofona in Belgio orientale, comunita’ etniche si vedono divise tra uno stato e l’altro per via di tali confini.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Societa’/Kurz

Il capitale mondo.Globalizzazione e limiti interni del moderno sistema produttore di merce – Robrt Kurz – Meltemi (2022)

In passato, nell’eterno conflitto per l’interpretazione dei fatti, sembrava che le parti fossero state assegnate in maniera automatica: gli ideologi protocapitalistici orientati a destra assumevano immancabilmente il ruolo degli irriducibili apostoli della conservazione e della negazione di ogni cambiamento qualitativo; viceversa, “sinistra” era praticamente sinonimo di “progressismo”, addirittura di attesa impaziente del nuovo e di accelerazione del processo storico.
Sia nelle sue espressioni riformistiche, sia in quelle rivoluzionarie, il discorso della sinistra pullulava sempre di metafore proiettate verso il futuro, di “nuovi stadi del capitalismo”, di rotture fondamentali dello sviluppo, di prospettive inaudite etc.
Curiosamente pero’, all’inizio del XXI secolo, sono gli apologeti, gli ideologi e gli istigatori del capitalismo a impossessarsi sfacciatamente della nuova qualita’ sociale della globalizzazione, facendone il loro punto di forza, mentre la sinistra si e’ generalmente ritirata su posizioni di contenimento, conservazione ed esplicita negazione della realta’.
Anche laddove i liberali o i conservatori sembrano manifestare in qualche caso un certo scetticismo sulla globalizzazione, questo si stempera regolarmente all’interno di un discorso sdrammatizzante, accompagnato da un riferimento positivo e ottimistico nei confronti del nuovo; viceversa, lo stesso scetticismo e i falsi paragoni con il passato nei discorsi della sinistra testimoniano l’avvilente ignoranza degli sconfitti della storia, disposti solo a bendarsi gli occhi per non vedere la nuova realta’.
Surclassata dallo sviluppo del capitalismo globale, la sinistra ha perso la sua capacita’ di iniziativa storica, e se ne sta solitaria con i suoi concetti teorici e le sue idee sociali.

Info:
https://sinistrainrete.info/marxismo/22910-massimo-maggini-introduzione-a-il-capitale-mondo.html
https://anatradivaucanson.it/introduzioni/introduzione-a-il-capitale-mondo
https://www.ambienteweb.org/2022/05/21/sinistrainrete-joe-galaxy-il-capitale-mondo-sguardo-su-globalizzazione-complottismi-e-dintorni/
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe

Green New Deal/Mancuso

Fitopolis, la città vivente – Stefano Mancuso – Laterza (2023)


Le piante si sono evolute secondo una organizzazione che permette loro di continuare a vivere anche se una parte significativa del proprio corpo viene rimossa.
Il trucco di questa organizzazione cosi’ resistente e’ semplice e consiste nella mancanza di organi singoli o doppi […]
Per vivere millenni bisogna che nessuna parte del corpo sia unica e insostituibile, e perche’ questo sia possibile bisogna che ogni funzione fondamentale per la vita sia distribuita sull’intero corpo e non concentrata all’interno di organi specializzati. L’organizzazione vegetale e’ esattamente cosi’: diffusa e distribuita, in grado di rispondere a catastrofiche limitazioni senza per questo perdere di funzionalita’.
L’esatto opposto dell’organizzazione animale, basata su una rigida gerarchia e specializzazione in cui basta che uno solo degli organi fallisca perche’ l’intera organizzazione collassi.
Un animale infatti e’ costruito sulla base di un’organizzazione gerarchica, che vede il cervello, il capo, governare su una serie di organi singoli o doppi specializzati in specifiche funzioni.
Si tratta dello stesso modello che abbiamo riprodotto in ogni nostra organizzazione umana, basta osservare un qualunque organigramma per accorgersene […]
Quali sono i vantaggi di questa organizzazione animale che replichiamo dappertutto? In realta’ e’ solo uno: la velocita’. Siamo costruiti per rispondere velocemente alle sollecitazioni dell’ambiente. E’ questo l’unico reale vantaggio di un modello piramidale e gerarchico: le risposte sono prese dal capo e percio’ eseguite nel minor tempo possibile. E non e’ importante quale sia il problema, la risposta sara’ sempre la stessa: spostarsi […]
A voler essere pignoli dovremmo dire: problemi diversi che non risolviamo (poiche’ i problemi restano) bensi’ evitiamo grazie al movimento e alla velocita’ decisionale […]
Di fronte ai problemi generati dalle modifiche dell’ambiente, una pianta non avra’ altra possibilita’ che risolverli. La fuga non e’ un’opzione.
E poiche’ per formulare risposte corrette bisogna disporre della maggiore quantita’ possibile di dati corretti su cio’ che sta accadendo, ecco che un’organizzazione distribuita, decentrata, letteralmente radicata al suolo si dimostra quanto di meglio si possa sperare per questo compito […]
Alla luce di queste semplici considerazioni, costruire le citta’ secondo un modello animale creato per il movimento non sembrerebbe davvero una buona idea.
Eppure e’ esattamente cio’ che abbiamo fatto per millenni: abbiamo tentato di assimilare le nostre citta’ immobili ai nostri corpi animali mobili, una scelta sconsiderata di cui paghiamo le conseguenze.
Al contrario, il modello cui affidare la crescita, lo sviluppo e il funzionamento delle citta’ e’, senza dubbio, quello vegetale. Anche le citta’, infatti, non possono fuggire dai problemi ma sono condannate a doverli risolvere. Trasformare i nostri centri urbani secondo un modello vegetale potrebbe rappresentare, ad esempio, un fondamentale contributo per resistere alla crisi climatica […]
Quante citta’ d’arte conosciamo che soltanto fino a pochi decenni fa erano dei magnifici organismi viventi, ricche di diversita’, e che si sono via via immiserite, spente, appiattite verso una pericolosa e sterile uniformita’? Prima e’ toccato agli artigiani che non hanno piu’ avuto modo di lavorare nel centro delle citta’, poi alle universita’ e ai loro studenti che sono stati confinati in apposite aree specializzate; quindi e’ stata la volta degli ospedali, dei tribunali e, infine, dei residenti che inevitabilmente sono stati espulsi dai centri cittadini affinche’ i turisti potessero soggiornare al loro posto. Intere città, ricche di cultura, arte, storia e capacita’ sono state trasformate in aree specializzate per il divertimento dei turisti. Quanto potranno durare prima di spegnersi per sempre? […]
Lo abbiamo visto durante l’epidemia di Covid: sono bastati due soli anni senza turisti e alcune citta’ specializzate nel turismo si sono trovate sull’orlo della bancarotta. Hanno imparato qualcosa? Non sembra. Citta’ cosi’ organizzate potranno resistere alle prossime modifiche dell’ambiente? Quando d’estate fara’ cosi’ caldo che il numero di turisti iniziera’ inevitabilmente a diminuire, cosa ne sara’ dell’economia di queste citta’? Infatti non dobbiamo fare l’errore di dimenticare che il riscaldamento globale modifichera’ drasticamente il clima di tutte le citta’. In questo scenario, citta’ piu’ diffuse, in cui la maggior parte delle necessita’ dei cittadini possano essere soddisfatte senza tragitti molto lunghi e in cui ogni quartiere sia costruito in modo da garantire la piu’ alta biodiversita’ possibile, rappresentano un presupposto necessario per resistere.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_corsera.pdf
https://www.laterza.it/wpcontent/uploads/recensioni/Robinson_mancuso_19nov23.pdf

https://www.laterza.it/wpcontent/uploads/recensioni/mancuso_avvenire.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/fitopolis-la-citta-vivente-di-stefano-mancuso/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/fitopolis-la-citta-vivente-stefano-mancuso-libro

Societa’/Allievi

Governare le migrazioni. Si deve, si puo’ – Stefano Allievi – Laterza (2023)

Oggi [in Italia] abbiamo piu’ figli che si prendono cura dei genitori che non genitori che si prendono cura dei propri figli.
Per dirla un po’ piu’ brutalmente: il giro d’affari dei pannoloni sta superando quello dei pannolini, come gia’ accaduto in Giappone.
La percentuale di popolazione attiva e’ in calo costante: oggi – come certifica l’Istat – abbiamo 3 lavoratori attivi ogni 2 non attivi.
Forse gia’ nel 2045, in assenza di cambiamenti significativi (e, anzi, probabilmente prima, anche a seguito delle misure nel frattempo adottate che favoriscono l’ingresso anticipato nell’eta’ pensionabile), la percentuale sara’ di 1 a 1.
L’eta’ mediana (quella al di sotto della quale ricade oltre la meta’ della popolazione) e’ gia’ oggi la piu’ alta d’Europa: 45 anni. Ma sara’ di 52,2 anni gia’ nel 2025.
Domani, praticamente.
E non nascono più bambini […]
Siamo in recessione demografica, quindi. E la recessione demografica porta quasi sempre con se’ il rischio della recessione economica.
Un paese dove non si nasce, muore.
Altrove invece (in Africa, per esempio, proprio di fronte alle nostre coste, sull’altra riva del Mediterraneo) la popolazione sta ancora crescendo, i giovani in eta’ lavorativa sono molti e disponibili a muoversi, e gli under 15 rappresentano oltre il 40% della popolazione.
L’immigrazione si inserisce in questo contesto.

Info:
https://www.ilfoglio.it/politica/2023/09/18/news/come-governare-le-migrazioni-numeri-analisi-e-idee-senza-ideologie-5685499/
https://stefanoallievi.it/articoli/governare-le-migrazioni-non-le-ong/

https://www.neodemos.info/2019/10/29/il-dovere-di-governare-le-migrazioni/

Stato/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuori- scena (2023)

E’ necessario oltrepassare la barriera dei tecnicismi per capire il profondo classismo che e’ insito nelle operazioni di austerita’ monetaria.
La moneta di una nazione e’ forte quando il bilancio dei pagamenti e’ favorevole, ossia quando le esportazioni sono superiori alle importazioni.
Maggiori esportazioni garantiscono un’elevata domanda per la propria moneta e anche maggiori riserve auree che le conferiscono stabilita’.
Per ottenere il pareggio di bilancio, occorre sopprimere il consumo interno, cioe’ inasprire le misure di austerita’ fiscale: minore spesa sociale dello Stato che a sua volta garantira’ minore spesa delle classi popolari […]
Non e’ finita qui. Per raggiungere l’equilibrio della bilancia commerciale, oltre a diminuire le importazioni, occorre anche incrementare le esportazioni. Piu’ export si ottiene aumentando la «competitivita’ delle industrie nazionali», espressione che leggiamo spesso sui giornali […]
Per poter vendere a prezzi inferiori sul mercato internazionale, specialmente quando la valuta e’ piu’ forte, lo Stato deve garantire un tasso di sfruttamento piu’ alto. A questo punto entra in campo quella che chiamo «austerita’ industriale» perche’ sottende tutte le politiche economiche che i governi attuano per modellare i rapporti di produzione a discapito dei lavoratori.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/28826-francesco-tucci-ripoliticizzare-l-economia.html

Societa’/Allievi

Governare le migrazioni. Si deve, si puo’ – Stefano Allievi -Laterza (2023)

Gli immigrati regolari rappresentano l’8,5% della popolazione italiana (diventano un paio di punti percentuali in piu’ se calcoliamo che negli ultimi dieci anni – prima del 2013 i ritmi di acquisizione erano molto piu’ bassi – oltre un milione e trecentomila stranieri ha ottenuto la cittadinanza italiana): per oltre la meta’ europei (anche se non sembrerebbe, a osservare il dibattito sul tema, tutto incentrato sugli sbarchi e sulle popolazioni subsahariane).
Parliamo di quasi 6 milioni di persone, in gran parte lavoratori (il tasso di occupazione e’ piu’ alto che tra gli italiani).
Tra loro, 1.300.000 minori (oltre 800.000 presenti nelle nostre scuole), quasi un milione dei quali nato in Italia, anche se in maggioranza senza cittadinanza.
A fronte di questi numeri, gli sbarcati, che hanno monopolizzato l’attenzione delle forze politiche e il dibattito mediatico, sono stati, secondo i dati forniti dallo stesso Ministero dell’Interno, 119.000 nel 2017, 23.000 nel 2018, 11.000 nel 2019, 34.000 nel 2020, oltre 67.000 nel 2021, 105.000 nel 2022, e sono quasi 76.000 nell’ultima statistica disponibile al momento in cui scrivo, aggiornata al 15 luglio 2023, quindi per meta’ anno.

Info:
https://www.ilfoglio.it/politica/2023/09/18/news/come-governare-le-migrazioni-numeri-analisi-e-idee-senza-ideologie-5685499/
https://stefanoallievi.it/articoli/governare-le-migrazioni-non-le-ong/

https://www.neodemos.info/2019/10/29/il-dovere-di-governare-le-migrazioni/

Stato/Armao

Capitalismo di sangue. A chi conviene la guerra – Fabio Armao – Laterza (2024)

La mercatizzazione della politica – questo l’effetto dell’affermarsi del neoliberismo – prevede una serie di innovazioni correlate tra loro:
– partiti sempre piu’ leggeri, privi di cospicui apparati locali permanenti, ridotti in sostanza a poco piu’ che comitati elettorali che si mobilitano sul territorio in prossimita’ delle elezioni […]
– la presenza di leader carismatici ai quali, tuttavia, non si chiede come nel secolo scorso di farsi interpreti presso i propri seguaci di un modello di societa’ quanto, piuttosto, di vendere un marchio alle masse di potenziali elettori: il simbolo della propria lista […]
– l’uso massiccio della pubblicita’, più che della propaganda in senso stretto, il messaggio ideale essendo ormai diventato un tweet seguito da un like […]
– l’adozione del populismo come standard di messaggio politico, semplice e facilmente spendibile proprio perche’, facendo riferimento a una comunita’ indefinita (la gente comune, non la classe operaia o la borghesia), permette a chiunque di sentirsene parte […]
– la mercificazione delle masse, da intendere come un’evoluzione della semplice manipolazione. Adesso, infatti, non si limita a spacciare loro un messaggio falso o, quantomeno, distorto dalla propaganda nel tentativo, comunque, di coinvolgerle poi direttamente […]
Le conseguenze della mercatizzazione della politica sono da tempo evidenti e vanno dalla volatilita’ del voto – lo spostamento frequente e massiccio delle preferenze da un partito all’altro – al drammatico aumento dell’astensionismo.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/ 

https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/

Societa’/de Benoist

I demoni del bene. Dal nuovo ordine morale all’ideologia di genere – Alain de Benoist – Controcorrente (2015)

Si constata anche una febbrile attivita’ mirante a sostituire con un rapporto orizzontale tutto cio’ che, in precedenza, aveva un carattere verticale.
A cominciare dalle relazioni genitori-figli che, avendo abbandonato ogni rapporto d’autorita’, si basano ormai sulla seduzione (il bambino diventa un «partner»).
«Il problema», dice il pediatra Aldo Naouri, «e’ che la seduzione e’ tutto il contrario dell’educazione».
Quando gli si apre la strada della contrattazione, il bambino comprende infatti che si e’ pronti a dargli delle spiegazioni, il che lo rafforza nell’illusione della sua onnipotenza e nel suo egocentrismo.
Il terrore di «traumatizzare» i bambini, aggiunge Naouri, non e’ che un comodo alibi della pigrizia dei genitori e del loro sfrenato desiderio di piacere ai loro bambini.
La societa’ in cui il bambino e’ re fabbrica degli adulti tanto dispotici quanto incompiuti […]
Poiche’ si presume che i genitori abbiano sempre torto, sono i bambini, consumatori e prescrittori n. 1 di merci – oggi, piu’ della meta’ delle decisioni di acquisto in famiglia sono prese dai bambini – ad assumere il potere.
La modernita’ ha promosso il matrimonio d’amore e l’idea che bisogna «fare tutto per i propri figli».
Grande novita’ in una cultura in cui si riteneva, tradizionalmente, che le relazioni erotiche non avessero granche’ a che vedere con il conjugo e che spettava ai genitori attendersi qualcosa dai loro figli, piuttosto che il contrario. Oggi, un professore citato in giudizio per aver dato uno schiaffo a un alunno insolente raccoglie 60.000 firme in suo favore, ma e’ lui, e non l’alunno che l’aveva ingiuriato, a incorrere in una pena detentiva.

Info:
https://www.ilfoglio.it/articoli/2014/01/22/news/i-banali-demoni-del-bene-51782/
https://www.barbadillo.it/38725-libri-i-demoni-del-bene-di-de-benoist-critica-al-pensiero-unico-e-al-gender/

https://ilmangiacarte.wordpress.com/2021/05/20/demoni-del-bene/
https://ilpensierostorico.com/de-benoist-demoni-del-bene/

Geen New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

Qual e’ l’ultima persona al mondo a cui affidare la gestione di un negoziato sulla crisi climatica e l’uscita dall’economia delle fonti fossili? L’amministratore delegato di una compagnia petrolifera di uno stato che vive di esportazione di petrolio.
E invece a preparare la conferenza annuale sul cambiamento climatico dell’ONU numero ventotto, a Dubai, e’ stato proprio Sultan Al-Jaber che guida l’azienda di energie rinnovabili Masdar, specializzata in tecnologie solari ed eoliche a zero emissioni, ma dirige anche la ben piu’ importante ADNOC, cioè la compagnia di stato degli Emirati Arabi Uniti che prevede di investire 150 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni nel suo business principale: il petrolio […]
Basta guardare i numeri per capire la bizzarria della scelta di mettersi nelle mani degli Emirati: a inizio anni duemila, gli Emirati producevano circa 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel 2024 la produzione stimata e’ di circa 3,2 milioni, un aumento del cinquanta per cento nel ventennio durante il quale il resto del mondo ha preso consapevolezza della crisi climatica e della necessita’ di ridurre le emissioni di anidride carbonica che contribuiscono a far salire la temperatura […]
All’inizio dei negoziati della Conferenza, a dicembre 2023, documenti riservati rivelati dal Centre for Climate Reporting e dalla BBC, hanno confermato che gli Emirati e Al-Jaber volevano usare il vertice sul clima come occasione per fare accordi per nuovi investimenti petroliferi, per esempio in Brasile. E poi ancora operazioni sul gas naturale liquefatto in Mozambico, Canada e Australia. Investimenti della ADNOC, cioe’ l’azienda nazionale guidata proprio da Al-Jaber.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

La buona governance e’ quella che rispetta le condizioni di gestione stabilite dai Programmi di aggiustamento strutturale, e in primo luogo l’apertura ai flussi commerciali e finanziari, ed e’ dunque strettamente legata ad una politica di integrazione nel mercato mondiale.
Cosi’ si sostituisce gradualmente alla categoria desueta e svalutata di «sovranita’». Uno Stato non dovra’ piu’ essere giudicato in base alla capacita’ di assicurare la sua sovranita’ su un territorio (come nella concezione occidentale classica), ma in base al rispetto delle norme giuridiche e della «buona prassi» economica della governance.
La governance degli Stati modella su quella dell’impresa una sua caratteristica fondamentale. Come i manager delle imprese sono stati sottoposti alla sorveglianza degli azionisti nel quadro della corporate governance a dominante finanziaria, cosi’ i dirigenti degli Stati sono sottoposti al controllo della comunita’ finanziaria internazionale, di organismi specializzati, di agenzie di rating […]
Sono i creditori del paese e gli investitori esteri che giudicano la qualita’ dell’azione pubblica, ovvero della conformita’ ai loro interessi finanziari.
Se gli investitori stranieri rispettano le regole della corporate governance, si aspettano che i dirigenti locali adottino da parte loro le regole della state governance.
Quest’ultima consiste nel mettere gli Stati sotto il controllo di una serie di organismi sovragovernativi e privati, i quali determinano gli obiettivi e i mezzi della politica da portare avanti. Sotto questo aspetto, gli Stati sono considerati «unita’ produttive» come le altre, in una vasta rete di poteri politico-economici sottoposti a norme simili.
La governance e’ stata spesso descritta come la nuova modalita’ di esercizio del potere, che coinvolge istituzioni pubbliche e giuridiche internazionali e nazionali, associazioni, Chiese, imprese, think thanks, universita’ […]
L’impresa, con l’appoggio degli Stati locali, diviene uno dei fondamenti dell’organizzazione della governance dell’economia mondiale. A governare l’agenda dello Stato sono ormai gli imperativi, le urgenze e le logiche delle aziende private.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
htps://www.leparoleelecose.it/?p=13014