Populismo/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo – il Saggiatore (2007)

Se lo stato neoliberista e’ per sua natura instabile, che cosa potra’ rimpiazzarlo?
Negli Stati Uniti vi sono segnali di una risposta decisamente neoconservatrice a questa domanda […]
[I] neoconservatori americani sono favorevoli al potere delle grandi aziende, all’impresa privata e alla restaurazione del potere di classe.
Il neoconservatorismo e’ dunque del tutto coerente con il programma neoliberista di governo delle elite, sfiducia nella democrazia e mantenimento delle liberta’ di mercato, ma si allontana dai principi del neoliberismo puro e ha riformulato le pratiche neoliberiste per quanto concerne due aspetti fondamentali: in primo luogo nella preoccupazione che mostra per l’ordine quale risposta al caos degli interessi individuali, e in secondo luogo nel suo interesse per una morale esasperata come necessario collante sociale per mantenere lo stato al sicuro da pericoli esterni […]
I neoconservatori esaltano dunque l’importanza della militarizzazione come antidoto al caos degli interessi individuali e per questa ragione sono estremamente portati a sottolineare le minacce, reali o immaginarie, sia in patria che all’estero, all’integrita’ e alla stabilita’ della nazione […]
I valori morali che adesso sono divenuti cruciali per i neoconservatori possono essere meglio compresi quali prodotti della particolare coalizione creatasi negli anni settanta tra gli interessi di classe ed economici delle elite […]
Si tratta di valori morali centrati su nazionalismo culturale, virtu’ morale, cristianesimo (di un certo tipo evangelico) famiglia e diritto alla vita e sull’opposizione ai nuovi movimenti sociali come il femminismo, i diritti degli omosessuali, la tutela dei diritti delle minoranze e l’ambientalismo.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html

 

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Abbiamo […] assistito alla quasi scomparsa delle famiglie sociologiche, in cui si votava alla stessa maniera di generazione in generazione. Ancora alla meta’ degli anni Sessanta, piu’ si era cattolici, piu’ si votava a destra e, sul piano sociale, piu’ ci si identificava con la classe operaia, piu’ si votava a sinistra.
Da molto tempo non e’ piu’ cosi’.
La volatilita’ elettorale non ha smesso di accentuarsi, a tal punto che non e’ raro incontrare persone che, nel corso della loro vita, hanno praticamente votato per tutti i partiti […]
A questa apparente “destrutturazione” dell’elettorato corrisponde, al livello degli stati maggiori politici e delle squadre di governo, un prodigioso spostamento verso il centro, cui per natura spinge il bipartitismo.
Convinti che le elezioni “si vincono al centro” […] e non avendo ancora compreso che le classi medie si stanno decomponendo, i grandi partiti continuano, come all’epoca del “trentennio glorioso”, a far convergere al centro i loro discorsi per raggiungere
gli elettori esitanti, il che li porta a formulare programmi sempre piu’ simili […]
Alcuni se ne rallegravano, in nome dei benefici del “consenso […] Ma se il consenso fa sparire il dibattito stesso, allora allo stesso tempo sparisce la democrazia perche’, per definizione, essa implica, se non la pluralita’ dei partiti, almeno la diversita’ delle opinioni e delle scelte, insieme con il riconoscimento della legittimita’ di un conflitto tra queste opinioni e queste scelte[…] Se le une e le altre non si distinguono piu’ ne’ sugli obiettivi e nemmeno sui modi di raggiungerli, insomma se i cittadini non si vedono piu’ presentare alternative reali e vere possibilita’ di scelta, allora il dibattito non ha piu’ ragion d’essere e il quadro istituzionale che gli permetteva di avere luogo diventa un guscio vuoto, dal quale non e’ sorprendente vedere allontanarsi una maggioranza di elettori. Il prezzo del “consenso” e’ la diserzione civica […] Non si deve infatti dimenticare che […] il voto e’ anzitutto una modalita’ di rappresentazione e affermazione di se’.
Ora, e’ chiaro che l’elettorato, se ha la sensazione che non gli venga offerta alcuna alternativa dai partiti che si disputano il potere, non potra’ che disinteressarsi di un gioco politico che non gli permette piu’ di esprimere, attraverso il suffragio un’appartenenza o un’affiliazione. […]
Crescera’ allora il rischio di veder realizzare non una societa’ pacificata dal “consenso”, ma al contrario una societa’ pericolosa e potenzialmente belligena, in cui non ci si dovra’ sorprendere di vedere un ritorno vigoroso, in forme talvolta patologiche, di altre modalita’ di affermazione identitaria (religiosa, etnica, nazionale ecc.), che non deriveranno da chissa’ quale desiderio di “pericolosa purezza”, ma saranno la conseguenza logica del fatto che ormai non e’ piu’ possibile affermarsi come cittadini.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Populismo/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Da Washington a Varsavia, Atene e Berlino, i politici anti-establishment continuano ad avanzare a spese dei politici di centro-sinistra e di centro-destra.
Questa e’ la nuova normalita’, e l’Italia, con le votazioni del 4 marzo 2018, non ha fatto che confermare in maniera abbastanza spettacolare una tendenza generale. Ancora una volta gli italiani si sono dimostrati maestri del melodramma e del teatro politico.
Ma versioni diverse di questo melodramma vengono rappresentate nei teatri dell’intera Europa […]
Il credo antiliberale si e’ rivelato la piu’ potente arma elettorale, e sicuramente sara’ messo in campo anche in futuro. Probabilmente la sola cosa che il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno in comune e’ la loro determinazione a cancellare l’eredita’ liberale. Per tutto il resto, praticamente, sono diversi.
I politici liberali italiani si trovano ora a lottare per
la sopravvivenza; i politici antiliberali, invece, combattono per contendersi i posti di governo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/

Populismo/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel neoliberismo – Derive Approdi (2016)

Questa superstruttura [l’Unione europea] e’ sovrana nella misura in cui e’ in grado di imporre lo stato di eccezione: lo si e’ visto chiaramente nel caso della sospensione della democrazia in Grecia e della conseguente riduzione di quel paese allo stato di semicolonia.
Nessuna «regressione», dunque, ma continuazione in forme nuove e con altri mezzi della vecchia logica imperialista, sovra- nista e guerrafondaia.
L’Europa promuove e partecipa alle guerre, dichiara lo stato di eccezione, espropria i propri membri «indisciplinati» della loro sovranita’ democratica per imporre la sua sovranita’ postdemocratica, opprime e sfrutta le periferie interne, marginalizza le minoranze, espelle ed esclude le masse che vengono da fuori: che senso ha dire che si e’ dentro/contro questa Europa?
Chi accetta di stare dentro, di agire rispettando le regole del sistema, non può essere contro”

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Miseria, indigenza, sensazione di abbandono. Tutto cio’ spiega anche l’ampiezza della crisi.
Come all’epoca dei Cahiers de doleance, il popolo ha la sensazione di non essere piu’ rappresentato da delle elite che, senza distinzioni, formano una casta «dagli interessi separati e contraddittori con quelli della popolazione» […]
Ha la sensazione che la sua situazione sociale continui a deteriorarsi, che l’epoca del pieno impiego sia definitivamente passata e che l’avvenire sara’ ancora peggiore.
Ha la sensazione che i valori cui aderisce siano oggi derisi o disprezzati.
Ha la sensazione che il suo stile di vita sia minacciato dalla presenza, sul suolo nazionale, di una popolazione dai costumi differenti che percepisce come estranea, se non ostile.
Ha la sensazione che i poteri pubblici abbiano abdicato ad ogni sovranita’ e che l’Unione europea, lungi dal proteggerlo contro gli effetti della globalizzazione, costituisca un progetto antisociale che contribuisce anch’esso ad aggravare l’insicurezza economica e culturale.
Settori sempre piu’ grandi del popolo si sentono esclusi, incompresi, disprezzati, dimenticati. Hanno l’impressione di essere divenuti inesistenti, di essere superflui, di essere “di troppo”. Non sopportano piu’ le formule rituali e i mantra del “politicamente corretto”, strumento delle leghe neopuritane e dello Stato interventista, igienico e punitivo. Non sopportano piu’ di sentirsi dire che i loro timori sono vani e le minacce illusorie, che stiamo vivendo una “globalizzazione felice”, che l’immigrazione e’ una “risorsa”.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Populismo/Fukuyama

Francis Fukuyama – Identita’.La ricerca della dignita’ e i nuovi populismi – Utet (2019)

Il mondo e’ diventato molto piu’ ricco grazie ai guadagni di produttivita’ e alla globalizzazione dal 1988 al 2008, ma questi guadagni non sono stati distribuiti equamente.
Quelli che rientrano nei percentili tra il ventesimo e il settantesimo hanno avuto consistenti incrementi in reddito, e ancora maggiori sono stati quelli per il novantacinquesimo percentile. Ma la parte della popolazione globale attorno all’ottantesimo percentile ha conosciuto o stagnazione o guadagni marginali. Questo gruppo corrisponde in larga misura alla classe lavoratrice nei paesi sviluppati, cioe’ a persone con istruzione da scuola superiore o di livello minore. Pur rimanendo questi in una condizione economica molto migliore di quelli che si trovano sotto di loro, hanno perso terreno in misura significativa rispetto a chi rientra nel 10 per cento di vertice della distribuzione. Il loro status relativo, in altre parole, e’ precipitato bruscamente. […]
In queste circostanze ci si sarebbe aspettato di assistere alla massiccia ripresa di una sinistra populista in quei paesi soggetti ai piu’ alti livelli di disuguaglianza.
Fin dalla Rivoluzione francese, la sinistra si e’ definita come il partito dell’uguaglianza economica, intenzionata a usare la forza dello stato per redistribuire la ricchezza dai ricchi ai poveri. Ma all’indomani della crisi finanziaria globale si e’ assistito a una situazione pressoche’ opposta: l’affermarsi di forze nazionaliste populiste di destra in molte parti del mondo sviluppato. Questo si e’ verificato piu’ che in ogni altro luogo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, due paesi nei quali la deindustrializzazione aveva devastato la vecchia classe operaia. […]
Come si spiega che la sinistra non sia riuscita a capitalizzare il crescere della disuguaglianza sociale, e che il suo posto sia stato preso dalla destra nazionalista? Non si tratta di un fenomeno inedito: i partiti di sinistra perdono a favore dei nazionalisti da ben oltre un secolo, e proprio in quelle circoscrizioni povere o della classe operaia che in teoria sarebbero dovute essere la loro più solida base di sostegno.
Nel 1914 la classe lavoratrice europea non si schiero’ sotto le bandiere dell’Internazionale socialista ma, allo scoppio della prima guerra mondiale, ciascuna con i suoi governi nazionali. Questo fallimento ha sconcertato per anni i marxisti […]
Essere poveri significa essere invisibili agli esseri umani propri simili, e l’indegnita’ dell’invisibilita’ e’ spesso peggiore della mancanza di risorse.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

 

 

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Una formidabile crisi di fiducia investe al contempo gli uomini, le istituzioni e i mezzi di informazione.
Non si crede piu’ a nessuno, non si crede piu’ in niente. Rinchiusi in un sistema dove si puo’ fare tutto a condizione che non cambi niente, sottoposti tutti i giorni alle conseguenze di decisioni che non hanno preso, costretti a fronteggiare il disconoscimento mediatico e la superiorita’ morale di cui le elite si attribuiscono con arroganza il monopolio, i nostri contemporanei diventano matti. Allora si ribellano contro un pensiero unico il quale sostiene che non c’e’ alternativa all’ordine neoliberale e che la dissoluzione dei popoli nel mercato mondiale e’ l’unico orizzonte della storia degli uomini.
Dal 2005 si ripete lo stesso copione: la destra dice di votare “Si”, la sinistra dice di votare “Si”, tutti i grandi mezzi di informazione dicono di votare “Si”, gli esperti internazionali e i capi di Stato stranieri dicono di votare “Si”, e il popolo dice “No”.
Risultato: lo stupore rivaleggia con l’indignazione e con la collera. E, dal lato delle elite, cresce il disprezzo verso un popolo imprevedibile, che pensa male e le cui reazioni smentiscono tutte le previsioni. Anche qui, la paura e’ onnipresente: paura della collera del popolo, paura di perdere i privilegi e le
posizioni acquisite, paura di veder esplodere i muri di carta del proprio microcosmo.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. L fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

La caratteristica fondamentale del populismo e’ questa: e’ strutturato intorno a un’opposizione non piu’ orizzontale (destra-sinistra), ma verticale: il popolo contro le elite, le persone comuni “in basso” contro i privilegiati “in alto”. Questa opposizione non e’ riducibile a un riciclaggio del vecchio rancore poujadista dei “piccoli” contro i “grossi”, ma si basa sulla convinzione che un’elite tecnocratica e finanziaria, insediata nei mezzi di informazione come nei corridoi del potere e fondata sulla connivenza incestuosa, quando non sulla corruzione, ha deliberatamente deciso di spossessare gli elettori del loro potere per sottrarre i suoi maneggi ad ogni controllo.
Questa elite, divisa solo sui mezzi da mettere in campo per raggiungere gli stessi scopi, aderisce a valori e diffonde parole d’ordine in cui il popolo non si riconosce.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Populismo/Harvey

David Harvey – Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo – Feltrinelli (2014)

I diritti di proprieta’ privata sono alla base del possesso di una abitazione e gli Stati capitalistici hanno sistematicamente dato sostegno con vari mezzi (dai sussidi attivi alla pubblicità e alla retorica del sogno di una casa di proprieta’) all’estensione della proprieta’ della casa a segmenti sempre piu’ ampi della popolazione.
Questo in parte per garantire una crescita continua del mercato immobiliare come settore attivo e remunerativo di accumulazione del capitale, ma anche con una funzione ideologica fondamentale, quella di consolidare il sostegno popolare e populista per la strategia di fornire valori d’uso attraverso meccanismi di valore di scambio: in altre parole, sostegno per la via capitalista.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/3569-david-harvey-qdiciassette-
https://www.anobii.com/books/Diciassette_contraddizioni_e_la_fine_del_capitalismo/

 

 

Populismo/Calenda

Carlo Calenda – Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio – Feltrinelli (2018)

Il meccanismo del voto identitario, bollato superficialmente come voto di protesta, che prevale in larga parte dell’Occidente, ha un’altra conseguenza: tende a ignorare i risultati concreti conseguiti dai governi.
Un governo che ottiene risultati ma appare sconnesso dalle paure dei cittadini e’ destinato a perdere.
Viceversa un governo manifestamente incapace composto da persone in cui i cittadini si identificano ha comunque una forte capacita’ di mantenimento del consenso.
Il meccanismo psicologico e’ evidente: se ho scelto una persona che in qualche modo mi somiglia, e’ piu’ difficile ammetterne l’insuccesso e piu’ semplice ritenerlo vittima di oscuri complotti delle elite o di condizioni di contesto proibitive.

Info:
https://formiche.net/2018/11/orizzonti-selvaggi-recensione-al-libro-carlo-calenda/
https://www.anobii.com/books/Orizzonti_selvaggi/9788807173509/01492fb65e34e746eb