Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale – Chiarelettere (2020)

La sicurezza e’ la prima parola dell’agenda populista e il principale messaggio del populismo digitale.
Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, la crisi economica del 2007-2008 e la crisi migratoria del 2015, i populisti ci hanno abituati ad associare i tre problemi sollevati da questi eventi sotto un’unica etichetta: sicurezza.
Invece si tratta di questioni differenti, rispettivamente di ordine pubblico, economico e umanitario, che questa associazione finisce per trasformare in un’unica ossessione.
L’ossessione securitaria che attraversa l’Occidente, frutto avvelenato della propaganda populista, sfrutta le nostre euristiche, le scorciatoie cognitive che ci permettono di risolvere i problemi pratici […]
E pensare che l’immigrazione sarebbe un semplice problema umanitario se non fosse criminalizzata da vent’anni, tramite l’istituzione di reati come l’immigrazione clandestina.
Con il solito paradosso del proibizionismo: proibite un’attivita’ lecita (alcol, droghe, migrazioni…) e la trasformate in un affare.
Cosi’ e’ successo anche per l’immigrazione: il divieto l’ha trasformata in business per almeno quattro categorie di soggetti. Anzitutto, i gestori dei lager libici cui i governi italiani di centrosinistra hanno appaltato la «prima accoglienza». Poi gli scafisti (smugglers), che traghettano i migranti depredandoli dei loro ultimi beni. Ancora, l’industria dell’accoglienza, con le sue cooperative create ad hoc. Infine, gli stessi politici populisti, pronti a presentarsi come ultima barriera contro l’invasione […]
E’ da quando allo status di residente sono connessi alcuni diritti verso lo Stato – i diritti sociali a sanita’, istruzione, pensioni… – che le migrazioni sono percepite come problema. E questo anche in paesi, come gli Stati Uniti, fondati da migranti e
piu’ aperti verso l’immigrazione, ma molto piu’ ostili a riconoscere diritti sociali.
La spiegazione, qui, e’ semplicemente economico-psicologica: a quanti ricevono sovvenzioni dallo Stato non piace doverle dividere con i nuovi venuti. Chi paga le imposte, a sua volta, non ama che i proventi di queste finiscano a gente mai vista ne’ conosciuta.
Il populismo, in questo, e’ davvero solo una guerra dei penultimi contro gli ultimi, come si dice. Una guerra che pero’, specie in paesi privi di confini naturali, come Israele, Usa e Ungheria, si gioca soprattutto con i simboli: i muri.
Questi, naturalmente, non servono affatto a difendere i confini: basti pensare alla Grande muraglia cinese, visibile dalla Luna ma divenuta presto inutile alla difesa del Celeste Impero.
Anche i muri servono soprattutto all’intrattenimento, cioe’ a distrarre l’eterno fanciullo populista: il popolino.

 

 

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Specialmente a partire dal referendum sulla Brexit nel 2016, alcuni politici e opinionisti hanno adottato questo termine [populismo] per denotare ogni movimento di opposizione: dai nazionalisti xenofobi ai critici delle politiche neoliberali.
Quest’uso trasforma l’aggettivo «populista» in un termine che tiene insieme tutti coloro che non governano e criticano chi governa, con l’esito che i principi sottesi a queste critiche diventano assolutamente irrilevanti.
Un prevedibile effetto collaterale di questo atteggiamento polemico e’ che riduce la politica a una contesa tra populismo e
governabilita’, dove «populismo» designa qualsiasi movimento di opposizione e «governabilita’» la politica democratica o piu’ semplicemente la gestione delle istituzioni.
Il fatto e’ che, quando i movimenti populisti vanno al governo, questo approccio polemico e’ inservibile perche’ non riesce a spiegare come le democrazie costituzionali possano produrre e assorbire maggioranze populiste; e, soprattutto, non ci aiuta a intravedere una risposta efficace e vincente al populismo […]
Dovremmo abbandonare l’atteggiamento polemico e considerare il populismo alla stregua di un processo politico inteso a conquistare il governo.
Suggerisco di vederlo come l’esito di una trasformazione dei tre pilastri sui quali si regge la democrazia moderna – il popolo, il principio di maggioranza e la rappresentanza.
Non condivido quindi la visione diffusa per cui le forze populiste sarebbero prevalentemente votate all’opposizione e incapaci di governare.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Salmon

Christian Salmon – Fake. Come la politica mondiale ha divorato se stessa – Laterza (2020)

Steve Bannon […] che gioca a fare il “Thomas Cromwell alla corte dei Tudor” quando non si autoproclama “leninista”. Dopo la sua estromissione dalla Casa Bianca, nell’agosto 2017, ha deciso di esportare la sua rivoluzione nazionalista in Europa, a cominciare dall’Italia […]
Con Bannon e Trump si ha il trionfo di Twitter, dell’estetica della “telerealta’” e della strategia dei big data […]
Non si tratta solo di una deregulation dell’informazione, ma anche della disintegrazione di ogni spazio deliberativo inerente a ogni democrazia.
Nello spazio postdemocratico cosi’ come e’ venuto realizzandosi, l’agora’ si e’ svuotata, e le fake news risplendono grazie al web e allo spegnimento delle stelle della democrazia.
Poco tempo prima l’agora’ era costituita da istituzioni come il Parlamento o la stampa, era il luogo delle mediazioni che organizzavano il dibattito, la discussione democratica: luoghi astratti o in muratura, con le loro sedi pubbliche dove si ascoltava, in un determinato ordine, quello che gli uni e gli altri avevano da dire.
L’agora’ istituita, tradizionale, forniva lo spazio dove la discussione potesse svolgersi perche’ emergessero chiaramente un consenso e un dissenso, e in modo che cio’ fosse noto a tutti: delle news condivise.
L’irradiazione delle fake news e’ il segno paradossale dell’estinzione di quelle mediazioni che organizzano la discussione democratica.
Lo splendore postumo del sistema democratico […]
All’accumulazione primitiva del capitalismo industriale si e’ sostituita l’agitazione primitiva del capitalismo finanziario.
Lo stesso e’ avvenuto nell’economia del discorso, dove la volatilita’ degli enunciati prevale sulla loro validita’.
La produzione degli enunciati non intende produrre o condividere nuove conoscenze, ma accelerare la velocita’
degli scambi, intensificare la loro circolazione. Si tratta di creare l’impulso primitivo che inneschera’ una reazione a catena, mettera’ in movimento un’accumulazione di likes o di retweets poi notati e ripresi dalle macchine di Google, creando allora un autentico vortice mediatico simile a un fenomenale aspiratore capace di attirare e inghiottire istantaneamente l’attenzione di migliaia di internauti…
Da qui il successo dei discorsi improntati all’odio, per i quali ci si allarma in nome di non si sa quale morale, ma che hanno a che fare con la razionalita’ dei mercati finanziari e quella delle reti sociali. Queste due razionalita’ sono funzionali alla trasgressione in una sorta di spirale, provocano non empatia ma antipatia, non appartenenza ma divisione, non continuita’ ma rottura…

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2371:christian-salmon-fake-come-la-politica-mondiale-ha-divorato-se-stessa&catid=40:primopiano
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/fake-di-christian-salmon/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139653

Populismo/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

La partecipazione democratica richiede un equilibrio tra ragione ed emozione.
Quando l’ambito emotivo e’ messo troppo da parte, la politica diventa un esercizio asciutto e tecnocratico, accessibile solo a chi e’ sufficientemente beninformato e interessato a dettagli noiosi.
Quando le emozioni – e soprattutto paura, rabbia e odio – dominano senza alcuna opposizione da parte della ragione, la politica diventa pericolosa, anche sul piano fisico. Il dibattito come scambio significativo di opinioni nel corso del quale le persone potrebbero modificare le proprie posizioni iniziali, o almeno comprendere le idee degli avversari, diventa impossibile.
I sentimenti, senza l’ausilio della ragione, non tollerano alcuna discussione: li si accetta o li si rifiuta.
Cio’ non puo’ essere d’aiuto alla democrazia.
Se in un mondo governato dalla sola ragione sono i tecnocrati a dettar legge, in un mondo guidato dalle emozioni regna chi sa manipolare sentimenti potenti.
Oggi questo puo’ esser fatto con facilita’ maggiore, per via negativa con la xenofobia e per via positiva con il nazionalismo.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Popoulismo/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

L’attacco dell’alt-right [destra alternativa] alle elites tradizionali e’ generalmente accompagnato da richiami al potere diretto del popolo e al presunto malcontento popolare contro le istituzioni che cercano di frenare il popolo.
Poiche’ la democrazia diretta non e’ in grado di prendere le decisioni complesse tipiche delle societa’ contemporanee, dietro queste rivendicazioni c’e’ sempre una sorta di gioco delle tre carte.
Non mancano mai i leader che si assumono il compito d’interpretare, o meglio ancora d’impersonare, la volonta’ del popolo […] Un leader carismatico in cui poter riporre totale fiducia, proprio perche’ il loro populismo non accetta il ruolo delle istituzioni intermedie.
Il leader dichiara di rappresentare, anzi impersonare, il popolo: una massa indifferenziata che ha una volonta’ precisa e non lascia spazio alle minoranze.
Chi non condivide la visione del leader e’ un nemico del popolo e non ha alcun diritto di parola. Tutte le istituzioni intermedie che possano ostacolare o alterare la volonta’ del capo –emblema del popolo – sono a loro volta nemiche della democrazia […]
Viktor Orban, in Ungheria, e’ stato il primo leader politico dell’Europa centro-orientale a intuire che il nazionalismo conservatore poteva creare un legame stabile tra i politici e l’opinione di massa, ed e’ stato anche il leader che ha piu’ compiutamente sviluppato l’ideologia del nuovo conservatorismo sociale.
Egli si attribuisce la missione di promuovere una svolta illiberale nei valori pubblici, all’insegna di un cristianesimo conservatore[…]
L’immagine del paese coltivata da Orban e’ quella dell’Ungheria durante l’impero asburgico, smembrato nel 1918: un’immagine che porta con se’ implicite rivendicazioni su territori di paesi vicini in cui vivono forti minoranze ungheresi. Orban ha poi utilizzato questa visione illiberale per giustificare ideologicamente la subordinazione dei tribunali ungheresi al controllo politico. Ha inoltre iniziato a introdurre restrizioni della liberta’ accademica […] Si serve degli appalti pubblici per premiare individui e imprese che sostengono il suo partito e per penalizzare gli oppositori.
L’esempio di Orban e’ stato imitato in Polonia dal partito Diritto e giustizia (PiS), attualmente al governo. Presieduto da Jarosław Kaczynski, il PiS si richiama a valori cattolici conservatori e nazionalisti e attacca l’indipendenza della magistratura.
Un ulteriore casus belli e’ sorto, oltre che in Ungheria e in Polonia, anche in Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia, con il tentativo dell’Unione europea di persuadere questi paesi a fare la loro parte nell’accoglienza dei profughi che approdano sulle coste greche e italiane.
L’indisponibilita’ dei paesi dell’Europa centrale ha contribuito, paradossalmente, ad aumentare i consensi dell’alt-right in Italia.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Populismo/Canfora

Luciano Canfora, Gustavo Zagrebelsky – La maschera democratica dell’oligarchia – Laterza (2015)

Allora, l’idea di fondo del populismo, se prendiamo qualche esempio storico, e’ la seguente: che il popolo – che sta nella parola, come anche nella parola democrazia – esiste, c’e’, e’ importante, ma non e’ soggetto attivo, e’ soggetto reattivo.
In altri termini, le richieste sociali non emergono attraverso libere energie e organizzazioni in progetti politici dal basso, ma e’ chi sta sopra che provoca risposte di consenso, in modo plebiscitario.
Il populismo ha di fronte a se’ un popolo indifferenziato, presuppone cioe’ una societa’ civile incapace di produrre domande, ma capace solo di dare risposte confermative. E il governante si presenta come uno del popolo: io sono uno di voi. Di qui deriva l’aspetto antielitario del populismo, che l’avvicina alla democrazia.
Ma la democrazia non populista e’ un regime che si basa sugli individui, sulla partecipazione degli individui, singoli o associati, che promuovono energie in modo autonomo: che chiedono, e non semplicemente che rispondono.
La differenza è radicale. […]
Mentre la democrazia come noi la concepiamo e’ un meccanismo, per cosi’ dire, «freddo» – numeri, calcoli, maggioranze e minoranze, opposizioni, procedure – , i populismi (se e’ un bene o un male non lo so) sono regimi «caldi», che si alimentano della immedesimazione del capo nella massa, e della massa nel capo.

Info:
http://www.nuovomille.it/cultura-e-societa/la-maschera-democratica-delloligarchia
https://www.gruppolaico.it/2015/09/16/la-maschera-democratica-delloligarchia/
http://tempofertile.blogspot.com/2015/03/luciano-canfora-gustavo-zagrebelsky-la.html

Populismo/Zielonka

Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Jan Zielonka – Laterza (2018)

I politici contro-rivoluzionari rappresentano un miscuglio molto assortito. Fra loro compaiono personaggi assai diversi, come la francese Marine Le Pen, gli italiani Beppe Grillo e Matteo Salvini, l’olandese Geert Wilders, il belga Gerolf Annemans, la tedesca Alice Weidel, il tedesco Alexander Gauland, il danese Kristian Thulesen, lo svedese Jimmie Akesson, il finlandese Timo Soini, l’austriaco Norbert Hofer, l’inglese Nigel Farage, l’ungherese Viktor Orban, il polacco Jarosław Kaczynski, lo slovacco Robert Fico, il ceco Andrej Babis, il greco Alexis Tsipras, lo spagnolo Pablo Iglesias.
Le loro storie personali e radici ideologiche sono molto diverse: si va da neofascisti a neocomunisti, da libertari a conservatori, da anti-austerita’ ad anti-islamici, da nazionalisti a secessionisti.
Alcuni sono moderati, mentre altri sono estremisti […] tutti hanno una cosa in comune […] attaccano non solo quelli che hanno governato l’Europa dopo il 1989, ma anche i loro progetti politici chiave: l’integrazione europea, il liberalismo costituzionale e l’economia neoliberista.
I migranti sono stati al centro delle campagne politiche della maggior parte degli insorgenti contro-rivoluzionari, perche’ i migranti rappresentano un prodotto essenziale del mondo politico che ha aperto i confini, protetto le minoranze, e modellato l’interdipendenza economica del post-1989.
Alcuni di questi uomini politici sono sicuramente razzisti, ma non ci sono prove che la xenofobia sia la ragione principale della loro posizione anti-immigrazione.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Populismo/Zielonka

Jan Zielonka – ontro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Le inquietanti immagini di rifugiati arrivate dall’isola di Kos in Grecia o dal confine fra l’Ungheria e la Serbia hanno fatto pensare a molti che la migrazione sia causata principalmente dalle guerre nei turbolenti paesi vicini dell’Europa. Ma non sempre e’ cosi’.
In Irlanda, il piu’ grande gruppo di migranti e’ costituito da britannici, in Spagna e in Italia da romeni, in Austria da tedeschi. In altri paesi il gruppo piu’ grande di migranti e’ costituito da persone provenienti da paesi che non fanno parte dell’Unione europea: in Francia algerini, in Inghilterra indiani, in Germania turchi, in Polonia ucraini.
Il quadro e’ in realta’ molto assortito […]
Il numero dei migranti in Europa e’ costantemente salito nonostante le assicurazioni dei governi che avrebbero invertito o arrestato questa tendenza. Cio’ e’ dovuto in parte al fatto che la migrazione non e’ facile da controllare, e tanto meno da fermare.
Gli Stati continuano a coltivare la finzione politicamente conveniente di poter far valere unilateralmente il controllo sovrano sull’immigrazione, ma la realta’ e’ piu’ complessa.
Per esempio, la maggior parte degli immigranti varcano i confini in maniera legale, ma poi restano sul posto anche dopo che i loro visti sono scaduti […]
I governi, inoltre, che parlano della migrazione con durezza per ragioni politiche, spesso agiscono poi sulla migrazione in maniera morbida per ragioni economiche. I migranti non solo svolgono lavori che la popolazione locale non vuole svolgere, ma sono anche disposti a lavorare a condizioni che la popolazione locale non e’ disposta ad accettare (e ha la base legale per farlo).
L’economia neoliberista non sarebbe in grado di raggiungere il suo scopo di avere manodopera meno costosa e meno protetta se non ci fossero i migranti. In questo senso la politica di migrazione di numerosi Stati europei puo’ essere qualificata come simulazione sistemica.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/

Populismo/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

Per capire cosa sta accadendo, dobbiamo tornare al XVIII secolo e al conflitto non tra imperi e nazioni ma tra l’ancien regime e l’Illuminismo (Aufklärung) […].
Detto in poche parole, l’Illuminismo, rappresentato in particolare da Immanuel Kant, sosteneva la crescita del razionalismo e dell’universalismo, il quale ultimo implicava una forma di uguaglianza tra le persone […] una volontà di cambiamento e innovazione […] una mentalita’ che trovo’ la sua espressione piu’ pura nella scienza dell’economia classica.
L’ancien regime, il conservatorismo, rappresentava invece la tradizione, la stabilita’, una fede religiosa incontestata, una rinuncia generale a mettere in discussione gerarchie e disuguaglianze consacrate dal tempo.
Dal punto di vista conservatore, i valori dell’Illuminismo erano freddi, dirompenti e inquietanti, accessibili solo alle persone istruite; quelli dell’ancien regime, al contrario, erano accessibili attraverso la famiglia e la permanenza nel tempo […]
I poveri spesso bramano stabilita’ e familiarita’.
E probabilmente guardano al cambiamento come a una minaccia per quel poco che hanno.
Questa prospettiva ci aiuta anche a spiegare l’attuale enigma per cui molti dei leader dei nuovi movimenti conservatori, in particolare Donald Trump, sostengono di parlare a nome degli emarginati e degli oppressi, e si fanno vanto allo stesso tempo della propria ricchezza, proponendo politiche economiche che favoriscono ancora di piu’ i ricchi.
Il conservatorismo non offre sicurezza attraverso la ridistribuzione della ricchezza ma mediante l’affermazione di valori tradizionali, vecchie certezze e la gestione del potere da parte di governanti ammirati. […]
Considerare gli attuali scontri sulla globalizzazione come un revival della lotta epica tra Illuminismo e ancien regime ci consente anche di comprendere il rifiuto dei concetti di evidenza e competenza cosi’ centrale nelle campagne di Trump e della Brexit. Questa e’ la vecchia ostilita’ nei confronti della scienza e della ragione insita nel conservatorismo storico con la sua preferenza per l’autorita’ di leader o di credenze religiose piuttosto che per la conoscenza.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo.Lafine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Da diversi decenni il popolo constata che la sua vita quotidiana e’ stata sconvolta in profondita’ da evoluzioni sulle quali non e’ mai stato consultato e che la classe politica, di tutte le tendenze, non ha mai cercato di modificare o frenare […]
In primo luogo, l’immigrazione.
Nello spazio di due generazioni, tramite il meccanismo del ricongiungimento familiare e dell’afflusso migratorio, la vecchia immigrazione temporanea ha assunto il carattere di un’immigrazione di popolamento.
Massiccia, rapida, malaccolta e mal controllata, essa ha generato in tutti i campi (scuola, vita quotidiana, mondo del lavoro, sicurezza, delinquenza) una serie di patologie sociali, creato o esacerbato fratture culturali o confessionali, minato i costumi e trasformato in profondita’ la composizione della popolazione […]
In secondo luogo, l’Unione europea.
Dall’inizio degli anni Ottanta la costruzione europea si e’ saldata con la scomparsa di interi pezzi di sovranita’ degli Stati, senza che quest’ultima fosse riportata a un livello superiore. L’aumento vertiginoso del debito pubblico, causato inizialmente dalla volonta’ di salvare le banche minacciate
dalla crisi finanziaria del 2008, ha posto gli Stati in una posizione di dipendenza dai mercati finanziari nel momento stesso in cui la creazione dell’euro li privava della possibilita’ di decidere sovranamente sulla loro politica monetaria.
Gia’ dipendenti dalla NATO sul piano militare, sottomessi ai vincoli di bilancio decretati dall’Unione europea, gli Stati sono titolari di una sovranita’ di pura facciata.
Le istituzioni europee, inoltre, sono state realizzate procedendo dall’alto verso il basso.
I popoli non sono stati associati alla costruzione europea, e le poche volte in cui sono stati consultati la loro opinione non e’ stata tenuta in alcuna considerazione […]
Infine, la globalizzazione.
Resa possibile dal crollo del sistema sovietico, che simboleggiava la divisione del mondo in due sistemi, ha rappresentato una rivoluzione simbolica fondamentale che ha cambiato il nostro rapporto con il mondo ponendo fine alla lenta ascesa delle classi medie e rendendo insostenibili le conquiste sociali concesse al mondo del lavoro, all’epoca del
“trentennio glorioso” di crescita economica successivo al secondo dopoguerra (1945-1975).
Attraverso il gioco delle delocalizzazioni e della messa in
concorrenza, in condizioni di dumping, con il monte salari sottopagato del Terzo Mondo, ha distrutto il potere di contrattazione collettiva dei lavoratori e contemporaneamente ha attentato alla sovranita’ degli Stati, cui si e’ ingiunto di non fare piu’ uso della loro volonta’ politica.
E’ stato cosi’ costruito un mondo senza esterno, senza alternativa, ordinato alla sola legge del profitto.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/