Populismo/Lucaks

John Lucaks – Democrazia e populismo – Longanesi (2006)

Il patriottismo e’ difensivo; il nazionalismo e’ aggressivo.
Il patriottismo e’ l’amore per un particolare paese, con le sue particolari tradizioni; il nazionalismo e’ l’amore per qualcosa di meno tangibile, per il mito di un «popolo», un mito che giustifica molte cose, ed e’ un surrogato politico e ideologico della religione. Un mito al contempo moderno e populista […]
Nella mente e nel cuore di molta gente nazionalismo e patriottismo spesso si sovrappongono. Cio’ nondimeno bisogna essere consapevoli delle loro differenze, dietro le quali sta il fenomeno del populismo, che diversamente dal patriottismo vecchio stile e’ inseparabile dal mito di un popolo.
Il populismo e’ voelkisch [nazionalista, etnico], il patriottismo no.
E possibile essere insieme patrioti e cosmopoliti (sicuramente sul terreno culturale). Ma un populista e’ necessariamente, in un modo o nell’altro, un nazionalista.
Il patriottismo e’ meno razzista del populismo. Un patriota non escludera’ una persona di una nazionalita’ diversa da una co- munita’ in cui sono vissuti fianco a fianco, e che conosce da molti anni; ma un populista sara’ sempre diffidente nei confronti di qualcuno che non sembra appartenere alla sua tribu’.

Info:
http://www.centrorsi.it/notizie/Informazioni-e-curiosita-editoriali-librarie/Democrazia-e-populismo.html
http://win.storiain.net/arret/num120/libri.asp
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=6149

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Nella sua configurazione moderna, la categoria di popolo ha tre significati principali: a) persona ficta, ovvero la collettività sovrana che agisce come singola entita’ (il Popolo) e nel cui nome vengono fatte e applicate le leggi; b) il corpo sociale che storicamente vive in un determinato territorio ed e’ talora identificato con la nazione; c) la collettivita’ politica che agisce politicamente attraverso movimenti di opinione, partiti e rappresentanti.
Nel primo caso il popolo e’ cio’ che autorizza formalmente e legittima l’ordine giuridico e istituzionale dello stato («il Popolo sovrano»). In questo caso, il popolo comprende ciascuno e tutti indistintamente, e’ assolutamente inclusivo, ed e’ sinonimo di imparzialita’ della legge; e’ una finzione giuridica e politica fondamentale, norma generativa della legittimita’ della decisione politica […]
Nel secondo caso il popolo e’ una categoria sociologica, che gli studiosi, i politici e i cittadini spesso considerano alla stregua di un’entita’ organica, dotata di una soggettivita’ morale e di un valore etico.
Questa interpretazione e’ stata (ed e’) utilizzata da ideologie nazionaliste e sovraniste per giustificare la difesa degli interessi del popolo da e contro nemici esterni e/o interni (una dinamica che si ripresenta oggi in relazione, per esempio, all’ostilita’ nei confronti degli immigrati e del mercato globale delle merci e, come nel caso del vecchio continente, dell’Unione Europea).
Nel terzo caso il popolo e’ un soggetto collettivo retorico costruito dal discorso politico e in nome del quale si svolge la competizione tra partiti e/o movimenti.
In questo ambito puo’ prendere corpo l’interpretazione secondo la quale gli interessi della maggioranza dovrebbero avere la priorita’ su quelli dell’opposizione e su quelli delle minoranze in generale.
La nozione di popolo propria del populismo ricade nella seconda e soprattutto nella terza accezione; essa fa riferimento al popolo «vero», l’unico popolo del quale la politica democratica dovrebbe occuparsi e preoccuparsi. Peraltro, la sua richiesta di legittimita’ politica si fonda sulla pretesa di essere l’espressione piu’ inclusiva della volonta’ della gente comune (in opposizione agli interessi dei pochi o dell’establishment).

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale – Chiarelettere (2020)

Giusto parlare di populismo?
La prima alternativa a «populismo» e’ il buon vecchio «demagogia», termine di origine greca” “significa parlare alla pancia del popolino, ingannandolo sui suoi stessi interessi […]
D’altra parte, resta bizzarro ridurre a semplice demagogia uno stile di governo che accomuna sicuramente lo statunitense Trump, il britannico Boris Johnson, gli italiani Salvini e Luigi Di Maio, e poi forse il russo Vladimir Putin, l’ungherese Viktor Orban, il turco Recep Tayyip Erdogan, l’indiano Narendra Modi, il filippino Rodrigo Duterte, il brasiliano Jair Bolsonaro […]
La seconda alternativa a «populismo» e’ «reazione» […]
I reazionari non sono meri conservatori: sono rivoluzionari, ma nella direzione del passato, non del futuro. Come i rivoluzionari sognano l’avvento della Ragione, cosi’ i reazionari sono nostalgici di una Tradizione spesso inventata, o almeno fortemente idealizzata. Basterebbe questo per capire
come i populismi odierni avanzino si’ slogan reazionari – razzisti, fondamentalisti, fascisti… – ma spesso lo facciano solo strumentalmente […]
La terza alternativa a «populismo» per indicare i fenomeni odierni, la piu’ vicina alle espressioni usate sinora, è «populismi», al plurale, a segnalare che il nome comune puo’ celare differenze abissali. […]
Del resto, ci sono grandi differenze anche fra gli stessi populismi odierni, che possono dividersi almeno in tre classi. I populismi extraoccidentali, guidati da «uomini forti» cui ormai conviene prendere il potere tramite le elezioni piuttosto che con i soliti golpe militari. Le democrazie illiberali fiorite ai margini dell’Occidente, in Europa dell’Est o in Turchia.
Infine, i populismi occidentali, esplosi anche in paesi che, come Regno Unito, Stati Uniti e Francia, hanno inventato la liberaldemocrazia.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988

Populismo/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Il piu’ recente afflusso di rifugiati e’ di proporzioni molto modeste rispetto ai molto piu’ ampi processi di trasferimenti forzati di oltre 20 milioni di persone nelle vicinanze dell’Unione europea e di 60 milioni in tutto il mondo.
Per effetto del recente afflusso di rifugiati, la popolazione dell’Unione europea e’ aumentata appena dello 0,2 per cento.
Al confronto, la popolazione della Turchia e’ cresciuta del 4 per cento, e quella del Libano del 25 per cento, tutti e due paesi meno ricchi della media dei paesi membri dell’Unione europea.[…]
La maggior parte dei rifugiati recenti, in termini assoluti, sono finiti in Germania e, in termini relativi, in Svezia, due
paesi in cui i sentimenti antirifugiati erano piu’ contenuti.
In Polonia le manifestazioni di fobie antiislamiche e antirifugiati sono state particolarmente rabbiose, anche se il paese ospita solo un esiguo numero di richiedenti asilo islamici provenienti dalla Cecenia e praticamente nessun afghano o siriano […]
L’impressione e’ che l’Europa avra’ da affrontare i flussi di rifugiati per molti anni a venire.
Le prospettive che le guerre e la miseria che affliggono il Nord Africa e il Medio Oriente finiscano presto sono nulle. E l’enorme tributo di morte nel Mediterraneo non e’ riuscito a dissuadere le persone dal fuggire dai loro paesi in agitazione.
Il trattato con la Turchia e’ fragile, e cosi’ e’ quello con i leader libici.
I muri e i recinti di filo spinato tirati su in fretta e furia in diverse localita’ d’Europa hanno poche conseguenze pratiche.
I governi europei cercano invano di trovare un terreno comune per far fronte ai rifugiati. Le loro politiche sono sempre piu’ illiberali e prive di efficacia. In alcuni paesi folle xenofobe hanno attaccato i rifugiati e bruciato le suppellettili delle ong umanitarie che aiutano i rifugiati. Nella maggior parte dei paesi gli elettorati hanno cominciato ad appoggiare partiti contro-rivoluzionari che fanno campagna con slogan antirifugiati.
Non solo i migranti provenienti dai paesi musulmani sono sotto attacco; anche la migrazione proveniente da altri paesi europei è messa in discussione.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino ´2020`

Vi sono innegabili ragioni sociali, economiche e culturali che permettono di comprendere i motivi del successo del populismo nelle democrazie odierne.
Si potrebbe dire che questo successo equivale a un’ammissione di fallimento delle democrazie dei partiti nel mantenere le promesse fatte nelle loro costituzioni.
Tra le promesse non mantenute, due in particolare portano acqua al mulino dei populisti: la crescita della diseguaglianza sociale ed economica, per cui una larga parte della popolazione ha poca o nessuna speranza di ambire a una vita sociale e politica dignitosa o migliore; e la crescita di un’oligarchia nazionale e globale sempre più rapace.
Questi due fattori sono correlati; sono una violazione della promessa di uguaglianza e impongono alla democrazia costituzionale un’urgente autoriflessione critica sul perche’ «non e’ riuscita a sconfiggere del tutto il potere oligarchico».
Il dualismo tra «i pochi» e «i molti» e l’ideologia antisistema che alimentano il populismo scaturiscono da queste promesse non mantenute.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

I populisti in versione pura affermano di non avere un proprio programma politico e di essere semplicemente i portavoce del popolo.
E’ un approccio naif: il “popolo” non ha alcuna possibilita’ di elaborare un programma politico, senza un dibattito strutturato e un’ampia discussione; e un movimento che si presenta semplicemente come suo portavoce e’ esposto alle scalate di gruppi piu’ organizzati.
Il Movimento Cinque Stelle (M5S) in Italia si e’ posto come una versione relativamente pura di questo tipo di movimenti, che elabora le proprie politiche con un crowdsourcing effettuato su una piattaforma di social media e si dichiara portavoce di cittadini scontenti dei comportamenti dell’elite politica.
Al governo nel 2018 e nel 2019 con la Lega – partito fortemente xenofobo con cui inizialmente non aveva molto in comune –, e’ stato temporaneamente risucchiato verso la destra nazionalistica fino alla formazione, nel settembre del 2019, di un governo di coalizione con il Partito democratico e altre forze minori di sinistra.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Populismo/Nichols

Tom Nichols – La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia – Luiss (2018)

Ogni affermazione di competenza da parte di un esperto vero […] produce un’esplosione di rabbia in alcuni segmenti della popolazione americana, pronti a lamentarsi che simili rivendicazioni non sono altro che fallaci “appelli all’autorita’”, segni inequivocabili di un temibile “elitarismo”, nonche’ un evidente tentativo di usare delle qualifiche per soffocare il necessario dialogo richiesto da una democrazia “reale”.
Gli americani ormai credono che avere diritti uguali in un sistema politico significhi anche che l’opinione di ciascuno su qualsiasi argomento debba essere accettata alla pari di quella di chiunque altro. Moltissime persone ne sono convinte, nonostante si tratti di un’evidente assurdita’ […]
Internet e’ un magnifico deposito di conoscenze, eppure e’ anche fonte e facilitatore dell’epidemia di disinformazione. Non ci rende soltanto piu’ ottusi, ma anche piu’ meschini: da sole, al riparo delle proprie tastiere, le persone litigano anziche’ discutere e insultano anziche’ ascoltare […]
La fine della competenza, tuttavia, e’ un problema diverso rispetto al dato storico dei bassi livelli di informazione tra i profani. La questione non e’ l’indifferenza di fronte ai saperi consolidati; e’ l’emergere di un’ostilita’ assoluta nei confronti di tali saperi.
Questo e’ un fenomeno nuovo nella cultura americana: si tratta di un processo di aggressiva sostituzione delle opinioni degli esperti o dei saperi consolidati con la convinzione che, qualsiasi sia la materia, tutte le opinioni siano altrettanto valide. E’ un cambiamento notevole nel nostro dibattito pubblico[…]
La fine della competenza in realta’ minaccia di ribaltare il sapere acquisito nel corso di anni per opera di quelle persone che credono di saperne di piu’ di quanto sia effettivamente vero. E’ una minaccia per il benessere materiale e civico dei cittadini di una democrazia.
Sarebbe facile liquidare la diffidenza nei confronti del sapere costituito attribuendola allo stereotipo del cafone sospettoso e ignorante che rifiuta i modi misteriosi dei cervelloni metropolitani.
Ma ancora una volta la realta’ e’ molto piu’ inquietante: le campagne contro il sapere costituito sono guidate da persone da cui sarebbe lecito aspettarsi di meglio […]
I genitori piu’ propensi a opporre resistenza ai vaccini, si e’ scoperto, si trovano tra gli istruiti residenti delle ricche aree periferiche di San Francisco, nella contea di Marin. Pur non essendo medici, queste madri e questi padri sono abbastanza istruiti da credere di possedere una formazione di base sufficiente a sfidare la scienza medica consolidata. Quindi, per un paradosso controintuitivo, i genitori istruiti stanno effettivamente prendendo decisioni peggiori rispetto a quelli di gran lunga meno istruiti, e stanno mettendo a rischio i figli di tutti.
L’ignoranza, anzi, fa tendenza e alcuni americani ora sfoggiano il loro rifiuto dei pareri degli esperti come un segno distintivo di sofisticazione culturale.

Info:
https://www.glistatigenerali.com/scienze-sociali/la-conoscenza-i-suoi-nemici/
http://www.spazioterzomondo.com/2019/04/recensione-tom-nichols-la-conoscenza-e-i-suoi-nemici-luiss/

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

«Il populismo puo’ essere pensato come una politica per la gente ordinaria fatta da un leader straordinario che costruisce profili ordinari». Questo e’ esattamente il capopopolo di cui un movimento populista ha bisogno per diventare governo […]
I leader populisti non hanno bisogno di essere precisi nei loro programmi e nemmeno sovrumani. E’ importante che usino un linguaggio ordinario di condanna, dichiarando che i nemici del popolo sono corrotti e che il leader populista e’ determinato a portare il vero popolo al potere, a lavare l’onta della casta.
Questo e’ quello che fanno tutti i leader populisti, sebbene le loro caratteristiche sociali siano diverse […]
Tutti i leader populisti mettono in scena una performance rappresentativa che permette loro di essere visti e accettati
dal loro popolo come l’incarnazione di quello stesso popolo.
Questo e’ cio’ che distingue la loro leadership dalla rappresentanza come mandato […]
Le analogie con il fascismo e le differenze rispetto al fascismo diventano evidenti. Come il fascismo, il populismo diventa davvero influente quando passa da movimento di opposizione a forza di governo, ma a differenza del fascismo, questa transizione non si traduce in un cambio di regime, sebbene il mutamento istituzionale possa indebolire il potere legislativo e ad accrescere quello esecutivo. Come il fascismo, il populismo aspira a una forte coesione sociale e politica, ma, a differenza del fascismo, il leader che incarna questa coesione non si situa al di sopra della legge.
Il confine sfuocato tra il populismo e il fascismo e’ rintracciabile solo nel legame simbiotico tra leader e audience, ma anche nella forma assunta dal partito. Questa forma e’ forse uno degli aspetti piu’ intriganti del populismo e che lo rende eccentrico rispetto alla democrazia dei partiti in un modo che e’ al contempo simile e distante dal fascismo.
La modalita’ autoritaria del populismo si manifesta nella struttura leggera e movimentista del partito, la quale […] consente un facile allineamento della volonta’ tra chi governa e chi e’ governato […]
Due casi di rappresentanza diretta che hanno per protagonisti movimenti antipartito, i casi forse piu’ spettacolari o originali del nostro tempo:il Movimento Cinque Stelle (o M5S) e Podemos. Non mi propongo di condurre uno studio esaustivo di questi due movimenti, ma di illustrare, attraverso di essi, il processo di iperleaderismo innescato mediante dispositivi digitali da due movimenti nati all’insegna dell’orizzontalismo e della rappresentanza diretta.
Il M5S e Podemos, come altri movimenti simili sorti negli ultimi due decenni in Europa e nelle Americhe, si sono serviti sin dai loro esordi degli «strumenti partecipativi» offerti dal web – «applicazioni decisionali on-line che facilitano la partecipazione dei membri a varie discussioni, deliberazioni ed elezioni digitali» – e sono caratterizzati da una concezione e da una pratica flessibile di appartenenza che sfuma i confini del «partito» e unifica i cittadini attraverso una serie di strategie plebiscitarie imperniate sulla figura del leader e attraverso una retorica «reattiva» o opposizionale […]
I due movimenti sono molto diversi, non solo nei programmi, ma anche nei metodi e negli esiti. Entrambi inoltre stanno subendo un mutamento che probabilmente li portera’ a diventare sempre piu’ dei partiti che non dei semplici movimenti, quali erano quando si sono costituiti e quali aspiravano a rimanere.
Il M5S e’ riconducibile alla tradizione antipartitista del qualunquismo, radicata nella democrazia italiana sin dal suo esordio nel 1945 e riemersa con forza in concomitanza con Tangentopoli (ricordiamo che Forza Italia nacque come club antipartitico) […]
Podemos, al contrario, si riconosce in una forma leninista di volontarismo movimentista, che si fonda sull’opposizione del 99% dei cittadini all’1% e implica una concezione radicale del popolo come antiestablishment e della politica per il popolo non establishment.
Podemos e’ collocato decisamente a sinistra dello spettro ideologico e sembra non disdegnare di diventare un partito a tutti gli effetti; il suo antipartitismo delle origini e’
stato essenzialmente una critica alla reticenza e al centrismo del tradizionale partito socialista spagnolo (PSOE). Il M5S invece non ha mai affermato di essere o voler essere un movimento di sinistra (e probabilmente si esaurira’ senza diventare un partito); si e’ fin dalle origini presentato come espressivo dei cittadini comuni, allineato con i sentimenti e le rivendicazioni generiche di contestazione dell’establishment e della sua politica corrotta. Aspira ad essere molto piu’ inclusivo e generalista di un partito tradizionale ed e’ favorevole a politiche sociali basate sull’assistenza piu’ che sulla ridistribuzione, non avendo una cultura politica ascrivibile al riformismo socialista; possiamo collocare il M5S all’interno della galassia del centrismo, limitrofo piu’ al popolarismo democratico cristiano che al welfarismo di sinistra.
Podemos, invece, ha immediatamente dichiarato di patrocinare il superamento delle divisioni tradizionali tra vecchia destra e vecchia sinistra, nel nome di una politica piu’ progressista rispetto a quella della sinistra tradizionale, benche’ non classista, ma inclusiva e popolare.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale

Il primo aspetto del populismo spiegato […] e’ la (pretesa) disintermediazione […] dei piu’ tradizionali mediatori politici: non solo quelli formalmente incaricati di mediare fra il popolo e il governo (politici, partiti, sindacati…), ma anche i mediatori informali (preti, notabili, giornalisti, esperti, giuristi, professori…) […]
Naturalmente e’ solo un’illusione.
Chi parla di disintermediazione, in effetti, si mette dal punto di vista dell’elettore illuso: […] la pretesa disintermediazione si rivela una sorta di reintermediazione: internet, i social, gli smartphone prendono il posto di parlamentari, opinion makers e parroci. […]
Chi sono i nuovi mediatori occulti?
Presto detto: leader, spin doctor e staff comunicativi, o addirittura algoritmi automatici usati da centinaia di siti anonimi, creati apposta per manipolare gli elettori […]
Il secondo aspetto della politica populista […] e’ la frammentazione o polarizzazione tipica della democrazia populista.
La frammentazione consiste nel fatto che attorno a ogni utente dei social si addensano sciami di informazioni personalizzate, tarate da algoritmi automatici sui big data di ognuno […] La frammentazione riguarda ogni singolo utente: contro il quale si ritorce, beffardamente, la sovranita’ attribuita ai consumatori dai neoliberisti californiani. Ogni nostro gusto, vizio o ossessione viene accettato dal web, che ci induce a soddisfarlo purche’ renda.
La polarizzazione, invece, riguarda comunita’ di utenti i quali – proprio come fa il singolo con le proprie ossessioni – tendono a rinchiudersi, ognuno nella sua bolla o camera dell’eco, formando tribu’ digitali in guerra fra loro […] Gruppi politici, religiosi ed etnici che avevano convissuto felicemente per secoli oggi si guardano in cagnesco, agitati da risentimenti indotti, piu’ che spontanei. L’idea stessa del rispetto dell’altro – il multiculturalismo –e’ sospettata di nascondere un progetto di sostituzione etnica.
Il terzo e sinora piu’ trascurato aspetto del populismo spiegato da Homo mediaticus e’ quanto propongo di chiamare contendibilita’ del potere.
Il digitale rende il potere delle elite tradizionali contendibile da parte di outsider […]
Contendibilita’ del potere da parte di persone che, in altre epoche, non sarebbero mai riuscite ad attraversare i ponti: attori di serie B, conduttori televisivi, comici, tutti votati da masse di follower non benche’ siano privi di preparazione politica, ma proprio per questo. Cio’ alimenta la spirale di antipolitica o depoliticizzazione: chi vorra’ mai sporcarsi le mani con questa politica demente?
Eppure la campagna elettorale permanente, la politicizzazione di ogni evento di cronaca, la polarizzazione dell’opinione pubblica e la conseguente instabilita’ dei governi hanno almeno un lato positivo. Gli stessi governi populisti non sono eterni: basta una foto compromettente, una frequentazione imbarazzante, un tweet piu’ demenziale degli altri e – almeno in Occidente, e finche’ la democrazia funziona ancora – anche loro cadono. Per fortuna, anche il potere populista e’ contendibile […]
Cosi’ i governi populisti non fingono neppure piu’ di governare e si dedicano apertamente all’intrattenimento: non fanno altro che leggi manifesto al fine di vincere le elezioni successive.
Intanto, un altro potere, stavolta con la minuscola, prende il loro posto. E’ il potere amministrativo: le burocrazie ministeriali, gli apparati di sicurezza, i corpi separati dello Stato. Finche’ il Potere governava, non ci si accorgeva quasi della loro esistenza, mentre da quando ha smesso abbiamo capito che governavano loro anche prima. Peggio ancora, l’amministrazione viene sostituita a sua volta dagli algoritmi usati per automatizzarne le procedure, e noi viaggiatori ci accorgiamo con orrore che la cabina di pilotaggio e’ vuota.

Info:
https://www.ilmanifestobologna.it/wp/2020/01/perche-il-populismo-digitale-minaccia-la-democrazia/

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Vediamo le cose piu’ chiaramente quando cessiamo di dibattere su cosa il populismo e’ – un’ideologia «debole» o una mentalita’ o una strategia o uno stile – e cominciamo invece ad analizzare cosa il populismo fa: in particolare, quando indaghiamo come trasforma o riconfigura le procedure e le istituzioni della democrazia rappresentativa […]
La democrazia rappresentativa e’ diarchica perche’ e’ un sistema misto di decisione e opinione, nel quale la «volonta’» (cioe’ il diritto di voto e le procedure e istituzioni che sovrintendono al processo decisionale) e l’opinione (cioe’ il dominio extra istituzionale dei giudizi politici e delle opinioni nelle loro sfaccettate espressioni) si influenzano reciprocamente, pur rimanendo indipendenti.
Le societa’ nelle quali viviamo sono democratiche non solo perche’ vi si tengono libere elezioni il cui risultato e’ conteso da due o piu’ partiti, ma anche perche’ consentono lo sviluppo di un reale antagonismo politico e il libero esplicarsi del confronto tra posizioni diverse e concorrenti […]
Mentre la democrazia diretta fa collassare il momento della volonta’ e quello del giudizio nell’atto stesso del voto, esaltando in tal modo il potere di decisione, la democrazia rappresentativa separa i due momenti e si avvale dei due poteri. Così facendo tiene aperto il processo politico alla formazione e all’azione dell’opinione e della partecipazione […]
In definitiva, la teoria diarchica della democrazia rappresentativa afferma due cose: che la volonta’ e l’opinione sono i due poteri dei cittadini sovrani; e che essi sono differenti e devono rimanere distinti, anche se sono in costante comunicazione reciproca.[…]
I leader populisti vogliono parlare direttamente al popolo e per il popolo, perche’ sono come il popolo, senza bisogno di intermediari (in particolar modo i partiti e i mezzi di comunicazione indipendenti). Percio’, anche se il populismo non rinuncia alle elezioni, le usa come una celebrazione della maggioranza e del suo capo, anziche’ come una competizione tra capi e partiti che permette l’accertamento della pluralita’ delle preferenze […]
In una democrazia rappresentativa tradizionale i partiti politici e i mezzi di comunicazione sono corpi intermedi di fondamentale importanza. Sono agenti della diarchia nel senso che permettono all’interno e all’esterno dello stato di comunicare, senza fondersi.
Una democrazia populista, al contrario, cerca di togliere di mezzo questi «ostacoli». Proclama di «democratizzare» il pubblico instaurando una comunicazione perfetta e diretta tra i due poli della diarchia che, a questo punto, sono tutt’uno.
L’obiettivo cui tende la contrapposizione della «gente comune» alla «casta» e’ convincere i cittadini che e’ possibile essere governati per via rappresentativa senza bisogno di una classe politica separata o di un «establishment»

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/