Populismo/Levitsky

Steven Levitsky, Daniel Ziblatt – Come muoiono le democrazie – Laterza (2019)

Il populismo e’ la reazione all’impatto della globalizzazione (e della rivoluzione tecnologica da essa favorita) su ceti sociali privi degli strumenti cognitivi per riqualificare la propria capacita’ lavorativa.
Con la globalizzazione, merci e beni prodotti a costi bassi nelle economie non occidentali sono entrati nei mercati occidentali, mettendo in crisi le tradizionali attivita’ produttive di questi ultimi. Il populismo si e’ proposto come lo strumento politico con il quale i lavoratori bianchi negli Stati Uniti o la classe operaia poco qualificata in Europa hanno cercato di arrestare il declino della loro condizione economica, spingendo verso politiche protezionistiche e redistributive.
Per alcuni scienziati politici, invece, il populismo riflette una crisi di identita’ dei ceti sociali che hanno subito il processo di globalizzazione. Secondo questa interpretazione, il sostegno al populismo nasce da una perdita di senso della vita di milioni di cittadini occidentali. Le diseguaglianze sociali sono rilevanti ma in quanto accentuano la percezione di marginalizzazione sociale di importanti settori delle societa’ occidentali. […]
Vi e’ infine una terza interpretazione del populismo, elaborata da sociologi e scienziati della comunicazione. Secondo questa interpretazione, il populismo e’ il risultato di una trasformazione epocale della comunicazione politica,dovuta alla diffusione di social media che hanno superato i tradizionali canali informativi tra cittadini e potere, accentuando un processo gia’ in corso di disintermediazione sociale e culturale.
Le societa’ disintermediate non hanno bisogno di passare attraverso la mediazione dei giornalisti per rapportarsi con il potere. Cosi’ come non hanno bisogno della mediazione dei rappresentanti di partiti o di associazioni di interesse per comunicare con il potere.
Secondo questa interpretazione, e’ stata la rivoluzione dell’informazione a creare le condizioni per collegare direttamente il popolo ai leader populisti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135280
https://www.stroncature.com/2019/10/08/come-muoiono-le-democrazie/
https://www.eunews.it/2019/09/20/muoiono-le-democrazie/120948

Populismo/Allievi

Stefano Allievi – La spirale del sottosviluppo. Perche’ (cosi’) l’Italia non ha futuro – Laterza (2020)

Nel 2017 (ultimi dati disponibili nel report 2019) gli immigrati nei paesi che compongono l’Europa dei 28 (a Brexit non ancora avvenuta, ovviamente) sono stati poco piu’ di 4 milioni, per la precisione 4.396.366, di cui 2.011.174 da paesi non UE; la meta’ abbondante, quindi, e’ costituita da persone passate da un paese europeo all’altro – e tra queste una percentuale significativa di italiani, […] – mentre la meta’ scarsa proviene dai paesi extra UE.
Ma nello stesso anno gli emigrati in uscita dall’Europa sono stati ben 3.080.850. L’impressione di flussi a una sola direzione, o di “invasione”, come molti media e parte significativa della politica raccontano, viene dunque ulteriormente smentita: di fatto, non risponde a verita’ statistica – o ne racconta solo una parte […]
Il paradosso, semmai, e’ che la motivazione dei nuovi permessi di soggiorno legata al lavoro – che storicamente e’ sempre stata, come intuitivo, maggioritaria, e come nota il Rapporto ISTAT costituiva ancora il 64% dei permessi nel 2009– si
riduce a meno del 10% nel 2015 e addirittura alla meta’ nei due anni successivi: un nonsense, visto che la maggior parte degli immigrati viene qui per cercare lavoro […]
Un risultato dovuto a una legislazione che non vuole permettere agli immigrati di venire in Italia per questo motivo, al punto che il lavoro e’ diventato soltanto la quarta ragione di ottenimento del permesso di soggiorno.
Prevalgono quindi i permessi per motivi di famiglia (il 43,2% nel 2017) e per asilo o protezione umanitaria (38,5%, anche se a seguito della diminuzione degli sbarchi possiamo aspettarci una loro significativa diminuzione in futuro), e sono di più persino i permessi per studio […]
Il paradosso e’ evidente: piu’ lavoratori abbiamo, piu’ alto e’ il reddito prodotto, minori i bisogni in termini di welfare, maggiori i livelli di integrazione.
Noi invece facciamo di tutto, con la nostra legislazione, per scoraggiarli: demonizzandoli quasi, quelli che chiamiamo migranti economici, dicendo “i richiedenti asilo – di solito si aggiunge: quelli veri – si’, ma i migranti economici no”. Poi pero’ i richiedenti asilo di fatto non li facciamo lavorare regolarmente […]
Con l’ottimo risultato che i lavoratori regolari di cui c’e’ bisogno non ci sono, e si gonfia in compenso, in proporzione, il mercato del lavoro in nero, irregolare, e con esso diminuiscono le prospettive di integrazione, aumentando in parallelo la percezione di insicurezza – un capolavoro.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139868
http://www.avantionline.it/la-spirale-del-sottosviluppo-pesa-sul-futuro-dellitalia/

Populismo/Levitsky

Steven Levitsky, Daniel Ziblatt – Come muoiono le democrazie -Laterza (2019)

Due sono le norme fondamentali per il buon funzionamento di una democrazia: la tolleranza reciproca e la temperanza istituzionale.
La tolleranza reciproca si riferisce all’idea che fintanto che i nostri rivali giocano secondo le regole costituzionali, accettiamo il fatto che abbiano lo stesso nostro diritto a esistere, competere per il potere e governare.
Possiamo dissentire dai nostri rivali, possiamo anche trovarli sgradevoli, ma li accettiamo comunque come legittimi.
Questo significa riconoscere che i nostri avversari politici sono cittadini per bene, patriottici e rispettosi della legge, che amano il nostro paese e rispettano la nostra Costituzione esattamente come noi.
Significa che anche se siamo convinti che le idee dei nostri avversari siano scriteriate o sbagliate, non le vediamo come una minaccia esistenziale […]
La temperanza istituzionale puo’ essere concepita come tutti quegli sforzi finalizzati a evitare azioni che, pur rispettando la lettera della legge, ne violano palesemente lo spirito […]
La temperanza istituzionale ha le sue origini in una tradizione vecchia quanto la democrazia stessa. Ai tempi in cui i re proclamavano il loro diritto divino a governare, le basi dell’autorita’ monarchica derivavano dall’approvazione religiosa, non esisteva nessun vincolo morale che limitasse legalmente il potere del sovrano. Tuttavia, molti dei monarchi europei predemocratici agivano con temperanza. Essere pio, d’altronde, significava necessariamente avere saggezza e capacita’ di autocontrollo […]
Esattamente come le monarchie per diritto divino, anche le democrazie necessitano di temperanza.
Pensiamo alla democrazia come a un gioco che vogliamo giocare all’infinito. Per garantire che possa continuare anche in futuro, i giocatori devono evitare di mettere l’altra squadra in condizioni di non gareggiare, o di inimicarsela a tal punto che si rifiutera’ di continuare a giocare. Se i rivali abbandonano la competizione, non potranno piu’ esserci altre partite. Questo significa che si’, gli individui giocano per vincere, ma devono farlo con una certa misura.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135280
https://www.stroncature.com/2019/10/08/come-muoiono-le-democrazie/
https://www.eunews.it/2019/09/20/muoiono-le-democrazie/120948

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

I populisti affermano che la democrazia costituzionale non e’ riuscita a mantenere la promessa che tutti i cittadini potessero godere di egual potere politico; una volta al potere, essi lavorano incessantemente per dimostrare che il capo di governo e’ un’incarnazione del popolo e che e’ giusto che si ponga contro e al di sopra di tutti, cosi’ da riparare alle manchevolezze della democrazia costituzionale.
I populisti ritengono che, poiche’ il capo e il popolo si sono fusi, il ruolo della deliberazione e della mediazione possa essere drasticamente ridotto e la volonta’ del popolo possa esprimersi in modo piu’ vigoroso, piu’ decisionista […]
Il populismo […] si mostra intollerante nei confronti delle liberta’ civili, nella misura in cui: 1) attribuisce esclusivamente alla maggioranza il compito di risolvere i conflitti sociali; 2) tende a dissolvere la mediazione delle istituzioni sottomettendo queste ultime direttamente alla volonta’ della maggioranza di governo e del suo capo; e 3) costruisce una rappresentanza del popolo che, se da una parte include la larga maggioranza, d’altra parte esclude a priori la restante parte […]
I populisti cercano di costruire una forma di rappresentanza che faccia piazza pulita del governo dei partiti e del meccanismo che genera le elite politiche, impone compromessi e mediazioni e alimenta un pluralismo che frammenta il popolo.
Se il principio che presiede alla democrazia rappresentativa e’ la liberta’ politica – e quindi la possibilita’ del dissenso, del pluralismo e del compromesso – quello che presiede al populismo e’ l’unita’ della collettivita’ che sostiene il leader nelle sue decisioni. Alla luce di cio’, possiamo comprendere come il populismo al potere sia una forma di governo rappresentativo fondato sulla relazione diretta tra il capo e il popolo «vero»: quella parte che il capo chiama a raccolta e porta al potere e che le elezioni rivelano senza davvero creare, perche’ il popolo «vero» c’e’ gia’, anche se nessun partito dell’establishment lo vede e lo rappresenta.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale- Chiarelettere (2020)

L’Italia” “si e’ rivelata «la Silicon Valley del populismo», in particolare digitale.
Una ricerca condotta sulle elezioni europee del 2019 mostra che la campagna elettorale si e’ ormai trasferita sul web, in Italia piu’ che altrove.
La stessa ricerca mostra che i partiti italiani, populisti in testa, sorpassano di gran lunga gli altri partiti europei per i post su Facebook. E questo senza considerare le pagine personali dei leader, le piu’ seguite ed efficaci di tutte […]
La Brexit ha mostrato come opera il populismo d’opposizione; Trump, come funziona il populismo di governo. Il governo gialloblu’, nato nel 2018 dal contratto di governo fra M5S e Lega, aggiunge alla serie lo strano spettacolo di due movimenti populisti che si disputano lo stesso popolo, o almeno parti complementari di esso […]
Il multipopulismo, tuttavia, sarebbe un’autentica contraddizione in termini se mai si considerasse il populismo, come fanno molti, un’ideologia debole […]
Ma il populismo, come abbiamo visto, non e’ un’ideologia, neppure debole: e’ uno stile politico, una serie di slogan ottenuti storpiando la tradizione democratica.
E’ la democrazia presa alla lettera, la sovranita’ del popolino, usata per fare opposizione prima, conquistare il potere poi, infine conservarlo.
Non a caso, messa da parte ogni parvenza di ideologia, Lega e M5S si sono divisi non solo le poltrone, come fanno tutti, ma ancor prima i due ruoli principali del gioco democratico: governo e opposizione.
Per un anno, cioe’, i media non hanno fatto altro che parlare delle liti interne al governo, credendo con questo di danneggiarlo. In effetti, si fosse trattato di un governo tradizionale, le liti sarebbero state rovinose, portando presto alle dimissioni.
Non cosi’ nel caso di un governo populista digitale. Qui, invece, i dissidi sono drammatizzati per monopolizzare l’attenzione dei media recitando entrambe le parti in commedia. Un giorno la Lega faceva il governo e il M5S l’opposizione,il giorno dopo si invertivano i ruoli.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la demcrazia – Il Mulino (2020)

Il fascismo al potere non si accontenta di apportare qualche emendamento alla costituzione e di esercitare la sua maggioranza come se fosse il popolo.
Il fascismo e’ un regime a se’ fondato sulla paura, sulla soppressione dell’opposizione politica e civile e sull’uso arbitrario della forza pubblica; vuole plasmare la societa’ e la vita civile secondo i suoi principi e non esita a far uso della violenza […]
Il fascismo e’ tirannia e il suo governo e’ una dittatura.
Il fascismo al potere e’ radicalmente antidemocratico, non solo a parole, ma anche de jure.
Non gli basta schiacciare l’opposizione con la propaganda martellante e quotidiana: usa il potere dello stato e la repressione violenta per ridurre l’opposizione al silenzio.
Vuole consenso, ma non rischia il dissenso: cosi’ abolisce le elezioni e reprime la liberta’ di espressione e di associazione, che sono i pilastri della politica democratica.
Mentre il populismo e’ ambiguo, il fascismo non lo e’ e, come la democrazia, si regge su un nucleo di idee inequivocabili che lo rendono immediatamente riconoscibile […]
In conclusione, il fascismo distrugge la democrazia dopo essersi servito degli strumenti di quest’ultima per rafforzarsi.
Il populismo sfigura la democrazia trasformandola senza distruggerla […]
Propongo di situare il successo del populismo odierno nel contesto della transizione dalla «democrazia dei partiti» alla «democrazia dell’audience» (o «democrazia del pubblico»).
La disintegrazione dei legami di fedelta’ e appartenenza ai partiti e’ andata a vantaggio di una politica di personalizzazione o di candidati che corteggiano il pubblico direttamente.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo, potere e profitti – Einaudi (2020)

Guardando in giro per il mondo, vediamo infatti che l’offerta e’ ampia: Le Pen in Francia, Morawiecki in Polonia, Orban in Ungheria, Erdogan in Turchia, Duterte nelle Filippine e Bolsonaro in Brasile.
Per quanto ognuno diverso dall’altro, tutti condividono il disprezzo per la democrazia (Orban ha parlato con orgoglio della virtu’ delle democrazie illiberali) e per lo Stato di diritto, per la liberta’ di comunicazione, per una magistratura indipendente.
Tutti credono negli «uomini forti» – in se stessi – sposando un culto della personalita’ che in buona parte del resto del mondo e’ ormai fuori moda.
E tutti cercano di dare la colpa dei propri problemi a chi viene da fuori: sono tutti nazionalisti cosiddetti «nativisti», che celebrano le virtu’ innate del loro popolo.
Questa generazione di autocrati o aspiranti autocrati sembra condividere ampiamente una rozzezza che in alcuni casi diventa aperto razzismo e misoginia.

Info:
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/

Populismo/ Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Il termine «populismo» e’ ambiguo e difficile da definire in modo chiaro e incontrovertibile.
Cio’ dipende dal fatto che non e’ un’ideologia o uno specifico regime politico, ma piuttosto un processo rappresentativo, attraverso il quale viene costruito un soggetto collettivo con l’ambizione di conquistare il potere.
Una cosa certa e’ che, sebbene sia «un modo di fare politica che puo’ assumere varie forme, in relazione alle epoche e ai luoghi», il populismo e’ incompatibile con regimi politici non democratici, perche’ fa leva sul consenso volontario dei cittadini e dichiara di contestare lo status quo in nome del popolo […]
Secondo l’Oxford English Dictionary, la politica populista si propone di rappresentare le opinioni e i desideri della gente comune, «la quale ritiene che le proprie preoccupazioni siano ignorate dalle elite costituite».
Due sono gli attori in campo: la gente comune e le elite costituite (che d’ora in poi chiameremo establishment).
Cio’ che li definisce e li mette in relazione e’ il sentimento della prima nei confronti delle seconde – un sentimento che un leader rappresentativo intercetta, narra ed esalta.
Il populismo definisce il popolo per esclusione: l’establishment e’ l’esternalita’ grazie alla quale e contro la quale concepisce se’ stesso.
La dinamica del populismo e’ una costruzione discorsiva: prevede un portavoce o un leader rappresentativo che interpreti le rivendicazioni dei gruppi sociali insoddisfatti e le unifichi in una narrativa ideologica e, soprattutto, nella sua persona.
Ecco perche’, come ha scritto Ernesto Laclau, tutti i governi populisti hanno il nome del loro leader. Il risultato e’ un tipo di movimento che, alla richiesta di spiegare cio’ che lo legittima a presentarsi come la voce del popolo, risponde nominando i nemici del popolo.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

Il venir meno della certezza di una prosperita’ sempre crescente, l’incertezza della globalizzazione, l’immigrazione di massa e lo scontro con l’Islam radicale hanno messo a nudo i nervi scoperti della diffidenza verso gli stranieri, che siano alle porte della nazione o si tratti di paesi stranieri.
Evidentemente, la nazione fornisce a molte persone una fonte politicamente potente e storicamente radicata d’identita’ «solo qui».
Di recente e’ emerso qualcosa che somiglia a un movimento internazionale che collega i vari gruppi nazionalisti e conservatori, una sorta di «internazionale xenofoba» […]
C’e’ tuttavia qualcosa di distintamente ossessivo nell’idea di un’internazionale xenofoba. Questi gruppi sono preoccupati di porre l’accento sull’autonomia e la sovranita’ nazionale e non sulla cooperazione.
Nonostante la personale vicinanza di Trump e Putin, il primo ha dichiarato che le relazioni tra i loro paesi sono dopo molti anni ai loro minimi; e, nonostante il suo sostegno alla Brexit, Trump non esonera il Regno Unito dalle sanzioni commerciali che ha imposto ai paesi europei.
Anche se Orban e la Lega si considerano in qualche modo alleati, Orban catalizza il sostegno in Ungheria rifiutando le richieste dell’UE di aiutare l’Italia nell’affrontare la questione dei rifugiati, mentre la Lega critica l’UE per non aver fatto in modo che l’Ungheria e i suoi vicini offrissero quell’aiuto.
Entrambe le parti sfuggono all’evidente contraddizione implicita nel rivolgere le loro ire contro l’Unione Europea […]
L’internazionale xenofoba e’ il prodotto dei tentativi da parte di vari imprenditori politici di plasmare, politicizzare e brandire le identita’ sociali per riempire il vuoto lasciato dal declino di quelle che hanno forgiato la democrazia del XX secolo.
Cio’ puo’ essere fatto sia persuadendo gruppi di persone a ritenere la loro identita’ assolutamente prioritaria, sia imponendo la propria identita’ sugli altri, che vanno trattati come estranei, nemici dell’identita’ protetta. Nazione ed etnia sono le armi piu’ potenti dal punto di vista emotivo per questo scopo, e sono usate sia dai gruppi conservatori predominanti sia dagli aspiranti leader delle stesse minoranze etniche radicali.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Abbiamo bisogno di comprendere il populismo al contempo come un movimento di opinione e contestazione e come un sistema di governo […]
E’ impreciso considerare il populismo alla stregua dei «movimenti popolari» o di protesta. Di per se’ i movimenti popolari possono fare uso di una retorica populista, ma non avere o non implicare un progetto di potere populista.
Esempi recenti di questa retorica sono i movimenti popolari di contestazione e di protesta che ricorrono al dualismo che contrappone «noi, il popolo» a «voi, l’establishment» – come i Girotondi in Italia nel 2002, Occupy Wall Street negli Stati Uniti nel 2011 e gli Indignados in Spagna nello stesso anno; in tempi ancora più recenti, i giletgialli francesi, la cui protesta, pur essendosi tradotta in manifestazioni anche violente di dissenso, non si e’ coagulata in una proposta politica che trovasse rappresentanza nelle istituzioni.
Senza una narrativa unificante, l’aspirazione a conquistare dei seggi in parlamento o al Congresso e un vertice dirigente che rivendichi di essere la «vera» espressione del popolo nella sua totalita’, i movimenti popolari rimangono cio’ che sono sempre stati: una sacrosanta espressione democratica di critica e contestazione.
Diverso e’ il caso dei tentativi populisti di conquistare le istituzioni rappresentative e la maggioranza di governo per poter modellare la societa’ sulla loro rappresentazione ideologica di popolo.
Esempi di questo tipo di attitudine sono le maggioranze populiste che si sono affermate in Ungheria (2012), Polonia (2014), StatiUniti (2016), Austria (2017) e Italia (2018).

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/