Geoeconomia/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Nell’ultimo decennio la Cina e’ stata la singola maggiore fonte di crescita globale.
Oggi e’ la nazione numero uno al mondo nel commercio, sostituendo gli Stati Uniti che avevano occupato per sette decenni questa posizione.
E’ il piu’ grande fabbricante e il secondo maggior importatore, e detiene le piu’ grandi riserve al mondo di valuta straniera. E’ prima nelle costruzioni navali e nella produzione di pannelli solari e pale eoliche. E’ il massimo mercato per automobili, computer e smartphone al mondo. Ha 226 dei 500 piu’ veloci calcolatori al mondo, il doppio dell’America.
Per farla breve, la Cina e’ gia’ arrivata.
La sua ascesa e’ stata tanto spettacolare che ormai possiamo scorgere il profilo di un sistema internazionale bipolare. Gli Stati Uniti rimangono di gran lunga la nazione numero uno, ma il tratto distintivo di qualsiasi sistema bipolare e’ che le prime due potenze sono mille miglia avanti alle altre […]
Se la Cina e’ cresciuta come potenza economica, e’ stata l’Europa, non l’America, a perdere colpi.
La percentuale americana del Pil globale e’ rimasta all’incirca costante dal 1980.
Invece i paesi che compongono oggi la Ue hanno visto la loro fetta di economia mondiale restringersi dal 1990 dal 30 a meno del 20 per cento, e in senso geopolitico la Ue e’ ancora abbastanza inerme come singola potenza.
La nazione europea piu’ ricca, la Germania, e’ circa un quarto come dimensioni dell’economia cinese. Altre nazioni non sono nemmeno iscritte allo stesso campionato.
Spesso come contraltare della Cina citano l’India, che pero’ ha un’economia piu’ piccola, circa un quinto rispetto alla Cina.
La Russia conserva alcuni attributi formali della grande potenza, e possiede anche un arsenale nucleare enorme e il diritto di veto in quanto membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma la sua economia e’ un ottavo di quella cinese, il bilancio militare un quarto

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/

Europa/Habermas

Jurgen Habermas, Wolfgang Streeck – OltreOltre l’austerità. Disputa sull’Europa – Castelvecchi (2020)

E’ evidente che la capacita’ di azione degli Stati nazione, che vegliano gelosi sulla loro da tempo tramontata sovranita’, non e’ sufficiente a sottrarsi agli imperativi di un settore bancario disfunzionale e gonfiato oltremisura.
Gli Stati incapaci di associarsi in entita’ sovranazionali, e che solo possono contare su accordi internazionali, non hanno alcuna chance di far fronte alla sfida politica di riportare tale settore alle esigenze dell’economia reale e ridurlo ai dovuti limiti funzionali.
Gli Stati dell’Unione monetaria europea in particolare si trovano a dover fare i conti con l’arduo compito di ricondurre mercati definitivamente globali nella portata di una indiretta, ma mirata, azione politica. Di fatto, le loro politiche contro la crisi si limitano al rafforzamento di una tecnocrazia di esperti in misure sospensive.
Senza le pressioni di una volonta’ viva scaturita da una societa’ civile mobilitata a livello internazionale, l’autoproclamatosi esecutivo di Bruxelles non avra’ mai la forza ne’ l’interesse di regolamentare i mercati, sempre piu’ selvaggi, in direzione di una maggiore giustizia sociale.

Info:
https://open.luiss.it/2021/04/02/un-destino-comune-nel-nome-della-solidarieta/
https://www.lafionda.org/2021/03/30/quali-prospettive-per-la-solidarieta-europea-nello-scenario-post-covid/
https://www.reset.it/articolo/come-nasce-leuropa-streit-tra-jurgen-habermas-e-wolfgang-streeck
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/19326-paolo-ortelli-capitalismo-e-democrazia-catastrofe-o-rivoluzione.html

 

Europa/Habermas

Jurgen Habermas, Wolfgang Streeck – Oltre l’austerita’. Disputa sull’Europa – Castelvecchi (2020)

L’aumento incontrollato e preoccupante del debito statale dei paesi del Sud Europa, al centro della polemica politica in quel momento, non potevano essere imputati in alcun modo a un «eccesso di democrazia»: ossia a una crescita incontrollata di richieste da parte della popolazione, che aveva prelevato per se’ troppe risorse negli ultimi decenni, attingendo ai fondi pubblici e vivendo al di sopra delle sue reali possibilita’ […]
Gli Stati venivano trasformati in soggetti collettivi dotati di responsabilita’ individuale e, come tali, messi gli uni contro gli altri, da una parte quelli spendaccioni, un po’ indolenti e corrotti del Sud Europa, dall’altra quelli del rigore virtuoso del Nord, di modo che alla fine la solidarieta’ di questi ultimi nei confronti dei primi doveva apparire anche come una punizione […]
La crisi del debito sovrano dei paesi europei andava letta, all’opposto, come l’esito ultimo della complessiva perdita di potere politico da parte della democrazia di massa, registratasi in tutti gli Stati occidentali negli ultimi decenni, e conseguente alla vittoria del neoliberismo nei confronti del capitalismo democratico del dopoguerra.
La crisi debitoria in corso non era stata, quindi, l’effetto di un eccesso di spesa, come volevano i teorici neoliberisti del common pool che si erano occupati del fallimento dello Stato fiscale, ma al contrario la conseguenza del fatto che i gruppi che avevano beneficiato maggiormente dell’economia capitalistica negli ultimi decenni avevano versato nelle casse dello Stato sempre meno, godendo di tagli fiscali, nonostante il loro reddito e il loro patrimonio fossero aumentati costantemente, a spese di coloro che avevano invece continuato a vivere di salario.
Il dibattito pubblico neonazionalista aveva fatto apparire il sovraindebitamento nazionale come un’accusa mossa contro i cittadini di un certo paese, che avevano fatto una vita comoda a spese dei cittadini di altri paesi.

Info:
https://open.luiss.it/2021/04/02/un-destino-comune-nel-nome-della-solidarieta/
https://www.lafionda.org/2021/03/30/quali-prospettive-per-la-solidarieta-europea-nello-scenario-post-covid/
https://www.reset.it/articolo/come-nasce-leuropa-streit-tra-jurgen-habermas-e-wolfgang-streeck
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/19326-paolo-ortelli-capitalismo-e-democrazia-catastrofe-o-rivoluzione.html

Geoeconomia/Harvey

David Haevey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Quello pero’ che ha davvero caratterizzato il periodo della globalizzazione, dagli anni ottanta in poi, e’ stata la possibilita’ di assistere a un livellamento del saggio di profitto, il che significa che in questo periodo e’ piu’ facile vedere un maggiore trasferimento di valore dalle economie ad alta intensita’ di lavoro a quelle ad alta intensita’ di capitale.
In altre parole, la distinzione fra economie ad alta intensita’ di lavoro e ad alta intensita’ di capitale e’ passata in primo piano. Percio’ ora e’ diventata un punto focale di lotta, una lotta feroce per cercare di impedire che certe aree del mondo diventino ad alta intensita’ di capitale.
E’ quello che stanno cercando di fare gli Stati Uniti proprio in questo momento nei confronti della Cina.
Perche’ gli Stati Uniti sono cosi’ irritati dal fatto che Pechino voglia diventare un’economia ad alta intensita’ di capitale entro il 2025?
Perche’ sono cosi’ irritati per i trasferimenti tecnologici verso la Cina?
E perche’ quindi c’e’ questa grande lotta sui diritti di proprieta’ intellettuale, che e’ la controversia che ha creato i maggiori problemi nei negoziati fra Trump e i cinesi?

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky, Emran Feroz – Lotta e declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Ponte alle Grazie (2021)

In passato l’imperialismo esercitava la violenza diretta per assoggettare quanti piu’ paesi possibile.
Non e’ certo un segreto; e’ cosi’ che sono andate le cose.
I predatori, ossia i colonialisti, ripartirono il mondo mediante trattati internazionali sempre a loro vantaggio, riservando ai popoli conquistati un trattamento brutale e razzista.
Un’altra caratteristica del vecchio imperialismo fu il colonialismo insediativo, che porto’ al massacro o all’espulsione delle popolazioni indigene e alla loro sostituzione con il popolo prediletto, la «razza migliore». Era una specialita’ britannica, che fu poi adottata anche dagli americani.
L’attuale politica estera statunitense non persegue tali ambiziosi obiettivi.
Prima della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti non erano la prima potenza globale. A quel tempo questo primato era riservato alla Gran Bretagna e, in misura minore, alla Francia. Le cose cambiarono con la guerra, che garanti’ agli Stati Uniti un potere enorme, un livello di sicurezza senza precedenti e numerosi altri vantaggi.
Il sistema globale emerso a quell’epoca era l’ideale per gli Stati Uniti perche’ rappresentava uno strumento indiretto con cui destabilizzare l’economia ed esercitare il controllo politico […]
Le direttive politiche erano dunque molto precise e in linea con le circostanze dell’epoca – e furono vincenti.
Una conseguenza, spesso sottaciuta, di tutto questo e’ che le societa’ con sede statunitense possiedono oggi circa la meta’ della ricchezza mondiale e figurano al primo posto in quasi ogni settore dell’economia internazionale.
E’ stata questa la piu’ grande impresa di quelli che Adam Smith chiamava i «padroni dell’umanita’».
Ai suoi tempi erano i mercanti e gli industriali inglesi; ai giorni nostri sono le multinazionali con complesse catene produttive globali

Info:
https://www.ponteallegrazie.it/libro/lotta-o-declino-noam-chomsky-9788833313702.html
https://www.ibs.it/lotta-o-declino-perche-dobbiamo-ebook-noam-chomsky-emran-feroz/e/9788833317083?gclid=Cj0KCQiA4b2MBhD2ARIsAIrcB-T6LTxkHyOZ7PhIqesdLQ8CpBrHiapLocGukQwOMx77OWBPG3WDuCsaAv64EALw_wcB

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky, Emran Feroz – Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Ponte alle Grazie (2021)

Le migrazioni sono generate dai ricchi e dai potenti, i quali adesso si lamentano per un esiguo flusso di vittime disperate che loro possono assorbire tranquillamente.
La sola invasione angloamericana dell’Iraq ha provocato l’esodo di quattro milioni di persone, di cui quasi la meta’ e’ fuggita nei paesi vicini. Gli iracheni continuano a scappare da una nazione che e’ una delle piu’ miserabili della terra per colpa delle feroci sanzioni imposte per dieci anni dall’Occidente, seguite poi dalle aggressioni dei ricchi e potenti, che hanno devastato il paese e innescato un conflitto settario che sta facendo a pezzi l’Iraq e l’intera regione.
Che cosa hanno fatto gli europei in Africa e’ storia nota.
Da questo continente provengono flussi ancora piu’ consistenti di migranti che transitano oggi attraverso il varco creato dai bombardamenti franco-anglo-americani sulla Libia, distruggendola e lasciandola nelle mani di milizie in guerra tra loro.
Cosi’ come sono note le azioni degli Stati Uniti nell’America centrale, che hanno seminato il terrore e la miseria da cui le persone continuano a fuggire ancora adesso; a queste si aggiungono anche le vittime messicane di quell’accordo di libero scambio che, com’era prevedibile, ha distrutto l’agricoltura del Messico, incapace di competere con le multinazionali statunitensi generosamente sussidiate dallo Stato.
La risposta dei ricchi e potenti Stati Uniti e’ di fare pressioni sul Messico perche’ tenga lontane le loro vittime dalle frontiere, e le rimandi indietro senza pieta’ se riescono ad aggirare i controlli.
La risposta della ricca e potente Unione europea e’ di corrompere e fare pressioni sulla Turchia perche’ tenga lontani dai suoi confini i poveri sopravvissuti e di ammassare i profughi negli orrendi campi di detenzione turchi.

Info:
https://www.ponteallegrazie.it/libro/lotta-o-declino-noam-chomsky-9788833313702.html
https://www.ibs.it/lotta-o-declino-perche-dobbiamo-ebook-noam-chomsky-emran-feroz/e/9788833317083?gclid=Cj0KCQiA4b2MBhD2ARIsAIrcB-T6LTxkHyOZ7PhIqesdLQ8CpBrHiapLocGukQwOMx77OWBPG3WDuCsaAv64EALw_wcB

Europa/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo – Castelvecchi (2021)

Cio’ che da governatore Raghuram Rajan ha detto per l’India – e cioe’ che the export-driven model of economic growth is dead – vale ancor piu’ per l’Europa.
Vi e’ un doppio movimento che spinge in tale direzione.
Da un lato un continente con il piu’ grande, il piu’ sofisticato e il piu’ avanzato mercato interno del mondo non ha buone ragioni per continuare nel modello di crescita trainato dalle esportazioni che lo ha guidato per tutto il secondo dopoguerra.
Dall’altro lato la ritirata della globalizzazione, inevitabilmente accentuata dalla vicenda del coronavirus, mette in dubbio […] la scelta storica europea di basare la propria crescita sull’export.
Tutto cio’ apre rilevanti opportunita’ a un Paese come l’Italia che [..] e’ l’unico Paese europeo ad avere i margini – cioe’ milioni di lavoratori inoccupati e miliardi di investimenti mancati da recuperare – per compensare, contribuendo a ricostruire catene europee nel settore medico-farmaceutico, nell’energia ambientale, nelle Tlc, nel 5G, nel controllo dei dati e cosi’ via, posto che il vantaggio di costo dell’Est Europa e dell’Asia e’ oggi molto inferiore a quello di vent’anni fa e sarebbe primario interesse dei Paesi europei maggiori esportatori (Germania e Olanda in primo luogo) neutralizzare con un’Italia in pieno impiego di lavoro e capitale l’enorme perdita di Pil europeo che provoca il dimezzamento della bilancia con l’estero causato dalla pandemia.
Anche sotto questo profilo appare straordinario il potenziale racchiuso nel Piano Next Generation Eu adottato dall’Europa.

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
https://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/

Geoeconomia/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Dobbiamo partire dal presupposto che il neoliberismo puo’ esistere solo grazie al fatto che alcuni paesi chiave non lo applicano.
La Germania, la Cina e il Giappone praticano quello che i detrattori definiscono «neomercantilismo»: manipolare gli scambi commerciali, gli investimenti e la valuta per accumulare grandi masse di liquidita’ altrui. Questi paesi in surplus erano visti come eco
nomicamente indolenti, ma nel mondo post crisi sono fra le poche economie rimaste in piedi […]
La principale unita’ di misura degli squilibri globali
e’ la bilancia delle partite correnti, cioe’ la differenza tra importazioni ed esportazioni di beni, servizi e investimenti.
Gli squilibri globali nella 
bilancia delle partite correnti sono cresciuti a ritmi regolari per tutti gli anni novanta; poi, dopo il 2000, sono decollati rapidamente, salendo dall’1 per cento del Pil mondiale al 3 nel 2006.
I principali paesi in deficit erano gli Stati Uniti e gran parte dell’Europa; i paesi in surplus la Cina, il Giappone, il resto dell’Asia, la Germania e i produttori di petrolio.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Europa/Azzara’

Stefano G. Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato d’eccezione – Mimesis (2020)

[L’Europa] ha pensato a lungo a se stessa e si pensa tutt’ora come il centro del mondo ma si trova in un declino irreversibile.
Dal dopoguerra a oggi ha coltivato il sogno della propria diversita’ e cioe’ della diversita’ del proprio capitalismo, inteso come alternativa al socialismo di stampo sovietico ma anche al dominio del mercato tipico del capitalismo statunitense.
Anche dopo la fine della Guerra fredda ha pensato che fosse possibile riproporre la propria via intermedia, caratterizzata dall’“economia sociale di mercato”, per costruire un contraltare geopolitico e geoeconomico al neoliberismo trionfante che non passasse pero’ da uno stringente controllo politico dell’economia e non cedesse alle tentazioni burocratizzanti del capitalismo politico di marca orientale. […]
Tuttavia, il welfare europeo che abbiamo conosciuto fino a qualche tempo fa, quel “grande percorso economico e sociale”, e’ stato “un’eccezione” e non “la norma nella storia del capitalismo”.
E in misura ancora maggiore rispetto ad altri modelli richiedeva una presenza attiva delle istituzioni e della politica, perche’ “l’estensione dei diritti dello Stato sociale non e’ uno stato di natura ma dipende dalla capacita’ dei sistemi economici, politici e sociali di garantirli”. […]
Oggi non esiste piu’ un modello europeo o un capitalismo europeo degno di questo nome, perche’, lacerata da una competizione interna suicida, “l’Unione europea non e’ un luogo di convergenza tra modelli di capitalismi, ma piuttosto un negoziato perpetuo, sia come modalita’ di funzionamento che come progetto di integrazione”. Una continua contrattazione tra Stati nazionali insignificanti nella quale, per ragioni di interesse microscopiche, “le coalizioni europee si formano e si scompongono”[…]
Lungi dal costituire addirittura l’avamposto del neoliberalismo globale e l’imperialismo principale, come i sovranisti ossessionati da Bruxelles e persino alcuni marxisti ritengono, le nazioni europee sono delle “impotenze geopolitiche” e siamo di fronte alla “marginalizzazione dell’Europa come soggetto storico”, alla sua “definitiva uscita dal centro del mondo rispetto all’altro lato dell’Atlantico e al Pacifico”, tanto che si puo’ dire che “L’Europa sopravvive come nostalgia e come oggetto”.
In particolare, lo “spazio europeo” e’ diventato terreno di scontro delle “potenze del capitalismo politico, Stati Uniti e Cina

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky, Emran Feroz – Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Ponte alle Grazie (2021)

Gli Stati Uniti investono nel campo militare quanto le altre sette potenze messe insieme.
L’incremento della spesa militare voluto da Trump e’ pari a circa l’80% del bilancio complessivo delle forze armate russe.
Dal punto di vista tecnologico l’America e’ molto piu’ avanzata di qualsiasi altro Stato. Forze statunitensi sono presenti nel 70% dei paesi mondiali e gli Stati Uniti mantengono oltre ottocento basi militari all’estero.
Come veniamo a sapere da una ricerca allarmante pubblicata di recente, alcuni esperti militari che studiano il programma di ammodernamento nucleare sono giunti alla conclusione che le «rivoluzionarie nuove tecnologie» hanno triplicato la potenza letale complessiva degli attuali sistemi di difesa missilistici statunitensi.
Cio’ significa che questi armamenti fanno esattamente cio’ che ci si aspetta da loro, e da uno Stato dotato di armi nucleari: combattere e vincere una guerra atomica disarmando i nemici con un primo attacco a sorpresa.

Info:
https://www.ponteallegrazie.it/libro/lotta-o-declino-noam-chomsky-9788833313702.html