Europa/Canfora

Luciano Canfora, Gustavo Zagrebelsky – La maschera democratica dell’oligarchia – Laterza (2015)

L’Europa e’ uno spazio che ha una sua tradizione costituzionale: i diritti europei non sono gli stessi che si trovano al di la’ dell’Oceano Atlantico e tanto meno nei paesi dell’Est.
Noi abbiamo una tradizione di civilta’ che finiremo col perdere, se continueremo a pensare che le cose possono andare per conto loro.
Uno degli elementi della nostra civilta’ e’ lo Stato sociale, realizzato nel tempo grazie alle lotte operaie e sindacali, che non solo hanno creato istituzioni pubbliche del benessere, ma hanno alimentato una vera e propria tradizione culturale.
Quello che sta accadendo e’ lo smantellamento, in nome di un liberismo illimitato e di un individualismo della convenienza, proprio di queste basi tradizionali dell’Europa.
Se perdiamo questo, per quale ragione dovremmo fare un’unita’ politica? Che senso avrebbe?
L’Europa ha senso se mantiene ferme le ragioni storiche
delle sue differenze e le offre nel contesto internazionale come un contributo originale.

Info:
http://www.nuovomille.it/cultura-e-societa/la-maschera-democratica-delloligarchia
https://www.gruppolaico.it/2015/09/16/la-maschera-democratica-delloligarchia/
http://tempofertile.blogspot.com/2015/03/luciano-canfora-gustavo-zagrebelsky-la.html

Europa/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La sfida dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Il populismo e’ diventato un tema di discussione privilegiato dei circoli liberali, e nessuno mai ha messo in luce gli inganni e i pericoli populisti meglio degli autori liberali.
Ma i liberali si sono dimostrati piu’ abili nel puntare il dito contro gli altri che nel riflettere su se stessi.
Essi dedicano piu’ tempo a spiegare la nascita del populismo che a illuminare la caduta del liberalismo. Rifiutano di guardarsi nello specchio e riconoscere le loro insufficienze, che hanno portato alla marea populista in tutto il continente […]
Oggi e’ l’intera Europa che versa in uno stato di confusione, con un sistema liberale che comincia a sfarinarsi non solo a Varsavia e a Budapest, ma anche a Londra, Amsterdam, Madrid, Roma, Atene e Parigi.
I cittadini dell’Europa si sentono insicuri e arrabbiati.
I loro leader si rivelano incompetenti e disonesti.
I loro imprenditori appaiono furibondi e angosciati […]
Com’e’ possibile che un continente pacifico, prospero e integrato stia andando in frantumi?
Perche’ europei apparentemente pragmatici si stanno
lanciando in un tuffo nell’ignoto sotto bandiere populiste? […]
Come la politica della paura puo’ essere sostituita dalla politica della speranza?

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Europa/Sassoon

Donald Sassoon – Sintomi morbosi. Nella nostra storia di ieri i segnali della crisi di oggi – Garzanti (2019)

Ci si sarebbe potuti aspettare che gli europei, scontenti della politica della propria nazione, avrebbero atteso dall’Unione Europea una guida e una leadership, ma la rabbia contro la propria classe politica si e’ trasformata in opposizione al progetto paneuropeo dei loro leader nazionali.
Ma perche’ tanti europei sono arrabbiati o quantomeno delusi?
Non sono mai stati cosi’ ricchi. Non hanno mai vissuto un periodo cosi’ lungo di prosperita’ e di pace. Nell’attuale, difficile clima economico l’Unione Europea, pur se irrilevante o marginale, non ha comunque causato la recessione globale del 2008, la delocalizzazione dell’occupazione manifatturiera in Cina o altrove (al contrario, ha cercato di arginarla), la crescente potenza della finanza o delle banche, l’inuguaglianza.
Eppure il progetto europeo non e’ riuscito a conquistare i cuori e le menti di molti.
Per diventare centrale nella vita politica, in effetti, l’Unione Europea avrebbe bisogno di maggiori poteri, che non potra’ mai avere senza il sostegno degli europei, che non glielo daranno prima che l’Unione abbia conquistato i loro cuori e le loro menti: ecco il palese circolo vizioso in cui si trova l’Unione Europea […]
La persistenza del provincialismo e del nazionalismo di bassa lega e’ una delle cause del fallimento del progetto europeo. L’euroscetticismo e i partiti euroscettici sono aumentati notevolmente negli ultimi vent’anni. Anche in Italia, un paese tradizionalmente euro-entusiasta, ora nelle mani di partiti euroscettici (Movimento 5 Stelle e Lega).
Se nel 2004 il 50% degli europei credeva nell’UE, nel 2016 la cifra e’ scesa al 32% (avvicinandosi alla triste percentuale di chi ha fiducia nel proprio governo nazionale, che si aggira attorno al 31-32%).

Info:
https://www.ilpost.it/2019/03/05/sintomi-di-crisi-donald-sassoon-circolo-dei-lettori/
https://left.it/2019/08/30/donald-sassoon-quei-sintomi-morbosi-che-salvini-alimenta/

Europa/Gallino

Luciano Gallino – L’attacco allo stato sociale. Lo smantellamento del welfare nell’Unione Europea- Einaudi (2013)

L’Unione Europea e’ un progetto politico, economico, sociale, culturale che presenta elementi unici al mondo.
Uno di questi elementi, forse quello che potrebbe avere la maggior forza unificante per i cittadini Ue, e’ a mio avviso il modello sociale che si ritrova nella Ue e, in tutto il mondo, solamente in essa […]
L’espressione modello sociale europeo suona un po’ astratta, ma e’ ricca di significati concreti. Essa designa un’invenzione politica senza precedenti, forse la piu’ importante del xx secolo.
Essa significa che la societa’ intera si assume la responsabilita’ di produrre sicurezza economica e sociale per ciascun singolo individuo, quale che sia la sua posizione sociale e i mezzi che possiede.
Produrre sicurezza economica richiede la costruzione di sistemi di protezione sociale avendo in vista una serie di eventi che possono sconvolgere in qualsiasi momento la vita di ciascuno.
Sono la malattia, l’incidente, la disoccupazione, la poverta’, la vecchiaia […]
Sin dagli anni Novanta del secolo scorso si parlava di almeno tre modelli differenti: il tipo socialdemocratico o nordico o scandinavo; il tipo liberale o anglosassone; il tipo socialconservatore o continentale.
Piu’ tardi i modelli individuati diventarono almeno quattro, con l’aggiunta ai precedenti del tipo mediterraneo […]
Appare pertanto arduo comprendere come si possa individuare nella eccessiva generosita’ dello stato sociale il fattore che rende non solo indispensabile, ma altresi’ urgente, una sua marcata riduzione, a causa del peso insostenibile che e'[…] giunto a far gravare sui bilanci pubblici.
Una lettura piu’ realistica della crisi porterebbe piuttosto a dire che, essendo i bilanci pubblici stremati dal menzionato sostegno al sistema finanziario, in presenza di una crisi che appare tutt’altro che risolta, gli stati sono costretti,volenti o nolenti, a ridurre la spesa della voce piu’ importante del
loro bilancio – la spesa sociale.

Info:
https://www.amazon.it/Lattacco-allo-stato-sociale-smantellamento-ebook/product-reviews/B00BUE9NRG

Europa/Formenti

Carlo Formenti – Oligarchi e plebei. Diario di un conflitto globale – Mimesis (2018)

Febbraio 2017. Nei giorni scorsi e’ stato lanciato – ottenendo grande rilievo sui media – un Appello per il rilancio dell’integrazione europea firmato da trecento intellettuali fra i quali spiccano Giuliano Amato e Anthony Giddens, fra i massimi esponenti della Terza via e del pensiero unico liberista.
Nel testo in questione:
1) si afferma che oggi la Ue e’ sotto attacco «sebbene abbia garantito pace, democrazia e benessere per decenni»;
2) si esalta l’«economia sociale di mercato», affermando che essa puo’ funzionare solo grazie a una governance multilivello e al principio di sussidiarieta’;
3) si rivendica il ruolo di un’Europa cosmopolita nella costruzione di una «governance globale democratica ed efficiente» […]
Proviamo a decodificare il senso di queste affermazioni, […]
Una prima considerazione e’ che l’affermazione secondo cui l’Europa ha garantito pace, democrazia e benessere e’ falsa: dai Balcani all’Ucraina, passando per la Libia, l’Europa e’ stata un costante fattore di guerra; quanto alla democrazia chiedete cosa ne pensa il popolo greco; infine il benessere e’ un miraggio per milioni di cittadini europei che hanno visto peggiorare drasticamente i livelli salariali e di occupazione, oltre a perdere gran parte dei diritti conquistati prima dell’avvio del processo di unificazione […]
Seconda considerazione: associare l’economia sociale di mercato all’allargamento della democrazia e’ una contraddizione in termini. Questo concetto e’ infatti costitutivo di quel progetto neoliberista che ha sottratto il ruolo della legittimazione al quadro costituzionale-parlamentare per trasferirlo a organismi non eletti che rispondono agli imperativi del mercato.
Inoltre la sussidiarieta’ di cui si parla e’ consistita nella proliferazione di enti, agenzie e autorita’ deputati a gestire localmente i bisogni sociali – proliferazione che e’ proceduta di pari passo con lo smantellamento del welfare e con l’assunzione dell’impresa privata quale modello di regolazione sociale, in base al principio secondo cui non bisogna ostacolare chi potrebbe erogare un servizio migliore del servizio pubblico (pratica che Colin Crouch ha definito come una spoliticizzazione del servizio pubblico attraverso la riduzione del cittadino a cliente […]
Per concludere: il riferimento alla natura cosmopolita dell’Europa – per inciso smentito dai muri e dalle altre pratiche di contrasto ai flussi migratori, come il vergognoso accordo con il regime turco e’ espressione dell’“internazionalismo” delle elite, le quali vogliono schiacciare le resistenze dei popoli alla colonizzazione del mercato globale.
Come conciliare tutto cio’ con la proposta di legittimare l’oligarchia di Bruxelles sottoponendola al vaglio degli elettori? Ai firmatari dell’appello non mancano gli strumenti concettuali per progettare alchimie tecniche in grado di garantire a priori il trionfo di una grande coalizione europea “antipopulista”.

Info:
https://www.carmillaonline.com/2018/05/15/le-nuove-pelbi-globali-dentro-la-crisi-sistemica/
https://www.sinistrainrete.info/libri/16175-carlo-formenti-oligarchi-e-plebei.html

Europa/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump- Fazi (2017)

L’Europa geostorica conta almeno le macroaree mediterraneo-latina, quella tedesco-scandinava, quella balto-slava, quella balcanica, quella bulgaro-rumena-ucraina oltre a quella britannica […]
L’Unione Europea vale il 25 per cento del PIL mondiale [Banca Mondiale 2015] con il 7,1 per cento della popolazione (qualcosa meno quando sara’ ratificato l’abbandono britannico), l’eurozona e’ il 15,8 per cento del PIL mondiale con il 4,7 per cento della popolazione.
Purtroppo, il peso percentuale del suo PIL e il peso percentuale della sua popolazione sono in contrazione storica. L’UE, nel 1970, valeva il 37 per cento del PIL mondiale, ha perso quindi piu’ di un terzo del suo peso in quarant’anni. Demograficamente, l’Europa intera pesava il 21 per cento del mondo nel dopoguerra; nel 2050 avra’ perso 2/3 della sua consistenza e sara’ solo il 7 per cento del totale.
Dei 20 paesi del mondo che hanno i piu’ bassi indici di natalita’, 16 sono europei.
Dei 20 per maggior aspettativa di vita, 15 sono europei (l’Italia e’ tra i leader nell’una e nell’altra classifica).
L’Europa e’ un universo in contrazione, con un peso ancora importante ma in prospettiva meno decisivo e una popolazione sempre più anziana.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump

Europa/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishmant e populismo – Laterza (2017)

Il punto chiave: uscire dall’euro non ci fara’ uscire dal fondamentalismo di mercato […]
Si tratta, invece, di capire che il problema e’ piu’ grande dell’euro. Che il problema non e’ uno spazio geografico o un confine. Ma l’uscita da un immaginario distorto e corrotto e da un sistema economico iniquo e distruttivo.
Basti pensare come sia proprio negli Stati Uniti – paese con piena sovranita’ monetaria se mai ce ne fu uno – che si e’ sviluppato lo slogan del 99% e in cui tutto cio’ che rimproveriamo all’Unione e’ amplificato: un mercato finanziario ancora piu’ rapace e diseguaglianze ancora piu’ marcate, una classe politica ancora piu’ succube delle grandi lobby e una democrazia talmente corrotta da aver creato le condizioni per la vittoria di Donald Trump.
L’opposizione fra quanti sono a favore di una maggiore integrazione e quanti chiedono un’uscita dalla moneta unica e’ un’opposizione falsata e fuorviante.
Il punto non e’ cambiare la moneta, ma cambiare la politica.
E iniziare a uscire dal pantano non richiede un nuovo conio, ma un nuovo corso.
Si tratta di costruire le basi di quella che piu’ avanti chiameremo disobbedienza governativa, ossia la capacita’ della politica di innescare un vero conflitto con le strutture dell’Unione, senza escludere la possibilità di un’implosione dell’euro se il sistema continuera’ a barricarsi dietro a immobilismi e rigidita’, ma senza fare di questo il nostro obiettivo.
Perche’ il nostro obiettivo deve essere quello di restituire democrazia e sovranita’ popolare, eguaglianza e dignita’, alla grande maggioranza di cittadini che ne e’ privata tanto dall’Unione quanto dal proprio Stato nazionale.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

Europa/Sassoon

Donald Sassoon – Sintomi morbosi. Nella nostra storia di ieri i segnali della crisi di oggi – Garzanti (2019)

L’idea di un codice unico di principi e valori da potersi definire «europei» e’ esistita solo nell’immaginazione di certi intellettuali come programma per il futuro, ma non e’ una realta’.
Non sono esistiti valori comuni ne’ in Francia ne’ in Gran Bretagna ne’ in Italia, nemmeno durante il rinascimento o l’illuminismo. Eppure in molti invocano gli antichi «valori» della tradizione.
L’idea dei «valori comuni europei» e’ invece molto recente, nasce nel XVIII secolo.
L’idea di «unita’ europea» e’ ancora piu’ recente. Poco piu’ di centocinquant’anni fa l’Italia era in via di unificazione, come anche la Germania. Nessuno parlava di un’Europa unita, nemmeno Giuseppe Mazzini, fondatore della Giovine Europa, che immaginava un’Europa unita solo quando si fosse costituito ciascuno stato nazionale […]
L’Europa era talmente divisa che quando gli europei pensavano alle guerre pensavano a guerre da combattere contro altri europei.
Alla fine del XIX secolo i britannici e i francesi erano preoccupati dei tedeschi, gli italiani degli austriaci, i polacchi dei tedeschi, i popoli balcanici gli uni degli altri, gli ottomani dell’Europa, e i russi… i russi erano preoccupati piu’ o meno di tutti, come lo sono adesso.
Lungi dall’unirsi, gli europei si preparavano alla peggiore guerra intestina della loro storia, peggio della guerra dei Cent’anni, peggio di quella dei Trent’anni, peggio di quelle napoleoniche. Poco piu’ di un secolo fa la prima guerra mondiale(chiamata mondiale, ma combattuta prevalentemente in Europa) distrusse la possibilita’ di una supremazia globale europea. Alla fine della guerra i piu’ sa- gaci tra gli europei compresero che il loro continente non era piu’ il centro dell’universo. Ma molti europei continuarono a coltivare le loro illusioni per tutti gli anni Venti e Trenta. Ci sono ancora francesi e inglesi che continuano a comportarsi come se avessero degli imperi. […]
La seconda guerra mondiale ha aggiunto altri cinquanta milioni di morti ai venti della prima e completo’ il compito di portare l’Europa dal centro del mondo alla sua periferia. Nei vent’anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale
i francesi e i britannici hanno perduto i loro imperi.
L’Europa stessa fu divisa fra Est e Ovest. La Germania fu affettata in due e tale e’ rimasta fino al 1990.

Info:
https://www.ilpost.it/2019/03/05/sintomi-di-crisi-donald-sassoon-circolo-dei-lettori/
https://left.it/2019/08/30/donald-sassoon-quei-sintomi-morbosi-che-salvini-alimenta/

Europa/Salmon

Christian Salmon – Fake. Come la politica mondiale ha divorato se stessa – Laterza (2020)

La Grecia era alla bancarotta.
Il deficit di bilancio era esplosivo, cosi’ come il debito. Non era al 6% del PIL, ma all’8,3% (e sarebbe salito fino al 9%).
Di chi era la colpa?
Dei banchieri insensibili che avevano innaffiato la Grecia di liquidita’ per finanziare le esportazioni tedesche o francesi?
Dei beneficiari greci delle elargizioni europee che avevano organizzato la (loro) evasione fiscale?
Della banca Goldman Sachs che aveva truccato i conti pubblici greci per permettere al paese di entrare nella moneta unica?
O della popolazione greca, accusata di tutti i mali e spinta a riformarsi per espiare le sue colpe? […] 
La Grecia fu dichiarata colpevole, e unica colpevole, dei suoi debiti, il cui pagamento divenne un obbligo che non era piu’ una questione d’onore: il creditore doveva ottenere dal debitore tutto, assolutamente tutto cio’ che gli era dovuto, indiscriminatamente […]
Che cosa deve fare una famiglia sovraindebitata?
Negozia dilazioni di pagamento e stringe la cinghia per poter assolvere agli obblighi.
Questo dicono i sostenitori dell’austerita’.
Di qui a pensare che le nazioni sovraindebitate nel sistema degli scambi internazionali debbano fare la stessa cosa, il passo e’ breve. I fautori della “regola aurea”, sulla scia dei tedeschi, non la pensano diversamente […]
La metafora della famiglia indebitata fu una mistificazione che funzionava, aveva il colore dell’evidenza, rivolgendosi a tutti indiscriminatamente, chiamando in causa la gestione domestica.
Ma e’ falsa, perche’ in una famiglia le entrate sono indipendenti dalle spese, e quindi e’ possibile ridurre le spese mantenendo le entrate allo stesso livello, e pagare cosi’ i debiti scaglionando i termini di pagamento.
A livello di una nazione le cose non vanno affatto cosi’, poiche’ le spese degli uni sono le entrate degli altri. Se per far uscire un paese dall’indebitamento ci si limita a comprimere le spese, le entrate di alcuni diminuiscono perche’ altri spenderanno meno, e viceversa. Cosi’ la diminuzione degli introiti aggrava il problema del debito.
«Il momento buono per l’austerita’ sono i periodi di boom, non le fasi di crisi», affermava gia’ Keynes. E allora, perche’ continuare a predicare l’austerita’? […]
L’episodio greco non si limito’ quindi alle problematiche di una rinegoziazione del debito costellata di incidenti ben poco diplomatici, di umiliazioni e di minacce. Fu al tempo stesso un terremoto politico nel cuore dell’Europa, una crisi finanziaria dell’Eurozona, un fallimento morale dell’Unione Europea, incapace di adempiere la sua missione di solidarieta’ nei confronti di uno dei suoi Stati membri, e un colpo di Stato finanziario fomentato dalla troika, nella circostanza unico vero governo dell’Eurozona […]
La costruzione europea che si ammantava da anni delle sue intenzioni pacifiche, del suo “umanesimo” da secondo dopoguerra, dei suoi valori di liberta’ e di democrazia, era dunque stata, nella gestione della crisi greca, un mostro cieco, liberticida, animato da una volonta’ di potenza irrazionale e autodistruttiva.
Da non democratiche, le istituzioni dell’Unione Europea erano passate ad essere “dittatoriali”. Da impotente e approssimativa, l’Unione Europea si era trasformata in un’entita’ aggressiva ed egemonica. Non era solo la Grecia ad essere umiliata, era l’Europa solidale e democratica che si dimostrava pura fantasia. Nessuno avrebbe piu’ potuto ignorare che l’Unione Europea si comportava come un impero nei confronti dei suoi membri indeboliti, ridotti al rango di Stati vassalli.
Il momento greco dell’Europa fu storico […]
Veniva svelata la natura dell’Unione Europea, una camicia di forza per le nazioni del Sud dell’Europa.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2371:christian-salmon-fake-come-la-politica-mondiale-ha-divorato-se-stessa&catid=40:primopiano
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/fake-di-christian-salmon/

https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139653

Europa/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice . La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Piu’ Europa? […] Un’unione fiscale degna di questo nome richiederebbe un bilancio federale pari almeno al 10 per cento del PIL dell’eurozona; trasferimenti fiscali dai paesi piu’ ricchi verso quelli piu’ poveri; un’autorita’ federale capace di effettuare spesa in deficit con il sostegno attivo della BCE; un effettivo trasferimento di rappresentativita’ democratica dal livello nazionale a quello sovranazionale (no taxation without representation).
Purtroppo, l’unione fiscale proposta da Schäuble non soddisfa nessuna di queste condizioni. Al contrario, essa ruota attorno alla creazione di un organo indipendente col potere di veto sui bilanci nazionali […]
Si tratta, in sostanza, di un piano finalizzato a privare gli Stati nazionali di quel minimo di potere discrezionale che gli e’ rimasto, mettendo definitivamente il pilota automatico alla politica fiscale (in linea col dogma ordoliberale): il passo finale nella trasformazione definitiva dell’eurozona in una gabbia ordoliberale basata su un sistema di regole ferree e inflessibili […] Allo stesso tempo va anche rigettata con forza l’argomentazione, cara ai tedeschi, secondo cui, in assenza di un’unione fiscale, e’ necessario limitare ulteriormente l’autonomia fiscale degli Stati membri.
Questo rappresenta un ribaltamento totale di quello che insegna la teoria economica, nonche’ la storia, in materia di federazioni.
E’ vero l’esatto contrario, infatti: solo laddove esiste uno
“Stato centrale” in grado di compensare le fluttuazioni asimmetriche nei vari Stati membri e di redistribuire le risorse all’interno dell’unione monetaria ha senso limitare l’autonomia fiscale dei singoli Stati; in caso contrario, porre vincoli dibilancio molto stringenti ai singoli paesi li priva semplicemente della capacita’ di rispondere alle recessioni in modo adeguato, come dimostra bene la perdurante crisi dell’eurozona.
Insistere su questa strada – rafforzare i vincoli di bilancio finche’ non si arriva all’unione fiscale – vuol dire continuare a mettere il carro prima dei buoi, con conseguenze che non potranno che essere devastanti.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/