Lavoro/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 – Bruno Mondadori (2008)

Spesso la crisi dei movimenti operai e’ stata interpretata come un effetto dell’ipermobilita’ del capitale produttivo nel tardo Novecento, che ha creato un mercato del lavoro unico in cui tutti i lavoratori sono costretti a competere gli uni contro gli altri su scala planetaria. […]
Con lo spostamento della produzione (o anche solo con la minaccia di farlo) «dall’altra parte del mondo», le aziende multinazionali hanno innalzato il livello di concorrenza tra «l’enorme massa di lavoratori non sindacalizzati» e messo sotto pressione «il movimento operaio internazionale »
Di conseguenza il potere contrattuale dei lavoratori e’ diminuito, lasciando spazio a una “corsa verso il basso” dei salari e delle garanzie per i lavoratori […]
Secondo altri studiosi, le conseguenze fondamentali dell’iper-mobilita’ del capitale sui movimenti operai sarebbero da ricercarsi piuttosto nei suoi effetti indiretti. Da questo punto di vista, l’iper-mobilita’ del capitale indebolisce di fatto la sovranita’ dello stato, e piu’ gli stati perdono la capacita’ di controllare con efficacia i flussi di capitale, piu’ diminuisce anche la loro capacita’ di proteggere il tenore di vita dei propri cittadini e i diritti dei lavoratori […]
Gli stati che insistono nel mantenere un patto sociale costoso con i propri cittadini, comprese le proprie classi operaie, rischiano di essere tagliati fuori dai flussi di investimento […] Un’altra spiegazione importante della crisi del movimento operaio da’ rilievo non tanto alle conseguenze della mobilita’ del capitale, quanto alle trasformazioni dell’organizzazione dei processi di produzione. Queste trasformazioni (o “innovazioni di processo”), sono viste da molti come il fattore che ha minato alla base il potere contrattuale dei lavoratori […]
La classe operaia risulta quindi disaggregata e disorganizzata strutturalmente, e quindi tende ad accostarsi a una «politica del risentimento» piu’ che ai «sindacati operai tradizionali e alla politica delle sinistre.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti – Laterza (2014)

La critica neoliberista dei mercati del lavoro non si limitava […] a porre in questione le politiche macroeconomiche di gestione della domanda, ma era rivolta, piu’ in generale, contro i tentativi di governi e sindacati di imporre standard di orari, condizioni di lavoro e contributi previdenziali diversi da quelli prodotti autonomamente dalla concorrenza sul mercato.
Quei tentativi, essendo costosi, non potevano provocare altro che aumento dei prezzi, minore domanda e maggiore disoccupazione.
Per questo i neoliberisti raccomandavano lo smantellamento delle norme di tutela dei lavoratori e la riduzione o l’eliminazione degli oneri sociali a carico delle imprese […]
[Il] vero e proprio tracollo del keynesianesimo, non fu perche’ le sue idee fossero sbagliate, ma perche’ il modello keynesiano era orientato soprattutto sugli interessi dei lavoratori manuali della societa’ industriale occidentale – una classe storicamente in declino e che andava perdendo la sua forza sociale.
Le forze maggiormente avvantaggiate dal neoliberismo – prime fra tutte le imprese globali, soprattutto del settore finanziario – mantengono invece praticamente inalterata la loro importanza.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2013/09/colin-crouch-il-potere-dei-giganti.html
https://tramedoro.eu/?p=2447
https:/www.pandorarivista.it/articoli/disuguaglianze-intervista-colin-crouch/

Finanziarizzazione/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Le stock options, a differenza delle altre voci della retribuzione, dai tempi di Ronald Reagan sono tassate come capital gain e godono quindi di un’aliquota fiscale inferiore a quella che si applica sui redditi professionali.
In sostanza, la remunerazione della capacita’ di un manager e’ stata sganciata dal concetto di «lavoro » ed e’ stata agganciata all’idea di premio speculativo sul bilancio d’esercizio.
E’ ovvio che questa cultura ha indotto molti manager a spremere i dati, i quali – come e’ noto – sotto tortura dicono tutto quello che si vuole che dicano.
Cosi’, mentre prima i dirigenti gonfiavano al massimo le note spese o si avventuravano in spericolate operazioni di fusione e acquisizione per creare valore e trarne profitto, nel nuovo ciclo basta che le trimestrali da dare in pasto agli analisti finanziari soddisfino i criteri del mercato.
I buoni risultati vengono premiati con ottime quotazioni azionarie. E cosi’, quanto piu’ un manager e’ bravo a creare valore per gli azionisti tanto piu’ e’ in grado di guadagnare per se’.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Economia di mercato/Klein

Naomi Klein – No logo – Bur (2010)

«La differenza tra prodotti e marchi e’ fondamentale.
Il prodotto nasce in fabbrica, ma cio’ che il cliente compra e’ il marchio» […]
Questa nuova prospettiva, oltre a generare campagne pubblicitarie all’avanguardia, megastore-santuari e utopici campus aziendali, sta cambiando il volto stesso dell’occupazione globale.
Dopo aver identificato «l’anima» e lo spirito societario, le multinazionali del marchio hanno cercato di liberarsi del fardello di strutture fisiche ingombranti e non vi è nulla di più ingombrante e odiosamente fisico delle fabbriche che producono la merce […]
I macchinari si usurano. Le auto arrugginiscono. Le persone muoiono. Ma i marchi sopravvivono sempre.

Info:
https://www.anobii.com/books/No_Logo/9788884900074/017732114b39814fc1
http://www.musil.it/letture/NoLogo/NoLogo-recensione.htm

Capitalismo/Calenda

Carlo Calenda – Orizzonti selvaggi.Capire la paura e ritrovare il coraggio – Feltrinelli (2018)

La liberalizzazione internazionale delle merci e dei capitali avrebbe dovuto essere accompagnata all’interno delle societa’ occidentali da un ruolo attivo dello Stato nella gestione delle trasformazioni necessarie ad affrontarla e nella cura degli sconfitti.
Piu’ ci si apre all’esterno, piu’ bisogna governare il cambiamento all’interno, e questo e’ un compito che solo le istituzioni nazionali possono assolvere.
Invece e’ accaduto il contrario.
L’applicazione delle stesse ricette liberiste all’interno e all’esterno ha moltiplicato l’effetto di “spiazzamento” di ampi strati della societa’.
Per gestire le ondate di cambiamento provenienti dall’innovazione tecnologica e dalla globalizzazione abbiamo bisogno di ripensare il rapporto fra Stato e mercato e tra crescita economica e crescita sociale in seno alle nostre democrazie.
Del resto i casi di successo della globalizzazione sono stati caratterizzati da una presenza forte dello Stato nell’accompagnamento a un’apertura condizionata.
La storia dello sviluppo di Giappone, Corea, Taiwan, Cina e India sta lì a dimostrarlo.

Info:
https://formiche.net/2018/11/orizzonti-selvaggi-recensione-al-libro-carlo-calenda/
https://www.anobii.com/books/Orizzonti_selvaggi/9788807173509/01492fb65e34e746eb

Capitalismo/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Invertire la rotta. Disuguaglianza e crescita economica – Laterza (2018)

Come sostiene la Commissione internazionale per la misurazione della performance economica e del progresso sociale, acquisisce sempre più peso, in tutto il mondo, l’idea che il Pil non sia uno strumento efficace per misurare i risultati economici complessivi.
La cosa veramente importante e’ se la crescita e’ sostenibile, se di anno in anno la maggioranza dei cittadini vede aumentare il proprio tenore di vita. […] Non dobbiamo preoccuparci di come sta andando l’economia in media (come ci induce a fare il Pil), ma di come sta andando l’economia per il cittadino medio, andando a guardare, per esempio, il reddito disponibile mediano.
Le cose che stanno a cuore alla gente sono la salute, l’equita’, la sicurezza, ma le statistiche del Pil non riflettono il declino che sta investendo questi settori. Se si prendono in considerazione questi e altri aspetti del benessere sociale, il quadro della performance economica recente dei paesi ricchi diventa molto più fosco.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/stiglitz-invertire-la-rotta/
https://www.laciviltacattolica.it/articolo/invertire-la-rotta-disuguaglianza-e-crescita-economica/
https://www.anobii.com/books/Invertire_la_rotta/9788886323901/0139e4e7f6ac0e8076
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858130735

Lavoro/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1970 – Bruno Mondadori (2008)

Il lavoro, la terra e il denaro sono tutti fattori essenziali per la produzione, ma non sono vere merci, perche’ non vengono del tutto prodotti (come la terra) o quantomeno sono prodotti per ragioni diverse dalla vendita sul mercato (come il lavoro e il denaro): «Il lavoro e la terra non sono nient’altro che gli esseri umani stessi, di cui ogni societaì consiste, e l’ambiente naturale nel quale essa esiste.
Includerli nel meccanismo di mercato significa subordinare la sostanza della societa’ stessa alle leggi del mercato»

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro Produzioni Nero (2018)

Sotto il dominio del neoliberismo, nella creazione dei mercati «naturali» un ruolo fondamentale e’ giocato proprio dallo Stato: il neoliberismo esige cioe’ che sia lo Stato a difendere i diritti di proprieta’ privata, che sempre lo Stato faccia rispettare i contratti, che imponga una legislazione antitrust, che reprima il dissenso sociale, e che mantenga sempre e comunque la stabilita’ dei prezzi.
Quest’ultimo ruolo in particolare si e’ fatto sempre piu’ urgente dopo la crisi del 2008, fino ad assumere la forma di un completo controllo della produzione del denaro tramite le banche centrali.
Sarebbe quindi sbagliato credere che l’obiettivo dello Stato neoliberale sia semplicemente tirarsi indietro e non interferire coi mercati: gli interventi senza precedenti delle banche centrali sui mercati finanziari non sono sintomi del collasso dello Stato neoliberale ma, al contrario, gli effetti prodotti dalla sua funzione centrale: creare e sostenere i mercati a tutti i costi.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Economia di mercato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Il valore di tutto – Laterza (2018)

Aziende come Google, Facebook e Amazon – e le nuove aziende dell’“economia condivisa” (sharing economy) come Airbnb e Uber – amano definirsi come “piattaforme”. Non fanno parte di un mercato tradizionale, dove un’azienda produce un bene o un servizio e lo vende a potenziali consumatori.
Essi operano, invece, in quello che gli economisti chiamano mercato a due facce, sviluppando la domanda e l’offerta del mercato, e operando come cardine, connettore o guardiano.
Da una parte c’e’ il servizio offerto agli utenti.
Dall’altra, c’e’ un mercato che si offre ad altre imprese – dalle vendite, agli spazi pubblicitari, alle informazioni sul comportamento degli utenti […]
Per esempio, non dovremmo pensare che Google offra servizi gratis ai propri utenti. Sono invece gli utenti che danno a Google gli input necessari per il suo processo di produzione: la loro opinione sugli annunci pubblicitari e, cosa piu’ importante, i loro dati personali. In cambio, essi ottengono ricerche online e altri servizi.
Il grosso degli utili di Google proviene dalla vendita di spazio pubblicitario e dalla vendita dei dati degli utenti.
Se c’e’ qualcosa di gratis online, tu non sei il cliente sei il prodotto.
I modelli di business di Facebook e Google sono costruiti sulla mercificazione dei dati personali, trasformando con l’alchimia di un mercato a due facce le nostre amicizie, i nostri interessi, i nostri pareri e le nostre preferenze in proposizioni vendibili.
La cosiddetta “economia condivisa” e’ basata sulla medesima idea.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127841
https://www.anobii.com/books/Il_valore_di_tutto/9788858127841/01dd6d24ba48fe41d4
https://www.pandorarivista.it/articoli/valore-di-tutto-mariana-mazzucato/

Lavoro/Harvey

David Harvey – La crisi della modernita’ – il Saggiatore (2010)

La conversione del lavoro in lavoro salariato significa  «separazione del lavoro dal suo prodotto, della forza lavoro soggettiva dalle condizioni oggettive del lavoro».
Questo e’ un tipo di scambio di mercato molto diverso.
Quando comprano la forza lavoro, i capitalisti la trattano necessariamente in termini strumentali. Il lavoratore e’ visto come «mano» piuttosto che come persona intera […] e il lavoro retribuito e’ un «fattore» (si noti la reificazione) della produzione.

Info:
https://www.anobii.com/books/La_crisi_della_modernit%C3%A0/9788851520366/012ddde8b392d53a07
http://www.leparoleelecose.it/?p=10178