Capitalismo/Boltanski

Luc Boltanski, Eve Chiapello – Il nuovo spirito del capitalismo – Mimesis (2014)

Il “primo” spirito del capitalismo, associato come si e’ visto alla figura del borghese, era in linea con le forme del capitalismo, essenzialmente familiare, di un’epoca in cui il gigantismo non era ancora ricercato, tranne in alcuni rari casi. I dipendenti conoscevano personalmente proprietari e padroni; il destino e la vita dell’azienda erano fortemente associati a quelli di una famiglia.
Il “secondo” spirito, che si organizza attorno alla figura centrale del direttore (o del dirigente salariato) e dei quadri, e’ invece legato a un capitalismo di grandi imprese, gia’ sufficientemente importanti perche’ la burocratizzazione e l’impiego di una dirigenza esterna e sempre piu’ acculturata ne costituiscano un elemento centrale […]
Il “terzo” spirito dovra’ essere invece isomorfo a un capitalismo globalizzato che metta in opera nuove tecnologie, per citare solo i due aspetti a cui si fa piu’ spesso riferimento per definire il capitalismo attuale […] si puo’ pensare che la formazione di un terzo spirito del capitalismo e la sua incarnazione in alcuni dispositivi, dipenderanno in larga misura dall’interesse delle multinazionali, oggi dominanti, alla salvaguardia di una zona pacifica al centro del sistema mondo, nella quale mantanere un vivaio di quadri (che permettono di conservare l’adesione di coloro da cui dipende la realizzazione del profitto) dove essi possano formarsi, crescere figli e vivere in sicurezza.

Info:
http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/11716-il-nuovo-spirito-del-capitalismo.html
https://www.anobii.com/books/Il_nuovo_spirito_del_capitalismo/9788857524047/016a4f8341ba1b20a0

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro – Produzione Nero (2018)

Se c’e’ un’ideologia che domina la nostra era, questa e’ il neoliberismo.
Oggi viene data per scontata l’idea che il modo piu’ efficiente per produrre e distribuire beni e servizi sia il libero scambio sul mercato tra individui guidati soltanto dalla ragione strumentale; d’altra parte, regolamentazioni statali e imprese nazionalizzate vengono interpretate come distorsioni che rallentano le efficienti dinamiche proprie del mercato stesso. Questa concezione del corretto funzionamento di un’economia e’ un punto di partenza comune sia ai critici che ai sostenitori del neoliberismo: semplicemente, il pensiero neoliberale e’ riuscito a stabilire cosa a questo punto dobbiamo considerare realistico, necessario e possibile.
E nonostante la crisi del 2008 abbia parzialmente messo in discussione la cieca fiducia di cui il neoliberismo godeva, questo e’ comunque rimasto parte della nostra visione del mondo condivisa: una visione talmente radicata che persino i suoi critici fanno fatica a immaginare alternative coerenti.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro – Nero (2018)

Nella percezione popolare, il neoliberismo e’ genericamente identificato come una celebrazione del libero mercato, un’impostazione che come corollario prevede la difesa a oltranza del libero scambio, dei diritti di proprieta’ e del libero movimento dei capitali […]
A differenza dell’opinione comune, […] il neoliberismo differisce dal liberalismo classico proprio nell’importante ruolo che attribuisce allo Stato.
In effetti, un compito fondamentale del neoliberismo e’ stato quello di acquisire il controllo dell’apparato statale al fine di utilizzarlo per il conseguimento dei propri obiettivi; mentre cioe’ il liberalismo classico si erge a favore di una sfera naturale che esula dal controllo statale (le leggi naturali dell’uomo e del mercato), i neoliberali capiscono che di «naturale» i mercati hanno poco o nulla […]
Sotto il dominio del neoliberismo, nella creazione dei mercati «naturali» un ruolo fondamentale e’ giocato proprio dallo Stato: il neoliberismo esige cioe’ che sia lo Stato a difendere i diritti di proprieta’ privata, che sempre lo Stato faccia rispettare i contratti, che imponga una legislazione antitrust, che reprima il dissenso sociale, e che mantenga sempre e comunque la stabilita’ dei prezzi. […]
Sarebbe quindi sbagliato credere che l’obiettivo dello Stato neoliberale sia semplicemente tirarsi indietro e non interferire coi mercati: gli interventi senza precedenti delle banche centrali sui mercati finanziari non sono sintomi del collasso dello Stato neoliberale ma, al contrario, gli effetti prodotti dalla sua funzione centrale: creare e sostenere i mercati a tutti i costi. […] Arrivati a questo punto, che le elezioni vengano vinte da partiti di sinistra o di destra conta poco: i dadi sono truccati, il neoliberismo ha vinto.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Economia di mercato/Cottarelli

Carlo Cottarelli – I sette peccati capitali – Feltrinelli (2018)

[Primo] la corruzione danneggia il meccanismo della concorrenza che e’ fondamentale per un’economia di mercato: emergono non le imprese piu’ efficienti, ma quelle che corrompono di piu’.
Secondo, la corruzione distorce la spesa pubblica: vanno avanti non i progetti prioritari, ma quelli che convogliano piu’ tangenti.
Terzo, i controlli che la lotta alla corruzione rende necessari finiscono per aumentare la burocrazia e danneggiano le imprese, soprattutto le piccole e medie che hanno meno risorse da spendere in adempimenti burocratici.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/i-sette-peccati-capitali-dell-economia-italiana/
http://www.opinione.it/economia/2018/03/28/maurizio-bonanni_carlo-cottarelli-libro-i-sette-peccati-capitali-economia-italiana-feltrinelli/

Economia di mercato/Mathieu

Vittorio Mathieu – Filosofia del denaro. Dopo la morte di Keynes . Armando (1985)

[Se] riprendiamo il concetto di ricchezza come capacita’ di ottenere prestazioni, l’ufficio del denaro nel conservarla risultera’ comprensibile, e il modo di farlo piu’ chiaro.
La ricchezza non e’, essenzialmente, la disponibilita’ fisica di beni scarsi, bensi’ un rapporto con altri uomini conferito dal possesso di denaro grazie a cui la disponibilita’ di beni puo’ realizzarsi […]
La ricchezza economica, dunque (che non e’ l’unica forma di ricchezza) e’ una capacita’ di far lavorare altri su uno specifico fondamento, che e’ la “convenienza”. Per questo  presuppone un bisogno (i beni devono essere “scarsi”) che induca a riconoscere quella convenienza.
Non cosi’ i beni non scarsi. Questi sottraggono bensi’, grazie alla loro utilita’ diretta, il proprietario all’indigenza, ma non inducono altri a lavorare per lui e quindi […] non costituiscono ricchezza.
A far lavorare gli altri servono solo, per via indiretta, i beni scarsi, perche’ sono appetiti a causa della loro scarsita’.

Economia di mercato/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Un ripensamento del capitalismo in questi termini poggia su tre intuizioni fondamentali […]
La prima e’ che abbiamo bisogno di una descrizione piu’ ricca dei mercati e delle imprese al loro interno […]
I mercati vanno concepiti come risultati di interazioni tra operatori economici e istituzioni, sia pubbliche che private. Questi risultati dipenderanno dalla natura degli operatori (per esempio le varie strutture di gestione delle imprese), dalle loro dotazioni e motivazioni, dai vincoli imposti dal corpus legislativo e normativo e dai contesti culturali e dalla natura specifica delle transazioni che vi si svolgono […]
Negli ultimi trent’anni, la visione ortodossa che sostiene che la massimizzazione del valore per l’azionista produce la maggiore crescita economica possibile ha assunto un ruolo dominante nella teoria e nella pratica dell’attività imprenditoriale, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna […]
In Germania, in Scandinavia e in Giappone, per esempio, le aziende sono strutturate, sia con riguardo al diritto societario sia con riguardo alla cultura aziendale, come istituzioni che rendono conto a un più vasto numero di stakeholders (dipendenti compresi), con la produzione e la redditivita’ di lungo termine quale missione primaria. Sono capitaliste anch’esse, ma si comportano in modo diverso […]
La seconda intuizione fondamentale e’ che la forza trainante della crescita economica e dello sviluppo sono gli investimenti, sia pubblici che privati, nell’innovazione tecnologica e organizzativa.
La diffusione di queste innovazioni nell’economia influenza non soltanto i modelli di produzione, ma anche i modelli di distribuzione e di consumo. Negli ultimi duecento anni e’ stata la fonte primaria di miglioramenti della produttivita’, e dei conseguenti aumenti del tenore di vita […]
Il riconoscimento del ruolo del settore pubblico nel processo di innovazione e’ strettamente attinente alla terza intuizione fondamentale, e cioe’ che la creazione di valore economico e’ un processo collettivo. Le imprese non creano ricchezza da sole: nessuna azienda oggi puo’ operare senza i servizi fondamentali forniti dallo Stato: scuole e università, servizi sanitari e sociali, case popolari, previdenza sociale, polizia e difesa, infrastrutture fondamentali come i sistemi di trasporto, le reti energetiche e idriche e i sistemi di smaltimento dei rifiuti. Questi servizi, il livello di risorse di cui dispongono e il tipo di investimenti che vengono effettuati in essi, sono cruciali per la produttivita’ delle imprese private.
Non e’ vero che il settore privato «crea ricchezza» mentre i servizi pubblici finanziati dai contribuenti la «consumano». Lo Stato non si limita a «regolare» l’attivita’ economica privata: il Pil e’ coprodotto.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445

Capitalismo/Judt

Tony Judt – Guasto e’ il mondo – Laterza (2012)

Il materialismo e l’egoismo della vita contemporanea non sono aspetti intrinseci della condizione umana.
Gran parte di cio’ che oggi appare «naturale » risale agli anni Ottanta: l’ossessione per la creazione di ricchezza, il culto della privatizzazione e del settore privato, le disparita’ crescenti fra ricchi e poveri.
E soprattutto la retorica che accompagna tutto questo: l’ammirazione acritica per mercati liberi da lacci e laccioli, il disprezzo per il settore pubblico, l’illusione di una crescita senza fine.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842099819
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/3191/abbiamo-guastato-il-mondo-ma-una-via-di-uscita-ce/?refresh_ce
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__guasto-e-il-mondo-libro.php

Economia di mercato/Giovannini

Enrico Giovannini – L’utopia sostenibile – Laterza (2018)

Nell’Antropocene, cioe’ nell’era in cui attualmente viviamo, la prospettiva si e’ rovesciata: e’ l’uomo, con i suoi comportamenti, a determinare lo stato e l’evoluzione dell’intero Pianeta ed e’ quindi l’uomo a doversi assumere la responsabilita’ globale di “gestire il mondo” […]
Gia’ nel 1987 il […] rapporto Brundtland individuava nell’ambiente, nell’economia, nelle istituzioni e nelle questioni sociali i quattro pilastri su cui si fonda il concetto di sostenibilita’. Eppure per molto tempo gran parte delle persone ha interpretato la sostenibilita’ come un problema esclusivamente legato alle questioni ambientali.
Si e’ trattato, purtroppo, di un gravissimo errore concettuale, con drammatiche conseguenze sulle politiche economiche e sociali condotte in tutto il mondo, e non certo perche’ la questione ambientale non sia vitale per la sopravvivenza del genere umano.

Info:
https://www.letture.org/l-utopia-sostenibile-enrico-giovannini/
https://www.pandorarivista.it/articoli/lutopia-sostenibile-enrico-giovannini/
https://www.avvenire.it/economia/pagine/sviluppo-sostenibile-nella-carta-litalia-in-ritardo-sullagenda
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858130766

Capitalismo/Boltanski

Luc Boltanski, Eve Chiapello – Il nuovo spirito del capitalismo – Mimesis (2014)

Se e’ vero che dal periodo della sua formazione il capitalismo e’ cambiato, la sua “natura” […] non si e’ radicalmente trasformata; di conseguenza anche le fonti di indignazione che hanno continuamente alimentato la sua critica sono rimaste pressappoco identiche nel corso degli ultimi due secoli.
Sono essenzialmente di quattro ordini: a) il capitalismo fonte di disillusione e di inautenticita’ di oggetti, persone, sentimenti e piu’ in generale del genere di vita che gli e’ associato; b) il capitalismo fonte di oppressione, poiche’ si oppone alla liberta’, all’autonomia e alla creativita’ degli esseri umani, che sotto il suo impero sono sottoposti da una parte al dominio del mercato come forza impersonale che fissa i prezzi, designa gli uomini e i prodotti-servizi desiderabili e rifiuta gli altri, dall’altra alle forme di subordinazione della condizione salariale (disciplina d’azienda, stretta sorveglianza da parte dei capi e inquadramento attraverso regolamenti e procedure); c) il capitalismo fonte di miseria per i lavoratori e di disuguaglianze di dimensioni prima sconosciute; il capitalismo fonte di opportunismo e di egoismo che, favorendo solo gli interessi particolari, distrugge i legami sociali e di solidarieta’ comunitari, soprattutto le forme minime di solidarieta’ tra ricchi e poveri.

Info:
http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/11716-il-nuovo-spirito-del-capitalismo.html
https://www.anobii.com/books/Il_nuovo_spirito_del_capitalismo/9788857524047/016a4f8341ba1b20a0

Capitalismo/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Privatizzazione, partenariati finanziari pubblicoprivato,  esternalizzazione dell’erogazione di servizi pubblici e altre strategie recenti quasi immancabilmente sono state propagandate come misure per introdurre i vantaggi dei mercati competitivi e della scelta del consumatore in attivita’ dove precedentemente la facevano da padrone le burocrazie statali.
Ma quasi mai il risultato e’ stato questo.
Uno degli scopi principali delle riforme neoliberiste era depoliticizzare l’economia. Queste speranze sono andate quasi sempre deluse, per due ragioni molto diverse tra loro.
La prima e’ che molti dei beni e servizi coinvolti hanno le caratteristiche tipiche dei beni collettivi e di cittadinanza. Quando un bene e’ collettivo, e’  impossibile, sia in teoria sia in pratica, che rimanga unicamente confinato a un contesto di mercato. In una societa’ democratica, questo significa che c’e’ un dibattito costante sulla sua qualita’ e la sua erogazione.
La seconda ragione, tuttavia, e’ che il neoliberismo, di fatto, non ha assunto la sua forma di mercato […]
Raramente si e’ avuta una piena concorrenza del genere immaginato dalla teoria neoclassica; la scelta del consumatore e’ stata possibile solo in certi casi; il coinvolgimento dello Stato non e’ diminuito, ha soltanto cambiato forma […]
Un numero ristretto di aziende di enormi dimensioni domina i nuovi settori privatizzati ed esternalizzati, e settori come le banche ormai vengono considerati vitali per l’economia e hanno acquisito di conseguenza uno status, in certo qual modo, di bene collettivo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445