Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Nell’epoca precapitalista, diciamo nel Quindicesimo, Sedicesimo secolo, il lavoratore in generale aveva il controllo dei mezzi di produzione (i suoi utensili) e diventava esperto nel loro uso.
Il lavoratore esperto diventava un monopolista di un certo tipo di conoscenza e di un certo tipo di comprensione, che, nota Marx, erano sempre considerati un’arte.
Quando pero’ si arriva al sistema di fabbrica e, ancora di piu’, quando si arriva al mondo contemporaneo, le cose non vanno piu’ cosi’. Le competenze tradizionali dei lavoratori sono rese superflue, perche’ tecnologia e scienza prendono il predominio e tecnologia, scienza e nuove forme di conoscenza sono incorporate nella macchina.
L’arte scompare […] le nuove tecnologie e la nuova conoscenza vengono incorporate nella macchina; non sono piu’ nel cervello del lavoratore, che viene messo da parte e diventa un’appendice della macchina, la sua semplice balia.
Tutta l’intelligenza e tutta la conoscenza, che un tempo appartenevano ai lavoratori e davano loro un certo potere monopolistico nei confronti del capitale, scompaiono. Il capitalista, che prima aveva bisogno delle competenze del lavoratore, e’ affrancato da quel vincolo e la competenza ora e’ incorporata nella macchina. La conoscenza prodotta da scienza e tecnologia fluisce nella macchina e la macchina diventa “l’anima” del dinamismo capitalista […]
Il dinamismo di una societa’ capitalista, quindi, viene a dipendere in modo determinante dalle innovazioni perpetue alimentate dalla mobilitazione di scienza e tecnologia attraverso il business delle innovazioni perpetue.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Lavoro/ Chomsky

Noam Chomsky – Crisi di civilta’. Pandemia e capitalismo – Ponte alle Grazie (2020)

La velocita’ vertiginosa del crollo economico risultante dal COVID-19 non ha precedenti storici.
Nella settimana del 4 aprile, 6,6 milioni di persone hanno presentato le prime richieste per ricevere l’indennita’ di disoccupazione. La settimana prima l’avevano presentata 6,9 milioni di persone, e 3,3 milioni quella prima ancora.
Prima di queste tre settimane, il numero piu’ alto di richieste inviate si era registrato nell’ottobre del 1982, durante la grave recessione a «W» dell’era Reagan. A quell’epoca il record di richieste raggiunse le 650.000 unita’.
Questa disparita’ tra il 1982 e oggi e’ sbalorditiva, anche prendendo in considerazione le dimensioni relative dell’attuale forza lavoro statunitense rispetto al 1982 […]
La previsione e’ che questa cifra continuera’ a crescere per molte settimane ancora, con la possibilita’ che la disoccupazione salga al 20%: una percentuale mai vista dai tempi bui della Grande Depressione degli anni Trenta […]
Oltre alla situazione di quelli che perdono il lavoro, dobbiamo anche analizzare le condizioni in cui si trova chi svolge un lavoro essenziale e in prima linea in questa emergenza. Queste persone mettono a rischio la propria salute per andare a lavorare […]
Tra costoro vi sono assistenti di negozio, infermieri, addetti alle pulizie, magazzinieri e conducenti di autobus. Un buon 65% di loro sono donne. Un’enorme percentuale di queste persone e’ anche sottopagata e non ha assicurazione sanitaria. Questi lavoratori essenziali si espongono al rischio di contagio, e se dovessero infettarsi avrebbero dinanzi a se’ la prospettiva di gravi problemi economici oltre che di salute

Info:
https://www.illibraio.it/news/ebook-e-digitale/chomsky-virus-ebook-1380886/
https://ilmanifesto.it/lo-stato-di-gravita-permanente-secondo-noam-chomsky/

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Come i terremoti del Nicaragua (1972) e di Citta’ del Messico (1985) meritano di essere definiti piuttosto dei “classemoti”, l’avanzata del Covid-19 mostra tutte le caratteristiche di una pandemia di classe, genderizzata ed etnicizzata.
I tentativi di attenuazione sono comodamente rivestiti con la retorica del “siamo tutti sulla stessa barca”, le pratiche, in particolare da parte dei governi nazionali, fanno pensare a motivazioni piu’ sinistre.
La classe operaia contemporanea negli Stati Uniti (composta in prevalenza da afroamericani, latini e donne salariate) deve affrontare la scelta crudele: rischiare il contagio prendendosi cura e mantenendo funzionanti elementi fondamentali per la sopravvivenza (come i negozi di alimentari) oppure rischiare la disoccupazione senza benefici (come un’adeguata assistenza sanitaria).
Il personale stipendiato (come me) lavora da casa e ritira lo stipendio come prima, mentre i Ceo se ne vanno in giro con i jet e gli elicotteri privati.
Le forze lavoro nella maggior parte del mondo da tempo sono state educate a comportarsi come buoni soggetti neoliberisti (il che significa dare la colpa a se stessi o a Dio se qualcosa va storto, ma mai osare suggerire che il problema possa essere il capitalismo).
Ma anche i buoni soggetti neoliberisti possono vedere che qualcosa non va nel modo in cui si risponde a questa pandemia.
La grande domanda e’: quanto a lungo andra’ avanti?
Puo’ darsi anche piu’ di un anno e, piu’ si prolunga, tanto maggiore sara’ la svalutazione, anche quella della forza lavoro

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

L’accordo di Bretton Woods, per esempio, era un accordo per cui il capitale non poteva spostarsi facilmente in giro per il mondo, a causa dei controlli sul capitale stesso.
L’economia degli Stati Uniti non era del tutto chiusa, ma lo era relativamente, perche’ era difficile spostare capitali dentro e fuori dal paese […]
I lavoratori lottavano per avere vantaggi negli Stati Uniti, cosi’ come nel Regno Unito, nonche’ in Francia e in Germania […]
Possiamo parlare di una classe operaia tedesca, di una francese, di una inglese e di una americana. Ciascuna di queste classi operaie poteva cercare un vantaggio in un terreno ben definito, perche’ era in gran parte protetta dal dover competere con i lavoratori delle altre economie del mondo, grazie al sistema di controllo sul capitale.
Questo sistema di controllo e’ durato fino alla disgregazione del sistema di Bretton Woods, che si e’ verificata quando il dollaro si e’ sganciato dallo standard aureo nel 1971.
Dopo di allora, i lavoratori si sono ritrovati di colpo a dover competere con tutte le altre forze lavoro di altre parti del mondo. Prima, l’unica concorrenza veniva dall’organizzazione dell’immigrazione da altri paesi.
La Germania importava forza lavoro dalla Turchia, la Francia la importava dal Nord Africa, i maghrebini, la Svezia la importava dalla Jugoslavia e dal Portogallo, il Regno Unito da quello che un tempo era il suo impero, dall’Asia meridionale e dalle Indie occidentali, e gli Stati Uniti hanno aperto il loro sistema di immigrazione nel 1965.
Nel corso degli anni sessanta, il problema principale per i lavoratori era costituito dall’utilizzo dell’immigrazione come modo per minare sia le leggi sul lavoro sia le capacita’ dei lavoratori.
Cio’ a cui questo ha portato, allora, fu la diffusione di un certo atteggiamento anti-immigrati in molti movimenti della classe operaia in tutta Europa e anche, in una certa misura, negli Stati Uniti. Ovviamente.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
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Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Il consumismo compensativo e’ stato visto dalle grandi aziende come una delle risposte alle alienazioni sperimentate nell’ambiente di lavoro.
Il presupposto del consumismo compensativo pero’ e’ che, in primo luogo, i consumatori abbiano una domanda efficace sufficiente, che abbiano abbastanza denaro e che possano quindi andare nei negozi e acquistare tutto quello che vogliono.
La risposta dei capitalisti non e’ stata necessariamente quella di aumentare i salari, ma di abbassare il costo dei beni di consumo.
Mentre i salari rimanevano stagnanti, aumentava quello che si poteva acquistare con quei salari, grazie al calo generale dei costi dei beni di consumo (molti dei quali venivano prodotti in Cina).
Il benessere materiale delle classi lavoratrici poteva migliorare anche se il livello dei salari non cresceva.
Questo anche perche’ i livelli dei salari individuali rimanevano uguali, ma i nuclei familiari avevano aumentato il proprio reddito grazie alle donne, entrate in gran numero a far parte della forza lavoro, in parte incentivate dagli allettamenti del consumismo e dalla proliferazione di tecnologie e servizi per la casa, in grado di economizzare il lavoro domestico […]
Quanto e’ stato soddisfacente il consumismo compensativo?
Tanto per cominciare, molti prodotti erano di scarsa qualita’, e molti si sono resi subito inutilizzabili deteriorandosi. Il che risulta vantaggioso, perche’ il capitale non vuole prodotti che durino molto a lungo, questo affinche’ il mercato non si saturi.
Il consumismo compensativo ha significato la creazione di nuove mode, se possibile ogni giorno, e la produzione di oggetti non duraturi […]
C’e’ una rotazione rapida nel consumo, addirittura fino al punto che il capitale inizia a coltivare forme di consumo che sono praticamente istantanee e non esclusive […]
Le forme di consumismo iniziano a cambiare.
Anziche’ creare cose che durino a lungo e che soddisfino un particolare bisogno come coltelli, forchette e piatti e altri oggetti simili, si crea un’enorme industria che produce spettacoli […]
Questo alimenta un mercato di consumo istantaneo, o di brevissimo termine.
Guardi un episodio su Netflix in un’ora ed e’ tutto li’, e’ finito, quello e’ il tuo consumo e poi passi all’ora successiva.
Si impone il consumismo del binge-watching, delle abbuffate di spettacoli e serie televisive.
Si impone la “reality tv”, al punto che persino il telegiornale si trasforma in uno spettacolo di consumo, con conseguenze politiche disastrose.
Tutto il mondo del consumo cambia e si trasforma.
Ma non cambia in un modo che sia per forza piu’ soddisfacente. Anche il consumismo compensativo puo’ diventare alienante.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Lavoro/Lazzarato

Maurizio Lazzarato – La fabbrica dell’uomo indebitato. Saggio sulla condizione neoliberista – Derive Approdi (2012)

Il credito implica una «valutazione morale» del debitore da parte del creditore, cioe’ una misura «soggettiva» del valore.
Il punto e’ che cio’ che viene valutato non sono soltanto le competenze e le abilita’ del lavoratore, ma anche l’azione del povero nella societa’ (le «virtu’», le «attivita’», la «reputazione» sociali), cioe’ il suo stile di vita, il suo comportamento sociale, i suoi valori, la sua stessa esistenza.
E’ tramite il debito che il capitale puo’ appropriarsi delle forze sociali ed esistenziali del povero, e non solo delle sue capacita’ fìsiche e intellettuali esercitate dentro il lavoro.
Si pensi a tutta l’infamia che c’e’ nello stimare un uomo in denaro, come accade nel rapporto di credito. […]
Il credito e’ il giudizio economico sulla moralita’ di un uomo. Nel credito, al posto del metallo o della carta, l’uomo stesso e’ diventato l’intermediario dello scambio, non pero’ in quanto uomo, ma in quanto esistenza di un capitale e dei suoi interessi […] è l’uomo stesso che viene mutato in denaro, ovvero e’ il denaro che si e’ incorporato in lui.
L’individualita’ umana, la morale umana e’ diventata essa stessa sia un articolo di commercio, sia un materiale in cui esiste il denaro.
Non piu’ moneta e carta, ma la mia propria esistenza personale, la mia carne ed il mio sangue, la mia virtù ed il mio valore sociali sono la materia, il corpo dello spirito del denaro

Info:
https://www.deriveapprodi.com/prodotto/la-fabbrica-delluomo-indebitato/
https://www.doppiozero.com/materiali/contemporanea/maurizio-lazzarato-la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato

https://www.alfabeta2.it/2011/12/05/la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato/
http://www.sifp.it/recensioni/m.-lazzarato-il-governo-dell2019uomo-indebitato.

Lavoro/Montanari

Tomaso Montanari – Dalla parte del torto. Per la sinistra che non c’e’ – Chiarelettere (2020)

L’istituzione di un vero reddito di base. Non e’ un’invenzione del Movimento 5 Stelle: in Italia la prima proposta di reddito minimo garantito venne nel 1997 dalla Commissione Onofri, insediata dal governo Prodi.
L’obiettivo di una simile misura non dovrebbe essere quello di un sostegno temporaneo nella ricerca di un lavoro purchessia: un lavoro spesso non dignitoso o inaccettabilmente distante dalla propria residenza, per esempio. Un lavoro la cui precarieta’ sia incompatibile con la possibilita’ di vivere in modo umano.
Al contrario, il reddito di base serve a liberare non solo dalla schiavitu’ della mancanza di un reddito, ma anche dalla schiavitu’ di una precarieta’ che umilia fino a uccidere ogni soggettivita’ politica.
Chi e’ costretto a vita nella posizione del supplice, cioe’ di colui che dipende dalla benevolenza altrui per la prosecuzione del proprio lavoro (e, dunque, per la propria sopravvivenza), introietta lo stato delle cose come unica dimensione possibile: la mendicita’ ha preso il posto della dignita’.
E’ l’esatto contrario del lavoro della Costituzione: che da’ dignita’, e consente il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione del lavoratore all’organizzazione politica, sociale ed economica del paese

Info:
https://www.carmillaonline.com/2020/02/25/dalla-parte-del-torto/
https://www.forchecaudine.com/dalla-parte-del-torto-a-proposito-dellultimo-libro-di-tomaso-montanari/

https://ilmanifesto.it/la-sinistra-che-verra-dopo-una-lunga-notte/

Lavoro/Lazzarato

Maurizio Lazzarato – La fabbrica dell’uomo indebitato. Saggio sulla condizione neoliberista – Derive Approdi (2012)

La relazione creditore-debitore si sovrappone alle relazioni capitale-lavoro, Stato sociale-utente, impresa-consumatore e le attraversa trasformando gli utenti, i lavoratori e i consumatori in «debitori».
Il debito secerne una «morale» propria, insieme diversa e complementare a quella del «lavoro».
La coppia «sforzo-ricompensa» dell’ideologia del lavoro viene rivestita dalla morale della promessa (di onorare il proprio debito) e dell’errore (di averlo contratto).
Come ricorda Nietzsche, il concetto di «Schuld» (errore, colpa), concetto fondamentale della morale, risale al concetto materiale di «Schulden» (debiti). La «morale» del debito induce una moralizzazione tanto del disoccupato, dell’«assistito», dell’utente dello Stato sociale quanto di intere popolazioni.
La campagna stampa tedesca contro i parassiti e i nullafacenti greci testimonia la violenza della colpevolizzazione intrinseca all’economia del debito.
I media, i politici, gli economisti, quando parlano del debito, hanno un solo messaggio da trasmettere: «siete colpevoli» […]
La relazione creditore-debitore riguarda la popolazione attuale nel suo complesso, ma anche quella futura. Gli economisti ci dicono che ogni neonato francese nasce gia’ con 22.000 euro di debito. Non e’ piu’ il peccato originale che ci e’ trasmesso alla nascita, ma il debito delle generazioni precedenti.
L’«uomo indebitato» e’ sottoposto a un rapporto di potere creditore-debitore che l’accompagna nell’arco di tutta la sua vita, dalla nascita alla morte.
Se una volta eravamo indebitati con la comunita’, gli dei, gli antenati, ormai e’ con il «dio» Capitale

Info:
https://www.deriveapprodi.com/prodotto/la-fabbrica-delluomo-indebitato/
https://www.doppiozero.com/materiali/contemporanea/maurizio-lazzarato-la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato

https://www.alfabeta2.it/2011/12/05/la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato/
http://www.sifp.it/recensioni/m.-lazzarato-il-governo-dell2019uomo-indebitato.

Lavoro/Urbinati

Nadia Urbinati – Pochi contro molti. Il conflitto politico nel XXI secolo – Laterza (2020)

Il salvataggio dell’industria automobilistica operato dal presidente Barack Obama siglando la trattativa con l’allora amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne ha portato dopo dieci anni esatti a questa conclusione: cinquecentomila lavoratori in sciopero (ottobre 2019) hanno denunciato salari risibili a fronte del proprio impegno ad accettare politiche di austerita’ per salvare i posti di lavoro e l’industria automobilistica americana.
Dieci anni che hanno visto crescere i profitti della multinazionale General Motors del 30% e i salari dei metalmeccanici del 4%; che hanno visto indebolirsi l’organizzazione sindacale perche’ le aziende dell’auto rimpiazzano sistematicamente i lavoratori sindacalizzati con gli stranieri o i cittadini piu’ bisognosi.
La distanza tra le parti e’ incolmabile: chi tiene in mano il gioco fa e viola promesse a suo piacimento (lo si e’ visto bene con la vicenda dell’Ilva, gestita dalla multinazionale ArcelorMittal) perche’ non teme il conflitto.
E mentre la distanza aumenta, diminuisce la percezione della rappresentativita’ del sistema politico.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo-di-nadia-urbinati/
https://www.cattolicanews.it/pochi-contro-molti-la-democrazia-ha-bisogno-del-conflitto
https://legrandcontinent.eu/it/2020/11/24/i-pochi-contro-i-molti/
https://www.economiaitaliana.it/it/articolo.php/Pochi-contro-molti-alle-radici-del-conflitto-del-Ventunesimo-secolo-?LT=CULT&ID=41094

Lavoro/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze- La Nave di Teseo (2020)

Il caso della Germania e’ particolarmente interessante data l’importanza del suo modello sociale e industriale nella socialdemocrazia europea […]
Il dibattito parlamentare condusse all’approvazione dell’importante legge sulla cogestione del 1976 – rimasta fino a oggi sostanzialmente invariata –, che ha esteso a tutte le aziende con oltre 2000 dipendenti l’obbligo di riservare ai rappresentanti dei lavoratori meta’ dei seggi e dei diritti di voto (o un terzo, nelle aziende che contano tra 500 e 2000 dipendenti).
Seggi e diritti di voto sono assegnati ai rappresentanti dei lavoratori in quanto tali, indipendentemente dal fatto che detengano o meno quote societarie. Se vi e’ partecipazione azionaria dei dipendenti (a titolo individuale, o come delegati di un fondo pensione o di un’altra struttura collettiva), questa puo’ comportare il loro diritto a ulteriori seggi nei consigli di amministrazione, e al limite condizionare la stessa maggioranza. Lo stesso vale in caso di azionariato pubblico di minoranza(*) […]
La Legge fondamentale tedesca del 1949 adottera’ disposizioni simili, specificando che il diritto di proprieta’ e’ legittimo solo nella misura in cui contribuisce al benessere generale della comunita’.
Il testo menziona esplicitamente la socializzazione dei mezzi di produzione, in termini che estendono le opzioni possibili a misure come la cogestione.

(*) Nel caso della Svezia, la legge del 1974 (prorogata nel 1980 e nel 1987) prevede che un terzo dei seggi nei consigli di amministrazione di tutte le imprese con piu’ di 25 dipendenti sia riservato ai rappresentanti del personale.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/