Lavoro/Fana

Marta Fana -Non è lavoro, è sfruttamento – Laterza (2017)

Lavoro povero e sfruttamento caratterizzano oggi anche il settore pubblico, grazie a una sempre piu’ diffusa precarizzazione dell’organico delle pubbliche amministrazioni e al contempo all’esternalizzazione e privatizzazione della produzione e distribuzione dei servizi pubblici.
Si va dalle cooperative appaltatrici di servizi di cura, pulizia, manutenzione, refezione scolastica alla privatizzazione di pezzi sempre piu’ consistenti di settori tradizionalmente – e non a caso – statali, come il trasporto pubblico e le poste.
La grancassa mediatica a uso e consumo dei governi per anni non ha fatto altro che stigmatizzare i lavoratori del pubblico come fannulloni, assenteisti, furbetti del cartellino […]
L’esternalizzazione dei servizi pubblici e’ la rappresentazione nitida di come lo Stato abbia abdicato alla sua funzione di garanzia del pieno esercizio dei diritti individuali e collettivi, che in questo caso riguardano congiuntamente sia i lavoratori chiamati a prestare servizio sia i cittadini che di questi usufruiscono. Lo strumento privilegiato degli appalti viene giustificato dalla necessita’ di tagliare la spesa pubblica. In realta’ a diminuire e’ la spesa sociale – sanita’, scuola, trasporti pubblici, asili, ecc. – ma anche quella relativa a tutti i servizi funzionali allo svolgimento delle attivita’ amministrative: archivi, pulizie, manutenzione, giardinaggio, ecc.
Per aggiudicarsi gli appalti e fare utili, le imprese appaltatrici si comportano esattamente come nel settore privato, scaricando il risparmio sul prezzo richiesto in sede di gara sui lavoratori. Quando il cambio d’appalto non implica direttamente un taglio delle retribuzioni e modifiche al contratto, la strategia e’ quella di ridurre le ore lavorative cosi’ da dover comunque pagare meno i lavoratori. Il carico di lavoro pero’ non diminuisce […], una gestione da predatori da parte dei privati, favorita dal potere politico che governa lo Stato e le sue diramazioni amministrative, nella negazione totale di qualsiasi principio di dignita’ del lavoro, ma soprattutto dei lavoratori.

Info:

https://sbilanciamoci.info/non-lavoro-sfruttamento/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/07/non-e-lavoro-e-sfruttamento-proletari-di-tutto-il-mondo-svegliatevi/3897477/
https://attac-italia.org/non-e-lavoro-e-sfruttamento/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/non-e-lavoro-e-sfruttamento

Lavoro/Coin

Francesca Coin – Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita – Einaudi (2023)

Quando si parla di lavoro, tuttavia, il punto di vista dell’offerta non viene mai preso in considerazione.
L’idea di fondo, infatti, e’ che il lavoro vada accettato con entusiasmo e gratitudine, a prescindere da tutto il resto.
Il fatto che in molti casi sia pagato poco, sia solo parzialmente in regola, o non consenta una vera indipendenza economica o abitativa e’ irrilevante, perche’ la semplificazione politica vuole che ci sia, da un lato, un imprenditore a cui «nessuno ha mai regalato nulla» – che si e’ «spaccato la schiena» con sacrifici e abnegazione e che si e’ guadagnato da vivere con tanta voglia di lavorare – e, dall’altro, dei perdigiorno che non hanno voglia di fare nulla nonostante il buon cuore di chi offre loro un’opportunità […]
L’idea di fondo era che il lavoro e’ sempre una fortuna, anche quando e’ privo di retribuzione.
Per anni, del resto, la creazione di un modello produttivo fondato sulla precarieta’ e lo smantellamento dei diritti ha sedotto la politica piu’ di quanto l’abbia preoccupata […]
In generale, dagli anni Ottanta in poi, la priorita’ in Italia non e’ stata quella di risolvere problemi come l’assenza di tutele, le paghe basse, i turni massacranti o l’elevato lavoro nero, ma la necessita’ di creare un mondo del lavoro flessibile, in grado di permettere alle aziende di attrarre personale all’occorrenza per dismetterlo quando non serve piu’, allontanando il ricordo del «posto fisso» che per le imprese rimanda a un’inutile rigidita’ del mercato del lavoro.
Il lavoro non era dunque presentato come un diritto ne’ come un dovere: era un dono, un favore che le aziende facevano a chi lavorava, e un’occasione per fare nuovi amici e nuove conoscenze.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/teoria/26004-vincenzo-di-mino-ritorno-al-futuro-anteriore.html
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/26033-gianluca-de-angelis-torniamo-a-parlare-di-lavoro-facciamolo-collettivamente.html

https://jacobinitalia.it/autore/coin-francesca/
https://nuvola.corriere.it/2023/08/18/che-cosa-ce-dietro-le-grandi-dimissioni-il-saggio-francesca-coin/

Lavoro/Bottini

Aldo Bottini, Alberto Orioli – Il lavoro del lavoro – Il Sole 24 Ore (2023)

Non ci chiediamo mai perche’ una zucchina costi un nonnulla cosi’ come i pomodori o anche certi tipi di carne.
A fronte di un beneficio evidente per il consumatore vi e’ un sacrificio evidente – uguale e contrario – da parte del lavoratore che raccoglie frutta e verdura o che macella la carne. O che fa molto altro ancora […]
E’ la faccia nell’ombra del lavoro italiano.
Non piace a nessuno vederla bene.
Ma se da un giorno all’altro sparisse si bloccherebbe il Paese, ibernato in un paradosso di una sorta di pandemia dovuta alla legalita’ […]
Del resto, gli immigrati sono l’8,5% della popolazione e il 10% della forza lavoro italiana (circa 2,6 milioni).
Per lo più – dati ministero del Lavoro 2021 – sono ingaggiati con contratti di apprendistato (aumentati del 43,1%), ma sono in aumento anche i contratti di lavoro a tempo determinato (+18,4%) e i contratti di collaborazione (23%). Molto forte l’incremento degli altri contratti (contratti di inserimento lavorativo, contratti di agenzia a tempo determinato e indeterminato, contratto intermittente a tempo determinato e indeterminato, lavoro autonomo nello spettacolo) con un incremento che arriva al 34,4 per cento.
Per gli immigrati dunque, sommerso a parte, rimane prevalente il ricorso a contratti a tempo.
Ma la fotografia del lavoro degli extracomunitari non e’ univoca. C’e’ il degrado delle baraccopoli di Rosarno, San Ferdinando e Foggia, ma anche le finte coop a Saluzzo o Treviso o ancora Latina e Fondi e non solo nel profondo Sud. E non solo nel settore agro-industriale […]
Un mondo a parte e’ anche quello legato al lavoro di cura: le badanti sono due milioni e equivalgono a 18,8 miliardi di valore aggiunto e a qualcosa piu’ di un punto di Pil, ma solo la meta’ affiora nel mondo del lavoro regolare, delle regole, dei diritti, dei contributi […]
Immigrati sono i mungitori della Pianura Padana, i pastori delle regioni del Centro Italia, i giardinieri delle medie citta’, i magazzinieri di mezza Italia.
Dietro al grande bacino del lavoro sommerso ci sono sfruttatori, ispettori che non vedono, sindacalisti e professionisti collusi, caporali, mediatori di varie fogge (immigrati compresi) per le questioni immobiliari o per quelle relative ai permessi di soggiorno o per la gestione dei trasporti.

Info:
https://www.ilsole24ore.com/art/il-lavoro-lavoro-AEtnOaWD
https://www.ilriformista.it/il-lavoro-del-lavoro-dallo-smart-working-ai-rider-il-libro-guida-per-non-cadere-nella-trappola-tra-nostalgia-e-cambiamento-360872/

Lavoro/Formenti

Carlo Formenti – Felici e sfruttati: Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro – Egea (2011)

La crisi degli anni Settanta e il conseguente indebolimento delle classi lavoratrici e delle loro rappresentanze sindacali e politiche spianano la strada al piu’ radicale e rapido processo di ristrutturazione che il capitalismo abbia messo in atto nel corso della propria storia, accompagnato e sostenuto dalla svolta neoliberista che i governi di tutto il mondo occidentale mettono in atto a partire dagli anni Ottanta, seguendo l’esempio delle amministrazioni Reagan e Thatcher rispettivamente negli Stati Uniti e in Inghilterra.
Ad agire da catalizzatori del cambiamento sono soprattutto due fattori: il processo di deregolamentazione/globalizzazione dei mercati finanziari e la rivoluzione tecnologica innescata dal diffondersi dei personal computer e dalla loro successiva messa in rete attraverso Internet e il Web.
Decentramento produttivo, terziarizzazione e finanziarizzazione dell’economia, impresa a rete, frammentazione e individualizzazione del lavoro, smaterializzazione dei prodotti, migrazione della produzione di valore nel settore ICT, centralita’ della produzione di informazioni e conoscenze […] hanno provocato in tempi brevissimi quella che puo’ essere definita senza esagerazioni una catastrofe del lavoro […]
Alla disoccupazione tecnologica strutturale si sommano poi altri fattori che accelerano la perdita di dignita’ socioculturale e di peso politico/sindacale del lavoro dipendente.

Lavoro/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro – Produzioni Nero (2018)

Esistono ragioni tecniche, economiche ed etiche per le quali, in certi settori, il lavoro umano difficilmente scomparira’: dal punto di vista tecnico, le macchine di oggi restano meno abili degli umani in lavori di tipo creativo e affettivo, come anche in mansioni che richiedono grande flessibilita’ e nei compiti che dipendono da una conoscenza implicita anziche’ esplicita […]
Un secondo ostacolo deriva da considerazioni economiche: certi compiti possono essere gia’ svolti dalle macchine, ma il loro costo eccede quello del lavoro richiesto. Nonostante l’efficienza, l’accuratezza e la produttivita’ del lavoro svolto dalle macchine, il capitalismo pretende pur sempre il profitto, e dunque preferira’ sempre il lavoro umano laddove questo risulti piu’ economico rispetto a ipotetici nuovi investimenti […]
Un ultimo limite alla piena automazione e’ lo statuto morale che viene assegnato a professioni come, per esempio, quella di assistente sociale o di infermiere: compiti di questo tipo, che comprendono attivita’ delicate come la cura dei bambini, dovrebbero secondo molti restare prerogativa degli esseri umani.

Info:
https://www.terrelibere.org/inventare-il-futuro/
https://lacaduta.it/riappropriarsi-del-futuro-secondo-srnicek-e-williams-bb0f904b2d0e
https://www.quadernidaltritempi.eu/liberi-dal-lavoro-il-domani-quasi-possibile/
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Lavoro/Bottini

Aldo Bottini, Alberto Orioli – Il lavoro del lavoro – Il Sole 24 Ore (2023)

Non e’ mai stata cosi’ veloce la rivoluzione continua della tecnologia, cosi’ rapida da richiedere uno sforzo enorme nell’adattare anche la formazione di chi, con quelle tecnologie, deve interagire come gestore, come lavoratore e come consumatore.
E’ anche per questo che il mercato del lavoro italiano amplifica piu’ di altri un fenomeno globale: quello del cosiddetto mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
E’ una evoluzione di quella che John Maynard Keynes aveva chiamato «la malattia della disoccupazione tecnologica»: si trattava dei posti di lavoro soppressi dall’automazione, ma oggi si tratta anche dei posti di lavoro che servirebbero per gestire le tecnologie e non si trovano perche’ i curricula non sono adatti alla domanda che viene da industria e servizi alle prese con la rivoluzione digitale.
Boston Consulting in una celebre ricerca ha stimato in 1,4 miliardi le persone interessate al mismatch lavorativo nel 2030 nel mondo.
In Italia sono 10 milioni (38,2%) i lavoratori coinvolti nel gap nelle competenze […]
E anche le parti sociali e i corpi intermedi cercano una strada alternativa: e’ il caso di MetApprendo, piattaforma digitale con badge e blockchain, operativa da quest’anno per 1,5 milioni di lavoratori, o del Fondo For.Te., pensato per la formazione di oltre un milione di dipendenti del settore terziario che sempre da quest’anno rilascera’ gli Open Badge a tutti i lavoratori che utilizzeranno la formazione blended finanziata dal fondo […]
La stabilita’ lavorativa, nel futuro, dipendera’ sempre meno dalla forma contrattuale e dalle connesse tutele legali, quanto piuttosto da una adeguata formazione, non acquisita una volta per tutte ma destinata a continuare per tutta la vita lavorativa.

Info:

https://www.ilsole24ore.com/art/il-lavoro-lavoro-AEtnOaWD

Lavoro/Vanetti

Mauro Vanetti – La sinistra di destra. Dove si dimostra che i liberisti, sovranisti e populisti ci portano dall’altra parte – Edizioni Alegre (2019)

Dare a tutti gli immigrati documenti, codice fiscale, diritto di voto e cittadinanza.
Questa proposta rivoluzionaria e’ l’unica rivendicazione davvero unificante per la classe operaia […]
L’emigrazione asporta dal luogo di partenza giovani lavoratori intraprendenti, che sono stati cresciuti e istruiti a spese della collettivita’; l’emigrazione frantuma il tessuto sociale, divide le famiglie, svuota le case.
Risultato: le regioni di forte emigrazione in Italia, come quelle del Mezzogiorno, hanno una forte disoccupazione; lo stesso vale per i paesi africani, asiatici, latinoamericani, est-europei, da cui provengono gli immigrati stranieri.
L’emigrazione ha aumentato la disoccupazione, paradossalmente diminuendola nei paesi di arrivo […]
I vantaggi economici nei paesi di arrivo sono di due tipi:- Tutta l’economia si avvantaggia dell’uso di lavoratori già cresciuti e istruiti, per cui non ha dovuto pagare nulla; chi si lamenta perche’ gli immigrati premono sul nostro sistema sanitario, per esempio, si dovrebbe rendere conto che un neonato italiano implica un costo enorme per la collettivita’ prima che possa contribuire all’economia lavorando: una grossa parte di questi costi sono sostenuti dalla famiglia, ma una parte rilevante sono a carico dello stato, per esempio molti costi sanitari, la scuola, ecc.-
Per i capitalisti e’ possibile usare gli immigrati come lavoro a basso costo. Questo e’ un vantaggio solo per qualcuno: per la classe dominante.
Per la classe operaia e’ ovviamente uno svantaggio […]
Contro questa insidiosa manovra, e’ interesse della classe operaia nel suo insieme battersi unita per l’effettiva parita’ di trattamento della forza-lavoro, sia essa nazionale o immigrata.

Info:
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/455-la-sinistra-di-destra-un-libro-di-mauro-vanetti
https://edizionialegre.it/recensioni/liberisti-e-rossobruni-i-nemici-interni-alla-sinistra-giacomo-russo-spena-da-micromega/
https://edizionialegre.it/recensioni/osservazioni-su-un-libro-stimolante-antonio-moscato-dal-blog-movimento-operaio/

https://edizionialegre.it/recensioni/la-liquefazione-della-classe-internazionale/
https://www.dinamopress.it/news/la-sinistra-destra-vecchia-nuova/

Lavoro/Bottini

Aldo Bottini, Alberto Orioli – Il lavoro del lavoro – Il Sole 24 Ore (2023)

In Europa ancora il 44% dei cittadini (dati Eurobarometro) ritiene che il compito principale per una donna sia occuparsi della casa e della famiglia.
Il mito e la condanna a una vita da «angelo del focolare» trova eco anche in questa nostra contemporaneita’ con le nuove espressioni di caregiver o breadwinner legate al ruolo femminile anche se sembra cosi’ lontana da quello schema archetipico.
E manca, tra l’altro, una reale valorizzazione economica di quel ruolo.
Per l’Istat di fatto le donne che lavorano nel complesso sono impegnate per 60 ore alla settimana tra ore di lavoro esterne e ore di lavoro per la famiglia.
L’altra faccia di questo squilibrio e’ che le donne soffrono di una poverta’ di tempo.
E se questo surmenage venisse remunerato si e’ stimato che sarebbe, nel complesso, di un valore oscillante tra il 10 e il 39% del Pil globale.
E a proposito di empowerment economico, se il lavoro femminile fosse pari a quello degli uomini (in quantita’ e qualità) il Pil del mondo salirebbe del 26 per cento […]
Unione europea e’ all’avanguardia nel mondo per la parita’ di genere: 14 tra i primi 20 Paesi al mondo per l’attuazione della parita’ di genere sono Stati membri dell’UE […] L’Italia e’ un po’ sotto la media europea, con un punteggio generale di 63,5.
Le disuguaglianze di genere sono piu’ marcate nei settori del potere (48,8 punti), del tempo (59,3 punti) e della conoscenza (61,9 punti). Ma e’ il lavoro il vero scandalo: l’Italia ha il punteggio piu’ basso di tutti gli Stati membri della Ue e si ferma a 63,3 (il suo punteggio piu’ alto e’ invece nel settore della salute con 88,4 punti).
L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere ha stimato che se i progressi nella riduzione del gender gap proseguono alla velocita’ di quelli di oggi ci vorranno 60 anni per il raggiungimento della effettiva parita’. Con uno scandalo ulteriore: le donne hanno scolarita’ superiori a quelle degli uomini e in genere risultati scolastici piu’ brillanti. Dunque, sono talenti, capitale umano pregiato, competenze che l’Italia tende a sprecare o a usare nel modo piu’ inefficiente creando sacche di sottoccupazione (con ruoli inferiori ai titoli di studio e ai curricula) […]
Si chiama child penalty: i figli, in un Paese che manda deserte le gare per aumentare gli asili nido al Sud con i fondi del Pnrr, finiscono per rappresentare un ostacolo alla piena occupazione delle donne.
L’11% delle madri non ha mai lavorato oppure, alla nascita dei figli, abbandona il lavoro nell’11% dei casi con il primogenito, percentuale che sale al 17% con due figli e al 19% con tre o piu’.
C’e’ una triste controprova di questo ostacolo: le donne single in media guadagnano piu’ degli uomini single.
E’ evidente che il superamento del gender gap passa anche da una diversa concezione e fruizione degli strumenti di welfare e di sostegno alla famiglia. La conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di vita per ogni donna non e’ solo un tema da convegno, e’ la turbinosa gestione della quotidianita’. Almeno fino a quando non lo diventera’ del pari anche per gli uomini. E sconta, tra l’altro, una zavorra culturale che e’ tutta in una risposta data dagli italiani a un sondaggio di World Value Survey. All’affermazione «Un bambino in età prescolare soffre se la mamma lavora» l’81,4% degli italiani dichiara di essere d’accordo. In Europa in media quella percentuale scende al 55,6 per cento.
Il «che fare?» e’ tutto in quei 25 punti di scarto.

 

Lavoro/Vanetti

Mauro Vanetti – La sinistra di destra. Dove si dimostra che i liberisti, sovranisti e populisti ci portano dall’altra parte – Edizioni Alegre (2019)

I capitalisti hanno bisogno di una sovrappopolazione relativa di proletari.
Per ottenerla possono importarla da altri paesi, e in parte lo fanno. Ma c’e’ un modo piu’ semplice, con cui viene prodotta localmente la gran parte dei lavoratori “in eccesso”.
Forse qualcuno ne avra’ gia’ sentito parlare: e’ la riproduzione sessuata. I capitalisti sono gente pratica: hanno scoperto che molti proletari sono attratti dall’idea di accoppiarsi con altri proletari e che da queste unioni nascono dei piccoli cuccioli di proletario.
Basta aspettare pochi anni e un cucciolo di proletario diventa quasi sempre un proletario adulto, pronto per essere messo a lavorare. L’80-90% dei proletari italiani e’ fornito da cucciolate partorite e allevate in Italia […]
In Italia a meta’ del 2018 c’erano:- 21 milioni di occupati italiani e 2 milioni e mezzo di occupati stranieri.- 2.400.000 disoccupati italiani e 400mila disoccupati stranieri.- 11.900.000 inattivi italiani e 1.100.000 inattivi stranieri (età 15-64).
In queste statistiche mancano gli immigrati irregolari, che tuttavia non possono cambiare di molto i risultati perche’ sono una piccola minoranza: meno dell’1% della popolazione (si’, lo so che tutti pensano che siano molti di piu’: e’ perche’ c’e’ molta disinformazione).
Gli inattivi inoltre non sono veramente tutti li’ a girarsi i pollici: sono casalinghe, studenti, pensionati precoci, disabili e malati gravi, donne in maternita’, ecc.
L’esercito industriale di riserva, dunque, e’ composto da meno di tre milioni di persone, di cui gli italiani sono oltre l’80%.
Gli immigrati fanno parte sia dell’esercito di riserva sia della parte occupata della classe lavoratrice, visto che il tasso di occupazione tra gli stranieri (64% tra i comunitari, 61% tra gli extracomunitari) e’ superiore a quello degli italiani (59%) […]
Che mestiere fanno gli stranieri che lavorano regolarmente, cioe’ la maggior parte?- 700.000 fanno le colf, le badanti e mestieri simili di assistenza e cura.- 400.000 sono tute blu.- 300.000 lavorano in alberghi e ristoranti.- 300.000 sono occupati nel commercio.- 200.000 fanno i muratori o comunque lavorano in cantiere.
Non elenco i settori con meno di 100.000 addetti stranieri regolari, ma l’agricoltura, dove e’ forte la presenza di immigrati che lavorano senza documenti, sarebbe probabilmente tra i settori piu’ importanti contando anche il lavoro nero. Ne danno testimonianza i campi del Lazio, della Campania, della Puglia, della Calabria, della Sicilia, dove spadroneggia il caporalato su grandi masse di lavoratori extracomunitari, specie africani o asiatici, protagonisti in questi anni di lotte sindacali e rivolte bracciantili come quelle di Rosarno, di Nardo’, dell’Agro Pontino, della Capitanata, di Castelvolturno.

Info:
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/455-la-sinistra-di-destra-un-libro-di-mauro-vanetti
https://edizionialegre.it/recensioni/liberisti-e-rossobruni-i-nemici-interni-alla-sinistra-giacomo-russo-spena-da-micromega/
https://edizionialegre.it/recensioni/osservazioni-su-un-libro-stimolante-antonio-moscato-dal-blog-movimento-operaio/

https://edizionialegre.it/recensioni/la-liquefazione-della-classe-internazionale/
https://www.dinamopress.it/news/la-sinistra-destra-vecchia-nuova/

Lavoro/Vanetti

Mauro Vanetti – La sinistra di destra. Dove si dimostra che i liberisti, sovranisti e populisti ci portano dall’altra parte – Edizioni Alegre (2019)

L’appartenenza di classe – con buona pace dell’Istat – si definisce in primo luogo sulla base del rapporto che si ha coi mezzi di produzione.
In Italia un’elite composta dal 2,8% delle famiglie (dati 2015) ha profitto/interesse/rendita come fonte principale di reddito. Il 44,7% delle famiglie vive soprattutto di reddito da lavoro dipendente, il 39,6% di pensioni, cassa integrazione e altri trasferimenti statali, il 13,0% di reddito da lavoro autonomo (che e’ una combinazione in varie proporzioni di lavoro e profitto).
L’ampiezza delle famiglie dei capitalisti e dei pensionati e’ mediamente minore, quindi in realta’ il numero di persone che vivono direttamente o indirettamente di lavoro dipendente supera il 50%.
La classe lavoratrice, che si era prematuramente dichiarata scomparsa, costituisce la maggioranza!
(Giova qui ricordare che l’espressione classe operaia, una traduzione del tedesco Arbeiterklasse e dell’inglese working class, non si e’ mai riferita, neppure nell’Ottocento, solo a quelli che in italiano chiamiamo operai, ma e’ sinonimo di classe lavoratrice o proletariato. Ricevi uno stipendio per lavorare per una ditta o un ente che non possiedi ne’ gestisci? Sei della working class).
Questi dati sono confermati anche dalle statistiche dell’Organizzazione internazionale del lavoro relative al 2017 […]
Il proletariato, fin dal nome, non si definisce per cio’ che fa ma per cio’ che non ha. O meglio: quel che fa, lavorare per un salario, e’ dovuto al fatto che vi e’ costretto perche’ non possiede un granche’.
Nell’antica Roma era proletario chi possedeva “solo la prole”, cioe’ chi non era un possidente. Naturalmente anche nell’antica Roma i proletari possedevano in realta’ altre cose, tipo i propri vestiti e accessori, utensili e mobili domestici, oggetti di uso quotidiano, talvolta animali e naturalmente cibo. La proprieta’ di cui si parla non e’ la proprieta’ personale (uno spazzolino da denti) bensi’ la proprieta’ privata dei mezzi di produzione (una fabbrica di spazzolini) […]
Cosa posseggono i possidenti?
Vediamo in cosa era allocata la ricchezza delle famiglie in Italia nel 2013.
Una parte importante dei patrimoni ha la forma di oggetti fisici:- Abitazioni: 5.000 miliardi di euro (il 41% di queste abitazioni non sono prime case).- Altri immobili: 500 miliardi.- Capitale fisso (i macchinari, le attrezzature, le scorte, gli impianti usati nella produzione): 200 miliardi.- Oggetti preziosi: 100 miliardi.- Monete e banconote: 100 miliardi.
Un’altra parte e’ invece in forma intangibile, si tratta cioe’ di attivita’ finanziarie:- Depositi bancari e postali: 1.000 miliardi di euro.- Titoli, riserve di assicurazione e crediti: 1.500 miliardi.- Azioni, partecipazioni e altre attivita’ finanziarie: 2.400 miliardi.
Siccome pero’ le famiglie hanno anche 900 miliardi di debiti e altre passivita’, la ricchezza netta e’ di 9.500 miliardi.

Info:
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/455-la-sinistra-di-destra-un-libro-di-mauro-vanetti
https://edizionialegre.it/recensioni/liberisti-e-rossobruni-i-nemici-interni-alla-sinistra-giacomo-russo-spena-da-micromega/
https://edizionialegre.it/recensioni/osservazioni-su-un-libro-stimolante-antonio-moscato-dal-blog-movimento-operaio/

https://edizionialegre.it/recensioni/la-liquefazione-della-classe-internazionale/
https://www.dinamopress.it/news/la-sinistra-destra-vecchia-nuova/