Lavoro/Balzano

Contro lo smart Working – Savino Balzano – Laterza (2021)

La pandemia ha scavato un solco profondo nella vita di questo Paese, generando, tra attivita’ chiuse e posti di lavoro persi, tante conseguenze a breve e medio termine, ma anche se ancora non lo sappiamo, nel mondo del lavoro saranno persino piu’ spaventosi gli effetti di lungo periodo.
Lo smart working si appresta a contribuire a questa trasformazione potenzialmente deflagrante e, se i lavoratori non prenderanno presto coscienza della fase determinante che si trovano a vivere, sara’ molto piu’ complicato provare a invertire certe dinamiche gia’ silenziosamente in atto.
La storia recente ce lo insegna: e’ proprio quando una buona parte della popolazione si trova a versare in condizioni di profonda difficolta’ che i lavoratori devono alzare la guardia.
E’ in momenti come questi che e’ piu’ facile cadere vittime di certi equivoci, o meglio di certe deformazioni linguistiche create ad arte per imprimere una direzione ben precisa allo stato di cose presente, alla realta’ materiale. La direzione del piu’ forte.
Per capirlo e’ sufficiente un piccolo esercizio di memoria. Se per un attimo provate a tornare con la mente agli anni Novanta, vi ricorderete senz’altro dell’onnipresente dibattito sulla flessibilizzazione del mercato del lavoro. Oggi, a posteriori, puo’ sembrare grottesco, ma e’ bene ricordare che allora si raccontava di uno scenario favoloso alle porte, di un mondo nuovo dove chiunque avrebbe potuto svolgere il lavoro che piu’ gli piaceva […]
Si prospettava un sistema completamente votato al perfetto equilibrio tra flessibilita’ e sicurezza sociale, nel quale ogni individuo avrebbe goduto di infinite occasioni, passando da un lavoro all’altro, accrescendo nel frattempo le proprie competenze, magari il proprio salario […]
Ora riapriamo gli occhi e guardiamoci intorno: davvero possiamo affermare che quanto ci era stato promesso sia stato mantenuto? Davvero il mercato del lavoro e’ cambiato e sta continuando a cambiare garantendo a tutti, lavoratori e imprenditori, nuove strabilianti chance di crescita? [..]
Le riforme del lavoro sono sempre state riforme di potere, e negli ultimi trent’anni il potere ha perseguito con costanza e in modo assolutamente trasversale, bipartisan e intenzionale la destrutturazione dell’impianto normativo a tutela del mondo del lavoro.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-1.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-3.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-4.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-2.pdf
https://www.iltascabile.com/recensioni/contro-smart-working-balzano/
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/10/20/luddismo-smart-working/

Lavoro/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia reale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

Che ci sia qualcosa di diverso nel rapporto con il lavoro lo percepiamo un po’ tutti: a un certo punto ci siamo trovati circondati di storie di persone che hanno lasciato posizioni ben pagate per seguire qualche passione poco remunerativa o, al contrario, di ragazzi e ragazze che hanno rifiutato condizioni di lavoro degradanti e hanno preferito il rischio della disoccupazione piuttosto che piegarsi a richieste inaccettabili.
Su TikTok ha avuto un breve momento di gloria l’hashtag #lazygirljob: giovani donne della Generazione Z che raccontavano di preferire lavori senza prospettive di carriera ma a basso stress rispetto all’eterna gavetta con prospettive incerte e molte ansie che richiedono i percorsi di carriera di solito piu’ ambiti […]
L’ideale del lazy job non riguarda tanto lo scarso impegno – per il quale sono emersi altri eufemismi tipo quiet quitting, le “dimissioni silenziose” – quanto il limitato investimento emotivo, che puo’ derivare da una valutazione razionale di cosa realisticamente ci si attende dalla parte della vita dedicata al lavoro.
Se la dedizione alla carriera non promette altro che frustrazioni e redditi deludenti, non e’ meglio indirizzare le proprie energie altrove?
Magari su una vita con minori disponibilita’ economiche, ma anche con meno stress e piu’ tempo libero.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Lavoro/Sanders

Sfidare il capitalismo – Bernie Sanders – Fazi (2024)

Nell’odierna cultura dei media e della politica, il lavoro e’ trattato come qualcosa di “scontato” e raramente discusso in maniera significativa, come invece sarebbe necessario.
Il lavoro, in larga misura, definisce chi siamo, qual’e’ il nostro status e quali sono i nostri amici.
Molti di noi trascorrono piu’ tempo al lavoro che con le rispettive famiglie. Il lavoro ha la capacita’ di renderci felici e soddisfatti o, al contrario, depressi e ansiosi.
Il vero dibattito non e’ se la gente andra’ a lavorare o no. Il vero dibattito e’ se saremo in grado di dire «Voglio andare a lavorare» anziche’ «Devo andare a lavorare» […]
Le persone vogliono essere produttive e incidere positivamente sulla vita dei loro familiari, dei loro amici, dei loro vicini e, in definitiva, sul loro paese e sul mondo.
Il lavoro e’ una manifestazione di questo desiderio. E’ vero per un custode. E’ vero per un insegnante. E’ vero per il presidente degli Stati Uniti […]
A prescindere dal tipo di mestiere, ciascuno di noi da’ il meglio di se’ quando fa un lavoro gratificante.
Ci sentiamo bene quando sappiamo di dare un contributo alla nostra comunita’ e quando siamo messi nelle condizioni di trovare modi piu’ creativi ed efficaci di offrire questo contributo.

Info:
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/sfidare-il-capitalismo-bernie-sanders-libro

https://cultura.tiscali.it/libri/articoli/sfidare-capitalismo-sanders-manifesto-sinistra/
https://othersouls.it/sfidare-il-capitalismo-un-viaggio-verso-lequita-sociale/https://www.marx21.it/cultura/sfidare-il-capitalismo-bernie-sanders/

Lavoro/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuoriscena (2023)

Parliamo qui, tecnicamente, del cosiddetto plusvalore relativo.
Il plusvalore relativo puo’ essere generato in modalita’ differenti. Il caso piu’ ovvio, e oggi sempre piu’ diffuso, prevede che i capitalisti taglino direttamente i salari, anche e paradossalmente al di sotto del livello di sussistenza. Basti pensare che in Italia, dove i salari sono in declino da decenni e il costo della vita e’ in aumento, intere famiglie di lavoratori sono ormai piombate nella poverta’ assoluta (1,9 milioni di famiglie nel 2021 secondo l’Istat, e i nuovi dati si preannunciano in crescita), e vi e’ addirittura un’opposizione feroce a introdurre un salario minimo di 9 euro all’ora […]
La dinamicita’ del sistema economico e’ stata assicurata principalmente dall’innovazione tecnologica, volta ad aumentare la produttivita’ del lavoro e dunque ad alimentare la crescita del plusvalore relativo. Aumentare la produttivita’ del lavoro significa che, nello stesso lasso di tempo, ciascun lavoratore produce piu’ valore […]
L’aumento della produttivita’ produce un aumento dell’intensita’, che costituisce la terza strategia per aumentare il plusvalore relativo. Aumento di pro- duttivita’ e aumento di intensita’ sono concettualmente distinguibili ma storicamente quasi inscindibili.
Con aumento della produttivita’ s’intende che il lavoratore produce di piu’, non perche’ sta spendendo piu’ energia muscolare ma perche’ sta lavorando con macchine migliori; con aumento dell’intensita’ invece s’intende che con gli stessi strumenti si lavora piu’ velocemente.
Con il passare degli anni, le aziende hanno investito capitali enormi per affinare le tecniche di supervisione e di monitoraggio dei lavoratori assicurando cosi’ un’alta intensita’ di lavoro. Oggi il colosso di Amazon rappresenta un’avanguardia potentissima sotto questo aspetto […]
Le preoccupazioni per la salute e la sicurezza dei lavoratori non fanno parte della logica dell’accu- mulazione di capitale.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/28826-francesco-tucci-ripoliticizzare-l-economia.html

Lavoro/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo)- Stefano Feltri – Utet (2024)

Quando c’e’ un salario minimo, il datore di lavoro perde un po’ di potere: per il lavoratore svolgere una mansione o l’altra ha poca importanza, se tutte sono pagate al minimo, visto che tanto guadagna uguale.
Se si trova male a fare le pulizie in un’azienda, puo’ licenziarsi e andare a fare l’usciere in un’altra: lo stipendio resta lo stesso, ma le condizioni di lavoro magari sono migliori.
Il datore di lavoro di solito non gradisce un alto ricambio dei dipendenti: qualunque mansione viene svolta meglio da chi ha un po’ di esperienza, i margini d’errore sono maggiori per i neoassunti, perdere un dipendente che si e’ rivelato affidabile e produttivo, e dunque “vale” piu’ del poco che costa, non e’ mai un buon affare.
L’azienda potrebbe trattenere il dipendente scontento e tentato dal cambiare, ma dovrebbe offrirgli qualcosa, o un aumento – ma cosi’ usciamo dallo scenario del salario minimo – o qualche benefit non monetario, tipo orari ridotti, flessibilita’ e cosi’ via. Di rado puo’ lasciar intravedere prospettive di carriera.
La teoria dice quindi che se ci sono molte persone a salario minimo, queste si possono muovere liberamente da un lavoro all’altro visto che non hanno paura di scendere piu’ in basso di cosi’ nella scala lavorativa.
Certo, possono rimanere disoccupate, ma se guadagni il minimo anche la disoccupazione fa meno paura che se hai un buon stipendio, perche’ i sussidi previsti dal welfare non risultano cosi’ diversi dalla retribuzione che ricevi se ogni giorno vai sul posto di lavoro.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Lavoro/Balzano

Il salario minimo non vi salverà – Savino Balzano – Fazi 2024

[Il salario minimo] e’ una goccia nell’oceano; per la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani non cambiera’ assolutamente nulla in quanto la loro retribuzione e’ gia’ pari o superiore alle soglie immaginate come minimi salariali di legge.
Dunque, il generale avvizzimento del livello retributivo medio in Italia non lo risolviamo nemmeno lontanamente con una misura di questo tipo […]
Non solo, questa misura e’ anche rischiosa (in questo senso potrebbe risultare una “trappola”) e per almeno due motivi. La prima ragione e’ intuibile […]
Il salario minimo indicato per legge potrebbe comportare nel tempo il crollo di tutti i livelli retributivi al di sopra della soglia individuata. Vale a dire che, anziche’ rappresentare uno slancio per le retribuzioni in generale, esso rischia di divenire una vera e propria zavorra, dalla quale sara’ difficilissimo schiodare le grandi imprese, forti della legittimazione giuridica di quella soglia minima retributiva […]
La seconda ragione, a ogni modo, e’ persino piu’ grave della prima […]: in un contesto di totale subalternita’ in termini di potere contrattuale dei lavoratori, attribuire alla politica il compito di determinare il salario minimo per legge significa firmare una cambiale in bianco ai partiti, alla classe dirigente del paese, alle forze politiche che in questi trent’anni abbiamo lucidamente visto all’opera.
Significa – mi spiace se l’immagine puo’ apparire eccessivamente forte (ma vi ricorro convintamente) – mettersi a giocare alla roulette russa, affidare la propria vita al boia.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/
https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/

Lavoro/Balzano

Contro lo smart working – Savino Balzano – Laterza (2021)

Lo smart working sara’ pure propagandato come agile e intelligente, ma resta lavoro e pertanto la riflessione deve essere ricondotta al terreno tradizionale di quest’ultimo: tra le due parole, working rimane la piu’ importante.
Proprio al lavoro la Costituzione repubblicana affida il compito di reggere i pilastri della democrazia: lo fa a partire dall’articolo 1 («L’Italia e’ una Repubblica democratica, fondata sul lavoro»), ma anche al comma secondo dell’articolo 3 («e’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […] che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese»).
Insomma, per quanto molti preferiscano «individualizzare» il diritto del lavoro, e suggerire che esso riguardi sempre e solo il singolo lavoratore, la verita’ e’ un’altra.
Dal diritto individuale del lavoratore deriva nientemeno che la sua stessa possibilità di esercitare la propria liberta’ politica e sindacale, e quindi di essere parte attiva del processo democratico.
Il lavoratore, con e grazie ai suoi diritti, arricchisce la democrazia.
Da questo deriva che intervenire in materia di diritti dei lavoratori significa intervenire direttamente sul funzionamento stesso dello Stato, alterandone leve, pesi e contrappesi soprattutto politici, equilibri di potere, i gangli dell’ingegneria istituzionale ideata in Costituzione.
Ebbene, intervento dopo intervento, sono saltati i limiti al fatto che i lavoratori vengano controllati in modo irragionevole, demansionati, licenziati arbitrariamente e senza che un giudice abbia il potere di farli riassumere anche quando puo’ certificare l’illegittimita’ dell’allontanamento. In una parola, i lavoratori sono sempre piu’ ricattabili […]
Che ne e’ della loro possibilita’ di esprimersi politicamente dentro e fuori l’azienda?
Disarmati sul piano della lotta collettiva, dunque sindacale e in ultima istanza di potere, che ne sara’ del buon funzionamento dello Stato democratico cosi’ come disegnato dai Costituenti?
Senza esagerazioni, che ne sara’ della democrazia?
Se si insiste tanto sulla comunita’ e’ perche’ e’ chiaro che, a voler resistere al processo implacabile di disgregazione del mondo del lavoro, o persino a tentare di ripristinare condizioni di giustizia ed equita’ al suo interno, e’ imprescindibile l’esistenza di una comunita’ da mobilitare.
Il cortocircuito nel quale pero’ siamo cascati si palesa proprio qui: ancora prima dei diritti, e’ la comunita’ in primis ad essere stata indebolita da questi processi e la sindacalizzazione, che gioca tutto sulla consapevolezza dei lavoratori di essere gruppo e comunita’, e’ ridotta ai minimi termini […]
Abbiamo detto che il rapporto di lavoro e’ un rapporto di forza, in cui per riequilibrarne lo squilibrio strutturale e’ dirimente assumere una prospettiva di gruppo, collettiva: e allora, se le cose stanno cosi’, come potra’ mai un lavoratore solo e isolato uscire da questo braccio di ferro senza le ossa rotte?

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-1.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-3.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-4.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-2.pdf
https://www.iltascabile.com/recensioni/contro-smart-working-balzano/
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/10/20/luddismo-smart-working/

Lavoro/Somma

Abolire il lavoro povero – Alessandro Somma – Laterza (2024)

Il welfare aziendale alimenta insomma lo sviluppo della sanita’ e della previdenza integrativa, e in genere del cosiddetto secondo welfare, la cui misura dipende, a questo punto, anche dall’esito della contrattazione ed e’ pertanto variabile: di qui l’idea di welfare ‘a la carte’.
Il tutto nonostante l’assicurazione che il secondo welfare non avrebbe determinato una contrazione del primo, quello universalistico, il che e’ invece puntualmente accaduto in particolare negli ultimi anni: e’ stata la risposta alle ristrettezze di bilancio imposte dalle misure austeritarie dettate dal livello europeo. Alimentando cosi’ una tendenza oramai consolidata che neppure la pandemia ha saputo scalfire, nonostante il goffo tentativo di sostenere invece che essa ha indotto l’Europa unita a divenire una comunita’ politica solidale.
Non solo. Il welfare aziendale finisce per assicurare livelli accettabili di sicurezza sociale ai soli cittadini che rivestono lo status di lavoratori, che dunque sono indotti a comportarsi in modo collaborativo al fine di non perdere, per effetto di un licenziamento ed eventualmente di un demansionamento, anche i beni e i servizi la cui erogazione il welfare universale delega sempre piu’ al welfare aziendale. Quest’ultimo genera cioe’ «benefici in termini di fidelizzazione e condivisione dell’apparato valoriale dell’imprenditore da parte dei propri dipendenti».

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/27701-lelio-demichelis-lavoro-povero-con-vita-digitale-o-vita-povera-con-lavoro-digitale.html

Lavoro/Gorz

l filo rosso dell’ecologia – André Gorz – Mimesis (2017)

In tutti i paesi sviluppati, e’ il capitale che tende ad abolire il lavoro salariato perche’ questo si era nel frattempo trasformato, durante il periodo fordista, in una relazione sociale regolamentata, protetta dai diritti sociali.
Al suo posto, il capitale reintroduce relazioni di lavoro e di retribuzione individualizzate, precarie, che abbandonano il lavoratore di fronte al potere arbitrario del suo datore di lavoro.
Il capitalismo denuncia il contratto sociale che era alla base del regime fordista, il lavoro diventa un’attivita’ sempre piu’ discontinua. Periodi di iperattivita’ si alternano a periodi di disoccupazione, il tempo di lavoro e il livello di retribuzione diventa flessibile, imprevedibile.
Chiunque e’ un disoccupato in potenza.
E’ una rivoluzione irreversibile. La rivoluzione microelettronica economizza delle quantita’ di lavoro fino ad oggi inimmaginabili, ma e’ gestita in un modo tale che condanna gli uni all’inattivita’, mentre obbliga gli altri ad un’intensita’ di lavoro difficilmente sopportabile […]
Inoltre, sotto la pressione dei fondi pensione, le imprese riducono i salari e il personale, investono sempre meno sul lungo periodo e cercano ovunque di ottenere i mezzi di esenzione d’imposta.
E cosi’ il rendimento del capitale non smette di accrescersi, mentre la remunerazione del lavoro, la protezione sociale e gli investimenti in opere pubbliche non fanno che diminuire […]
Sarebbe necessario garantire a chiunque un reddito continuo per un lavoro discontinuo. Garantire, detto altrimenti, che la discontinuita’ del lavoro retribuito non sia imposta alle persone a seconda della convenienza dei datori di lavoro, e che questa discontinuita’ si trasformi in diritto di tutti a vivere le proprie attivita’ e a scegliere, senza perdere il proprio reddito, dei periodi in cui si possano fare cose che non abbiano valore mercantile.
Questa sarebbe la base della societa’ della multiattivita’.
Credo che questa idea sia piu’ che mai attuale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ecologia-politica-di-andre-gorz/
https://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Gorz

 

Lavoro/Aloisi

Il tuo capo e’ un algoritmo. Contro il lavoro disumano – Antonio Aloisi, Valerio De Stefano – Laterza (2020)

La tecnologia ha un ruolo tutt’altro che neutrale poiche’ puo’ determinare un logoramento lento, profondo e pressoche’ invisibile a danno dei salari.
Puo’ succedere che, proprio agendo come forza che immiserisce il contenuto delle attivita’ umane (accrescendo le potenzialita’ invasive dei sistemi di sorveglianza, parcellizzando le mansioni per favorirne l’esternalizzazione, adottando selvaggiamente processi decisionali automatizzati), lo sviluppo digitale finisca per accelerare il processo di sostituzione robotica di ruoli e mansioni e, alla lunga, segni l’estinzione definitiva di un particolare tipo di lavoro: quello di qualita’.
Il guaio, tra l’altro, e’ che la trasformazione assunta a piccole dosi sembra avere effetti paralizzanti sulle risposte dei governi e delle parti sociali nei confronti di ultimi, penultimi e vulnerabili.
Precarizzazione, ribasso e automazione rischiano cosi’ di diventare le tappe forzate di un viaggio lento al termine del lavoro dignitoso.
Contemporaneamente, l’impoverimento contrattuale, il caos normativo e la debolezza dei meccanismi di controllo stanno spianando la strada alla non convenienza del lavoro sicuro, dignitoso e distintivo, e quindi alla sua potenziale sostituzione con infinite opzioni low cost.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858141298_ALOISI%202.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-8.pdf

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-tuo-capo-e-un-algoritmo-di-antonio-aloisi-e-valerio-de-stefano/