Capitalismo/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Il movimento Occupy Wall Street, insomma, ha visto giusto: gli stessi processi che hanno portato la ricchezza a concentrarsi nelle mani dell’1 per cento piu’ ricco della societa’ sono alla base della crisi.
Un fenomeno non nuovo e che ha un precedente evidente anche nella crisi del 1929.
Cosa vuol dire cio’? Che se e’ vero che la crisi e’ stata originata dallo scoppio della bolla subprime negli Stati Uniti, le cause strutturali sono pero’ da individuare negli enormi squilibri economici causati da trent’anni di politiche neoliberiste, non certo negli eccessi del settore pubblico.
I dati mostrati fin qui dimostrano chiaramente che il problema in Europa non e’ certo il fatto che “mancano i soldi” – il PIL complessivo dell’UE e’ superiore a quello degli Stati Uniti, e l’Europa e’ da anni la regione con la maggiore quantita’ di ricchezza privata al mondo, insieme agli USA – quanto il fatto che il grosso di quella ricchezza e’ concentrato nelle mani di una frazione della popolazione.
L’Europa e’ infatti la regione con il maggiore rapporto ricchezza privata netta – PIL – al mondo in cima alla classifica dei paesi europei figura l’Italia, ed e’ la seconda regione al mondo, dopo gli USA, per numero di milionari, la maggior parte dei quali e’ concentrata in Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Svizzera.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Capitalismo/Bauman

Zygmunt Bauman – Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone – Laterza (2007)

La nostra e’ una societa’ dei consumi.
Ma quando parliamo di societa’ dei consumi, abbiamo in mente qualcosa di piu’ che non la banale osservazione che tutti i membri della nostra societa’ consumano […]
Cio’ che abbiamo in mente e’ che la nostra «societa’ dei consumi» lo e’ nello stesso senso profondo e fondamentale in cui la societa’ dei nostri predecessori, la societa’ moderna nella sua fase di fondazione, industriale, era una «societa’ della produzione, dei produttori».
Quel tipo piu’ vecchio di societa’ moderna occupava i suoi membri principalmente come produttori e soldati; e allo svolgimento di quel ruolo forgiava i suoi membri, come un dovere che sottoponeva e imponeva loro quale «norma».
Per osservarla i cittadini dovevano esplicare tutta la loro capacita’ e volonta’ di fare i produttori e i soldati.
Ma nel suo attuale stadio tardomoderno (Giddens), secondo-moderno (Beck), surmoderno (Balandier) o postmoderno, la societa’ moderna ha scarso bisogno di una massa di manodopera industriale e di eserciti di leva; ha invece bisogno di impegnare i suoi membri nel ruolo di consumatori.
La societa’ attuale forma i propri membri al fine primario che essi svolgano il ruolo di consumatori.
Ai propri membri la nostra societa’ impone una norma: saper e voler consumare. […]
Il consumatore di una societa’ di consumatori e’ una creatura totalmente diversa dal consumatore di qualsiasi altra societa’ precedente. Se tra inostri antenati filosofi, poeti e predicatori si ponevano la questione se si lavorasse per vivere o si vivesse per lavorare, il dilemma che piu’ spesso si sente rimuginare oggi e’ se si abbia bisogno di consumare per vivere o se si viva perconsumare. Qualora si sia ancora capaci di separare il vivere
e il consumare, e se ne senta la necessita’ […]
La cultura della societa’ dei consumi riguarda piuttosto il dimenticare che non l’imparare. In effetti, quando l’attesa viene eliminata dal desiderio e il desiderio non vuole attese, la capacita’ di consumo dei consumatori puo’ venire ampliata ben al di la’ dei limiti determinati dalle necessita’ naturali o acquisite; non c’e’ neanche piu’ bisogno che gli oggetti del desiderio siano fisicamente durevoli. Il tradizionale rapporto tra i bisogni e il loro soddisfacimento viene invertito: la promessa e la speranza della soddisfazione precedono il bisogno che si promette di soddisfare, e saranno sempre piu’ intense e tentatrici di quanto lo siano i bisogni effettivi.
La promessa, in effetti, e’ tanto piu’ attraente quanto meno usuale e’ il bisogno che si dovrebbe soddisfare; e’ molto divertente vivere un’esperienza che non si sapeva nemmeno che esistesse, e un buon consumatore e’ un avventuriero che ama gli imprevisti.
Per i buoni consumatori, la promessa diventa tentatrice non tanto quando riguarda la soddisfazione di bisogni dai quali si e’ tormentati, bensi’ quando sollecita il tormento di desideri mai immaginati o sospettati prima.

Info:
http://www.nilalienum.it/Sezioni/Bibliografia/Sociologia/Bauman_Dentro_Globalizzazione.html
https://www.skuola.net/sociologia/dentro-globalizzazione.html

Capitalismo/Deneault

Alain Deneault – La mediocrazia – Neri Pozza (2017)

Lungi dall’essere un medium di massa, la televisione e’ al contrario uno strumento di demassificazione: essa scinde e isola i soggetti che formano la collettivita’ per offrire loro, simultaneamente e con identiche modalita’, la stessa cosa.
Si coesiste socialmente per condividere un reale che, pero’, si consuma solo isolatamente.
La televisione genera dunque un essere sociologico nuovo, l’eremita di massa. «Ora sono seduti di fronte alla televisione milioni d’individui, separati eppure identici, chiusi dentro la loro gabbia simili a eremiti – non per fuggire dal mondo, ma piuttosto per non perdersi mai neppure un piccolo frammento del mondo in effigie».
Questo reale affettato, frastagliato, inquadrato, formattato,la televisione ci dispensa dal viverlo e dal realizzarlo: ce lo consegna a domicilio come una merce qualsiasi […]
La tecnica televisiva trasforma cosi’ il potere che questo mezzo da’ a coloro che ne dispongono – poter seguire un avvenimento a distanza, poter conoscere il parere dei propri simili senza parlare con loro… – in un dovere: non recarsi piu’ agli eventi e tantomeno costituirli unendosi a quelli che li creano, non piu’ intavolare discussioni con i propri simili.
Gli «eventi» autorizzati restano quelli organizzati dalla televisione, con persone che all’occorrenza fungono da comparse.
Una simile frammentazione e’ ideale per il commercio, poiche’ permette ai commercianti di presentare attraverso la televisione dei prodotti che, dal punto di vista affettivo, diventeranno il surrogato del legame sociale interdetto dal dispositivo mediatico […]
La magia deleteria di questo medium dipende, secondo Anders, dal fatto che presenta un mondo sempre gia’ pensato, fa asserzioni sempre gia’ ponderate. «La televisione fa dimenticare che essa e’ un giudizio gia’ formulato. […]
Il giudizio trasformato in immagine rinuncia alla sua forma di giudizio per far credere al consumatore che non si cerca di fargli credere niente».
Sul piano del pensiero, lo schermo non pretende di trasmettere un’elaborazione intellettuale, ma la verita’ gia’ interpretata, gia’ confezionata, consegnata come un risultato senza che si sia potuto passare attraverso le tappe che l’hanno così sviluppata. Cibo per la mente? Si’ ma premasticato e predigerito.

Info:
https://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/01/25/news/il_trionfo_della_mediocrazia_spiegato_dal_filosofo_canadese_alain_deneault-156837500/
http://blog.ilgiornale.it/franza/2018/05/27/la-mediocrazia-un-libro-magistrale-del-canadese-alain-deneault-ne-traccia-il-pensiero-e-spiega-come-i-mediocri-hanno-preso-il-potere/

Capitalismo/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel liberismo – Derive Approdi (2016)

L’economia reale e’ sempre piu’ controllata da oligopoli e monopoli (anche per l’assenza di legislazioni antitrust realmente in grado di limitarne il dominio).
Ma il vero problema […] e’ politico, visto che sono le decisioni politiche a determinare in che misura le imprese possono esercitare il potere di mercato.
Del resto, potere di mercato e potere politico si rafforzano a vicenda, come dimostra il fatto che la grande svolta verso la disuguaglianza e’ coincisa con la sterzata a destra della classe politica americana, la quale:
1) ha deregolamentato l’attivita’ bancaria ed evitato di disciplinare gli eccessi della finanza «creativa»;
2) ha ridotto il potere contrattuale dei lavoratori smantellandone le organizzazioni sindacali;
3) si e’ progressivamente integrata con le elite economiche grazie alla crescita dei contributi elettorali, all’attivita’ delle lobby e alla pratica della revolving door (lo scambio di ruoli fra manager pubblici e privati).

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Capitalismo/Zizek

Slavoj Zizek – Come un ladro in pieno giorno. Il potere all’epoca della postumenita’ – Ponte alle Grazie (2019)

Dal momento che, nella nostra societa’, la libera scelta viene elevata a valore supremo, il controllo e il dominio sociale non possono piu’ mostrarsi mentre invadono la liberta’ del soggetto; devono apparire proprio come (ed essere sostenuti da) l’esperienza degli individui in quanto esseri liberi.
Ci sono molteplici modi in cui questa non-liberta’ appare sotto forma del suo opposto: quando siamo privati dell’assistenza sanitaria universale, dicono che ci stanno dando una nuova liberta’ di scelta (di scegliere chi provvede alla nostra salute); quando non possiamo più fare affidamento su un impiego a tempo determinato e siamo obbligati a cercare un lavoro nuovo e precario ogni due anni, dicono che abbiamo l’opportunita’ di reinventarci e scoprire nuovi e inattesi potenziali creativi nascosti nella nostra personalita’; quando dobbiamo pagare per l’istruzione dei nostri figli, ci dicono che diventiamo «imprenditori di noi stessi», che agiamo come capitalisti che scelgono liberamente come investire le risorse che possediamo (o che abbiamo chiesto in prestito) nell’educazione, nella salute, nei viaggi…
Costantemente bombardati dalle cosiddette «libere scelte», obbligati a fare delle scelte per la maggior parte delle quali non siamo neppure adeguatamente qualificati (o rispetto alle quali non abbiamo informazioni sufficienti), sperimentiamo sempre di piu’ la nostra liberta’ per quello che effettivamente e’: un peso che ci priva della vera scelta del cambiamento.

Info:
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/unlibroalgiorno/2019/03/16/zizek-e-la-discrezione-non-oppressiva_d6041a60-8893-4969-9332-a8cd1bf07ba9.html
https://ilmanifesto.it/il-gusto-del-paradosso-e-della-liberta/

Capitalismo/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Dopo la fine del regime di Bretton Woods nel 1971,  i paesi occidentali hanno progressivamente adottato i dettami di quello che viene chiamato neoliberismo.
Seguono la liberalizzazione dei commerci, l’eliminazione di limiti ai movimenti di capitali, l’indipendenza delle banche centrali dai governi e cosi’ via. La fine dell’aggancio con l’oro e con il dollaro, lungi dal dare ai governi maggiore liberta’ nel gestire le politiche monetarie e fiscali, costringe a trovare una nuova “ancora” per il valore della moneta […]
Il target inflazionistico, stabilito al 2 per cento, diviene il dogma di ogni banchiere centrale […]
Cosi’, per combattere l’inflazione le banche centrali aumentano i tassi di interesse. La disoccupazione che ne consegue e’ il primo tassello di un processo che negli anni Ottanta porta alla drastica riduzione del potere dei sindacati in tutto il mondo occidentale.
La conseguenza e’ che si’, l’inflazione si riduce, ma con essa anche la capacita’ dei lavoratori di conquistare salari piu’ alti per godere anch’essi dei benefici dell’accresciuta produttivita’.
Mentre quest’ultima continua a crescere, il potere d’acquisto dei lavoratori rimane indietro. Si puo’ produrre sempre di piu’, ma non si ha il denaro per comprare.
Cosa tiene quindi in piedi questo sistema? Perché semplicemente non si innesca quella che gli economisti chiamano “crisi da sottoconsumo”?
La risposta e’ che i liberisti sono sempre pronti a scendere a compromessi […]
Se i redditi da lavoro non bastano, ecco che il credito e la finanza divengono la nuova fonte di domanda autonoma.
La “new economy” e’ la nuova corsa all’oro […]
Quando la bolla delle dot.com scoppia, ecco pronto il suo sostituto, stavolta molto più tradizionale: la bolla immobiliare. Il debito privato diviene via via sempre piu’ gigantesco, anche da questa parte dell’oceano, per non parlare delle cosiddette “tigri asiatiche” e del Giappone.
Anche qui, il ruolo dello Stato e’ tutt’altro che marginale […]
Se il lavoro non e’ un diritto, se il salario non permette di accrescere il benessere familiare, allora il nuovo diritto diventa l’accesso al credito.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Capitalismo/De Benoist

Alain DeBenoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

La maggioranza degli elettori ha avuto molte occasioni di constatare che, almeno da trent’anni, i partiti di sinistra realizzano politiche di regresso sociale che non hanno niente da invidiare a quelle della destra […]
Ogni vittoria della sinistra corrisponde obbligatoriamente a una sconfitta del socialismo».
Assistiamo, in effetti, alla fine non soltanto del socialismo istituzionale, ma anche della socialdemocrazia, che si e’ dissolta nel liberalismo e ormai serve solo a produrre il rivestimento “progressista”, che permette alla sinistra di essere in sintonia con le recenti evoluzioni del capitalismo.
Piu’ la sinistra aderisce al sistema vigente, di cui il popolo sperimenta la malvagita’, piu’ il popolo se ne allontana; piu’ il popolo si allontana dalla sinistra, piu’ quest’ultima ostenta il suo disprezzo per il popolo.
Questo divorzio, che non e’ tipico della Francia ma si trova ovunque, e’ ora consumato.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Capitalismo/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel liberismo – Derive Approdi (2016)

Avanza […] la tesi secondo cui «uno scarto apparentemente limitato fra il tasso di rendimento del capitale e il tasso di crescita puo’ produrre nel lungo periodo effetti estremamente potenti e destabilizzanti sulla struttura e sulla dinamica delle disuguaglianze in una determinata societa’.
Detto con altre parole: se il tasso di rendimento del capitale e’ nettamente superiore al tasso di crescita, ne discende che «i morti mangiano i vivi», cioe’ che i capitali accumulati in passato aumentano piu’ in fretta di quelli generati dalla crescita economica nel presente.
Secondo tale tesi, il processo di accumulazione del capitale, in certe condizioni, dipenderebbe meno dal tasso di profitto che dalle rendite: il capitale «tende sempre a trasformarsi in rendita dal momento che si accumula illimitatamente».
Ma cio’ significa che la causa primaria della disuguaglianza e del suo costante aumento coincide con la possibilita’ di trasmettere ai propri discendenti la ricchezza accumulata: l’ineguaglianza generata dal capitale e’ sempre piu’ forte di quella generata dal lavoro.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Capitalismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

La crescita di una cultura di sinistra di ispirazione edonistico-libertaria (radical chic) ha ugualmente contribuito a separare i partiti di sinistra dagli strati popolari, i quali hanno assistito con stupefazione prima all’emergere, e poi all’insediamento mediatico, di una sinistra mondana e arrogante portata, piu’ che a tutelare gli interessi della classe operaia, a difendere la “omogenitorialita’”, i clandestini, l’“arte contemporanea”, i diritti delle minoranze, il discorso sugli “stereotipi di genere”, il “politicamente corretto”, le fobie corporali e la sorveglianza permanente del comportamento altrui.
Il liberalismo culturale confluiva cosi’ nel liberalismo economico che, al fine di permettere l’espansione senza fine del mercato, cerca di distruggere tutte le forme tradizionali di esistenza, a cominciare dalla famiglia, che e’ una delle ultime isole di resistenza al regno del solo valore commerciale.
Gli eredi del Sessantotto, i quali un tempo gridavano «vietato vietare» e «godere senza ostacoli» (due slogan tipicamente liberali), hanno dal canto loro compreso rapidamente che i loro desideri potevano essere soddisfatti meglio dal capitalismo liberale e sono cosi’ passati senza difficolta’ dal “godere senza ostacoli” al “consumare senza limiti” e dall’utopia della globalizzazione della societa’ senza classi all’utopia della globalizzazione neoliberale.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

L’alleanza tra le forze moderate di sinistra e destra contro le forze xenofobe per una globalizzazione regolamentata, nasconde dei pericoli.
Nei fatti implica quelle «grandi coalizioni» di cristiano- democratici e socialdemocratici che hanno governato l’Austria, la Germania e l’Italia per diversi anni fino al 2017 e al 2018, quando sono crollate sotto la forza, soprattutto in Austria, di una risorta xenofobia.
Coalizioni del genere forniscono in generale un buon governo, ma comportano due conseguenze negative.
Primo, soffocano il dibattito politico tra centrodestra e centrosinistra, generando un centro tecnocratico, ampio ma molliccio, che costringe chiunque intenda contestarlo ai margini dell’estrema sinistra o dell’estrema destra.
Secondo, impediscono al centrosinistra di riprendersi dalle posizioni eccessivamente acritiche nei confronti di una globalizzazione non regolamentata che erano state assunte dai socialdemocratici della Terza via negli anni Novanta del Novecento, e quindi bloccano lo sviluppo di nuove posizioni credibili, oggi necessarie, per rimediare ai difetti della globalizzazione.
Gli elettori sono spinti ancora una volta verso gli estremi, che offrono politiche anti-globalizzazione.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061