Capitalismo/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

L’economia: si pensava che mercati lasciati a se stessi – con tasse ridotte e deregolamentazione – fossero la soluzione a ogni problema economico;
si pensava che la finanza e la globalizzazione e il progresso tecnologico avrebbero, da soli, portato prosperita’ a tutti.
Si pensava che i mercati fossero sempre concorrenziali di per se’, senza comprendere i pericoli del potere di mercato.
Si pensava che il cieco perseguimento dei profitti avrebbe portato al benessere collettivo.
La politica: troppi ritenevano che democrazia significasse semplicemente poter votare alle elezioni.
Non si sono compresi i pericoli del denaro in politica, i pericoli del suo potere; non si è compreso il modo in cui la concentrazione di denaro possa corrompere la democrazia e come le elite possano usare il denaro per influenzare l’economia e la politica al fine di generare una concentrazione di potere economico e politico ancora piu’ grande.
Ne’ si e’ compreso quanto sia facile scivolare in un sistema del tipo «un dollaro un voto», o quanto sia facile che prenda piede la delusione nei confronti della democrazia, con cosi’ tante persone convinte che il sistema sia truccato […]
Cosi’, un’economia e una politica distorte sono state sostenute ed esasperate da valori distorti. La societa’ americana e’ diventata piu’ egoista, nel senso presupposto dai modelli economici ma non nel senso del miglioramento di se’ a cui tutti aspiriamo.
Si e’ permesso a modelli fondati su un’erronea concezione della natura umana di trasformare gli americani, che sono diventati piu’ materialisti, meno aperti agli altri, meno altruisti, in questi
stessi modelli. Sono diventati amorali (ritenendo che la morale fosse riservata ai leader religiosi e alla domenica) e poi immorali, quando l’indegnita’ e’ diventata il segno distintivo della finanza.

Info:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/

 

Capitalismo/Canfora

Luciano Canfora – La schiavitu’ del capitale – Il Mulino (2017)

Errore fu credere che quella manche terribile che si e’ giocata per tutto il Novecento, messa in moto dalla “Grande guerra”, fosse l’ultimo atto della storia.
Il brusco risveglio fu determinato dal crollo del lungo, ostinato, alla fine insostenibile, esperimento di “socialismo” […]
Esso ci ha insegnato molte cose:
1) che la partita e’ solo agli inizi;
2) che il modello capitalistico (in tutte le sue proteiformi manifestazioni) ha conquistato, alla fine del Novecento, la gran parte del pianeta espugnando e pervadendo di se’ Russia e Cina;
3) che solo ora il capitalismo e’ davvero un sistema di dominio mondiale ma non ha di fronte che spezzoni di organizzazioni per lo piu’ sindacali e inevitabilmente settoriali giacche’ il capitale e’ davvero “internazionalista” avendo dalla sua la cultura ed ogni possibile risorsa,mentre gli sfruttati sono “dispersi e divisi” (dalle religioni, dal razzismo istintuale etc.);
4) che, per funzionare, secondo la sua logica del sempre maggior profitto e della lotta spietata per la conquista dei mercati, il capitale ha ripristinato ormai forme di dipendenza di tipo schiavile: non solo in vaste aree dei mondi dipendenti ma creando sacche di lavoro schiavile anche all’interno delle aree piu’ avanzate;
5) che questo fa ovviamente regredire su un piano piu’ generale i “diritti del lavoro” conquistati, in Occidente, grazie alla novecentesca contrapposizione di sistema;
6) che, per gestire questa impressionante mescolanza tra varie forme di dipendenza incluse quelle schiavili e semi-schiavili,
il contributo della grande malavita organizzata e’ fondamentale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-schiavitu-del-capitale-canfora/
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-schiavitu-del-capitale

Capitalismo/Denault

Alain Deneault – La mediocrazia – Neri Pozza (2017)

La crisi ecologica in continuo aggravamento, le disuguaglianze dei redditi che portano a esclusioni su scala nazionale e mondiale, la dipendenza dai combustibili fossili, il consumo eccessivo e l’obsolescenza programmata, la trasformazione della cultura nell’industria del divertimento, la colonizzazione della mente da parte della pubblicita’, la predominanza del sistema finanziario internazionale sull’economia cosi’ come la sua instabilit’, per fare alcuni esempi, sono tutti aspetti sociali che, insieme a diversi altri, incarnano problemi che trovano origine nella formazione e nelle ricerche sviluppate dagli istituti universitari […]
L’universita’ e’ diventata ne’ più ne’ meno che una componente del dispositivo industriale, finanziario e ideologico contemporaneo.
E’ in tal senso che si fa forte dell’appoggio della cosiddetta «economia del sapere», alla quale si vanta di partecipare. L’imprenditoria vede dunque l’universita’ trasmetterle il sapere piu’ avanzato e il personale che essa richiede, e tutto cio’ grazie al denaro pubblico […]
Oggi gli studenti non sono piu’ quei consumatori dell’insegnamento e dei diplomi offerti nei campus, sono diventati loro stessi dei prodotti.
L’universita’ vende cio’ in cui li trasforma alle imprese private e ad altri istituti che la finanziano, che sono dunque i suoi nuovi clienti […]
Agganciandosi senza riserve alle grandi aziende cosi’ come alle istituzioni del potere, gli istituti di ricerca non si sono limitati a vendere il sapere ai loro clienti, sono anche diventati partner di imprese di manipolazione. Le universita’ restano una delle carte migliori per le aziende lobbistiche, sebbene le loro relazioni si rivelino alquanto problematiche. A torto si riduce l’attivita’ delle lobby alla sola “vendita a domicilio” presso i parlamentari per spingerli a votare in un senso o in un altro.
Questi specialisti dell’opinione si dedicano molto di piu’ a generare le congiunture che costringeranno i parlamentari, senza nemmeno la necessita’ d’interpellarli, a orientare le loro scelte nell’uno o nell’altro senso.
Per manovrare la realta’ stessa, i lobbisti cercano di costruire un clima favorevole ai loro interessi, per esempio mobilitando pubblicamente gli esperti finanziati dall’industria.
Un vero spettacolo.

Info:
https://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/01/25/news/il_trionfo_della_mediocrazia_spiegato_dal_filosofo_canadese_alain_deneault-156837500/
http://blog.ilgiornale.it/franza/2018/05/27/la-mediocrazia-un-libro-magistrale-del-canadese-alain-deneault-ne-traccia-il-pensiero-e-spiega-come-i-mediocri-hanno-preso-il-potere/

Capitalismo/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

Con l’evoluzione del sistema bancario, l’intermediazione si e’ via via allontanata dall’obiettivo di mettere in rapporto tra loro i risparmiatori e le imprese desiderose di espandersi e di creare
nuovi posti di lavoro.
Le banche hanno iniziato a concentrarsi piuttosto su quei risparmiatori e quelle famiglie che volevano spendere piu’ di quanto guadagnavano, per esempio tramite le carte di credito.
Gli anticipi sulle carte di credito si dimostrarono in particolare molto redditizi, perche’ era facilissimo sfruttare i consumatori imponendo tassi di interesse da usurai, oneri sulle dilazioni (anche quando non erano dilazioni) o sugli scoperti e vari tipi di commissioni. E tutto cio’ divenne sempre piu’ facile a mano a mano che si procedette con la deregolamentazione, che eliminava i vincoli al comportamento predatorio.
In tal modo le banche furono libere di rastrellare denaro da tutte le parti, usando il proprio potere di mercato per imporre tariffe elevate ai consumatori e contemporaneamente ai commercianti.
Inoltre, per quanto riguardava le attivita’ di prestito, per le banche era piu’ facile sfruttare i consumatori che le imprese: era cioe’ piu’ facile far soldi con i consumatori che prestando denaro alle piccole e medie imprese (Pmi). Cosi’ per queste ultime divenne sempre piu’ difficile ottenere denaro […]
Le banche hanno intrapreso anche attivita’ molto piu’ redditizie dell’intermediazione, per esempio puntando su immense scommesse.
Quella che a Las Vegas puo’ essere definita semplicemente una scommessa, a Wall Street ha un nome piu’ fantasioso e si chiama «derivato» (e scommette, per esempio, su che cosa succedera’ ai tassi di interesse, ai tassi di cambio o ai prezzi del petrolio) o credit default swap, una scommessa sul possibile fallimento o quasi di un’impresa o di un’altra banca.
Ma tutto cio’ non e’ come giocare alle slotmachine del bar sotto casa; qui sono in gioco svariati miliardi di dollari. Questo e’ un vero e proprio mercato d’azzardo, che puo’ esistere perche’, di fatto, e’ in parte assicurato dal governo. Se la perdita si rivelasse troppo alta, il governo salvera’ la banca.
E’ dunque un altro modo di scommettere senza rischiare: se le cose vanno come vogliono le banche, le banche si intascano i profitti; altrimenti, c’e’ il governo che le sostiene.
Ed e’ soltanto perche’ il governo fa da rete di protezione che l’altra parte e’ disposta a partecipare alla scommessa, perche’ sa che il contratto verra’ onorato in qualunque caso […]
Esiste ancora una terza fonte di lucrosi guadagni per le banche, particolarmente improduttiva per la societa’: gli aiuti che esse forniscono alle grandi multinazionali e ai ricchi per eludere il fisco, per spostare il denaro dalle giurisdizioni dove le tasse sono elevate a quelle dove sono basse, in modo da aggirare la legge, se non violarla.
Anche qui, le banche hanno resistito agli sforzi di riforma del sistema fiscale e finanziario globale. Ben diecimiliardi di dollari sfuggono ogni anno al fisco […]
Oltre a non svolgere il suo tradizionale ruolo di intermediazione, cioe’ portare il denaro dalle famiglie alle imprese, il settore finanziario oggi sta facendo l’esatto contrario, sottraendo denaro alle imprese per portarlo ad alcune famiglie, in modo che i ricchi possano godersi di piu’ il loro denaro.
Grazie a significative facilitazioni fiscali, uno dei modi in cui le banche possono farlo e’ aiutare le imprese a ricomprare le proprie azioni sul mercato prestando loro il denaro necessario, come mostra l’esempio di Apple.
I soldi cosi’ escono dalle imprese. E l’impresa avra’ meno capitale da investire nel futuro, nella creazione di nuovi posti di lavoro. Chi ci guadagna, naturalmente, sono i proprietari delle azioni, gia’ ricchi oltre misura. Negli ultimi anni queste operazioni di buy-back hanno raggiunto dimensioni tali da superare di gran lunga gli investimenti (il capitale fisso) delle imprese non finanziarie.

Info:
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/

Capitalismo/Harvey

David Harvey – L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

Per come la vedo io, il termine [Neoliberismo] si riferisce a un progetto di classe che ha preso corpo durante la crisi degli anni settanta.
Mascherato da una buona dose di retorica sulle liberta’ individuali, la responsabilita’ personale e le virtu’ della privatizzazione, del libero mercato e del libero scambio, questo progetto ha legittimato una serie di politiche draconiane mirate a ristabilire e a consolidare il potere della classe capitalista.
A giudicare dall’incredibile concentrazione della ricchezza e del potere osservabile in tutti i paesi che hanno preso la strada neoliberista, questo progetto ha avuto successo, e non c’e’ prova che sia morto.
Per esempio, uno dei principi pragmatici fondamentali emersi negli anni ottanta e’ che il potere statale dovrebbe proteggere gli istituti finanziari a qualsiasi costo […], principio, che e’ in aperta contraddizione con il non interventismo propugnato dalla teoria neoliberista […]
Detto grossolanamente, il principio consiste nel
privatizzare i profitti e socializzare i rischi, nel salvare le banche e spremere la gente.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Capitalismo/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale – Chiarelettere (2018)

A proposito della finanza capitalistica dominante, siamo vittime di una colossale lacuna informativa.
I media occidentali sono totalmente allineati con le ragioni dell’elite finanziaria e del suo fondamentalismo di mercato […] Giornali e televisioni hanno convinto la maggior parte degli europei che la stagnazione dei loro redditi, la sottoccupazione diffusa, gli shock finanziari, l’assenza di crescita economica siano come il maltempo o le catastrofi naturali.
Ineluttabili e imprevedibili.
Oppure sono dovuti ai «diavoli del giorno» come il debito pubblico italiano, la concorrenza cinese, i russi padroni delle fonti energetiche, gli immigrati e i rifugiati.
Nei media europei e americani non viene spesa alcuna parola contro la speculazione e il parassitismo di chi scommette sugli spread, non finanzia le imprese industriali e promuove una liberalizzazione e privatizzazione dietro l’altra.
E nel frattempo interi paesi come il Regno Unito, l’Italia e la Grecia vengono degradati e depredati […]
Il punto centrale che si evita di spiegare con parole chiare al largo pubblico e’ questo: la presa del potere da parte della finanza ha creato un sistema nel quale i guadagni dell’economia, i profitti delle imprese, i risparmi dei cittadini non finanziano piu’ nuove idee e nuovi progetti di investimento che creano lavoro e fanno salire stipendi e salari.
Il surplus economico resta all’interno del circuito finanziario e serve a sostenere la securitization, un bizzarro termine che indica la messa in sicurezza dei beni, ma che implica la mercificazione di tutto cio’ che valga qualcosa.
Azioni, obbligazioni, merci, materie prime, mutui, case, proprieta’ varie sono trasformati in prodotti commerciabili che vengono parcellizzati e giocati a dadi quante piu’ volte possibile. Fino a che il gioco va male e tutto esplode, come nella grande crisi del 2008-2010.
E’ stato calcolato che solo il 10-15 per cento dei flussi finanziari totali finisce nell’economia reale e nel sostegno di idee innovative. Il resto rimane nel «capitalismo da casino’» che arricchisce finanzieri, grandi capitalisti, individui e famiglie superfacoltose: l’infausto 0,5 per cento della popolazione che detiene quasi la meta’ della ricchezza mondiale.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Capitalismo/Alacevich

Michele Alacevich, Anna Soci – Breve storia della disuguaglianza – Laterza (2019)

La disuguaglianza e’ stata riconosciuta come un problema urgente non solo per nazioni periferiche, remote e meno sviluppate, ma anche per i paesi industrializzati al centro del mondo capitalista e democratico.
Le difficolta’ sempre maggiori del welfare state e la crisi della rappresentanza attraversata da molte socialdemocrazie l’hanno portata ai primi posti dell’agenda politica.
La discussione si e’ concentrata su un numero di politiche diverse […]
1) Politiche fiscali […] La proposta di Piketty per ridurre la disuguaglianza tra i membri della comunita’ nazionale e’ di aumentare notevolmente la progressivita’ del sistema fiscale in modo che le fasce piu’ alte di imposta raggiungano un’aliquota fiscale di circa l’80%. Ovviamente, cio’ richiederebbe un forte coordinamento internazionale, altrimenti i super-ricchi si trasferirebbero semplicemente in uno Stato con una tassazione a loro piu’ favorevole […]
2) Riforme istituzionali del mondo societario […] Questi interventi dovrebbero aumentare la trasparenza delle operazioni finanziarie e mirare a frenare comportamenti eccessivamente rischiosi o puramente speculativi, l’assenza di responsabilita’ da parte dei manager e gli incentivi a privilegiare il guadagno di breve periodo che arricchiscono i manager rispetto alla solidita’ di lungo periodo che favorisce gli investitori. Una proposta ulteriore per penalizzare la speculazione e’ la tassazione delle transazioni a breve termine sul mercato dei cambi […]
3) Politiche dell’istruzione […] Il progresso tecnologico e’, secondo un ampio consenso, skill-biased, ovvero richiede lavoratori sempre piu’ qualificati. L’investimento in capitale umano e’ quindi una forza perequativa fondamentale nella misura in cui consente alle persone di accedere a un’istruzione di alto livello e al passo con una tecnologia che necessiti di una manodopera sempre piu’ qualificata […]
4) Disuguaglianza e mobilità sociale. Il divario economico, in altre parole, passa da una generazione all’altra, e una piu’ alta disuguaglianza in una generazione porta a una piu’ alta disuguaglianza in quella successiva, minando la mobilita’ intergenerazionale.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858136249
https://www.letture.org/breve-storia-della-disuguaglianza-michele-alacevich-anna-soci

 

Capitalismo/Deneault

Alain Deneault – La mediocrazia – Neri Pozza (2017)

Al marchio e all’azienda viene riservato un vero e proprio culto. Del resto la religione – come suggerisce l’etimologia stessa della parola – lega, coalizza.
Diventata imprenditrice, la religione unisce le pecorelle – non soltanto gli impiegati, ma anche i fornitori e i clienti della ditta – in una reale comunione, sotto forma di puntuali adunate, saloni pubblici o cerimonie. Il motociclista che venera un determinato marchio fino al feticismo e socializza con i suoi simili in occasione di grandi raduni, ne e’ un esempio perfetto.
Insomma, la religione s’impone come una formidabile modalita’ di manipolazione […]
Questa teologia d’impresa si riassume con un grafico ascensionale che testimonia il passaggio della merce dal semplice status di «prodotto» a quello, salvifico, della «religione del marchio» (brand religion).
Secondo questo approccio, un «prodotto» smette di essere designato come tale – un dolciume, un maglione, una consolle per videogiochi, un tavolo… – e viene piuttosto assimilato al suo «concetto di marchio».
Una volta etichettato, il prodotto genera una sensazione o, in gergo tecnico, un «valore emozionale aggiunto». Non e’ piu’ un fazzoletto, non e’ piu’ un orologio, non e’ piu’ un semplice te’, perche’ il fazzoletto, l’orologio e il te’ – una volta associati ai marchi Kleenex, Rolex e Lipton –, irradiano calore, sicurezza familiare, garanzia di fiducia, persino sentimento materno.

Info:
https://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/01/25/news/il_trionfo_della_mediocrazia_spiegato_dal_filosofo_canadese_alain_deneault-156837500/
http://blog.ilgiornale.it/franza/2018/05/27/la-mediocrazia-un-libro-magistrale-del-canadese-alain-deneault-ne-traccia-il-pensiero-e-spiega-come-i-mediocri-hanno-preso-il-potere/

Capitalismo/Harvey

David Harvey – L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

L’importanza dell’illimitatezza del potere del denaro non potra’ mai essere sottolineata abbastanza.
I gestori dei maggiori hedge fund di New York nel 2005 hanno rastrellato 250 milioni di dollari a testa in compensi individuali; nel 2006 il principale gestore ha guadagnato 1,7 miliardi di dollari, e nel 2007, un anno disastroso per la finanza globale, cinque di loro (incluso George Soros) hanno realizzato circa 3 miliardi di dollari ciascuno.
Ecco cosa intendo quando affermo che il denaro e’ una forma di potere sociale illimitato […]
Non c’e’ un limite intrinseco ai miliardi di dollari che il singolo individuo puo’ accumulare.
L’illimitatezza del denaro, e l’inevitabile desiderio di impossessarsi del potere sociale che questo conferisce, creano una vasta gamma di incentivi sociali e politici ad accumularne quantita’ sempre maggiori; e una maniera essenziale di ottenere sempre piu’ denaro e’ quella di reinvestire parte dell’eccedenza di fondi guadagnati ieri per generare altra eccedenza domani […]
Il denaro e’ una forma di potere sociale di cui ci si puo’ appropriare e che, per di piu’, non presenta un limite intrinseco, a differenza della quantita’ di terreni che si possono possedere o alla quantita’ di risorse fisiche che si possono controllare.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Capitalismo/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Il movimento Occupy Wall Street, insomma, ha visto giusto: gli stessi processi che hanno portato la ricchezza a concentrarsi nelle mani dell’1 per cento piu’ ricco della societa’ sono alla base della crisi.
Un fenomeno non nuovo e che ha un precedente evidente anche nella crisi del 1929.
Cosa vuol dire cio’? Che se e’ vero che la crisi e’ stata originata dallo scoppio della bolla subprime negli Stati Uniti, le cause strutturali sono pero’ da individuare negli enormi squilibri economici causati da trent’anni di politiche neoliberiste, non certo negli eccessi del settore pubblico.
I dati mostrati fin qui dimostrano chiaramente che il problema in Europa non e’ certo il fatto che “mancano i soldi” – il PIL complessivo dell’UE e’ superiore a quello degli Stati Uniti, e l’Europa e’ da anni la regione con la maggiore quantita’ di ricchezza privata al mondo, insieme agli USA – quanto il fatto che il grosso di quella ricchezza e’ concentrato nelle mani di una frazione della popolazione.
L’Europa e’ infatti la regione con il maggiore rapporto ricchezza privata netta – PIL – al mondo in cima alla classifica dei paesi europei figura l’Italia, ed e’ la seconda regione al mondo, dopo gli USA, per numero di milionari, la maggior parte dei quali e’ concentrata in Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Svizzera.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/