Al termine privatizzazione, Crouch preferisce quello di “commercializzazione della cittadinanza”, con il quale denota il processo di mercificazione delle attivita’ umane che tradizionalmente si svolgevano al di fuori delle relazioni di mercato, a partire da quei servizi di cura – espletati gratuitamente in ottemperanza agli obblighi imposti dalle appartenenze familiari e comunitarie – che vengono trasformati in lavoro salariato e venduti come merci, al pari dei servizi pubblici in precedenza erogati dallo Stato sociale e finanziati attraverso il prelievo fiscale (sanita’, educazione, trasporti ecc.).
In questo modo nasce un sistema in cui lo Stato continua a finanziare i servizi, ma si trasforma in cliente delle imprese private a cui ne trasferisce la gestione.
A loro volta, le imprese che producono tali servizi in regime di monopolio (in barba alla propaganda liberista che giustifica le privatizzazioni in base alla presunta maggiore efficienza della loro erogazione in regime di libera concorrenza) riducono i cittadini allo status di utenti-clienti. A questo punto il cittadino-cliente non ha piu’ alcun rapporto politico con il fornitore e quindi non puo’ piu’ sollevare questioni relative all’erogazione del servizio con il governo.
In altre parole: una volta appaltato all’esterno, il servizio e’ divenuto postdemocratico, e’ stato cioe’ spoliticizzato […]
I servizi pubblici residuali diventano pessimi, perche’ vengono usati quasi esclusivamente dagli strati piu’ poveri della popolazione i quali non hanno abbastanza potere per contrattarne la qualita’ (tipico il caso italiano dei trasporti ferroviari: tutti gli investimenti convergono sulle linee ad alta velocita’ lasciando che i treni per i pendolari sprofondino nel degrado). Questo dispositivo infernale fa si’ che l’inefficienza del servizio pubblico divenga una profezia che si autoavvera: i tagli alla spesa ne abbassano la qualita’, i cittadini si arrabbiano per i disservizi e la loro frustrazione legittima ulteriori tagli e nuove privatizzazioni.
C’e’ di peggio: le imprese private che competono per aggiudicarsi i servizi puntano sul contenimento dei costi (cioe’ su bassi salari e precarizzazione del lavoro) piu’ che sulla qualita’ del servizio. Del resto le competenze che vengono loro richieste non riguardano tanto le conoscenze tecnico-organizzative necessarie per produrre un determinato servizio, quanto quelle relative alle procedure per aggiudicarsi gli appalti, e basta scorrere le cronache giudiziarie per rendersi conto che tali “procedure” contemplano di frequente – se non di default – il versamento di congrue mazzette agli amministratori pubblici e ai loro partiti.
In questo sistema la corruzione non e’ l’eccezione ma la regola, si potrebbe dire che e’ il prodotto inevitabile della cancellazione del confine fra governo e interessi privati, della convergenza fra elite politiche ed elite economiche (sancita dalla pratica delle “porte girevoli”, che prevede un continuo scambio di ruoli fra cariche istituzionali e dirigenti di imprese finanziarie e industriali.
Info:
https://www.mangialibri.com/il-socialismo-e-morto
https://www.fondazionecriticasociale.org/2019/03/18/a-proposito-di-carlo-formenti-il-socialismo-e-morto-viva-il-socialismo/
https://tempofertile.blogspot.com/2019/08/carlo-formenti-il-socialismo-e-morto.html