Con i subprime, i capitalisti hanno creduto alla loro stessa ideologia: trasformare chiunque in «proprietario», ivi inclusi i «piu’ poveri della working class e della classe media».
«Tutti proprietari!», annunciava il programma elettorale di Sarkozy, mentre lo slogan originale di Bush parlava di «societa’ dei proprietari».
Cio’ che viene ratificato, al contrario, e’ la riconversione della maggioranza della popolazione in debitori e di una minoranza in redditieri.
Il fallimento dell’individualismo proprietario porta in primo piano l’economia del debito e il risvolto meno felice della relazione creditore-debitore, quella del rimborso. L’economia del debito ha obiettivi fortemente politici: la neutralizzazione dei comportamenti collettivi (garanzie sociale, solidarieta’, cooperazione, diritti per tutti) e della memoria storica delle lotte, delle azioni, delle organizzazioni collettive dei «salariati» e dei «proprietari».
La crescita trainata dal credito (finanza) pensa in questo modo di esorcizzare il conflitto.
Confrontarsi a soggettivita’ che considerano i sussidi, le pensioni, la formazione ecc. come diritti collettivi garantiti dalle lotte non e’ la stessa cosa che governare «debitori», piccoli proprietari, piccoli azionisti. La crisi dei subprime non e’ quindi unicamente una crisi finanziaria: segna anche il fallimento del programma politico dell’individualismo proprietario e patrimoniale.
Info:
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https://www.alfabeta2.it/2011/12/05/la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato/
http://www.sifp.it/recensioni/m.-lazzarato-il-governo-dell2019uomo-indebitato.