Oggi, il reddito di un italiano e’ in media il
74,5% di quello tedesco (era stato il 94,6% nel
1996) e l’80,3% di quello francese (era stato il
97% nel 1996). E anche nei confronti della Spagna la distanza si e’ accorciata – sono loro che corrono mentre noi arranchiamo: il nostro reddito era del 47% superiore a quello spagnolo nel 1985 (la distanza maggiore di sempre), ma poi ha iniziato a calare e oggi il reddito pro capite italiano e’ appena maggiore del 6,8%.
Molto si e’ discusso in questi anni sulle ragioni di tale rallentamento dell’economia italiana, se esso sia dovuto ad una piu’ lenta dinamica della domanda aggregata – consumi privati, investimenti e spesa pubblica – e delle esportazioni o se, viceversa, non dipenda da fattori piu’ “strutturali”, che hanno a che fare con cio’ che produciamo e come: ovvero dalla produttivita’.
Nelle considerazioni di studiosi, commentatori e finanche rappresentanti delle istituzioni – come quelle del governatore
della Banca d’Italia, Ignazio Visco – il tema della
bassa crescita della produttivita’ appare ormai ricorrente: «l’Italia non cresce perche’ non cresce la produttivita’» […]
Quali sono le cause dello scarso aumento della produttivita’?
Se maggiore produttivita’ vuol dire maggiore efficienza e redditivita’ dei fattori impiegati e’ quindi una questione di tecnologia, di organizzazione e di competitivita’ sistemica, che vuol dire nuove idee, innovazioni nei prodotti, nei processi e nell’organizzazione.
Le imprese italiane e l’economia nel suo complesso hanno potuto sopravvivere negli ultimi anni grazie alla diminuzione dei salari – si e’ prodotto piu’ valore (poco) aumentando l’occupazione ma diminuendo i salari, invece di innovare, riorganizzare e rendere il sistema piu’ efficiente.
Cosa vuol dire tutto questo? Che si e’ investito poco.
Gli investimenti pubblici e privati sono calati e sono bassi da piu’ di due decenni. E soprattutto, sono calati gli investimenti in ricerca e sviluppo (dove nasce l’innovazione), sia quelli pubblici (ricerca e universita’) sia quelli privati.
Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858141779
https://www.letture.org/le-radici-del-populismo-disuguaglianze-e-consenso-elettorale-in-italia-pier-giorgio-ardeni